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archivio > Saggi e inediti>Sulla riedizione da parte di Lotta Comunista di "Struttura economica e sociale della Russia d'oggi"

aggiornato al: 12/05/2009

maggio 2009

 

Sulla riedizione di

STRUTTURA ECONOMICA E SOCIALE DELLA RUSSIA D'OGGI

 

 

«Lotta Comunista» ha pubblicato nella sua collana Classici «Struttura economica e sociale della Russia d'oggi» di Amadeo Bordiga.

L'edizione è stata resa possibile per la concessione dei diritti da parte della «Fondazione Amadeo Bordiga», limitatamente ad una edizione e ad una tiratura non superiore alle 4.000 copie; non vogliamo entrare nel merito di ciò né di come sia stato condotto l'affare.

Gli scritti che compongono quest'opera apparvero anonimi nel quindicinale «il programma comunista» organo del Partito Comunista Internazionalista dal 1955 al 1957 come resoconti delle esposizioni orali che Bordiga tenne in quel periodo nelle riunioni generali dell'organizzazione.

E' questa la terza edizione dell'opera.

●La prima edizione comparve nel 1966 e fu opera di alcuni fuoriusciti dal Partito Comunista Internazionalista che avevano intrapreso un'attività editoriale («Editoriale Contra»), con prefazione di Giorgio Galli, il nome dell'autore ed una sua foto in quarta di copertina.

Nella piccola cerchia del movimento internazionalista la cosa creò un certo scalpore perché Bordiga aveva sempre concepito come anonimo il suo lavoro e concepiva la "proprietà intellettuale" come la peggior forma di proprietà privata. All'uscita del libro, sul quotidiano napoletano «Il Mattino» (23 gennaio 1966) apparve un articolo intitolato "Bordiga disconosce un libro col suo nome" da cui estraiamo qualche frase:

«Interrogato a proposito del libro, Bordiga ha dichiarato di non esserne l'autore ma sua sorella Amalia - scrittrice e pubblicista a sua volta - ha precisato che il libro è stato compilato da una persona attualmente sconosciuta che ha raccolto articoli autentici del fratello, pubblicati però sul quindicinale milanese «il programma comunista». Bordiga ha affermato comunque che non intende far sequestrare il libro né chiedere provvedimenti di sorta, poiché della cosa "non gliene importa niente"».

In una lettera, ad un suo conoscente, del 27 gennaio dello stesso anno, Bordiga ritornerà sulla questione e scriverà:

«Non solo non ho a che vedere con lo smercio bottegaio del libro, ma nemmeno colla sua preparazione: Non è stata fatta dal mio partito e questo non vi avrebbe apposto il mio nome. Si tratta di qualche fessacchiotto che ha animo piccolo borghese di lustratore di scarpe, e come piccolo borghese vive di espedienti truffaldini. (...) Lascio perdere l'episodio, e la stessa indifferenza accoglie l'uso il non uso e l'abuso del mio nome anagrafico. Il punto vitale è ben altro.»

Ancora in un'altra lettera (purtroppo di questa conosciamo solo la versione francese, apparsa in un  numero di Invariance del novembre 1975, e la traduzione che facciamo può non corrispondere alle parole esatte impiegate) Bordiga scrive:

«In conclusione sul tema del libro "Contra" (...) ci sono tre forme di manifestazione da deplorare ugualmente: 1° quella di chi si rallegra che sia finalmente in circolazione, con gli effetti pubblicitari la copertina con il nome e il muso del grande imbecille, 2° quella di chi pensa in modo molto poco saggio che i porci che hanno fatto l'operazione stanno recuperando i soldi che il partito avrebbe potuto incassare facendo lui l'ignobile uso di questo nome e di questo muso, ragionamento che rivela il non superamento dello spirito bottegaio che ci deve fare orrore, 3° quella di chi avrebbe voluto che Amadeo, qualificandosi come autore offeso, avrebbe dovuto fare un gran chiasso, senza pensare che ciò avrebbe semplicemente fatto il gioco degli editori improvvisati. La considerazione giusta è questa: la diffusione, nel moderno ambiente borghese corrotto, delle idee stampate non segue il gioco dell'offerta e della domanda, ma segue le influenze capitaliste di classe che dominano lo stato democratico. Quale che sia l'editore commerciale, il vile compromesso moderno soffocherà sempre la manifestazione di tesi che insultano il prete, il padre eterno, la democrazia, la libertà e valori simili ormai sacri per l'enorme maggioranza. Non se ne esce né agitando la bandiera della grande personalità né con le forze anonime collettive di un gruppo troppo piccolo e troppo povero. Che abbiano o no il nome di Amadeo, il raggio di diffusione di pubblicazioni stampate sarà ridotto perché la curiosità di strati ristretti per questo vecchio istupidito che non recede da posizioni vecchie di mezzo secolo, non sarà  mai capace di rompere la cappa di piombo del conformismo, e ne uscirà ancora meno un beneficio che possa servire di mezzo per resistere alla schiacciante superiorità del nemico. Tutto il resto non è che posizione puerile...».

●A quella edizione ne seguì una, nel 1976 (susseguente quindi alla morte di Bordiga del 1970), anonima, nelle «edizioni il programma comunista» del Partito Comunista Internazionale. In questa edizione (che fu curata da Bruno Maffi) erano compresi anche "Le grandi questioni storiche della rivoluzione in Russia" e "La Russia nella grande rivoluzione e nella società contemporanea".

Nella breve introduzione che presentava il volume era scritto:

«Il testo è nato non come «prodotto» del pensiero di uno studioso e nell'asettico isolamento di un laboratorio di analisi, ma come arma di battaglia in una lotta che era sì di ricostruzione e di difesa della teoria marxista, ma che si svolgeva - come accade ad ogni episodio della lotta di partito - nel vivo di una polemica su tutti i fronti con dottrine e sottodottrine, scuole e correnti avverse, e nell'ambito di un'organizzazione - minuscola, certo, ma vigorosa per essere legata ad una tradizione secolare - di militanti. Non poteva quindi non snodarsi in un cammino accidentato, fra soste e riprese, balzi in avanti e ritorni indietro, richiami al passato e schermaglie col presente, e non rivolgere ad ogni passo «l'arma della critica» alle mille suggestioni di un' «attualità» sciaguratamente controrivoluzionaria, come tale cinica e penosamente squallida ma pur sempre da prendere di petto per i suoi riflessi disorientatori sul movimento operaio e sulle sue stesse avanguardie. (...) Tanto basti come prologo ad un testo che ad ogni passo scrive la propria prefazione e conclusione, e che non porta sigle di autore proprio perché raccoglie e trasmette il condensato di un movimento collettivo ed anonimo. Per una serie di vicende a noi estranee, è di pubblica ragione che esso fu scritto, pur fruendo di un'estesa collaborazione, da Amadeo Bordiga. Ma il punto è che nacque come lavoro di partito, sulla base della secolare dottrina di partito, in funzione esclusiva del partito, non per elucubrazione di un singolo, o per gusto personale. E questo carattere deve mantenere, anche a rivendicazione dell'opera di chi non ha mai aspirato ad altro che ad essere, con tutto il meglio delle proprie forze, un militante, e a dare, senza nulla chiedere.».

●Eccoci ora alla terza edizione di "Struttura", con nome e cognome dell'autore, nella collana classici (che fino ad oggi ci pare contenga testi di Marx , Engels e Trotzky) di «Lotta Comunista».

Che Bordiga sia oggi diventato un "classico" può non sorprenderci né meravigliarci ma è  inevitabile la domanda del perché un gruppo, una organizzazione come «Lotta Comunista» pubblichi Bordiga le cui posizioni non sono recuperabili dal «Partito leninista» come questa organizzazione si definisce (anche se sul loro giornale è scritto ancora «organo dei gruppi leninisti della sinistra comunista»). Non ci pare che la pubblicazione di questo libro da parte di «Lotta Comunista» sia dovuta al desiderio di questa gente di far conoscere meglio "il pensiero" di un rivoluzionario poco conosciuto.

Quando Bordiga scriveva ed illustrava quanto contenuto in "Struttura", i leaders del leninismo nostrano (Cervetto e Parodi per parlar chiaro) veleggiavano con i G.A.A.P.  (Gruppi Anarchici di Azione Proletaria, dove convivevano Cervetto e Pier Carlo Masini), partecipavano, a fine 1956, come Federazione comunista libertaria ad un "convegno della sinistra comunista" (il famoso "quadrifoglio") con "Battaglia comunista" (Partito comunista internazionalista),  Azione Comunista e i Gruppi Comunisti Rivoluzionari (che erano allora la sezione italiana della IV Internazionale).

Nel n. 26 di "il programma comunista" di fine 1956 il giornale organo del Partito Comunista Internazionalista in cui militava Bordiga, si apriva con due articoli che si riferivano a questo "convegno della sinistra comunista".

Il primo articolo era intitolato "Lo staffile marxista sull'arlecchinismo dei comitati d'azione fra partiti" e citava alcuni brani di scritti precedenti, ad esempio:

«Il partito, ucciso goccia a goccia da trent'anni di avversa bufera, non si ricompone come i coktails della drogatura borghese. Un tale risultato, un tale supremo evento, non può che essere posto alla fine di un'interrotta unica linea, non segnata dal pensiero di un uomo o di una schiera di uomini, presenti «sulla piazza», ma dalla storia coerente di una serie di generazioni», mentre in un secondo articolo "Ghiacciata diffida" di questi pateracchi si diceva:

«Facciano pure: si sappia che il nostro piccolo movimento non vi ha, né mai vi avrà a che fare».

Nel dicembre 1965 inizierà poi ad uscire «Lotta Comunista» che non evidenzierà mai  nessun legame con la Sinistra Italiana, di ben altra tradizione, posizione e principi.

Per noi, e per Bordiga, il "leninismo" di cui questa gente blatera non esiste. Il nostro richiamo a Lenin è per il suo marxismo, per la sua restaurazione teorica e non per una sua qualche innovazione ad esso e lo stesso vale per Bordiga.

L'attenzione di Bordiga per la Russia e per il futuro della rivoluzione, che sta per essere sconfitta, è ben presente fin dalla lettera a K. Korsch del 1926 (28 ottobre):

«Non si può dire che  "la rivoluzione russa è una rivoluzione borghese". La rivoluzione del 1917 è stata una rivoluzione proletaria, benché sia un errore generalizzarne le lezioni "tattiche". Ora si pone il problema di che cosa avvenga della dittatura proletaria in un paese, se non segue la rivoluzione negli altri paesi. Vi può essere una controrivoluzione, vi può essere un intervento esterno, vi può essere un corso degenerativo di cui si tratta di scoprire e definire i sintomi e i riflessi entro il partito comunista».

Non ci interessa qui ritornare a quanto negli anni cinquanta Cervetto (ma ancora più Damen) sosteneva e cioè che il capitalismo di Stato russo era la punta di diamante del capitalismo mondiale, mentre Bordiga ne vedeva debolezze e magagne e additava negli USA la potenza dominante, il centro della controrivoluzione. Nel 1947, in "America" (Prometeo, n. 7, maggio-giugno 1947) era scritto:

«Il dollaro, con la sua organizzazione mondiale di anticipazione ai poveri, muove alla conquista d'Europa fino ed oltre gli Urali, e ne pianifica il successo senza ricorrere alle traiettorie di siluri atomici e di aerei di invasione per la via polare».

Questa gente allora sosteneva che la posizione di Bordiga, cioè la posizione di un movimento di cui lui faceva parte, era quella del "superimperialismo".

I dirigenti di Lotta Comunista sanno benissimo queste cose, sanno benissimo che Amadeo Bordiga non fu un pensatore solitario ma un militante del Partito Comunista Internazionalista (poi internazionale) e in questa veste scrisse, fra le altre cose anche "Struttura".

Tanto più suonano  provocatorie e strumentali le cinque paginette (anonime) di introduzione a "Struttura" nella nuova edizione di "Lotta Comunista".

Amadeo Bordiga come militante di partito che visse e lavorò all'interno del quadro del Partito Comunista Internazionalista non esiste per i signori di Lotta Comunista e affermiamo quindi che questa introduzione è un'azione ipocrita  con tentativo indebito di appropriazione politica. Per questa gente "leninismo" è sinonimo, come al tempo di Stalin, di furbizia e manovrismo.

Nella prima riga della prima pagina è già citato Cervetto il vero "deus ex machina" del movimento rivoluzionario; già si dice della posizione "attendista" di Bordiga per concludere, sempre nelle  ultime righe della prima pagina "Bordiga non ha dato al movimento rivoluzionario la strategia..."

Possiamo dire,senza alcuna ironia, di fronte a chi dice che Bordiga non aveva "strategia" che anche la "tattica" gli faceva difetto, magari rendendo sinonimi i due termini e che Bordiga più che dire quello che si doveva fare ha battuto sempre su quello che "non si deve fare".

«Lotta Comunista» non ha nulla da spartire con Amadeo Bordiga e le posizioni della Sinistra Italiana nonostante questo tentativo finalizzato ad appropriarsi della figura di Bordiga.

Non ci interessa esporre qui le grandi differenze che dividono anche sui temi affrontati in "Struttura" l'analisi della Sinistra italiana e quella di Cervetto e dei leninisti nostrani; potrà trovarle chi legga il testo con un po' di attenzione.

L'uscita di questo libro nelle edizioni di "Lotta comunista" sta solo a significare quanto ancora la controrivoluzione domini e quanto difficile sia una ripresa del proletariato che pur si annuncia con una crisi economica, politica e sociale che avanza.

Non ci resta che terminare con una citazione da uno scritto di Bordiga del 1952 (Politica e "costruzione", Prometeo, n. 3-4, 1952):

"La classica posizione della sinistra radicale marxista non ha più praticamente una rappresentanza organizzata. Noi non abbiamo il compito di costruire ma quello di distruggere, di abbattere determinati ostacoli! Non solo il capitalismo ha da tempo costruito quanto a noi basta ed avanza come base "tecnica", ossia come dotazione di forze produttive, sicché il grande problema storico non è - nell'area bianca - di crescere il potenziale lavorativo, ma di spezzare le forme sociali di ingombro alla buona distribuzione ed organizzazione delle forze e delle energie utili, vietandone lo sfruttamento e il dilapidamento; ma lo stesso capitalismo ha troppo costruito e vive nella antitesi storica: distruggere, o saltare. Ma mentre la nostra «distruzione» spazzerà via non forze di lavoro massive, bensì strutture, anzitutto armate e politiche, di privilegio e di sfruttamento, la autodistruzione bestiale necessaria alla longevità capitalista taglia dalla radice forze utili e feconde, prima quella della specie umana; sebbene questa trionfalmente risponda cantando, traverso il bavaglio e i ceppi della oppressione di classe, l'inno irresistibile alla vita e alla rivoluzione con settantacinquemila animaletti in più che ogni giorno allignano sulla crosta dello sferoide terrestre. Col loro miagolio incosciente faranno i conti, alla fine, i «valori dello spirito» e le «risorse della modernissima tecnica»".