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archivio > Articoli su Bordiga>Francesco Romanetti, Torna Bordiga, il "rinnegato" (Il Mattino, 29 maggio 2000)

aggiornato al: 28/02/2012

Il Mattino, 29 maggio 2000
Questa volta proponiamo ai nostri lettori due stralci giornalistici del maggio del 2000, all'epoca della Presentazione a Formia della Fondazione Amadeo Bordiga. Ringraziamo ancora chi ci ha inviato i ritagli del giornale.
 
 
 
Una Fondazione Bordiga a Formia
 
Una Fondazione intitolata a Amadeo Bordiga s'inaugura oggi nella sala Congressi dell'hotel Ariston di Formia alle 9, 30. A presentare scopi e future attività della Fondazione, nata dalle disposizioni del testamento della vedova Antonietta De Meo, sarà il presidente Bruno Maffi, amico e collaboratore dell'intellettuale e politico marxista per un periodo di oltre trent'anni. Giorgio Galli, insieme a Michele Fatica, Arturo Peregalli e Liliana Grilli, che vantano una lunga esperienza di studio dell'attività di Bordiga, ne illustreranno l'iter politico e teorico. Questo è costituito dalle tappe fondamentali dell'impegno antimilitarista nel partito socialista a partire dal 1910, dalla fondazione e direzione del Partito comunista nel periodo che va dal 1921 al 1923, e successivamente dal periodo di confino a Ustica e Ponza, trascorso in parte insieme a Gramsci, suo amico nonostante le divergenze politiche, tra il 1926 e il 1929. Si parlerà anche dell'opposizione politica minoritaria e dell'attività teorica, conclusasi con la morte nel 1970. Scopo della Fondazione sarà diffondere e rivalutare l'opera e la figura di Bordiga in tutti i suoi aspetti, anche quelli personali e morali, evidenziandone l'anticipatrice opera di opposizione agli eccessi stalinisti che gli costò l'espulsione dal partito nel 1930. Saranno resi consultabili e ampliati i documenti su Bordiga in una biblioteca-archivio, ed erogate borse di studio.
 
Il Mattino, 27 maggio 2000
 
 
 
Torna Bordiga, il «rinnegato»
A Formia una Fondazione intitolata al leader comunista
 
In una casa di Formia, provincia di Latina, lontano dai clamori di un mondo che si stava trasformando, visse gli ultimi anni della sua esistenza un vecchio «cocciuto e settario». Morì nel 1970. Amadeo Bordiga non vide il 1975, l'anno entro il quale aveva previsto che sarebbe avvenuto lo straordinario sommovimento che aveva rappresentato il sogno e la certezza di tutta una vita: lo sprofondamento della società capitalista, affogata nelle sue stesse contraddizioni, e l'esplosione nel mondo della «nostra rivoluzione plurinazionale, monopartitica e monoclassista». Le cose non andarono così. Bordiga non ebbe nemmeno il tempo di rivedere Napoli, la città amata-odiata, dove giovanissimo aveva cominciato il suo complesso itinerario politico, che lo avrebbe portato a diventare una delle più controverse, scomode e osteggiate figure del movimento comunista internazionale.
A Formia, nella sala congressi dell' Hotel Ariston, stipata di storici, studiosi, ricercatori e studenti, sabato è stata presentata la Fondazione Amedeo Bordiga, costituita per volontà testamentaria di Antonietta De Meo, seconda moglie di Bordiga. L'obiettivo è quello di rivalutare e far conoscere un «pensiero rimosso», tra l'altro anche attraverso la pubblicazione delle opere complete di Bordiga. Una rivincita sull'oblio, per il comunista «rinnegato», che aveva dovuto scontare all'ombra dell'ostracismo di partito, il suo essere stato per oltre mezzo secolo il bastian contrario, l'eretico, la controvoce spietata, lucida e sarcastica che aveva combattuto con determinazione ogni forma di gradualismo riformista. Prima criticando la tradizione socialista italiana e fondando nel 1921, con Gramsci, il Partito Comunista d'Italia e poi rompendo con lo stesso gruppo dirigente comunista italiano e con l'Internazionale Comunista egemonizzata da Stalin. Dal Pci, Bordiga fu espulso nel 1930. Da allora e dal 1945 alla morte, si rassegnò al minoritarismo, ad una battaglia quasi solitaria durante la quale la sua produzione intellettuale fu però tutt'altro che marginale. Marxista «ortodosso», come si autodefiniva, finì per elaborare teorie e intuizioni che ebbero, agli occhi dei più, un costante difetto di metodo: partire dalla dottrina per arrivare alla prassi, mai il contrario. «Io prima credo, poi razionalizzo la mia fede: lo diceva lui stesso, Amadeo Bordiga», osserva Michele Fatica, attento studioso del bordighismo e tra i promotori della Fondazione Bordiga. «E questo - continua Fatica - segnò il marxismo di Bordiga, che si nutrì di apettative e attese. Aderì al socialismo per una spinta che gli veniva dal carattere». Poi divenne il teorico, lo «scienziato» della rivoluzione.
Ma ora delle «balordaggini bordighiane» (come le bollò Togliatti) si torna a discutere. E non solo per l'indiscutibile fascino del personaggio, per la potenza polemica della sua penna. Giorgio Galli, per anni impegnato in studi particolari sul PCI e la sinistra, fa parte del comitato scientifico della Fondazione Amadeo Bordiga. «E' significativo che si torni a parlare di Bordiga - sostiene - mentre quello che si autodefiniva comunismo sembra scomparso dalla scena e la sua storia viene presentata come una storia criminale o tutt'al più come un'illusione. Bordiga è la dimostrazione che la storia del comunismo è anche la storia di un pensiero scientifico, che come tale non finirà nel duemila».
 
Francesco Romanetti
 
Il Mattino, 29 maggio 2000