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archivio > Articoli su Bordiga>Omar Wisyam, Bordiga e l'esplorazione nel domani (tratto da http://piemonte.indymedia.org 2010)

aggiornato al: 06/12/2011

Indymedia, 2010

Questo breve articolo è stato messo in rete nell'ottobre dello scorso anno: nulla sappiamo del suo autore Omar Wisyam ( pseudonimo di Claudio D'Ettorre). Ci sembra, in ogni caso, che meriti di essere ospitato nel nostro sito.

Buona lettura.

 

Bordiga e l'esplorazione nel domani

 

 

“Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale” di Amadeo Bordiga è un piccolo capolavoro della critica comunista. Pubblicato da Iskra nel 1978 (dovrebbe essere ristampato periodicamente perché sia sempre disponibile alla consultazione delle giovani generazioni!), il volumetto raccoglie alcuni articoli di una serie (“Sul filo del tempo”) dell'anonimo napoletano apparsi originariamente, in gran parte, tra il 1951 e il 1953 sugli organi di stampa del partito “Battaglia comunista”, “Prometeo” e “Il programma comunista”. Questi articoli sono dei classici, vanno letti come tali perché descrivono un paese e un'organizzazione economico-sociale che non sono cambiati molto col trascorrere dei decenni, almeno per quanto riguarda gli aspetti sottoposti all'indagine bordighiana.

Basta leggere i titoli: “Piena e rotta della civiltà borghese” (dopo le inondazioni del Polesine), “Omicidio dei morti” (catastrofi naturali), “Politica e costruzione”, “Pubblica utilità, cuccagna privata”, “Specie umana e crosta terrestre”, Spazio contro cemento”, “Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale” (naufragio della nave “Andrea Doria”, catastrofe mineraria di Marcinelle, nazionalizzazione del canale di Suez), “La leggenda del Piave” (inondazione dei paesi a valle della diga del Vajont del 1963), “Questa friabile penisola si disintegrerà sotto l'alluvione delle leggi speciali” (Firenze sommersa dalle acque dell'Arno nel 1966).

Ma è l'ultimo articolo, “Esploratori nel domani”, quello che voglio segnalare. In esso non si parla di disastri “naturali” o di altre catastrofi e tragedie poco innocenti.

Bordiga scrive di esploratori nel domani anziché del domani, adoperando il locativo anziché il genitivo, a ribadire che del futuro vi è certezza, ed è quel comunismo nel quale, all'interno del quale, dentro cui, ci porta la teoria.

In realtà vi è ben poca prefigurazione del futuro nei testi classici del comunismo ottocentesco e novecentesco, se si eccettuano i socialisti “prescientifici”, gli utopisti come Fourier o i filantropi come Owen (escluderei da questo discorso - al contrario di Bordiga, anche se solo di passaggio - la Città del  Sole, Utopia o Icaria, come pure Ambrogio e Agostino, Clemente, Gregorio e Zaccaria, o la storia del re spartano Agide).

Bordiga ricorda ai suoi lettori (ma non ne cita i “pochi periodi”- la “paginetta” - perché troppo ovvi per loro) la Prefazione alla “Critica dell'Economia politica” di Marx, come un esempio che “conduce alla previsione e alla conoscenza delle linee dorsali del fatto sociale futuro”.

In che cosa consiste dunque l'esplorazione nel domani condotta da Bordiga? Nel rileggere qualche passo del socialdemocratico (non socialsciovinista, non revisionista, ma un “ortodosso” come Bordiga lo definisce) August Bebel, autore, nel 1883, di “La donna e il socialismo”, perché in un capitolo di quest'opera sulla questione dei sessi, egli “scende deciso sul terreno della polemica sulla società futura”. Il capitolo è “La socializzazione della società”, che Bordiga traduce in “La socialistizzazione della società”.

Il lavoro sarà obbligatorio per tutti, secondo Bebel, ma basterà che lavorino poche ore. Bordiga legge che basterebbero due ore e mezza di lavoro al giorno, ma aggiunge che si potrebbe scendere ancora se lavorassero anche giovani ed anziani. I beni prodotti sarebbero di qualità ottima e durevoli e la produzione non seguirebbe di certo le “pazzie delle mode femminili e degli stili architettonici”. “Nella società avvenire cesserà l'antitesi tra lavoro manuale e mentale come saranno impossibili le crisi di produzione e la disoccupazione”, riporta infine Bordiga, che conclude rapidamente l'articolo.

Bordiga aveva suggerito un paragone, all'inizio del suo articolo, ma non lo aveva proseguito, ricordando il “personaggio di Bellamy” che “si sveglia nell'anno duemila”. Si tratta di un accenno al romanzo proto-fantascientifico di Edward Bellamy “Looking backward 2000-1887”, pubblicato nel 1888 e che allora riscosse un enorme successo di vendita (oltre un milione di copie vendute) negli Stati Uniti. Interessante sarebbe stato un confronto con l'opera, anch'essa di grande notorietà, di August Bebel.

In generale, secondo me, la reticenza sulla società futura è dannosa alla stessa teoria che la dà per certa.

Bordiga ironizza sul festival, sull'Olimpiade, sugli Oscar da assegnare a chi produrrà i “migliori modelli di sistemi sociali concreti”, riferendosi sia ai letterati borghesi che ai piazzisti del comunismo sovietico.

Uno che non ha timore del giudizio del napoletano, né di un eventuale “potente scaracchio” (espressione di Bordiga) di Marx, è Jacques Attali che, nel 2006 (nel 2007 in Italia) ha pubblicato la sua “Breve storia del futuro”, dove, oltre a “iperimpero” e “iperconflitto” tra gli scenari possibili, vi è un posticino per una “iperdemocrazia”, in cui tuttavia potrebbero annidarsi degli uomini politici che spiegheranno che “un giorno sarà perfino possibile concepire esseri abbastanza padroni di se stessi da essere esenti dal desiderio di accumulare, di sperperare, di essere invidiosi”, a patto di uccidere quelli che, per qualche motivo, “non saranno degni”.

 

Omar Wisyam

 

Indymedia piemonte     http://piemonte.indymedia.org