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archivio > Lettere di Bordiga>1. La Spagna "libera, forte e felice", (Prometeo, n. 132, 31 maggio 1936)

aggiornato al: 04/01/2009

Prometeo, n. 132, 31 maggio 1936

Cominciamo, in questo inizio di 2009, a riproporre articoli sulla guerra di Spagna tratti da  Prometeo e ci riferiamo al Prometeo che apparve ininterrottamente, dal 1928 al 1938 in lingua italiana in Belgio e che fu, con  Bilan, questo in francese, la voce della Sinistra Comunista Italiana nell'emigrazione.

Se  gli scritti di Bilan sulla guerra di Spagna sono stati, qua e là, riproposti (nel 1979 apparve in Francia presso le edizioni 10/18 «Bilan» Contre-révolution en Espagne, ampia raccolta di quanto apparve sulla rivista, il tutto curato da Jean Barrot) quasi sconosciuto è invece quanto pubblicò Prometeo.

Gli articoli di Prometeo sono numerosi e spaziano dal 1930 al 1938. Cominciamo con il riproporre   quelli che vanno dal 1936 al 1938 (forse i più interessanti) dando spazio anche alla minoranza della Frazione che su questa questione, partecipando in Spagna alla guerra sotto le insegne della Colonna Lenin del POUM, ruppe con la maggioranza.

La Sinistra Italiana fu l' unica forza politica che seppe veder chiaro negli avvenimenti spagnoli. Dato che il proletariato spagnolo non poteva far trionfare la rivoluzione, poteva e doveva restare fermamente sul suo terreno di classe, rigettare ogni alleanza e coalizione con frazioni della borghesia, rifiutarsi di dare ascolto alle menzogne di una guerra antifascista che conteneva la inevitabilità del suo annientamento e che, nello stesso tempo, serviva da preludio a sei anni di ininterrotti massacri di milioni di proletari nella seconda guerra mondiale.

L'analisi corretta della maggioranza della Frazione non solo non vedrà nel trionfo del Fronte Popolare un rovesciamento del corso alla guerra, ma al contrario lo considererà come un rafforzamento di questo corso, una replica adeguata nei paesi democratici all'isteria guerrafondaia della Germania e dell'Italia, un mezzo e dei più efficaci per far abbandonare al proletariato il suo terreno di classe, per mobilitarlo attorno alla difesa della "democrazia" e dell'interesse nazionale, preparazione necessaria per condurlo alla guerra imperialista.

Questo articolo del maggio 1936 è firmato Filippo; in Prometeo gli scritti si presentano sia anonimi sia firmati (quasi sempre con pseudonimi). In questo caso  Filippo corrisponde a  Ottorino Perrone e siamo quindi lieti di iniziare la serie con questo contributo di uno dei massimi artefici della Frazione Italiana  nell'emigrazione.

 

Per tenere distinti (ed uniti) questi scritti essi vengono inseriti nella sezione "lettere" (che da qualche tempo non ha avuto nuovo materiale a disposizione).

 

  

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La Spagna “libera, forte e felice”

 

Non siamo ancora nel paradiso, ma alle porte di questo paradiso e la formula di Thorez, il principe della cialtroneria sciovinista francese, può essere applicata alla Spagna dove, a conclusione della vittoria elettorale del Fronte Popolare, si è avuta in questi giorni  l’elezione di Azana alla presidenza della «Repubblica dei lavoratori», in sostituzione dell’infido Zamora. La sbornia della demagogia è al suo parossismo ed uno degli avventurieri della peggior specie, ex consigliere di Primo de Rivera, ministro dei primi governi della repubblica, il socialista Caballero, si afferma non solamente per la dittatura proletaria, ma agisce «arditamente» in questa direzione determinando una rinnovazione di tutto il personale  dello stato spagnolo fino all’apice della presidenza della repubblica. Azana dunque è stato investito della missione di sorvegliare l’integrale applicazione del programma del Fronte popolare, tappa che precederà l’avvento della dittatura proletaria sotto la direzione del «Lenin spagnuolo», di Largo Caballero. Lasciamo andare l’affronto che si fa a Lenin e cerchiamo di precisare alcuni punti relativi agli avvenimenti spagnoli.

La ragione essenziale che ha, nel dopoguerra, dato alla Spagna una posizione che non si inquadrava direttamente con la situazione internazionale e che talvolta la metteva, in apparenza, contro l’evoluzione politica  degli altri paesi, ci sembra consistere nelle particolarità storiche di questo paese  e che vogliamo qui riassumere brevemente. La borghesia spagnola si è trovata nella condizione di potersi formare  e sviluppare senza un profondo sconvolgimento interno che sbarazzasse il terreno sociale di tutte le forme  dell’economia feudale e lasciando sopravvivere, nelle campagne soprattutto l’armatura quasi intatta delle gerarchie sociali medioevali. Questo che è stato possibile a causa delle immense possessioni spagnole, soprattutto nell’America, ha permesso alla borghesia di non entrare nel turbine dei contrasti provocati dal sistema economico capitalista e di restare al riparo dagli sconvolgimenti sociali che hanno sconquassato l’armatura della società borghese negli altri paesi. Ma questa situazione non poteva durare indefinitamente  e, dopo che nell’immediato dopoguerra, la Spagna poté limitarsi ad essere soprattutto un paese dove gli avvenimenti internazionali si ripercuotevano ad una cadenza  meno violenta, è entrata nella fase in cui si manifestavano contemporaneamente  le crisi fino allora mitigate dalla struttura sociale del paese e l’urgenza di portarvi una soluzione nell’una o nell’altra delle due uscite  fondamentali: la capitalista o la proletaria.

La stessa situazione del movimento proletario riflette le particolarità che abbiamo enunciato della situazione sociale del paese. Di contro ad organizzazioni socialiste le quali non riluttano nemmeno a stabilire un compromesso con de Rivera, abbiamo lo sviluppo  dell’anarco-sindacalismo il quale non avrà, con il movimento anarchico degli altri paesi, altra somiglianza all’infuori di quella di portare lo stesso nome. Alla testa del movimento sindacale possono benissimo trovarsi degli elementi  che si rivendicano non della necessità dell’azione di massa, ma degl’individualisti terroristi, mentre i sindacalisti, a parte la questione parlamentare, saranno dispostissimi a stabilire degli accordi con le formazioni politiche di marca prettamente borghese come il movimento separatista catalano. E’ noto che, negli altri paesi, il sindacalismo sorge sotto la divisa di  un’opposizione non solamente alle formazioni politiche della borghesia ma altresì al partito socialista.

Questa situazione del movimento proletario si accompagna altresì con un’orientazione particolare della sinistra borghese che, incarcerata sotto de Rivera, firma il patto di San Sebastiano preparando la successione repubblicana alla deposizione di re Alfonso. L’evoluzione recente degli avvenimenti spagnoli ha evidentemente un lato ridicolo quando la si compara con i cataclismi sociali che si sono verificati altrove. Non delle battaglie sociali, ma delle elezioni municipali conducono alla caduta della monarchia ed il re, lungi dal vedere la sua vita minacciata sarà provvisto delle possibilità più sicure per espatriare. La fondazione stessa della repubblica si svolge non sotto i colpi che dirigerà la classe operaia, ma attraverso le farse giudiziarie che conducono a condanne dei rappresentanti del vecchio regime i quali saranno d’altronde liberati dopo le nuove Cortes del 1933. Dopo le misure giudiziarie della prima fase della repubblica contro i reazionari, abbiamo le altre della destra contro la sinistra ed infine, con il Fronte Popolare, abbiamo ora i colpi di scopa per purificare l’amministrazione della repubblica.

Ma sotto la coreografia a grande sensazione delle mutazioni governative resta tutta la sostanza della situazione e l’impossibilità di portarvi delle soluzioni al di fuori di quelle definitive. Nel 1936, come nel 1931, i problemi sono gli stessi: come risolvere il problema di un’agricoltura dominata ancora dal feudalesimo e dove i progressi dell’industrializzazione non sono ancora tali da dare luogo ad un movimento di proletari agricoli? Espropriare, cedere i terreni a cooperative di contadini? Ma la struttura economica non cambia perché ne cambiano le espressioni giuridiche e domani una cooperativa non farebbe che ripetere lo stesso procedimento economico e produttivo che solamente un cambiamento radicale verso l’industrializzazione potrebbe radicalmente modificare. D’altra parte, nel campo industriale, come lasciare prosperare l’industria di trasformazione della Catalonia quando i mercati esteri si rarefanno sempre più e l’impossibilità si manifesta di risolvere o di dirigersi verso una soluzione che tenga conto prevalentemente del mercato interno? La struttura sociale del paese impedisce di mettere l’insieme dell’economia al diapason dell’industria mineraria e metallurgica perché non abbiamo dei residui dell’economia feudale ma quest’ultima impregna la sostanza stessa della società spagnola. Per concludere in qualche parola questo rapido accenno diremo che il grande equivoco che rende impossibile l’armonizzazione della Spagna nella linea dell’evoluzione del capitalismo internazionale, si ripercuote nel campo politico dando alle lotte sociali una significazione particolare. Fino a quando essa possedeva gli immensi territori d'oltre mare, la borghesia spagnuola ha potuto far vivere le isole industriali della Catalonia e della Biscaglia, mantenere in piedi un'economia schiettamente feudale nel restante del paese, ma dopo la perdita delle sue possessioni, la borghesia spagnuola non poteva che entrare nella fase che si è aperta sovrattutto nel 1930 e dove nessuna possibilità di uscite le si apre: né di procedere  ad una modificazione radicale della sua struttura economica, né di entrare nel concerto imperialista per reclamarvi una posizione autonoma in vista della conquista di mercati o di colonie. D'altro canto i lavoratori spagnuoli si trovano nelle peggiori difficoltà per apportare la loro soluzione ai problemi della crisi sociale appunto perché lungi dal potere acquistare il peso storico che la classe operaia ha negli altri paesi, sono costituiti  da un insieme di categorie sociali che non possono fondersi sotto la direzione del proletariato, per il fatto che l'economia industriale non rappresenta la spina dorsale della vita economica del paese.

Quanto abbiamo detto ci permette di comprendere perché il Fronte Popolare abbia potuto trovare un clima favorevole in Ispagna. La borghesia spagnuola che si trova nell'impossibilità assoluta di intraprendere nel campo interno, come in quello internazionale, la via che conduce ad una soluzione anche provvisoria, deve tuttavia arrivare ad impedire che il proletariato possa giungere a delimitare le frontiere di un'azione che, inquadrandosi con gli interessi delle lotta del proletariato mondiale, potrebbe condurre ad apportare alla classe operaia spagnuola l'aiuto della classe operaia degli altri paesi, quell'aiuto al di fuori del quale esso si trova nell'impossibilità di giungere alla sua vittoria contro il capitalismo. Nel 1931-32 fu la sinistra borghese che si incaricò di amministrare gli affari di un capitalismo che deve battere il passo e nulla può risolvere, nel 1933-34-35 è la destra di Robles e Lerroux che si incaricherà della stessa missione, nel 1936 troviamo il Fronte Popolare allo stesso posto ed è suggestivo di rimarcare che destra, sinistra o Fronte Popolare sollevano gli stessi problemi e, in gran parte, presentano altresì  delle soluzioni politiche concordanti ai problemi dell'economia agraria ed industriale. Le promesse di Azana-Caballero, saranno ripetute da Lerroux-Robles e riprese infine dal Fronte Popolare. Ma quello che non cambia, quello che resta assolutamente comune alle diverse forme di governo è il massacro del proletariato che la prima costellazione, come la seconda della repubblica,  hanno compiuto in modo sanguinoso. E qui occorre reagire contro la superficiale interpretazione degli avvenimenti che attribuisce agli anarco-sindacalisti la responsabilità delle azioni sconnesse del proletariato nei primi anni della repubblica. Come lo abbiamo detto questo disordine nel movimento proletario spagnuolo lungi dal poter essere attribuito ad una corrente particolare della classe operaia, è imputabile unicamente ai difetti congeniti della classe operaia di questo paese. Gli anarco-sindacalisti possono essere ritenuti responsabili degli avvenimenti del 32-33 e della loro sanguinosa disfatta, allo stesso titolo che si possono attribuire ai socialisti le iniziative dei movimenti delle Asturie e che si può appiccicare all'avventuriero Caballero il nome del capo della rivoluzione russa. Il grave problema da risolvere per la Spagna è quello di considerare che, al contrario degli altri paesi dove il socialismo ha seguito la traiettoria di rappresentare in un primo momento la classe proletaria in formazione per poi tradirla nel 1914, il movimento che fa capo al partito socialista spagnuolo può non rappresentare la sorgente specifica del movimento comunista poiché le circostanze storiche lo hanno posto a non intraprendere la via della lotta di classe, ma l'altra di appendice di sinistra di un capitalismo a struttura particolare e senza alcuna prospettiva storica di fronte ad esso. Non è escluso che le sorgenti del movimento di classe possano trovarsi non solamente nei quadri che si formano nelle regioni minerarie della Biscaglia, ma altresì nel proletariato della Catalonia e dei lavoratori agricoli dell'Andalusia, attraverso la duplice lotta contro le posizioni socialiste ed anarchiche. Lo schema seguito dal movimento comunista negli altri paesi e che parte dall'esclusiva pregiudiziale contro l'anarchismo per passare in seguito alla costruzione del partito di classe, può, per la Spagna seguire l'altra traiettoria che può dovere tenere come fonte del partito di classe il movimento socialista ed anarchico, e considerare che negli avvenimenti degli ultimi sei anni non è sulle vie delle organizzazioni socialiste (fin dall'inizio acquisite alla collaborazione governativa), si è proiettata la via di classe del proletariato, ma è sulla via della Confederazione Nazionale del Lavoro che l'indicazione dei movimenti di classe è stata affermata.

Queste considerazioni d'ordine generale e che dovranno meglio essere riflettute ed esaminate hanno una significazione che molto probabilmente gli avvenimenti ulteriori si incaricheranno di confermare a breve scadenza. Dal parlamento di sinistra del 1931 è sorto il governo che passò alla prima repressione violenta del movimento proletario dopo aver spento nel sangue tutti gli scioperi del 1932. Dall'attuale parlamento dove il Fronte Popolare detiene la maggioranza molto probabilmente sorgerà un governo che riprenderà lo stesso cammino salvo a fare appello a delle nuove Cortès quando si tratterà di passare allo strangolamento delle lotte del proletariato spagnuolo. Frattanto la via dei movimenti di classe potrà essere intrapresa nuovamente dall'anarco-sindacalismo il quale evidentemente condurrà a delle nuove sanguinose disfatte. Ed il problema che si potrà nuovamente presentare è il seguente: che il movimento comunista che è per sua natura di classe non potrà sorgere che dall'esperienza che farà il proletariato spagnuolo sulla via di classe che la sua immaturità lo costringe a prendere sotto la direzione della Confederazione Nazionale del Lavoro.

 Un'ultima parola sugli avvenimenti delle Asturie del 1934. Essi sono una espressione del corso contraddittorio dell'evoluzione del proletariato  spagnuolo che indica, con delle battaglie rivoluzionarie, il segnacolo della via d'uscita ai contrasti che rendono impossibile ogni soluzione capitalista alla crisi che traversa la società spagnuola. E questi avvenimenti si sviluppano giusto nel quadro di una politica del partito socialista che è profondamente opposta alla natura stessa della loro significazione. E' in risposta a delle elezioni di destra che il Partito Socialista spagnuolo lancia l'appello alla lotta,, nella intenzione altamente proclamata di escludere Gil Robles dal governo. Ed i minatori dell'Asturia si pongono deliberatamente contro tutta questa politica passando alle forme estreme dell'azione rivoluzionaria. Non vi è dunque nessun rapporto fra la politica e la funzione del partito socialista spagnolo e l'insurrezione delle Asturie che Caballero rivendicherà solo dopo che ogni rischio anche personale sarà scomparso. Non vi è dunque nessuna possibilità di dedurne che questi avvenimenti debbano farci considerare che è unicamente sulla scia del movimento socialista che potrà essere fondato il partito della vittoria rivoluzionaria in Ispagna.

Azana non è ancora passato alla repressione violenta delle lotte di classe del proletariato, ma questo sarà per un domani molto più prossimo che alcuni presumono. Ed allora nuovamente avremo la diarrea di movimenti di sciopero senza uscita e sotto la direzione degli anarco-sindacalisti contro i quali probabilmente si opporrà una formazione governativa ancora più a sinistra dell'attuale. Dipoi nuovamente un governo di centro-destra, infine un governo di destra. E' su questa prospettiva che agisce la borghesia spagnuola ed è in questo senso che si è espresso chiaramente Gil Robles dopo l'elezione presidenziale. Il Fronte Popolare è al suo posto, come nel 1931, per la prima fase dell'operazione capitalista. I comunisti dovranno agire per inquadrare i movimenti di classe che si svilupperanno nel corso dello sviluppo del partito di classe che solo può assicurare la vittoria del proletariato spagnuolo ed internazionale.

 

FILIPPO

 

Prometeo, anno VIII,   n.132,    31 maggio 1936