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archivio > Archivio sulla sinistra>Italia. Il P.C. e le elezioni politiche ("Moscou", n. 22, 22 juin 1921)

aggiornato al: 18/03/2008

Moscou, 22 juin 1921

Nel corso del terzo Congresso dell'Internazionale Comunista tenuto a Mosca nel luglio-agosto del 1921 venne pubblicato un giornale in francese che rendeva conto degli avvenimenti del Congresso ed illustrava la situazione delle varie sezioni nazionali dei partiti partecipanti.

Il giornale si chiamava «Moscou» ed aveva come sottotitolo «organo del Terzo Congresso della Internazionale Comunista».

Nel n. 22 del 22 giugno 1921 apparve l'articolo che qui pubblichiamo. Il breve articolo, firmato Amadeo Bordiga, riprende (senza segnalarlo) l'inizio e la fine dell'articolo "Le elezioni" apparso su «Il Comunista» del 10 aprile 1921; c'è però una parola, presente nello scritto originale che scompare nel giornale pubblicato a Mosca in francese. L'omissione che può far sorridere, è da noi segnalata e, visto il clima di "fronte unico" che si stava imponendo è un poco difficile attribuirla solo a una dimenticanza. I tempi stavano già cominciando a diventare difficili...

Di "Moscou" esiste un reprint che ogni buona biblioteca storica possiede.

 

Italia

Il P.C. e le elezioni politiche

 

Benché il nostro partito si trovasse nel suo primo periodo di vita, in cui tutta la sua attività era diretta all'organizzazione delle sue forze, tuttavia si è impegnato con serenità e fermezza nella lotta elettorale.

Disciplinato allo spirito delle tesi di Mosca, ha propagandato tra gli operai e i contadini il programma comunista, che si riassume in queste parole: Rivoluzione sociale.

Nel suo ultimo manifesto, l'Esecutivo del Partito, alla vigilia delle elezioni, dice apertamente:

"Votare per i comunisti significa aderire alle falangi dell'armata rivoluzionaria che domani mobilizzerà le sue forze per la guerra santa dell'emancipazione proletaria".

Il compagno Bordiga capo della vecchia frazione astensionista sciolta dopo la costituzione del partito comunista sostenne dal primo momento che il Partito dovesse partecipare alle elezioni.

Ecco come poneva la questione in uno dei suoi articoli pubblicati su "Il Comunista".

A parte tutte le modalità che gli organi competenti potranno stabilire secondo alcuni compagni occorrerebbe porsi la domanda: deve o no il Partito Comunista partecipare alle elezioni? Secondo me questo problema non ha ragione di esistere. Per chiare ragioni di disciplina tattica internazionale il Partito Comunista deve intervenire, ed interverrà, nelle elezioni.

Non intendo dire che il problema della tattica elettorale sia nel seno della Internazionale Comunista definitivamente risolto colle decisioni del secondo Congresso. Credo anzi che il numero di noi astensionisti sia aumentato in molti Partiti Comunisti occidentali, e non è escluso che la questione ritorni al prossimo terzo Congresso. Se questo avvenisse io sarei per le stesse tesi che presentai e che furono bocciate al Congresso dell'anno scorso: per il migliore svolgimento della propaganda comunista e della preparazione rivoluzionaria nei paesi "democratici" occidentali, nell'attuale periodo di crisi universale rivoluzionaria, i comunisti non dovrebbero partecipare alle elezioni. Ma finché vigono le tesi opposte di Bucharin e Lenin, per la partecipazione alle elezioni e ai parlamenti con direttive e finalità antidemocratiche [nell'originale italiano è scritto anche "e antisocialdemocratiche" che nel testo in francese di Moscou è tolto], bisogna partecipare senza discutere, e procurare di attenersi a queste norme tattiche. Il risultato di questa azione fornirà nuovi elementi per giudicare se noi astensionisti avevamo torto o avevamo ragione.

Il Partito Comunista, dunque, non ha ragione di discutere se andrà o no alle elezioni. Esso vi deve andare. Con quali modalità sarà opportunamente deciso. Con quale obiettivo lo dicono le tesi di Mosca, e si riassume in poche parole: spezzare il pregiudizio parlamentare e quindi accettare se invece dei voti si vogliono contare le legnate e peggio. Spezzare il pregiudizio socialdemocratico, e quindi volgere le batterie, con inflessibile intransigenza, contro il partito socialdemocratico.

Gli astensionisti sono al loro posto.

 

Amadeo Bordiga

 

MOSCOU, organe du 3- Congres de l'Internationale Communiste, n. 22, 22 juin 1921