Cerca nel sito



 


archivio > Archivio sulla sinistra>Ma quei vasi di creta... (Battaglia comunista, n. 43, 7-14 dicembre 1948)

aggiornato al: 14/12/2012

Battaglia comunista, n. 43, 7-14 dicembre 1948
Un bell'articolo sul comportamento di Togliatti e Nenni alla fine della seconda guerra mondiale e all'inizio della ... guerra fredda.
 
Ma quei vasi di creta...
 
Non ci interessa la vicenda parlamentare; non ne abbiamo mai parlato e non ci facciamo proprio ora prendere dalla malinconia di parlarne. Però quel vaso di creta portato da Nenni, così, a mo' di argomentazione polemica e storica proprio nel dibattito parlamentare sulla pace o sulla guerra, a parte ogni giustificato risentimento estetico, ha davvero obbedito alla bisogna propria dei vasi da...
Si trattava di questo. Nenni avrebbe dovuto, come è ormai consuetudine parlamentare, fare da introduzione a quanto avrebbe poi dovuto sostenere Togliatti, perché il primo, in quanto stalinista non propriamente tesserato, sembra il più indicato alla funzione di buttafuori che sbraita e si picchia il petto e gargarizza in accenti di dramma ciò che subito dopo il secondo si sforzerà di stemperare in una noiosa e affaticata litania di argomentazioni dal tono calante, il cui motivo ricorrente è ormai sempre lo stesso, fino alla disperazione: «Se volete la tranquillità, o signori del governo, se volete la pace sociale, soprattutto se vi preme di conservare ancora a lungo quanto noi comunisti nazionali vi abbiamo salvato e assicurato con la nostra collaborazione alla guerra e alla ricostruzione, dovete riservare qualche posticino al governo alle forze politiche dell'attuale opposizione, e più precisamente, a Nenni e Togliatti».
Che De Gasperi abbocchi o non abbocchi non è cosa che ci riguarda; ma questa coppia politica del serraglio parlamentare ha l'insistenza conturbante dell'ossessione. Nenni-Togliatti, Togliatti-Nenni, è un accostamento che non abbiamo creato noi, ma sono le recenti vicende italiane che l'hanno creato e ce lo buttano continuamente tra i piedi in quest'ora scialba della vita nazionale come due vecchie maschere ora bonarie ora truculenti come si addice alla consuetudine paesana, al gusto del suo folclore.
Si tratta di due nomi e una politica, o meglio di due mezzi uomini politici in funzione di una politica, il cui provincialismo traspare con troppa evidenza nella trama cominformista della battaglia che stanno conducendo.
Nenni e Togliatti sono dunque per la pace: si sono fatti d'un tratto paladini della pace allo stesso modo e con la stessa leggerezza con cui ieri si erano fatti paladini della guerra; allo stesso modo e con la stessa leggerezza con cui domani torneranno a farsi paladini d'una nuova guerra.
Giustificazioni teoriche? Quando non li aiuta un richiamo, del resto sempre facile e sempre possibile, al marxismo e a questa o quella esperienza della lotta proletaria, ogni volta scelti con la sottigliezza curialesca, e con l' «animus» del controrivoluzionario professionale, essi non si peritano di ricorrere alle argomentazioni prese a prestito dal più abusato e stantio e retorico nazionalismo. Tutto fa brodo. Se avete lo stomaco resistente, provate a dare una scorsa, anche fugace, ad un qualsiasi discorso di questi signori e ve ne convincerete.
Ecco dunque un saggio tolto con le pinze dall'ultimo discorso parlamentare di Togliatti e che vorrebbe essere un'analisi delle ragioni storiche della guerra:
«Storicamente sappiamo come sorgono, nell'attuale periodo storico, le guerra: da che cosa sorgono questi balzi in avanti di Paesi capitalistici e imperialistici; fanno il loro sviluppo per cui ad un determinato momento, desiderano affermare la loro potenza al di sopra di tutti, desiderano conquistare il mondo intero, ridurre gli altri popoli ad una specie di vassallaggio. E qui sorgono le guerre».
Avete sentito quale serietà di dottrina r acutezza di metodo?!
Mentre da alcuni decenni, sotto lo stimolo dei due grandi iniziatori Lenin e Rosa Luxemburg i marxisti vanno affrontando il loro esame critico nel materiale offerto dall'esperienza d'un regime condannato dalla sua stessa organizzazione ed essere il regime della guerra permanente, e i risultati di questo esame sottopongono al confronto della realtà storica e della sua dinamica sociale e politica, ecco un antimarxista, passato forse inconsciamente, da sbarazzino, dice lui, attraverso il marxismo, che se la cava allegramente di fronte al problema della crisi del capitalismo e della guerra, con uno svolazzo immaginoso di «balzi in avanti di paesi capitalisti e imperialisti» i quali «fanno il loro sviluppo» e poi «desiderano conquistare il mondo intero».
C'è comunque anche per Togliatti una inevitabilità della guerra che scaturisce dal seno stesso della organizzazione del capitalismo; ma poiché la tesi da sostenere mira a convincere che questa guerra può e deve essere evitata perché non coincidente in questa situazione con gli interessi economici e politici del blocco stalinista, Togliatti ricorre allora all'altra argomentazione, altrettanto arbitraria e inattuale, di un ingrandire costante nel mondo delle forze della pace, quelle popolari, che sapranno impedire la guerra.
In che modo? L'esperienza greca risponde con sufficiente e tragica chiarezza: con la mobilitazione delle masse sotto lo specioso pretesto di difendere la pace e in pratica costringendo i figli più generosi del proletariato ad una guerra spietata non contro il capitalismo e per la realizzazione del socialismo, ma per impedire agli americani di esercitare il loro predominio e di consolidarsi in quei settori dello schieramento imperialista che i russi ritengono vitali e strategicamente indispensabili dal punto di vista economico e militare del loro Stato Maggiore.
Altro che politica di pace, altro che socialismo, altro che impossibile guerra tra vasi di creta e vasi di ferro! La verità è che un vaso di creta c'è ed è in frantumi, quello della causa operaia, perché Nenni e Togliatti l'hanno gettato nella guerra imperialista per la salvezza dei vasi di ferro del capitalismo internazionale. E ci sono riusciti egregiamente.
 
Battaglia comunista, n. 43, 7 - 14 dicembre 1948