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archivio > Archivio sulla sinistra>Guerra al regno della guerra, (Battaglia comunista, n. 12, 6-30 giugno 1951)

aggiornato al: 01/11/2012

Battaglia comunista, n. 12, 6 - 30 giugno 1951
Un bell'articolo dei primi anni cinquanta quando opporsi ad uno dei due schieramenti imperialisti significava far credere di appoggiare l'altro.
"Né con Truman né con Stalin" fu la parola d'ordine che venne allora lanciata: contro l'uno e contro l'altro degli schieramenti imperialisti, per l'unica via classista e rivoluzionaria del proletariato era la parola d'ordine del Partito comunista internazionalista.
 
GUERRA al regno della guerra
 
In tempi nei quali non v'è questione anche limitata e periferica che non riproponga la questione fondamentale della guerra, il controllo della situazione da parte dell'imperialismo si misura soprattutto dall'incapacità in cui i proletari tuttora si dibattono di imboccare la via conseguente della rivolta di classe contro il massacro senza cedere nella rete di questa o quella forza politica imperialista.
Accade cioè che i proletario, mentre sentono l'urgere della società borghese internazionale verso il conflitto e la necessità di uscire dalla sua morsa infernale, vedano questa via di uscita non in un'azione indipendente di classe, ma nell'appoggio alle iniziative cui le forze dominanti dell'imperialismo affidano appunto il compito di irretire e deviare dai suoi obiettivi la classe operaia; e scioperino «contro la guerra» alle dipendenze di forze di guerra, e appoggino, contro il bellicismo dell'altra parte, la «pacifica» manovra diplomatica dell'altra. Manifestazione specifica del ribadito controllo della situazione da parte della classe dominante, quest'impotenza a trovare la via della guerra alla guerra sul fronte unitario della lotta di classe riassume in sé la tragedia di oggi, per cui le stesse armi tradizionali e gli istituti storici del proletariato appaiono messi al servizio delle più spietate manovre di conservazione sociale, e sciopero, diserzione, sabotaggio diventano moneta corrente, sul piano della guerra, dei partiti della controrivoluzione. Di qui, anche, l'estrema complicazione dei problemi e degli aspetti della ripresa proletaria.
Ora, il carattere distintivo di un'azione conseguente di classe è la sua unitarietà, il fatto d'essere diretto da una classe contro l'insieme unitario dell'altra. Non è sciopero quello che, mentre pretende di colpire gli interessi di una parte del blocco unitario dell'imperialismo, serve quelli dell'altra. Non è diserzione quella che, strappando i proletari alla mobilitazione di guerra del potere costituito, li arruola sotto le bandiere di un'altra formazione di guerra, anche se mascherata. Non è sabotaggio quello che disturba «l'avversario imperialistico» per conservare o assicurare all'altro il controllo dell'apparato produttivo. Non sono azioni di classe quelle che si svolgono sotto il controllo di una delle controparti del conflitto, con le sue parole d'ordine, coi suoi obiettivi.
Rompere con le forze politiche dell'imperialismo, sottrarsi al loro controllo, dissolidarizzare dalle loro iniziative, anche e soprattutto quando assumono canagliescamente il mentito aspetto del ricorso a mezzi tradizionali della lotta proletaria, è la condizione prima del ritorno di queste armi nelle mani della classe operaia. Ma è una condizione che non può rimaner soltanto negativa, che deve prolungarsi in un atteggiamento positivo. Per i proletari, la lotta contro la guerra ha un carattere permanente ed unitario: è il violento distacco dalle forze politiche che li dominano, è il sabotaggio del potere costituito. Non è il rifiuto episodico a fare proprie le iniziative di uno dei due imperialismi - ad esempio lo stalinismo - che caratterizza l'azione unitaria di classe contro la guerra; ma il suo svilupparsi e concludersi nell'erosione di entrambe le forze sul loro terreno specifico. L'azione indipendente di classe del proletariato si muove su questo binario solo apparentemente doppio: essa traduce il distacco dalla forza politica che lo controlla nel sabotaggio dell'apparato statale, economico, militare della forza che lo detiene. Sono le due macchine della produzione di guerra ch'esso colpisce, quella propagandistica che estende i suoi mille tentacoli fin nel cuore della classe operaia, quella economica e amministrativa e poliziesca che la tiene legata. La guerra non si combatte per settori: la si combatte in blocco. Dal sabotaggio e dalla diserzione rivolti contro i due fronti dell'imperialismo allo sciopero contro entrambi.
Strillino pure le oche capitoline, come già fecero per l'avanguardia rivoluzionaria di Lenin: la diserzione dai partiti e dai metodi di lotta di quello che fu l'opportunismo e che è oggi una delle leve fondamentali della conservazione capitalistica non «fa il gioco della parte avversa» perché non è se non l'aspetto appariscente ed esteriore della diserzione e del sabotaggio di tutti gli ingranaggi dell'apparato di dominio del capitalismo.
 
Battaglia comunista, n. 12, 6 - 30 giugno 1951