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aggiornato al: 12/01/2012

battaglia comunista, n. 6, 23 marzo - 6 aprile 1950
Un vecchio articolo che riporta un fatto di cronaca (uno dei tanti di quel periodo) quando democristiani e piccisti si dividevano il compito di essere i difensori di questa società.
I due partiti sono oggi spariti ma il loro spirito e la loro presenza aleggia ancora su tutte le forze di quello che viene definito "arco costituzionale".
Il proletariato è al di fuori di questo ordine e, prima o poi, rialzerà la testa...
 
Lo stalinismo, argine contro l'avanguardia rivoluzionaria
 
Il partito nazionalcomunista si presenta sulla scena politica attuale come il più acerrimo nemico della democrazia cristiana e dei partiti minori che con essa si trovano alla direzione dello stato, volendo far credere che alla base dell'avversione ch'esso nutre per i suddetti partiti vi sia un amore sviscerato per la democrazia, che gli altri quotidianamente calpesterebbero. Va subito notato però che dalla palude democristiana e dagli stessi banchi del governo si levano voci concordi a denunciare l'antidemocrazia e il totalitarismo antioperaio che anima la politica dei partiti cosiddetti di sinistra; per cui, se qualcuno dovesse scegliere fra i due blocchi di partiti apparentemente in opposizione, limitatamente al contenuto democratico dell'uno o dell'altro blocco, si troverebbe fortemente imbarazzato soprattutto perché atti di estrema violenza e stupefacenti dichiarazioni democratiche si possono registrare da entrambe le parti. Comunque, non è questo che ci interessa e cioè di sapere se sono più democratici Togliatti e Secchia o De Gasperi e Scelba, ma di indicare che da entrambe le parti si persegue una sola finalità, soggiogare alla ignominiosa catena dello sfruttamento capitalistico le masse operaie e imbavagliare ― assumendo questo infame compito il cosiddetto schieramento di sinistra ― la forza politica per quanto esigua che denuncia la manovra del blocco democratico richiamando i proletari al loro compito di classe sfruttata.
Quanto è avvenuto il 12 c.m. a Sesto San Giovanni rientra nello spirito di detta manovra. Nella mattinata del giorno succitato dovevano aver luogo a Sesto quattro comizi: il più volte rinnegato P. Secchia doveva parlare alla popolazione sulla piazza del Rondò; in tre cinema differenti e alla medesima ora altri tre oratori, uno democristiano, uno socialista e per noi il comp. Damen.
Occorre tener presente che il giorno precedente si erano iniziati alla sede di Sesto i lavori del Congresso giovanile nazionalcomunista e che durante quella giornata la ributtante figura di Pietro Secchia ha avuto modo di cucinare un paio di dozzine di giovani al fuoco delle più infami menzogne preparandoli spiritualmente a eseguire in perfetto stile fascista una azione degna delle più scellerate squadre nere. E l'azione si scatenò non certo contro il comizio democristiano (che del resto era ben protetto dalla polizia) e nemmeno contro quello socialista, ma contro quello internazionalista che venne sciolto colla violenza esercitata soprattutto sul comp. Damen e qualche altro compagno.
In quella surriscaldata mattina, nazionalcomunisti, democristiani e socialisti hanno quindi potuto parlare, ipnotizzare e avvelenare, se ancora ve ne fosse bisogno, la coscienza della popolazione lavoratrice di Sesto, ma a quella forza politica che noi siamo , che si è assunta l'oneroso compito di denunciare i tradimenti a catena che si perpetrano ai danni della classe lavoratrice, e di aiutare i cervelli proletari a liberarsi dall'imbottitura di cui sono vittime, e che si proponeva, mentre Secchia snocciolava le sue menzogne, di dire delle grandi e semplici ed elementari verità mettendo a nudo il contenuto reazionario e capitalista del piano della C.G.L., si doveva impedire di parlare. Una sola, anche se piccola verità contro l'enormità di menzogne dette a Sesto in quel giorno non doveva essere espressa, per cui mentre democristiani e socialisti tenevano tranquillamente i loro tornei, il palcoscenico del cinema Italia veniva invaso da una ventina di giovani politicamente pervertiti che impedirono lo svolgimento dell'iniziato comizio. Quei giovani, indubbiamente ingannati, disonorano il nome e la tradizione della Federazione Giovanile Comunista. Chi scrive, trent'anni fa era un giovane comunista e ne sa qualche cosa.
Qui però occorre mettere in tutta evidenza che la gravità dell'episodio non risiede nel fatto che tre o quattro persone siano state oggetto della violenza di una ventina di analfabeti politici, cosa che ha un'importanza affatto secondaria, ma in ciò che l'avvenimento chiaramente indica, cioè che il compito di tappare la bocca ai rivoluzionari per ora è affidato non alla polizia ma ad una forza ausiliaria dello stato stesso, il partito dei rinnegati Togliatti, Secchia, Longo e consorti.. Il gioco delle parti va rispettato, e in ciò i succitati messeri sono maestri per tradizione. Longo in Spagna ha fatto un tirocinio di cui ora sa trarre tutto il profitto. Ed il gioco è presto spiegato. Se Scelba è il boia, i farisaici capi nazionalcomunisti sono i suoi aiutanti: le agitazioni di cui di volta in volta sono protagonisti determinati contingenti di proletari ne sono la più chiara dimostrazione. Ma se nel compito di sviare, frenare ed in ultimo uccidere i proletari occorrono oltre al boia anche gli aiutanti, nella lotta contro di noi gli assistenti si trasformano in boia poiché ad essi, ai nazionalcomunisti, è riservato l'onore di denigrare e diffamare i rivoluzionari e usare contro di essi la violenza. Questo compito nella storia è sempre stato riservato ai socialtraditori.
Carlo Liebknecht prima di essere imprigionato dalla polizia di Guglielmo fu sputacchiato al Reichstag dai socialisti divenuti socialtraditori.
Lenin fu considerato dai menscevichi di tutta Europa un agente dell'imperialismo tedesco solo perché proclamava che gli operai russi non dovessero risparmiare nella rivoluzione coloro che li avevano traditi per molti anni.
Noi siamo considerati dai giovani pervertiti di domenica 12 c.m. e dai loro ispiratori dei venduti perché affermiamo che il piano d'investimenti propugnato dalla CGIL serve solo al consolidamento del regime capitalistico, e come tale fu combattuto da Carlo Marx nientemeno che nel 1848.
Sono queste, evidentemente, ironie della storia, ma questa stessa storia sprizzerà ironia da tutti i pori il giorno in cui i giovani di Sesto, allora forse un pochino più adulti anche da un punto di vista marxista daranno la meritata lezione al Signor Pietro Secchia, traditori di tutti i tempi, sotto la guida di coloro e di quel partito che è oggi bersaglio prediletto della burocrazia staliniana.
Sarà, quello, il giorno in cui, come disse Marx, le masse operaie marceranno all'assalto del cielo e le serpi tipo Secchia sprofonderanno nelle paludi.
 
Battaglia comunista, n. 6, 23 marzo - 6 aprile 1950