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archivio > Archivio sulla sinistra>b.m.: La Costituente si diverte:... (Battaglia comunista, n. 5, 1 - 15 marzo 1947)

aggiornato al: 24/10/2011

Battaglia comunista, n. 5, 1 - 15 marzo 1947

Questo articolo è del 1947 e ci fa vedere, nella sua freschezza, che gli intrallazzi, gli scandali e le ruberie dei nostri parlamentari e della nostra borghesia sono sempre quelli. Il Finocchiaro Aprile del 1947 vale qualsiasi altro pagliaccio della nostra attualità.

Quanto vogliamo segnalare è che questo articolo di fondo del giornale riporta le iniziali dell'autore, cosa ancora presente talvolta in quegli anni e che presto scomparirà. Dal «b. m.» riportato alla fine dell'articolo possiamo arguire che l'autore è Bruno Maffi.

Maffi fu un elemento fondamentale dell'organizzazione e dei suoi organi di stampa che questi fossero Battaglia comunista, la rivista Prometeo (dove si trovano altri suoi articoli firmati), o poi il Programma comunista. di cui, se si esula dell'apporto di Bordiga, fu l'anima.

Tra tutti i suoi contributi questo sfugge alla rigorosità dell'anonimato e ci fa piacere riproporlo come suo contributo.

 

La Costituente si diverte: il Proletariato tira la cinghia e stringe i denti

 

Se la democrazia parlamentare ha una tradizione, è quella dell'imbroglio. La democrazia parlamentare italiana non fa eccezione, e non basta cambiare il titolo del parlamento in un titolo un po' più pomposo, da rivoluzionari dell' 89, per cambiar sostanza. L'abito non fa il monaco.

Il periodo aureo della vita parlamentare italiana è stato costellato di scandali in cui furono chiamati in causa ministri e sottosegretari, deputati e senatori. Giolitti, che è, per unanime riconoscimento, l'esempio più classico e venerato del parlamentarismo, ha cominciatola sua carriera così, e non c'è stato crac bancario o crisi industriale che non abbia fatto le sue vittime (vittime per burla intendiamoci) nelle aule sofficemente tentatrici di Montecitorio. Era dunque giusto che la Costituente iniziasse i suoi lavori da dove gli altri avevano finito anni fa. Heri dicebamus: qualche vecchio spettro dell'antico parlamentarismo era forse dietro le spalle di Finocchiaro Aprile quando puntava il dito contro diecine di onorevoli colleghi.

A noi, per la verità, questi scandali interessano poco. Quando la società borghese ha bisogno di nascondere le proprie magagne - e sono sempre troppe - la sua arma preferita è lo scandalo personale. Tutti i partiti ne vivono: le destre vivono sugli scandali pecuniari, veri o supposti, delle sinistre e viceversa i successi degli uni evocano le invettive, poniamo, di Finocchiaro Aprile: il timore di  un trionfo elettorale degli altri evoca il can-can sull'oro di Dongo. Non è su questo terreno che ci mettiamo noi: se fosse il caso di dire «chi è senza peccato lanci la prima pietra», inviteremmo tutti a lanciarla, non perché tizio sia meno onesto o più farabutto di caio, ma perché la società borghese è marcia e, storicamente, vale tanto il profittatore smaccato quanto  l' «onesto» complice di un regime di spudorato profitto.

Se la borghesia crede utile farsi un po' di bucato che se lo faccia: morto un papa se ne fa un altro; il metodo, cioè quello che preme, non cambia.

Piuttosto, preme a noi sottolineare il carattere di classe di questa periodica giostra degli scandali. Il credente nella libertà e nella giustizia vede nelle sensazionalità di quelle rivelazioni un  segno di vitalità degli istituti rappresentativi: «vedete?, ragiona (ammesso che si chiami ragionare), la libertà ha la virtù di bruciare tutte le scorie, il fascismo teneva nascosto il cadavere, la democrazia non teme di rivelarlo». E giù un bicchiere alla salute degli immortali principi.

La realtà è profondamente diversa: quello che periodicamente ci si butta davanti è un cadavere elettorale, un'arma di propaganda per quelle mostruose macchine pubblicitarie che sono i partiti borghesi moderni, un mezzo di ricatto, qualcosa nello stile dei gangster e nel metodo del più terra a terra dei commercianti. Intorno al tavolo anatomico su cui dovrebbe subire l'autopsia c'è un cerchio ristretto di professionisti non della scienza e neppure della morale, ma dell'inganno; nella sala operatoria, l'interessato, il povero pantalone, il proletario non ci mette il naso. Bastano i suoi «rappresentanti», per questo: e fra professionisti del gioco parlamentare vige un solo codice cavalleresco, quello dell'omertà. Quando due partiti borghesi si attaccano con la terribile arma dello scandaletto parlamentare,  non crediate che stiano per far divorzio o vadano a nominare i padrini: al contrario, è un segno che stanno per sposarsi. Il torrente accusatore di Finocchiaro Aprile fa di anticamera alla  mano tesa del discorso di Togliatti: per i partiti borghesi, il divorzio, quand'anche per strana combinazione fosse introdotto in Italia pei rapporti fra i coniugi, non avrà mai diritto di cittadinanza.

E' questa la ragione per cui di scandali ce ne sono stati e ce ne saranno tanti in regime borghese, ma tutto finirà come nei romanzi per signorine di buona famiglia. Un pietoso sipario scenderà su tutto come è già sceso sui fatti determinanti dell'assalto al Viminale, sulle mangerie degli appaltatori, sulle prodezze di tutti i partiti nell'amministrazione della «cosa pubblica». Il silenzio è d'oro quasi quanto la parola: si strilla un giorno, poi non se ne parla più. Giacché la stessa legge che vieta a noi rivoluzionari di fare dello scandalo personale sui rappresentanti della putrefazione borghese, vieta ai borghesi di squalificarsi a vicenda. In definitiva rinnegare i propri fratelli è rinnegare la propria madre, la cara comune patria capitalista.

Omertà: primo capitolo del codice cavalleresco borghese. Alla Costituente, la giornata degli scandali non si risolverà mai in qualcosa di più di una giornata di allegria. Una volta ogni tanto, il Congresso ha pur il diritto di divertirsi!

Intanto, mentre i soloni legiferano come legiferano (e intanto prendono tempo per dimenticare e far dimenticare il trattato di pace, e le lacrime che dovrebbe comportare per gli onorevoli preopinanti, e le roventi parole di falso sdegno che dovrebbe suscitare nei corridoi e nell'aula e le elezioni rimandate all'autunno e tante altre commedie rinviate a quando farà più comodo ai professionisti della «democrazia parlamentare»), il proletariato tira gli ultimi (in realtà mai ultimi) buchi della cinghia. Il prestito per la ricostruzione nazionale è passato, sono passate le forniture americane, e il regno di Bengodi promesso su tutti i muri di tutte le città italiane è più lontano che mai. Il costo della vita aumenta, il pane diminuisce, di carbone se ne parla solo  sulle colonne dei giornali e se ne sente l'odore delizioso nelle banche e negli uffici di Montecitorio, la tregua salariale funziona a meraviglia, il cambio della moneta è un mirabile pezzo per l'oratoria di parlamentari e tribuni, ma soltanto per loro, la disoccupazione infierisce nelle città e nelle campagne, la scala mobile funziona come tutti sanno, i padroni fanno praticamente quello che vogliono anche se, in prossimità del congresso di Firenze la  C.G.L. si sbizzarrisce a fare il galletto. Ma il Parlamento si diverte. E al proletariato, che diamine, deve bastare che i suoi «rappresentanti» si divertano.

Putrefatto mondo borghese!Su un altro piano i proletari francesi della IV Repubblica assaggiano il sapore della civiltà capitalista. Blum ha offerto loro, e Ramadier ha confermato, una riduzione del 5% sui prezzi di alcuni generi, ma ha scambiato questo aumento contro la moneta di una tregua salariale protetta dalle minacciose dichiarazioni governative di voler mantenere l'ordine a tutti i costi, e di un ben più sostanziale aumento della settimana lavorativa. Niente agitazioni sociali, niente aumenti di salari: aspettate che i prezzi diminuiscano sia pure di un 5% ridicolo perfino nella sua formulazione più elementare. E non fate i discoli, altrimenti il governo socialista-comunista-democristiano vi tratterà a suon di sfollagente, e se occorre di mitra. E addosso ai rotativisti e linotipisti, colpevoli di essere «fra i meglio retribuiti» e di non considerarsi retribuiti abbastanza. I socialisti al governo non si chiedono se l'operaio può vivere con quel piatto di lenticchie che gli danno i padroni col beneplacito del governo: no, si chiedono se una categoria è fra le meglio o le peggio retribuite. E capovolgendo i valori di classe non appoggiano i rotativisti perché, essendo fra i meglio retribuiti, hanno tuttavia il coraggio di dire che anche ad essere i primi della classe non mangiano abbastanza, e danno il buon esempio ai fratelli più timidi; no, appunto per questo, lo crocifiggono all'albero della solidarietà nazionale, alla berlina pubblica dell'inefficienza. Viva il crumiraggio! è la nuova parola d'ordine dei «progressisti» al governo.

I proletari italiani hanno lottato e lotteranno, e, se qualche volta non se la sentiranno  di fare da soli, prenderanno l'esempio da i loro compagni degli altri paesi. Anche se questi, per avventura (ed è facile ipotesi) si lasceranno nuovamente infinocchiare dai partiti che, pur essendo al governo, eludono sistematicamente la responsabilità storica di aver tradito e di tradire la classe lavoratrice.

Il Congresso si diverta pure: il proletariato tira la cinghia, ma stringe i denti.

 

b.m.

 

Battaglia comunista, n. 5, 1 - 15 marzo 1947