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archivio > Archivio sulla sinistra>Eroi assicurati contro i rischi (il programma comunista, n.1, 9-21 gennaio 1954)

aggiornato al: 04/12/2009

il programma comunista, n.1, 9 - 21gennaio 1954

Questo lungimirante articolo parlava, più di cinquanta anni fa, di una realtà che allora si cominciava appena a intravedere ma non si era  ancora manifestata appieno.

Negli anni cinquanta del secolo scorso si viveva ancora la leva obbligatoria e diffuso era il rifiuto del servizio militare, dell'esercito e del militarismo. La situazione in quel periodo (1954) , a metà strada tra l' inizio e la fine del secolo era più vicina a quella illustrata nella prefazione di Michele Fatica a  Il Soldo al soldato del 1912-13 di cui abbiamo parlato in un articolo inserito un paio di mesi fa, mentre lo scritto che qui presentiamo è attuale oggi.

Oggi il servizio militare non è più obbligatorio ma volontario. Il nostro esercito, come quello degli altri paesi cosiddetti avanzati, è composto da una elite altamente specializzata: la guerra è ritornata ad essere un mestiere (come al tempo dei lanzichenecchi) con i suoi effetti collaterali e rischi connessi (questi anche per i militari) ed è fonte (ma questo è comune a passato, presente e futuro) di mangerie varie.

Precisiamo solo che i Partigiani della pace erano un'organizzazione filo-Pci che si opponeva al  militarismo americano e della Nato e che Andrea Gaggero (1916-1988), conosciuto come  Don Gaggero, era un sacerdote antifascista tanto da meritare negli ultimi anni del fascismo l'invio a Mauthausen; ritornato in Italia alla caduta del fascismo riprese il suo impegno pacifista (e venne cacciato dalla Chiesa) e fu promotore nel 1961 con Aldo Capitini della marcia della pace Perugia - Assisi che tuttora continua.

 

Eroi assicurati contro i rischi

 

La storiografia borghese volta ad inneggiare allo Stato nazionale e all'Esercito permanente, ha trattato duramente i corpi di mercenari che ebbero grande sviluppo nel Rinascimento, soprattutto in Italia. Farsi pagare per ammazzare gente, esercitare le armi per l'unico motivo del lucro e del saccheggio, considerarsi ligio agli ordini esclusivi della potenza statale, grande e piccola, che pagava il soldo, è stato sempre considerato dall'ipocrita cultura ufficiale, pronta però ad esaltare le grandi figure dei condottieri, si chiamassero Muzio Attendolo Sforza e Facino Cane, Francesco Busone detto il Carmagnola e Giovanni delle Bande Nere, come una degradazione della «nobile» arte delle armi. Nessuna meraviglia. Il borghese, sempre pronto a soddisfare i suoi porci appetiti, non può ammettere che il soldato chiamato a morire per lui possa sentirsi guidato da altro motivo che non sia (schiatti chi ci crede!) l'ideale amore di patria, lo spirito di sacrificio. Già, ma come governano il loro stomaco i  militaristi del bel tempo nostro?

Chi vuole essere demagogo a tutti i costi per la sciagurata libidine votaiola deve sparare parole infuocate contro la grama esistenza delle caserme, presentare i poveri militari come altrettanti campioni dello stoicismo eroicamente alle prese con la fame e il freddo. La realtà è che, nonostante i lanciafiamme e le bombe, la guerra è divenuta sotto l'imperialismo un mestiere favolosamente redditizio. Non solo per gli ufficiali e i napoleoni degli Stati maggiori. No, pure per i fantaccini, i proletari in divisa. Spettri delle Conferenze dei partigiani della Pace, sentite quanto andiamo dicendo? Lascerete impunita la tremenda bestemmia? Ahimè, don Gaggero, prete spretato, può bene intascare il Premio Stalin per la pace, ma non può ottenere dal suo Dio che i fatti cessino di esistere, gli spiacevoli fatti che stanno lì a provare come la guerra e la pace armata, sia, per ufficiali e soldati delle maggiori potenze militari, almeno il migliore degli impieghi possibili.

L'esperienza fatta durante l'occupazione alleata ci aveva addottorato abbastanza in materia. Visto che la guerra, quella vera delle bombe e della mitraglia, tutti i popoli di Europa l'hanno provata nel vivo delle carni, di tutto può dubitarsi tranne del fatto che durante e dopo la guerra, coloro che scialavano in mangerie, abiti e letti caldi, e femmine di piacere, erano le truppe di occupazione, i borghesi, i borsari neri e le prostitute di primo rango. Di contro, per molti militari smobilitati, la ripresa delle occupazioni civili rappresentò un effettivo disastro. E non a caso le associazioni combattentistiche e i partigiani  militaristi ultra-imperialistici, fin dopo il massacro, ripresero nuova lena in America, in Inghilterra, in Russia, in Germania, in Francia, in Italia, in Giappone. Per troppa gente la guerra è un mestiere: è naturale quindi che gli interessati lavorino ad organizzare i loro sindacati di categoria. Vero è che hanno anch'essi i loro crumiri: i pacifisti. ma costoro vogliono forse l'abolizione degli eserciti? Ohibò!! pretendono soltanto che la cuccagna militare e post-militare duri indefinitivamente senza la scocciatura della guerra, non comprendono che le copiose mangerie e sollazzi delle truppe in periodo di pace cesserebbero d'incanto se la pace non fosse quella che è: preparazione della guerra.

«Epoca» pubblica interessanti particolari in merito. «Al campo di aviazione di Tripoli - leggiamo - come in molte basi all'estero, la «Air Force» mantiene tra l'altro ancora una batteria di macchine per fare la permanente alle mogli degli ufficiali e sottufficiali, e quasi tutto il necessario arriva per via aerea dagli Stati Uniti: perfino il latte congelato in mattoni. I soldati in Corea ricevono anche nei posti avanzati, nelle trincee a contatto col nemico una razione di gelato due volte la settimana. Comode linee di navigazione aerea e marittima sono gestite dai militari in tutto il mondo, per il trasporto di personale che potrebbe, con minore spesa, viaggiare su linee commerciali».

Ufficiali e sottufficiali degli Stati Uniti non pagano la permanente alle loro donne prelevando il valsente da un «soldo» da mercenari. Non vendono il servizio militare prestato allo Stato, considerano una ignominia farsi pagare da Governi stranieri, posano a puri cavalieri dell'Ideale della Patria, ma quanto sono più avidi e profittatori che i bistrattati armigeri delle «compagnie di ventura», i quali in definitiva facevano man bassa dei beni saccheggiati al nemico. Le caste militari dell'imperialismo divorano masse di ricchezza senza confronti ma distinguendosi da lanzichenecchi medioevali, anzitutto fanno pagare i propri connazionali. Per le classi lavoratrici, le nutrienti fette del reddito nazionale sperperato dal personale degli Stati maggiori e degli eserciti rappresenta pura perdita, non così per il borghese, il quale partecipa immancabilmente alle ruberie dei militari.

E' sempre «Epoca» che testimonia. «La contabilità è caotica - scrive riferendosi all'amministrazione militare americana - confusa  e obbedisce a norme antiche alcune delle quali risalgono a Giorgio Washington. Un'inchiesta parlamentare ha recentemente scoperto, per esempio, che l'aviazione aveva acquistato senza saperlo (sic!) uniformi sufficienti per sei anni e continuava a comprare. In un solo anno, nel 1953, correggendo questo solo errore (!) si sono risparmiati cento milioni di dollari. Altri milioni di dollari si risparmiarono riducendo l'acquisto dei pezzi di ricambio per i motori, che erano stati ordinati in quantità stravaganti. E' chiaro, a parte gli eufemismi, che «l'errore» di acquistare uniformi in soprannumero doveva essere commesso almeno da due parti, e cioè dall'amministrazione militare e dai fabbricanti. Sono errori questi che il povero disperato non può commettere, e se ha la fortuna di commettere passa nella ristretta classe dei milionari. Errori che arricchiscono.

Il Segretario della Difesa Charles Wilson, ex-presidente della General Motors, ha annunciato recentemente di voler intraprendere una revisione della contabilità militare. Si calcola che ove si riuscisse ad eliminare gli «errori» summenzionati (chi controllerà i controllori?) si potrebbe risparmiare quasi un miliardo di dollari. Ma le mogli degli ufficiali e dei sottufficiali permetteranno ai loro mariti di convertirsi allo stoicismo finanziario? Secondo «Epoca» un importante organismo militare del Sud (degli Stati Uniti), si è scoperto recentemente, dipendeva da mezza dozzina di comandi diversi e possedeva due volte e mezza le automobili che l'organico gli assegnava. Ogni suo comando gliene consegnava una parte.

L'esperienza che abbiamo dei militari ci fa certi che, alla fine dei conti, Wilson dovrà distogliere il  miliardo di dollari da risparmiare, se le industrie interessate glielo permetteranno, dalle voci della difesa antiaerea degli abitati o dei servizi sanitari. Molto difficilmente potrà togliere alle mogli degli ufficiali e sottufficiali le automobili assegnate in soprannumero ai comandi.

Ma infine che significa, parlando di cose militari, risparmiare? Eravamo abituati ai «cimiteri di automobili» americani, agli ammassi sconfinati di macchine fuori uso o solo danneggiate che i  cittadini americani usano buttar via, convenendo comprarne di nuove. La guerra doveva inaugurare  i «cimiteri di aeroplani». Una foto di «Epoca» ce ne mostra uno esistente in Nuova Guinea. Si tratta di centinaia, se non migliaia, di aerei, evidentemente di tipo superato, che non fu economicamente conveniente trasportare in patria da ferri vecchi. Ma fermiamoci, non scantoniamo nell'argomento dello sperpero di forza-lavoro imposta dalla produzione bellica. Quando le guerre saranno state finalmente soppresse, gli astronomi che sono allenati a maneggiare cifre con diecine di zeri, potranno finalmente fare il consuntivo delle guerre imperialistiche. Oggi, come oggi, il conto è ancora aperto.

Volevamo soltanto,  con la presente nota, mostrare quali oneste persone, al confronto dei militari del tempo imperialista, erano, nonostante tutto, i mercenari, i bravi, i lanzichenecchi del Medio Evo. Costoro armeggiavano per riempire la borsa. Almeno erano sinceri. I borghesi in divisa, sempre pronti a mitragliare la ribellione sociale, fanno lo stesso mestiere, ma pretendono di sacrificarsi per la patria e la ragione ad onta del fatto che sbafano e arraffano a tutto spiano. Non dovendo contare sulla alea del bottino, se ne fregano. Sono eroi assicurati contro i rischi.

 

il programma comunista, n. 1, 9 - 21 gennaio 1954