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archivio > Archivio sulla sinistra>Religione, scienza, marxismo (il programma comunista, n. 23, 1959)

aggiornato al: 28/05/2009

il programma comunista, n. 23, 31 dicembre 1959 - 13 gennaio 1960

L'articolo che presentiamo questa volta venne scritto in occasione del centesimo anniversario della pubblicazione di  L'Origine della specie; siamo in tema dato che quest'anno si celebra il duecentesimo della nascita di Darwin.

La nostra critica della religione e della sua rappresentanza chiesastica è ben netta e precisa e riguarda sia la Chiesa decadente e corrotta di oggi che quella "rivoluzionaria" di duemila anni fa.

Dovrebbe essere ben completata la vittoria definitiva del pensiero materialistico anche nel campo della vita dove le trasformazioni biologiche vengono spiegate con fattori assolutamente naturali. Ma perché allora la superstizione religiosa non è crollata? Perché, come è ben detto nell'articolo essa non è determinata dalla "ignoranza delle masse" ma dalla loro oppressione: le radici della religione sono sociali.

Ugualmente da parte del marxismo dovrebbe essere liquidata ogni apologia della scienza. E' dell'inizio del secolo scorso la citazione che qui riportiamo da un articolo (firmato) di Amadeo Bordiga:

«...noi riteniamo che la "scienza" attuale non meriti più fede di quanta ne abbiamo attribuita alla filosofia.(...) Abbiamo forse oltraggiata un'altra deità, la signora Scienza? Non ci importa. Alla scienza vera, come somma dei portati, delle ricerche e dell'attività umana, noi possiamo credere, ma non riteniamo possibile la sua esistenza nella società attuale minata dal principio della concorrenza economica e della caccia al profitto individuale. Urtiamo così un altro pregiudizio comune, quello della superiorità del mondo scientifico. Si credono oggi indiscutibili le decisioni delle accademie, come nel medioevo quelle delle sacrestie. Eppure sarebbe necessario un libro e non un articolo per svelare un poco i retroscena miserabili e mercantili della scienza! Il dilettantismo più incosciente, le più audaci ciurmerie, le più vili prepotenze delle minoranze dominanti, trovano con facilità la garanzia dell'etichetta scientifica. (...) La scienza borghese è anch'essa al pari della filosofia un ammasso di frottole. Il socialismo scientifico non può respirare questa atmosfera di menzogna. (L'Avanguardia, 13 aprile 1913)»

Per tagliar corto ad eventuali obiezioni al nostro diktat antiscientifico riportiamo, per terminare, il commento di una cinquantina di anni dopo di Amadeo Bordiga allo scritto di un giovane compagno:

«Vi sono dei buoni marxisti non deviati e maturi, che alla nostra decisa tesi dello svergognamento della scienza scuotono la testa dubbiosi. E' bene - come l'autore di questa nota - che appaiano giovani elementi che non esiteranno a mettere sotto i piedi l'insano feticcio della scienza, peste maligna del mondo contemporaneo. (La distruzione del tempio, il programma comunista, n. 19, 1962 -L'articolo è presente nel sito e... basta cercarlo).

 

Riferendoci all'articolo vorremmo solo dire che le ipotesi dello scienziato russo Alexandr Oparin (1894- 1980) e di chi, in Inghilterra, giunse alle stesse conclusioni, John Haldane (1892-1964) sono state ampiamente superate e si è giunti anche alla sintesi in vitro delle proteine.

 

 

Religione, scienza, marxismo

Il 24 novembre 1859 apparve nelle librerie di Londra un libro che doveva rivoluzionare le scienze naturali: L’Origine delle specie di Carlo Darwin. Esso segnò una tappa nell’elaborazione del pensiero materialistico moderno, che aveva avuto rigoglioso inizio ad opera degli Enciclopedisti francesi della fine del Settecento e doveva poi raggiungere il punto più alto ad opera di Marx e della dottrina del materialismo dialettico.

L’importanza delle dottrine evoluzionistiche di Darwin nel campo della conoscenza scientifica della materia organizzata vivente, eguaglia senza dubbio la loro importanza nel campo della conoscenza del mondo fisico e dell’universo stellare le opere dei fondatori della moderna meccanica celeste: Copernico, Keplero, Galilei e Newton. Le scoperte di questi geni della indagine astronomica dovevano portare conseguentemente alle ipotesi sulla formazione dei corpi celesti, e in particolare del sistema solare. Dal tempo in cui Kant e più tardi Laplace formularono la nota ipotesi della formazione del sistema planetario per emissione di materia solare, le ipotesi cosmogoniche si sono susseguite. A volte, esse differiscono profondamente l’una dall’altra, ma tutte hanno in comune il principio informatore dell’evoluzionismo cosmico. Le scoperte della moderna astrofisica non permettono di nutrire dubbi sul fatto che le costellazioni, gli astri, i pianeti, e la stessa Terra, hanno una «storia» che si misura magari a milioni di anni. I corpi astrali non sono né fissi né eterni: sono in perpetuo moto, sorgono, durano e si trasformano nella immensità dello spazio. La materia evolve continuamente. Il mondo fisico e lo stesso universo stellare che cadono sotto la nostra osservazione sono soltanto lo stadio attuale di un processo evolutivo che è innegabile, anche se non ne conosciamo, allo stato delle nostre conoscenze, tutte le leggi di sviluppo.

Prima di Darwin, l’evoluzionismo cosmico era una grande conquista del pensiero materialistico, ma mancava ancora una dottrina che spiegasse materialisticamente le leggi che governano il regno della vita. L’universo appariva popolato di corpi in perpetua evoluzione. L’ipotesi nebulare formulata da Kant nel 1755 e perfezionata più tardi da Laplace aveva scacciato il mito creazionista almeno dai confini del sistema solare. Ma esso restava inattaccabile nel campo della biologia e in definitiva continuava a apparire come l’unica spiegazione delle origini dell’uomo, presentato dalla religione nella sua pretesa natura contraddittoria di materia e spirito, di corpo e di anima. Gloria imperitura di Darwin è l’avere svelato il mistero che circondava l’origine della vita sulla Terra. L’origine delle specie veniva a conquistare all’evoluzionismo il grande regno della materia organizzata vivente; introduceva il principio dialettico della trasformazione nel campo biologico. Da allora sappiamo che non solo le nebulose gli astri i pianeti sono testimonianze del perenne movimento della materia, ma le stesse forme nelle quali si manifesta sulla Terra la vita. Crollava così il mito della creazione separata delle specie, animali e vegetali, che erano considerate fisse e immutabili, come già prima di Copernico le stelle fisse dell’ottavo cielo. Nella grande concezione darwinista, che trovò subito pieno consenso in Marx ed Engels, il mondo biologico quale ci circonda oggi non è esistito da sempre, ma ha subito una lunga e complessa trasformazione, per cui le specie animali e vegetali ora viventi, e tra esse la specie umana, sono eredi di specie scomparse.

Ma la vera vittoria del pensiero materialistico non consiste tanto nel principio della trasformazione delle specie, quanto nel fatto che la trasformazione biologica viene spiegata con fattori assolutamente naturali. Nella lotta contro l’ambiente ostile (quale determinato, ad esempio, da un cambiamento di clima) le specie viventi sono costrette a sviluppare determinate funzioni organiche, ad acquistare nuovi caratteri somatici che, trasmessi ereditariamente, finiscono col costituire i tratti fondamentali di nuove specie, fornite di migliori difese organiche e capaci quindi di sopravvivere. Con ciò si collegava inseparabilmente l’evoluzione del mondo inorganico, minerale, a quella del multiforme mondo della vita. Cioè si superava l’antitesi metafisica tra materia e spirito, dimostrandosi che vita fisica e vita psichica camminano di pari passo lungo l’immensa scala della evoluzione. Come dice Engels, la mente appariva come il livello più alto raggiunto nella organizzazione della materia. In tal senso, il darwinismo rappresenta una tappa importantissima e una battaglia vinta del pensiero materialistico moderno.

Il Darwinismo colmava una grande lacuna che il pensiero materialistico aveva lasciato dietro di sé. Già gli Enciclopedisti avevano raggiunto risultati così soddisfacenti, che Engels, a distanza di un secolo, poteva raccomandare ai socialdemocratici tedeschi di tradurne e pubblicarne le opere, e Lenin, sull’esempio di Engels, lo suggerì ai comunisti russi nel 1922. Ma alla loro epoca mancavano i preziosi materiali documentari accumulati dalle ricerche geografiche, geologiche, paleontologiche che Darwin doveva genialmente interpretare, leggendo la storia segreta della vita sulla Terra.

I materialisti, ai quali il darwinismo forniva un’altra formidabile arma nella lotta contro l’idealismo e la superstizione religiosa, non seppero però rendersi conto del fatto, apparentemente paradossale, per cui la scienza aveva dovuto faticare con maggior asprezza per strappare Dio dalla Terra che per strapparlo dal Cielo.

Se ad onta dei grandi progressi scientifici conseguiti nella indagine dell’universo e della vita, la superstizione religiosa continuava a dominare le coscienze, ciò era da spiegarsi anzitutto interpretando materialisticamente le origini della religione. Bisognava dimostrare che la superstizione religiosa non è originata dalla «ignoranza delle masse», cioè da una condizione culturale, ma dalla oppressione delle masse stesse, schiacciate dal meccanismo della dominazione di classe. Il materialismo doveva dire la verità suprema, cioè che la superstizione religiosa che soggioga e addormenta le masse non è il risultato di un duello di idee nel chiuso delle coscienze, ma l’unica maniera non rivoluzionaria di reagire all’ingiustizia, alla prepotenza, ai delitti impuniti, al dominio del terrore, inseparabilmente legati alla divisione in classi economiche della società, e che la vittoria della scienza sulla religione non può essere l’effetto di una predicazione illuministica, ma la necessaria conseguenza di una trasformazione sociale che cancelli la paurosa condizione materiale delle masse. Tale compito non poteva spettare ai pensatori atei della borghesia, ma solo alla avanguardia della classe che storicamente ad essa si oppone; al comunismo rivoluzionario, al marxismo.

Dottrine apertamente materialistiche hanno accompagnato i progressi della ricerca scientifica in tutti i tempi. Anzi, il materialismo è nato nell’epoca delle repubbliche della Grecia classica e di Roma. Ma né le scoperte dei grandi scienziati dell’antichità, né quelle che gettarono le basi della scienza moderna sono valse a scalzare il dominio della religione. Ciò è avvenuto perché la religione è inseparabilmente legata alla società di classe. L’intellettuale borghese può, senza cambiare il suo stato sociale, rigettare la superstizione religiosa e abbracciare le dottrine atee. Ma per le grandi masse è impossibile continuare a vivere nelle atroci condizioni imposte dalla divisione in classi e liberarsi dalle credenze religiose. La religione è «l’oppio del popolo», l’«acquavite spirituale» di cui le masse hanno bisogno per dimenticare la loro condizione e placare la loro sete di giustizia. Soltanto l’operaio evoluto che ha spezzato le catene della rassegnazione e si è votato alla lotta contro il capitalismo abbracciando il programma e la teoria marxista, può farla finita con la religione. Altra spiegazione del sopravvivere della religione, ad onta dei progressi scientifici, non è possibile.
 
 
Sull’arco di cent’anni

 

Guardiamo ai fatti. Nei cento anni che ci separano dalla pubblicazione de L’Origine delle specie, la dottrina evoluzionistica ha accumulato una quantità enorme di prove. Le realizzazioni della chimica e della biochimica, che riuscirono a produrre in laboratorio sostanze organiche presenti negli organismi viventi, hanno completamente smantellato la barriera fittizia tra mondo inorganico e mondo organico, tra il regno minerale e i due regni della vita. Anzi, già prima della pubblicazione del libro di Darwin, nel 1828, il Wholher riuscì a produrre l’urea in laboratorio, dimostrando che non occorreva la «vis vitalis» dei creazionisti per ottenere sostanze organiche. Di gran lunga più importanti le sintesi ottenute dai biochimici negli ultimi anni.

Partendo da elementi quali il carbonio, l’idrogeno, l’ossigeno, l’azoto, lo zolfo ecc. i biochimici oggi sono in grado di produrre artificialmente le sostanze organiche che costituiscono la base della materia vivente, dagli idrocarburi fino agli aminoacidi. Ciò significa che la scienza, partendo da sostanze minerali, può produrre, facendo a meno dell’alito divino, le sostanze che costituiscono gli esseri viventi. La sintesi biochimica purtroppo si arresta agli aminoacidi, le sostanze che Oparin definisce i «mattoni» che costituiscono l’edificio della molecola proteica, e che, in una miscela gassosa di metano, ammoniaca, idrogeno e vapore acqueo, si formano rapidamente. La scienza non riesce però a produrre artificialmente le proteine di struttura più complessa. Quando ciò si sarà compiuto, allora ci si avvicinerà alla produzione artificiale del protoplasma, la «base materiale da cui si sviluppa il fenomeno vitale». Il protoplasma, base del corpo dei vari batteri, miceti, diatomee, dei diversi vegetali e animali, si presenta come una massa grigiastra semiliquida, mucillaginosa, nella cui composizione, oltre all’acqua, entrano soprattutto proteine ed altre sostanze organiche e sali inorganici.

«Il protoplasma non è però una semplice miscela di tutte queste sostanze, esso ha una organizzazione interna molto complessa. le particelle di proteina e delle altre sostanze che lo compongono non sono disposte disordinatamente come in una soluzione, ma secondo un ordine ben definito, secondo determinate leggi. L’organizzazione interna del protoplasma è tale da rendere possibili anche trasformazioni chimiche che si verificano nel cosiddetto scambio di sostanza».

La difficoltà insita nel passaggio, in laboratorio, dagli aminoacidi alle proteine consiste appunto nel disporre secondo l’ordine naturale centinaia di aminoacidi di specie diverse. Infatti ogni proteina si differenzia da un’altra non solo per il numero degli aminoacidi, ma anche per l’ordine secondo cui essi sono disposti nell’edificio molecolare. Si pensi che le permutazioni, cioè i cambiamenti di posto, di appena 10 oggetti sono oltre 3 milioni e seicentomila. Ora, gli aminoacidi presenti nella molecola proteica sono diverse centinaia e di 20 e più specie diverse.

«Sfortunatamente, osserva Oparin, finora l’uomo è riuscito a stabilire l’ordine degli aminoacidi solamente in alcune proteine di struttura più semplice. Si tratta però solamente di tempo, poiché in linea di principio, nessuno dubita più della possibilità di riprodurre artificialmente le sostanze proteiche».

Quello che veramente conta per il materialista è che si può immaginare trasferito al grande laboratorio della natura le condizioni che il biochimico riproduce artificialmente. Si possono ricostruire idealmente, senza per questo cedere all’invenzione fantastica, i processi di sintesi che diedero luogo, nelle alte temperature regnanti nella Terra da poco staccatasi dal sole, ai carburi e agli idrocarburi, sostanze fondamentali della materia vivente. La scienza chimica dimostra inoltre che si possono ottenere gli idrocarburi trattando i carburi con vapore acqueo surriscaldato. Orbene, nella Terra da poco sorta, circa tre miliardi e mezzo di anni fa, i carburi si trovavano allo stato di fusione e l’atmosfera era costituita da una densa coltre di vapore acqueo bollente, condizioni sufficienti per la formazione di idrocarburi, sostanze composte da carbonio e idrogeno, a cui si aggiungono, nelle sostanze più complesse, l’ossigeno, l’azoto, lo zolfo. Quando la temperatura dell’atmosfera terrestre, in conseguenza del raffreddamento del pianeta che andava disperdendo il suo calore nello spazio interplanetario, si avvicinò ai 100 gradi, le miscele bollenti di vapore acqueo si condensarono e si formò il grande oceano primordiale. Col vapore acqueo si condensarono anche gli idrocarburi ad esso mescolati, sicché le acque calde dell’oceano divennero un immenso laboratorio, dentro il quale gli idrocarburi passarono dalle forme più semplici alle più complesse. Cosa prova ciò? Il fatto che nei laboratori chimici si riesce ad ottenere senza l’intervento di forze che non siano quelle naturali, idrocarburi di ordine superiore: i grassi, gli zuccheri e, infine, gli aminoacidi.

Scrive Oparin: «Durante il processo di sviluppo del nostro pianeta dovettero dunque formarsi, nelle acque dell’oceano primordiale, numerosi composti simili alle proteine e ad altre complesse sostanze organiche con le quali oggi sono costituiti tutti gli esseri viventi. Si trattava, naturalmente, e per così dire, ancora solo di materiale da costruzione: erano ancora solo “mattoni” e cemento con i quali si poteva costruire l’edificio, ma l’edificio non era ancora stato costruito. Le sostanze organiche si trovavano nelle acque dell’oceano sotto forma di soluzione: le loro particelle, le molecole, erano disseminate senza ordine nell’acqua. Mancava ancora la struttura, la organizzazione che è propria di ogni essere vivente».

A questo punto il fideista potrebbe obiettare che a impartire una struttura e una organizzazione alle particelle di sostanze organiche disseminate nell’oceano primordiale intervenne il disegno divino. Invece, la scienza, pur non essendo ancora in grado di fabbricare le proteine, ha provato come si possano ottenere delle associazioni, (che nel linguaggio tecnico prendono il nome di «coacervati»), di sostanze proteiche. Le «gocce coacervate», ottenute da scienziati russi, hanno dimostrato di possedere la capacità di svolgere alcune funzioni proprie del protoplasma, come la immiscibilità e lo scambio di sostanze col solvente, e di poter già dare luogo a processi di creazione (sintesi) di nuove sostanze. Naturalmente il coacervato non è ancora vita, possiede una struttura assai meno complessa di quella che si osserva nel protoplasma. Ma esse stanno a mostrare la via lungo la quale la materia bruta prese a organizzarsi, per trasformarsi in una evoluzione di milioni di anni, nella materia vivente.

  
La vittoria della scienza è nel marxismo

  

Sarebbe utile continuare a seguire l’affascinante storia della vita, ma non è tale l’argomento di questa nota. Ciò che preme di chiarire, parlando del centenario de L'Origine delle specie, è l’insufficienza del materialismo non marxista, la sua incapacità di combattere vittoriosamente la religione. Ecco, una massa enorme di scoperte scientifiche che battono in breccia il principio della creazione del mondo dal nulla; ecco ricostruita, sia pure a grande linee, la storia della Terra e degli esseri viventi che la popolano, senza che si debba introdurre nella meravigliosa narrazione l’intervento di una potenza soprannaturale! Parrebbe che la religione doveva essere scomparsa da tempo. E invece che accade? Tranne poche persone, la grande massa degli uomini è ancora soggetta ad essa. Ecco un fenomeno che il materialismo non marxista è impotente a spiegare.

Celebrando il centenario de L'Origine delle specie, il biologo inglese Julian Huxley dichiara all’Università di Chicago, presenti circa duemila scienziati che la religione è destinata a scomparire: «Tutte le religioni sono destinate a scomparire» egli esclamava «e a far luogo a un nuovo ordine di idee, a una nuova mentalità logica. Nel quadro del pensiero evoluzionistico non c’è più bisogno né spazio per esseri soprannaturali capaci di modificare il corso degli eventi. La Terra non fu creata. Essa andò sempre evolvendo, così hanno fatto tutti gli animali e le piante che la abitano, compresi noi stessi, esseri umani, mente e anima, come pure cervello e corpo. E così è avvenuto delle religioni. Esse sono organizzazioni del pensiero umano nella sua integrazione con l’inquietante, complesso mondo col quale l’uomo ha costantemente da fare... e cioè il mondo esterno della natura e il mondo della propria natura».

Huxley mostra chiaramente la natura del suo materialismo, quando pronosticava che le «religioni sono destinate a sparire in competizione con altre organizzazioni di pensiero più vere e più estese».

Evidentemente, il fatto che un secolo di conferme dell’evoluzionismo non sia riuscito a scalzare le radici della religione non ha insegnato nulla al nostro scienziato. Egli non sa applicare il materialismo al campo della storia, al campo delle scienze sociali, come non sanno farlo i materialisti borghesi, ai quali Lenin si rivolgeva in un suo articolo, L’atteggiamento del partito operaio verso la religione, pubblicato nel 1909 ma attualissimo come lo era cinquant’anni fa.

«Perché la religione si mantiene negli strati arretrati del proletariato delle città, nei larghi strati del semiproletariato, come pure della massa dei contadini? Per l’ignoranza del popolo, risponde il progressista borghese, il radicale o il materialista borghese. Dunque, abbasso la religione, viva l’ateismo: la diffusione delle idee atee è il nostro compito principale. Il marxista dice: ciò è falso. Tale punto di vista non è che un’«illuminismo» superficiale, borghesemente limitato. Un simile punto di vista non spiega abbastanza a fondo, non spiega in senso materialistico, bensì in senso idealistico, le radici della religione. Nei paesi capitalistici moderni queste radici sono soprattutto SOCIALI».

Ecco un esempio di applicazione del materialismo al «campo delle scienze sociali»! Ecco la differenza tra il materialismo borghese e il materialismo dialettico! Ecco, soprattutto, spiegato perché abbiamo definito la rivoluzione darwinista solo come una tappa del pensiero materialistico, anche se il darwinismo è in grado di spiegare materialisticamente, alla luce delle ultime realizzazioni della biochimica, l’evoluzione del mondo biologico! Allo scritto di Lenin appare evidente l’impotenza del materialismo borghese a spiegare i fenomeni sociali.

Lo scienziato materialistico contempla la massa di documenti che confermano la grande sconfitta subita, in sede dottrinaria e critica, dalla religione, e stupisce constatando che, in sede sociale, è la scienza che esce costantemente sconfitta, solita lotta dato che i cervelli delle masse rimangono sotto l’influenza della religione. Egli è incapace di vedere le «radici» della religione, perché mentre osserva con metodo materialistico la natura, si ostina a considerare idealisticamente i fatti sociali, a vedere in essi l’attuazione di determinate Idee. Occorre capovolgere tale metodo e vedere «quel che pensano» gli uomini come una conseguenza di «ciò che essi sono socialmente».

«L’oppressione sociale delle masse lavoratrici, la loro apparente impotenza totale davanti alle cieche forze del capitalismo, che sono causa, ogni giorno e ogni ora, di sofferenze mille volte più orribili, di tormenti più selvaggi per la massa dei lavoratori di tutte le calamità, di tutte le guerre, i terremoti ecc. Ecco in che consiste attualmente la radice più profonda della religione. La paura ha creato gli dei. La paura davanti alla cieca forza del capitale, cieca perché non può essere prevista dalle masse popolari e che, ad ogni istante della vita del proletariato e del piccolo proprietario, minaccia di portarlo e lo porta alla catastrofe «subitanea», «inattesa», «accidentale», «che lo rovina, lo trasforma in mendicante, in povero, in prostituta, che lo riduce a morire di fame: ecco la radice della religione moderna che il materialista deve tenere presente, prima di tutto e al di sopra di tutto, se non vuole restare un materialista da prima elementare. Nessun libro di divulgazione potrà sradicare la religione dalle masse abbrutite dalla galera capitalistica, soggette alle cieche forze distruttrici del capitalismo, fino a che queste masse non avranno imparato, esse stesse, a lottare in modo unitario, organizzato, sistematico e cosciente contro questa radice della religione, contro il potere del capitale in tutti i suoi aspetti».

Le grandi vittorie conseguite dal pensiero materialistico, all’epoca della rivoluzione copernicana e della fondazione della moderna meccanica celeste, come, cento anni fa, ad opera della rivoluzione darwinista, sono da considerare delle vittorie parziali. La lotta secolare doveva giungere, sul terreno dottrinario e critico, alla battaglia finale solo quando il comunismo rivoluzionario, impersonato da Marx e da Engels, operò la più grande delle rivoluzioni intellettuali, applicando il materialismo allo studio delle forme sociali e delle leggi che ne governano la successione. Non era bastato strappare Dio dal cielo, né era bastato sloggiarlo dalla terra, bisognava scacciarlo dalla società. Perciò, Engels nel suo discorso pronunciato davanti alla tomba aperta di Marx così si esprimeva: «Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana, cioè il fatto elementare, finora nascosto sotto l’orpello ideologico, che gli uomini devono innanzitutto mangiare, bere, avere un letto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, di arte, di religione, ecc. e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un’epoca in ogni momento determinato costituiscono la base sulla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte ed anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora».

È dunque nel marxismo che si conclude vittoriosamente la lunga e tremenda lotta del materialismo contro l’idealismo e la religione, e il materialismo diventa materialismo dialettico. Ma se la lotta è vinta sul terreno critico, essa è tuttora aperta sul terreno sociale. Se base della religione nei paesi capitalistici è il modo di produzione capitalistico dei mezzi materiali immediati, la soppressione della religione nelle coscienze delle masse è legata strettamente alla rivoluzione sociale. Ciò non significa che i comunisti marxisti rinunciano alla propaganda atea. Evitare di attaccare la religione o ridurre la propaganda atea al livello di uno squallido anticlericalismo perché si teme di perdere qualche mandato parlamentare, è da rinnegati del movimento comunista. Ma i comunisti marxisti subordinano la lotta religiosa al loro compito fondamentale, cioè allo sviluppo della lotta di classe delle masse sfruttate contro gli sfruttatori.

Sotto il capitalismo, nelle orride condizioni in cui quasi tutta la specie umana ormai è costretta a vivere, schiacciata dal potere tirannico del Capitale, e perpetuamente terrorizzata dallo spettro della guerra, la lotta tra religione e scienza è destinata a risolversi con la sconfitta di quest’ultima, ad onta dei suoi progressi, ad onta delle scoperte che espellono Dio da ogni angolo del mondo. È l’oppressione del lavoro salariato che genera la religione, è la disperazione, la paura della miseria e della morte civile, soprattutto la falsa convinzione che nulla si possa contro la prepotenza del Capitale. È l’inferno sociale che genera irresistibilmente l’aspirazione a un paradiso celeste. Se nelle masse non si agitassero tali sentimenti di disperato pessimismo, a nulla varrebbero le blandizie e le grottesche minacce dei preti. Solo l’operaio politicamente educato che ha imparato a lottare contro il capitalismo e ha compreso che esso non è indistruttibile, sente di non aver più bisogno di Dio, acquista con ciò una mentalità scientifica.

La lotta per il trionfo della scienza sulla superstizione religiosa, iniziata quattro secoli fa, sarà conclusa dalla rivoluzione comunista; solo chi non è materialista dialettico non è in grado di comprendere che spetta alla classe produttrice dei mezzi materiali di esistenza, alla classe incolta, condurre la scienza alla vittoria.

 

il programma comunista,n. 23, 31 dicembre 1959 - 13 gennaio 1960