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archivio > Archivio sulla sinistra>Viva la Comune di Varsavia

aggiornato al: 03/09/2007

La sinistra proletaria, ottobre 1944

Ripubblichiamo un altro articolo, praticamente sconosciuto, che apparve nell'ottobre del 1944 su «La sinistra proletaria».

L'articolo riporta, nella prima pagina del giornale, la notizia dell'insurrezione di Varsavia dell'agosto del 1944 che fu misconosciuta o passata in secondo ordine dagli altri giornali.
Quando i proletari della capitale polacca si sollevarono contro i nazisti l'Armata Rossa era ormai alle porta della città ma si fermò e bloccò la sua avanzata. Lo stalinismo lasciò ai nazisti il massacro degli insorti, il lavoro sporco cioè prima di fare il suo ingresso trionfante nella capitale polacca.
Nell'euforia partigianesca del periodo, che iniziava anche in Italia, rendere noto il comportamento dell'Armata Rossa non era cosa da poco. A chiare lettere la Russia era parificata alle altre potenze imperialiste.
«La sinistra proletaria» era l'organo romano della «Frazione di sinistra dei comunisti e socialisti italiani» e, nel 1944, Bordiga era a Roma ospite con la famiglia, dopo aver vissuto parte del 1943 sfollato a Formia, nella casa di una sorella della moglie e frequentava gli elementi che avevano dato vita ala giornale romano della "Frazione".
La "Frazione", che era presente anche a Napoli con «Il Proletario» ed in altre città del sud come Salerno, Catanzaro e Cosenza, nell'estate del 1945 si riunificherà con il Partito comunista internazionalista già presente al nord.
La vivacità di «La sinistra proletaria» si evidenzia anche nella cura in cui il giornale viene redatto e dalle notizie che riporta (che denotano una conoscenza della realtà mondiale). Riporteremo al più presto, ad esempio, una lettera di Victor Serge da Città del Messico a Palmiro Togliatti ormai ministro di Grazie e Giustizia nel governo italiano lettera in cui, ironicamente, Serge chiedeva a Togliatti cosa ne fosse dei comunisti italiani che si erano rifugiati in Russia, lettera che compare nel numero del 19 febbraio 1945 di «sinistra proletaria».

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VIVA LA COMUNE DI VARSAVIA
Solo il proletariato aiutato dai semi proletari può dare all'Europa un governo veramente stabile e rivoluzionario

I social-comunisti dell' «Unità» e dell' «Avanti!» si son guardati bene dal pubblicare l'ordine del giorno del generale Monter-Chrusciel, già comandante del settore di Zolibor, diramato alle ore 19,30 del 3 ottobre. E pour cause.
Essi però si sono affrettati a diffondere l'O.d.G. del sedicente Comitato di Liberazione polacco, residente a Mosca e addomesticato alla maniera staliniana. La ragione di questo inqualificabile atteggiamento? Non è difficile stabilirla. Basta leggere l'O.d.G. degli eroici difensori di Varsavia.

«Dopo sessantatre giorni di aspra lotta, mancandoci gli aiuti necessari, la difesa non era più possibile. Avevamo due possibilità, o trattare con i tedeschi, oppure tentare aprirci un varco verso le truppe sovietiche. Le autorità sovietiche non ci hanno assicurato di considerarci come soldati regolari. Si trattava quindi o di arrenderci alle truppe tedesche che tali qualità promisero di riconoscerci o di affrontare perfino la deportazione in Siberia.»

La caduta di Varsavia avvenuta nelle condizioni ormai a tutti note è un avvenimento troppo importante perchè possa essere passato sotto silenzio da noi che nella resa delle forze partigiane polacche vediamo l'effetto di una determinata volontà di non intervento da parte dei dirigenti moscoviti. Quali le ragioni essenziali che hanno indotto i russi a non portare aiuto agli eoici combattenti di Varsavia? E per quale motivo il comando russo ha rifiutato a questi strenui difensori delle libertà essenziali del popolo polacco il trattamento che è stato poi riservato loro dal Comando tedesco? I funzionari del PCI e del PSI avranno un po' di pena a rispondere a un quesito così imbarazzante. A meno che essi non vogliano annoverare i duecentomila caduti di Varsavia e i centomila prigionieri partigiani come membri della ... Quinta Colonna! Ma l'interpretazione dell'avvenimento non può essere che unica ed inequivocabile. Anzitutto le autorità non hanno valutato i partigiani polacchi per quello che essi sono realmente, cioè dei combattenti proletari senza padroni, dei combattenti autonomi della classe operaia lottanti non per la libertà della Polonia dei capitalisti e degli agrari, bensì per l'emancipazione delle classi lavoratrici contro tutti i padroni dell'Est e dell'Ovest, del Nord e del Sud. E' contro questo atteggiamento communard che i dirigenti russi hanno inteso reagire negando anzitutto gli aiuti militari a questi combattenti del fronte proletario mondiale e permettendo in secondo luogo il massacro da parte dei nazisti di 200.000 uomini, quasi tutti militanti nel Bund socialista rivoluzionario di Varsavia.
Così mentre la storia del tradimento di Mosca perpetrato in Spagna si è ripetuta a Varsavia, balza fuori preciso e netto quel carattere di classe che sta acquistando il movimento partigiano europeo, respinto fino ad oggi nell'ombra, in ragione della lotta contro il nazi-fascismo. Carattere che, bisogna ptrecisarlo, è l'elemento classista progressivo scaturito dialetticamente dalla guerra imperialista in cui la Russia giuoca un ruolo di primo piano.
La resistenza dei partigiani di Varsavia al ricatto politico di Mosca ha perciò una impronta proletaria ben designata. E come tale essa rappresenta una prima tappa verso la libertà d'azione delle classi lavoratrici dell'Europa e del mondo intero.