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archivio > Archivio sulla sinistra>Se cadesse ... (il programma comunista, n. 5, 4 - 18 dicembre 1952)

aggiornato al: 28/09/2008

il programma comunista, n. 5, 4-18 dicembre 1952

Il "Se cadesse..." del titolo di questo articolo di più di cinquanta anni fa è riferito a "Wall Street" e alla borsa americana in  questi tempi nell'occhio del ciclone.

Ci pare quindi appropriato riproporlo.

 

Se cadesse...

 

Chi non ha la fregola del successo immediato e delle risonanze strepitose ma pazientemente si affida al maturare degli avvenimenti per ottenere le conferme delle tesi marxiste, in realtà non deve neanche aspettare. Gli basta guardarsi attorno per raccoglierne larga messe in ogni istante. Fin dal 1944, per restare alla data di fondazione del nostro partito, dato che si può risalire tramite Lenin, fino alle origini del movimento marxista, abbiamo sostenuto su Prometeo e su Battaglia Comunista di cui il presente foglio assicura la continuità, la tesi del «centro» mondiale del capitalismo, specificando che il tremendo avvenimento della seconda guerra mondiale determinava l'emigrazione della dirigenza internazionale capitalistica da Londra a Washington. Orbene, recentemente un giornale romano ultraborghese, Il Tempo scriveva testualmente: «Quel cronista medievale che scrisse «Se cadrà il Colosseo cadrà il mondo» intendeva certo dire che se fosse finita la civiltà greco-romana-cristiana, con la quale ancora vive gran parte del mondo, sarebbe stata molto penosa la convivenza umana. Alla vigilia del 1953 potremmo aggiungere: «Se cade Wall Street cadrà il mondo ancora libero», intendendo per Wall Street non la piccola via dove c'è la Borsa di New York, ma tutto il complesso della gigantesca produzione, sempre in aumento, degli Stati Uniti».

Ovviamente il cronista del Tempo non poteva dire di più, ma nemmeno esprimeva con insufficiente chiarezza quella che è la consapevole certezza dei governi borghesi e della classe capitalistica mondiale. Tutti i reazionari, i forcaioli, i nemici del proletariato e della rivoluzione [alcune parole incomprensibili] sonni tranquilli finché la borghesia degli Stati Uniti riesce, disponendo del controllo di una macchina produttiva e militare di formidabile potenziale, a montare la guardia alla reazione capitalistica, a svolgere la funzione di guida delle armate bianche della borghesia internazionale. Da Wall Street non provengono solo i dollari che rinsanguinano le stremate finanze degli stati satelliti e le armi che ne rafforzano il potere di repressione ma trae il suo alimento, nonostante le rivalità nazionalistiche, tutta la venduta internazionale dell'opportunismo operaio che tiene nelle grinfie, nonostante le bravate propagandistiche del Cominform, l'enorme maggioranza del proletariato dei Paesi industrialmente più potenti della terra. Ma soprattutto Il Tempo come tutti i suoi confratelli di destra o di sinistra non può assolutamente dire che è grazie a Wall Street, ai suoi prestiti e alle ecatombi di morti della seconda guerra mondiale, che lo Stato russo riuscì a emergere dalla carneficina. I cominformisti, è noto, sostengono la tesi opposta, e cioè che si dovette alle vittorie delle armate rosse la sconfitta della coalizione dell'Asse, e quindi, si conclude, anche la vittoria degli imperialistici Stati Uniti. Uno stato proletario, dunque, avrebbe operato il salvataggio del massimo potenziale capitalistico, dello Stato-guida della reazione mondiale?! Per poi procurarne la distruzione, sussurra la sirena demagogica che si lavora le cellule. Intanto, il fatto del salvataggio dell'America dei banchieri e dei linciaggi rimane mentre nulla, proprio nulla, succede nel pseudo campo del socialismo che possa additarsi come preparazione della lotta rivoluzionaria contro l'America. Anzi, se qualcosa ha significato la vittoria delle potenze anglo-sassoni, nella seconda guerra mondiale, e il fallimento del piano tedesco  di ridurre a colonia di sfruttamento la Russia, è proprio che il sacrificarsi di tale alternativa ha permesso quel gigantesco sviluppo del capitalismo nazionale russo, che l'imposizione della «pax germanica» al mondo e la conseguente occupazione del territorio russo avrebbe certamente frenato e compromesso.

Guardando poi all'avvenire la previsione del Tempo rimane più che mai valida, ma a condizione che si allarghi il suo campo di applicazione. Così «Se cade Wall Street cadrà il regno del capitalismo che da Washington, attraverso Londra, Parigi, Berlino, si collega a Mosca». Ma né il Tempo né tantomeno figuratevi  L'Unità , possono fare altrimenti che maledire chi sostenesse ciò. Il crollo del bastione reazionario americano porterà conseguentemente allo svincolamento delle masse proletarie del mondo intero dalla galera della demagogia e del tradimento opportunista. E tale prospettiva non può non spaventare anche i dirigenti dello Stato di Mosca, oltre che la borghesia mondiale. Perché il maremoto sociale che ne scaturirebbe non mancherebbe di scagliare una immensa ondata contro le feroci impalcature statali che schiacciano, sotto l'usurpato nome di comunismo, i proletari soggetti al Cominform.

 

il programma comunista, n. 5, 4-18 dicembre 1952