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archivio > Archivio sulla sinistra>Ricordando la Comune di Varsavia (il programma comunista, n. 23, 1953 e n. 1, 1954)

aggiornato al: 08/09/2008

il programma comunista n. 23, 1953 e n. 1, 1954

Uno dei primi articoli inseriti nel sito, esattamente un anno fa, fu  Viva la Comune di Varsavia tratto da La sinistra proletaria dell'ottobre 1944. Quanto riproponiamo ora è un lungo articolo sempre sulla rivolta di Varsavia, all'interno della seconda guerra mondiale, apparso in il programma comunista del dicembre 1953 e  del gennaio 1954 che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno come russi e tedeschi agirono all'unisono per schiacciare la rivolta proletaria del 1944.

Per chi volesse approfondire ancora l'argomento segnaliamo un bel libro di 800 pagine di Norman Davies, La Rivolta. Varsavia 1944: la tragedia di una città tra Hitler e Stalin (Rizzoli, Milano, 2004).

 

Ricordando la Comune di Varsavia

 

La quarta spartizione della Polonia (le precedenti avvennero ad opera della Russia, Austria e Prussia rispettivamente il 5 agosto del 1772,  4 aprile 1793, 24 ottobre 1795) fu sanzionata dalla Germania hitleriana e dalla Russia staliniana col patto di non aggressione russo-tedesco del 23 agosto 1939. Operando di conserva con le armate naziste, già padrone di metà del territorio polacco, le truppe sovietiche attaccarono ed invasero dall' Est la Polonia il 17 settembre 1939. La spartizione diveniva così un fatto storico. Applicando altre clausole segrete del Patto Ribentrop-Molotov, le truppe russe occupavano altresì la Bucovina, la Bessarabia, gli Stati Baltici.

Il patto russo-tedesco che la storiografia aulica del Cremlino ha tentato, a partire dal giugno 1941, di presentare come un espediente machiavellico adoperato per guadagnare tempo, non fu limitato alla sistemazione territoriale della preda di guerra. In base ad esso furono concordati gli accordi commerciali, per cui la Russia fornì alla Germania forti quantitativi di petrolio, carbone, cotone grezzo e minerali necessari all'alimentazione della produzione di guerra nazista. Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Iugoslavia. Grecia, successivamente piegate e sommerse dall'invasione nazista, lo furono anche per gli aiuti materiali offerti dalla Russia al governo di Hitler. Ben vero è che oggi il governo di Mosca si presenta come il protettore paterno dell'indipendenza di questa nazioni contro l'imperialismo americano, e ogni volta che al parlamento francese è di scena il riarmo tedesco nell'ambito della C.E.D. , stalinisti e gollisti reclamano la rimessa in valore del Patto franco-russo firmato al Cremlino da Bidault e dal gen. De Gaulle nel Natale 1944. Ma il fatto inoppugnabile resta: dal settembre 1939 al giugno 1941, la coalizione Germania-Russia concordemente si spartì l'Europa, riservando solo a se stessa il diritto all'indipendenza nazionale.

Di questo avviso non furono le borghesie nazionali spodestate e le nazionalità proscritte e oppresse dagli invasori. La reazione all'occupazione doveva effettuarsi però nelle forme e nei modi tipici della classe borghese, imposti dalle esigenze della dominazione di classe. Da una parte si lavorò a costituire governi di paglia, i cosiddetti governi «quisling», volontariamente assoggettati al volere delle autorità militari occupanti; dall'altra si utilizzò scaltramente la disperazione e la rivolta degli strati inferiori delle popolazioni, delle classi lavoratrici affamate e dissanguate da una guerra feroce, ai fini della resistenza nazionale e nazionalista contro l'invasore. Le borghesie europee, calcolando che una pace dettata dalla coalizione russo-tedesca era un'eventualità improbabile, per cui urgeva predisporre le condizioni di un loro futuro inserimento nell'opposta coalizione Stati Uniti - Impero Britannico, impiantarono audacemente un pericoloso doppio gioco; ma si guardarono bene dall'addossarsi il ruolo più pesante e sanguinoso che fu riservato alle classi lavoratrici, intrappolate nelle insidie pseudo-popolari del partigianesimo. La repressione delle potenze occupanti si disfrenò con micidiale spietatezza. Alleati nella guerra, soci nello sfruttamento economico delle terre occupate, Germania e Russia, ad onta delle pretese differenze ideologiche, condussero con altrettanta concordia la spietata repressione della resistenza nazionale polacca e in seguito schiacciarono l'insurrezione proletaria di Varsavia.

Se gli stati Maggiori russo e tedesco avevano, nel settembre 1939, proceduto ad occupare e spartirsi la Polonia, secondo un piano preordinato, le polizie di Stato non funzionarono con minore accordo. Nel marzo del 1940, funzionari della Gestapo (la famigerata polizia politica nazista che in seguito Mosca doveva accusare dei peggiori delitti e fare giudicare severamente al processo di Norimberga) si incontrarono con una delegazione della N.K.V.D. (la polizia speciale di Beria) per concordare un piano di repressione comune diretto a schiacciare le organizzazioni clandestine polacche. Gli staliniani che dopo la rottura del patto russo-tedesco dovevano creare attorno a se stessi una meravigliosa mitologia partigiana stettero assolutamente tranquilli durante l'occupazione russo-tedesca della Polonia. Un libro sulla resistenza polacca, recentemente apparso «L'Histoire d'une armée secrete» di Bor-Komorowskj, ci apprende che su 168 pubblicazioni antinaziste in Polonia, solo nel novembre 1941, cioè a cinque mesi dallo scoppio della guerra tra gli ex alleati Russia e Germania e a venti mesi dall'occupazione tedesca apparve un foglietto clandestino staliniano. Lo scrittore del libro, un polacco rifugiato in Francia, deve essere nelle grazie dei Ministeri degli Esteri occidentali, ma ciò non toglie che quanto dice sull'atteggiamento degli staliniani polacchi all'epoca dell'occupazione russa della Polonia corrisponda alla verità. Accettando la occupazione russa della Polonia orientale gli staliniani non potevano opporsi all'annessione della parte occidentale di essa che i tedeschi avevano effettuato d'accordo con i russi.

I risultati della collaborazione tra Gestapo e N.K.V.D. si videro nella cruenta campagna antisemita che culminò nella distruzione del ghetto (quartiere ebraico) di Varsavia, commesso dai nazisti, e nel massacro di Katyn che costò la vita a migliaia di ufficiali polacchi, che i gendarmi della N.K.V.D. soppressero in una colossale esecuzione in massa. Ognuno nella sua zona di occupazione, e in vista di un obiettivo comune, gli occupanti russi e tedeschi provvidero a sbarazzarsi in tal modo del nemico interno: l'ebraismo e il nazionalismo militarista polacco. Nel 1944, nonostante lo stato di guerra, gli ex alleati dovevano condurre, al di sopra del fronte, una terribile sanguinosa operazione di polizia contro la Comune di Varsavia insorta contro l'occupante tedesco, ripetendo così i nefasti della politica dei Prussiani e dei Francesi federati contro la Comune di Parigi del 1871, nonostante l'armistizio, nonostante la vergogna di Sedan.

Il Cremlino, fin dall'aprile 1943, allorquando il governo nazista denunciò il ritrovamento di migliaia di cadaveri di ufficiali polacchi nelle fosse comuni scoperte nella foresta di Katyn, situata nella Polonia orientale occupata dai russi fino al giugno 1941, ed accusò la N.K.V.D di avere perpetrato il massacro orrendo, fin da allora il Cremlino rispose furiosamente respingendo la tremenda accusa. Ma come può negare che la soppressione in massa degli ebrei, almeno nei primi tempi, fu operata dalla Gestapo tedesca con la tacita complicità delle autorità militari russe? A quell'epoca, Russia e Germania erano alleate; dominavano insieme sulla Polonia; svolgevano sul piano internazionale una politica comune o convergente.

Se la strage du Katyn fu uno stomachevole macello di poveri cristi inermi e legati, condotti sull'orlo delle fosse comuni e fattivi precipitare con una pallottola alla nuca, la distruzione del ghetto di Varsavia che costò la vita di 400.000 ebrei d'ambo i sessi e di ogni età avvenne nel corso di una furibonda lotta nelle strade, nelle cantine, nelle fogne. Fu una guerra atroce fra gendarmi trasformati per rabbia in belve antropofaghe e combattenti votati per disperazione ad un suicidio assetato di sangue e di vendetta.

Il massacro sistematico degli ebrei cominciò fin dall'inizio della occupazione germanica. I nazisti procedettero anzitutto ad eliminare le comunità ebraiche delle città meno importanti trasferendole in massa nei grandi centri abitati. In conseguenza di ciò, al principio del 1942, il ghetto di Varsavia contava 400.000 persone, uomini, donne e bambini che vivevano in spaventevoli condizioni per la promiscuità e la miseria. Le autorità tedesche concedevano quattro libbre e mezzo di pane a persona per un mese. Si otteneva così di sopprimere per fame migliaia di persone tenendo le armi nei foderi. Centotrentamila ebrei prelevati nel ghetto di Lublino sparirono nel campo di concentramento di Belzec, uccisi nelle camere a gas. Durante i mesi di luglio e agosto le stragi continuarono: gli ebrei condotti nei campi di Belzec, Sobilar, Treblinka, ricevevano l'ordine di spogliarsi completamente, venivano introdotti nelle camere a gas, sepolti nelle fosse comuni scavate da mezzi meccanici nel folto delle foreste. Le notizie agghiaccianti delle stragi giungevano nel ghetto di Varsavia apprendendo agli abitanti la crudele sorte che gli attendeva. Erano presi in trappola; non esisteva altra possibilità tranne quella di scegliere tra la morte nelle camere a gas o l'uccisione in combattimento. La notte del 19 aprile 1943, una compagnia di S.S. penetrò nel ghetto, ma venne accolta da un nutrito fuoco di fucili e mitragliatrici. Certi di essere uccisi se presi prigionieri, gli ebrei avevano deciso di morire con le armi in pugno. Si difesero con furioso eroismo sfidando per sette giorni, dal lunedì di Pasqua al sabato, il fuoco micidiale dei cannoni puntati a distanza ravvicinata contro le case del ghetto, gli incendi appiccati da guastatori, le bombe lacrimogene. Alla fine di maggio l'ultima casa fu distrutta e l'ultimo ebreo ucciso.

La propaganda diretta da Mosca ha sollevato in occasione della esecuzione dei coniugi Rosenberg, di nazionalità israelita, fieri attacchi al governo americano accusandolo di fomentare l'antisemitismo. L'odio di razza specie contro i negri, macchia d'infamia la borghesia americana. Ma è altrettanto vero che la campagna di sterminio condotta dai nazisti contro gli ebrei polacchi fu iniziata fin dall'epoca in cui i Russi occupavano in condominio la Polonia e la Gestapo si consultava con  la N.K.V.D.

La santa alleanza staliniano-nazista sperimentata contro gli ebrei e i nazionalisti rivoltosi, doveva ripristinarsi, malgrado lo stato di guerra tra Russia e Germania, contro il proletariato di Varsavia insorto eroicamente contro i carnefici hitleriani.

(continua)

 

il programma comunista, n. 23, 18 dicembre 1953 - 8 gennaio 1954

 

 

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Nella prima puntata (numero 23 del 1953) si sono ricordate le tappe della politica di violenza e sterminio condotta dalla Germania (allora alleata della Russia) in Polonia contro ebrei e «resistenti». Poi avvenne il rovesciamento di fronte.

 

La Comune di Varsavia dell'agosto 1944, rappresentò nella bestiale carneficina di popoli-armenti che fu la seconda guerra mondiale, l'unico esempio di eroismo collettivo. Infatti non fu lo scontro stritolatore di mostri meccanici strascinantisi dietro moltitudini inebetite e passive che caratterizzò le battaglie degli eserciti; fu l'eroica follia della lotta di uomini armati di bottiglie incendiarie e di bombe a mano contro le colonne motorizzate e blindate della Wehrmacht, di una Wehrmacht resa furiosa per la vittoriosa offensiva del maresciallo Rukossovskj, le cui truppe avanzanti da giugno su un fronte di 400 chilometri erano giunte il 28 luglio alle porte di Varsavia, nello stesso tempo che gli anglo-americani allargavano la testa di ponte in Normandia. Tanto più infame doveva essere il comportamento dei russi, di fronte alla insurrezione proletaria scoppiata entro Varsavia il 1° agosto. più vergognoso ancora della condotta dei nazisti, i quali potettero annegare nel sangue, e quale sangue!, la rivolta, solo per effetto della decisione del Governo di Mosca di bloccare l'avanzata delle truppe di Rokossovskj.

Si ripete la scellerata associazione dell'epoca degli abboccamenti tra Gestapo e N.K.V.D. La lotta entro Varsavia assume aspetti terribili. Rivoltosi indossanti uniformi di S.S. prelevate in un deposito conquistato assaltano di sorpresa le truppe naziste, catturano dei mezzi blindati. I tedeschi usano carri armati «Tigre», cannoneggiano, incendiano interi quartieri bruciando vivi gli abitanti, costringendo uomini e donne e bambini a scendere nelle cantine e ivi li sterminano a colpi di granate. Ma perdono i depositi della Posta centrale, dello stabilimento del gas, della stazione di filtraggio e della stazione ferroviaria principale. Interi quartieri vengono liberati dagli insorti in testa ai quali combatte il proletariato.

Si attende l'arrivo dei russi, la ripresa dell'avanzata di Rokossovskj. Ma, inspiegabilmente, le truppe russe sono ferme. La B.B.C. dà notizie in lingua polacca della insurrezione. Radio Mosca tace. La Luftwaffe bombarda e mitraglia i quartieri occupati dagli insorti. Non un solo aereo russo compare nel cielo della città. E' chiaro che i russi si assunsero il compito di aiutanti del carnefice nazista.

Solo al quarto giorno della rivolta, il 4 agosto, il partito comunista dà l'ordine ai propri organizzati di partecipare alla rivolta, mettendosi agli ordini del gen. Bor.

Lo stesso giorno i nazisti sferrano un'offensiva, mentre avviene uno scambio concitato di messaggi tra Churchill e Stalin. Il premier inglese, desideroso di sfruttare ai fini della propria politica la sollevazione invita Stalin a correre in aiuto degli insorti. Stalin rifiuta seccamente, denigrando le capacità militari degli insorti che ritiene impotenti a fronteggiare le quattro divisioni corazzate tedesche tra le quali la «Hermann Goering» che difendono Varsavia. L'obiettivo comune dei capi dei governi inglese e russo consiste, ripetiamo, nel neutralizzare l'insurrezione utilizzandola ai propri fini imperialistici. Churchill propone ai russi di prenderla sotto tutela ordinando a Rokossovskj di conquistare Varsavia: Stalin, fedele al principio che il nemico cessa di essere tale solo se morto, ordina a Rokossovskj di bivaccare, lasciando ai nazisti il compito di massacrare i rivoltosi. In Stalin parlava il Bismarck dell'epoca della Comune di Parigi.

Chiusa in una trappola gigantesca di cemento e di acciaio, la Comune di Varsavia non si arrende. Tradita da coloro che credeva alleati sa trovare in sé tanto eroismo da superare anche la delusione, nemico più terribile della stessa paura fisica. I tedeschi distruggono uomini e case con feroce sistematicità: attaccano le strade con bombe incendiarie ed esplosive, unendo il bombardamento aereo col fuoco dell'artiglieria. Fatto il deserto, la fanteria avanza irrorando le macerie crollate su morti e feriti con le vampate dei lanciafiamme. Scagliano contro gli stabili i «Nebelwerfer» bombe di fosforo ed esplosivo a scoppio multiplo. Adoperano per la prima volta i «Goliaths», piccoli carri armati carichi di esplosivo, guidati elettricamente. Sono ordigni formidabili: distruggono ogni cosa. Il 10 agosto aerei alleati tentano di paracadutare armi e munizioni agli insorti, ma i tedeschi convergono il fuoco sulla zona nettamente individuata dai segnali luminosi a terra. Scorrono torrenti di sangue.

Il 13 agosto l'agenzia russa «Tass» diffonde un comunicato in cui si addebita agli esuli polacchi a Londra la responsabilità della rivolta e si smentisce la notizia circa l'esistenza di un collegamento tra partigiani di Varsavia e truppe russe. Ma se fosse vero quanto afferma Mosca, non sarebbe dovere del Governo russo alleato di guerra dell'Inghilterra e protettore di un «Comitato di Liberazione Nazionale» costituito di comunisti polacchi, correre in aiuto della rivolta?

Il 17 la Comune entra in agonia. I tedeschi iniziano una infernale offensiva preparandola con cannoneggiamenti di obici da 600 millimetri, i cui proiettili pesano una tonnellata e mezza. Battuti ferocemente dall'artiglieria terrestre, dai carri armati Tigre, dai Goliath, dagli aerei, gli insorti continuano a lottare. 70 mila uomini della Wehrmacht si scagliano contro i quartieri difesi dai comunisti che hanno con loro donne, vecchi e bambini acquattati come bestie nelle cantine, tormentati dalla fame e dalla sete, continuamente minacciati di morire sotto le macerie dei fabbricati sbriciolati dalle bombe. Per tre giorni gli insorti riescono a sferrare un contrattacco. La lotta raggiunge i limiti della follia. Gli insorti, costretti ad indietreggiare si rifugiano nelle fogne, nei passaggi sotterranei della città. I tedeschi lanciano nei cunicoli granate e bombe a gas, fucilano sul posto i prigionieri. Fino all'ultimo gli insorti attendono l'arrivo delle truppe russe. Invano! Arriveranno tre mesi dopo il massacro...

Il 29 settembre i tedeschi sferrano l'attacco generale contro la Rivolta. Il 3 ottobre, dopo 63 giorni di epici combattimenti, gli ultimi difensori della Comune si arrendono ai tedeschi, i quali in riconoscimento dell'eroico comportamento si impegnano ad applicare la Convenzione di Ginevra, e trattare gli insorti come prigionieri di guerra. Lo stesso boia è soffocato dal sangue. Quindicimila morti giacciono nei quartieri distrutti.

Apparentemente il rifiuto del Governo di Mosca di portare aiuto agli insorti può attribuirsi all'interesse nazionalistico di sbarazzarsi delle forze politiche facenti capo al Governo polacco in esilio costituito dai profughi polacchi a Londra, notoriamente legati all'imperialismo britannico. La cosiddetta guerra fredda scoppiata tra i vincitori del conflitto, e prima ancora, i violenti contrasti scoppiati in Polonia tra gli stalinisti e i partiti filo-occidentali, parrebbero comprovare l'ipotesi. Ma il fatto stesso che l'occupazione militare russa della Polonia garantiva il controllo politico degli stalinisti, come la successiva evoluzione storica doveva confermare, sta a dimostrare che Mosca, lasciando intrappolare gli insorti, contava su ben altro scopo. Il governo di Stalin si prefiggeva di salvare di fronte al proletariato internazionale il suo falso prestigio di agente rivoluzionario. La Comune di Varsavia, voluta e difesa dal proletariato rivoluzionario, doveva morire. Evitando di sporcarsi le mani, il governo russo passava l'infame compito all'esercito nazista.

La fine gloriosa della Comune di Varsavia è una prova sanguinosa del gesuitismo politico del Governo di Mosca, un'accusa provata del compito controrivoluzionario dello stalinismo internazionale. Essa sta a dimostrare che ovunque il proletariato dichiarerà e combatterà nell'avvenire la guerra civile rivoluzionaria contro il capitalismo, si troverà alle spalle, come a Varsavia nell'estate del 1944, o di fronte, come a Berlino nell'estate del 1953, i gendarmi stalinisti della controrivoluzione. Ma la resa dei conti verrà. Allora lo stalinismo dovrà pagare anche i quindicimila caduti della Comune di Varsavia.

 

il programma comunista, n. 1, 9-21 gennaio 1954