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archivio > Archivio sulla sinistra>La spartizione hitlero-staliniana dell'Europa (il programma comunista, n. 23, 1954 e n. 1, 1955)

aggiornato al: 26/08/2008

il programma comunista, n. 23, 1954 e n. 1, 1955

Partendo dalla morte nel 1954 di Viscinskj, questo articolo degli anni cinquanta  ripercorre una pagina di storia del secolo scorso che è bene ricordare, anche perché a scuola e nelle versioni correnti,  passate per vere, questi avvenimenti sono narrati in modo diverso.

 

La spartizione hitlero-staliniana dell'Europa

 

Noi rifuggiamo dal culto dell'individuo che conduce egualmente alla divinizzazione e alla demonizzazione dei capi politici. Oggi non sprecheremmo un solo rigo di questo foglio ad occuparci della morte di Viscinskj, se il nome suo non fosse legato alla tremenda epurazione staliniana che doveva gettare le basi dell'odierno stato totalitario russo. Comunemente, si rapportano le cause dello sterminio della opposizione interna contro il regime staliniano - opposizione che non fu né unita né omogenea; nonostante la comune etichetta di «trotzkismo» ad essa affibbiata dalla propaganda stalinista - all'assassinio avvenuto nel dicembre 1934 di Sergio Kirov, viceré di Stalin a Leningrado. In realtà l'eliminazione fisica degli oppositori del regime staliniano, che si protrasse fino all'inizio della seconda guerra mondiale - Trotzky fu assassinato dalla Ghepeu nell'agosto 1940 - va vista nel quadro generale dell'evoluzione europea del totalitarismo: Le susseguentisi ondate di persecuzioni che costarono la morte e la deportazione a centinaia di migliaia di persone, inquadrate nel partito bolscevico, nell'amministrazione statale, nei sindacati, nell'Esercito rosso, si spiegano certamente con la lotta interna delle frazioni del regime dominante, ma non si comprenderebbe perché la lotta precipitò per iniziativa del governo di Stalin, verso la sua soluzione di sangue, se si ignorasse il significato degli avvenimenti svoltisi in Europa, e fuori di essa, nel quinquennio che precedette la seconda guerra mondiale.

Il 1936, il 1937, il 1938, il 1939 furono gli anni della avanzata del totalitarismo in Europa, l'epoca di incubazione dei blocchi imperialistici di guerra, la vigilia della guerra. Che avveniva in Europa in questi anni, mentre in Russia, nei processi spettacolari contro gli oppositori del regime, il procuratore generale Viscinskj chiedeva, ed otteneva ancora prima di chiedere, la fucilazione per gli ex capi del partito e del governo bolscevico? Avveniva semplicemente che il fascismo conquistasse una posizione dopo l'altra nella giungla internazionale. Sono note le tappe della sanguinosa avventura: guerra d'Etiopia, rimilitarizzazione della Renania, Asse Roma-Berlino, guerra di Spagna, patto anti-komintern nippo-tedesco-italiano, conflitto nippo-cinese, annessione dell'Austria al Terzo Reich, Monaco. I Paesi dell'Europa orientale: l'Ungheria, la Romania, la Polonia, la Iugoslavia e, nel Mediterraneo, la Grecia, la Spagna, l'Albania cadono sotto il tallone di ferro delle dittature sostenute dalle maggiori potenze nazi-fasciste. Negli Stati che ancora si oppongono all'espansionismo della Germania nazista, e la guerra dimostrerà con quanto impegno lo facessero, il movimento totalitario ingrossa e alleva i futuri «quislings».

Non fu certamente un caso che il terrore staliniano si scatenasse proprio in questa tremenda epoca. Lo stesso stalinismo riconosce ciò, ma in che modo lo fa?

Nei processi fatti celebrare con macabra regia da Stalin contro la Sinistra (Zinoviev, Kamenev ed altri) e la Destra (Bukharin, Rykov, Krestinsky ed altri), la composita opposizione antistaliniana fu dipinta come una infernale cospirazione fascista. Ancora una volta, L'Unità  facendo l'esaltazione di rito del defunto Viscinskj, e alludendo ai processi di Mosca, getta sulla memoria dei condannati l'infame accusa di «agenti hitleriani», la stessa ripetuta con sadica tenacia da Viscinskj nel corso delle udienze. Per giustificare l'assassinio dei capi riconosciuti dell'opposizione (per i nomi oscuri, e furono migliaia, non si badò a tanto) gli stalinisti pretesero di dimostrare che l'opposizione lavorava in maniera cosciente e su istruzioni del Governo di Hitler, a spianare la strada alla conquista hitleriana della Russia. Accuse simili, gettate da Viscinskj in faccia agli imputati, mentre fuori dei confini russi, il nazifascismo asserviva gran parte del continente, e la restante parte minacciava continuamente di aggressione, erano quelle che ci volevano per mandare gli imputati davanti al plotone di esecuzione. Ma da quando fu firmato a Mosca il patto di guerra Stalin-Hitler, chi crede più alle canagliesche invenzioni di Viscinskj?

La marcia del fascismo sull'Europa ebbe una battuta d'arresto a Monaco, anche se lo smembramento e la soggezione della Cecoslovacchia seguì di poco, alcuni mesi, la capitolazione della coalizione franco-inglese di fronte ad Hitler. Per poter attuare il suo programma di conquiste, il nazismo dovette, fino a Monaco, procurarsi con l'arma del ricatto e con minacce, l'appoggio passivo delle democrazie occidentali. Ma dopo Monaco, allorché sulla tabella di marcia della Wehrmacht scattò la Polonia, la Germania nazista ebbe bisogno di un ben altro strumento. Berlino sapeva benissimo che la Cecoslovacchia era stato il massimo sacrificio cui Francia ed Inghilterra si erano rassegnate, e si raffigurava chiaramente che toccare la Polonia sarebbe equivalso a provocare la guerra, come dimostrò l'evolvere degli avvenimenti. Nella certezza di provocare l'intervento armato della Francia e dell'Inghilterra, appena avesse posto le mani addosso alla Polonia, Hitler mirò a procacciarsi l'amicizia di Stalin, al fine di evitare la lotta su due fronti. Da questa necessità strategica scaturì il patto russo-tedesco del 23 agosto 1939.

Il procuratore generale Andrea Viscinskj, in una sua requisitoria contro gli antistaliniani seduti sul banco degli accusati concludeva con la solita teatralità «benedicendo il giorno in cui sulle tombe di quegli esecrabili traditori sarebbero cresciute le erbacce». Ebbene le erbacce cresciute sulle tombe delle ultime vittime della repressione staliniana, i diciotto fucilati del cosiddetto Blocco di destra antisovietico, tra cui Bukharin, Rykov e Krestinskj, messi a morte nella primavera del 1938, non erano ancora completamente disseccate allorché, poco più di un anno dopo la strage, il governo di Stalin accoglieva a braccia aperte Ribbentrop, ministro degli esteri di Hitler, e firmava con lui nel Cremlino il patto nazi-stalinista. Chi, dunque, era l' «agente di Hitler», chi agiva politicamente in modo da facilitare la guerra nazista? Nulla di tangibile è emerso mai, neppure all'epoca del processo di Norimberga contro i capi nazisti sconfitti, che possa provare le accuse mosse alle vittime del terrorismo stalinista, messe al muro sotto l'imputazione di alto tradimento a favore della Germania. Nessuna prova materiale esiste della pretesa soggezione - su cui Viscinskj lanciò le sue retoriche maledizioni - dell'opposizione interna antistaliniana  alle direttive politiche del nazismo. Al contrario, tutta la prima fase della seconda guerra mondiale sta lì a provare che furono le medesime forze sociali, il medesimo regime politico, le medesime figure di politicanti, che avevano aperto il macello in Russia sotto il pretesto di distruggere le infiltrazioni hitleriane, a spianare la strada alla guerra nazista.

Gli storici su ordinazione e i cagliostri  versipelli dello stalinismo, ricostruendo la storia «a posteriori», sono sempre pronti a raccontare il mirabile doppiogioco che la Russia avrebbe esperito accordandosi con la Germania nazista. Del resto, che potrebbero fare se non spacciare la ridicola panzana che il governo di Stalin mirava, firmando il patto russo-tedesco, a ... distruggere il nazismo? Essi non possono ovviamente guardare in faccia la realtà. Ciò non toglie che il patto russo tedesco dell'agosto 1939 diede il via alla seconda guerra mondiale, e costituì il presupposto diplomatico della spartizione dell'Europa nelle zone di influenza russa e tedesca. Sono noti gli avvenimenti che seguirono la firma del patto. Il 1 settembre le truppe tedesche invasero la Polonia; il 3 Gran Bretagna e Francia seguite dall'Unione Sud-Africana e dal Canada, dichiararono guerra alla Germania; il 17, cioè otto giorni dopo l'inizio della battaglia decisiva per Varsavia, le truppe di Stalin invadevano da est la Polonia. Presa di fronte e alle spalle dalle armate tedesche e russe, la Polonia veniva rapidamente sconfitta e spartita dagli invasori. Negli stessi giorni la Russia costrinse le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) a firmare patti che le garantivano diritti di parziale occupazione. La Finlandia che rifiutò di sottostare ad analogo regime fu invasa dalle truppe russe, piegata e costretta a cedere alla Russia l'istmo di Carelia e l'uso della penisola di Hango.

L'anno 1940 vide i pieni risultati dell'intesa russo-tedesca. Nella primavera, le armate hitleriane occuparono la Danimarca e la Norvegia (aprile), l'Olanda e il Belgio (maggio), costrinsero gli inglesi ad imbarcarsi a Dunquerque e piegarono la Francia (giugno). Successivamente si sviluppava l'azione tedesca ad Est: la Bulgaria fu occupata nel marzo 1941, la Romania nell'ottobre; nei Balcani, la guerra iniziata da Mussolini contro la Grecia nell'ottobre 1940, fu condotta a termine, nel maggio dell'anno successivo, per l'intervento dei tedeschi. La Grecia veniva interamente occupata, seguendo di qualche settimana il destino dell'Iugoslavia, sgominata nello spazio di una decina di giorni dai colpi micidiali della «guerra-lampo». Mentre il fascismo hitleriano, avendo le spalle guardate dall'alleato russo, faceva preda a Nord e a Sud, ad Est e ad Ovest, assoggettando praticamente l'intera Europa continentale alla durissima dittatura della «Gestapo» e delle S.S., non meno fruttuosamente la Russia staliniana rapinava a man salva nella zona di influenza che la Germania nazista le aveva riconosciuta. La Lituania, la Lettonia, l'Estonia furono incorporate nell'Urss; la Bessarabia e la Bucovina settentrionale, tolte alla Romania, costituirono la Repubblica sovietica di Moldavia. Dalla spartizione della Polonia e delle annessioni a danno della Finlandia si è già detto. La rottura fra Germania e Russia avvenne poi per l'impossibilità di conciliare gli appetiti imperialisti dei due: non per altro (vedasi l'incontro di Berlino e le richieste di Mosca).

La propaganda staliniana ama diffondersi sulle gloriose imprese guerresche che la Russia condusse dopo il fatale 22 giugno 1941, data dell'attacco di Hitler alla ex alleata Russia. In materia la stampa aulica stalinista abbonda di omeriche esaltazioni del valore e dell'eroismo russo. E' innegabile che Mosca reagì in maniero furibonda al tradimento tedesco. E lo potette, perché fu involontariamente favorita dalla politica di bestiale oppressione e di sterminio che i nazisti condussero nei territori russi occupati, provocando in tal modo l'odio delle popolazioni che sfociò nel partigianismo, e permettendo al governo e al partito stalinista di invocare l'unione nazionale contro l'invasore. Su tale capovolgimento dei rapporti russo-tedeschi, tutte le «Unità» del mondo sono felicissime di comporre inni. Ma su ciò che accadde prima del 22 giugno 1941, esse preferiscono trattenersi poco, e si capisce il perché. Gli è che questa data concluse il biennale predominio russo-tedesco, nazi-stalinista, sull'Europa, che, qualunque interpretazione si dia al fatto, ebbe, per l'atterramento della Francia e il temporaneo isolamento della Gran Bretagna, due soli padroni: Hitler e Stalin.

E allora si comprende quale fondamento avessero le mostruose accuse che l'ex menscevico Viscinskj lanciava addosso ai vecchi capo bolscevichi che i traditori staliniani gli gettavano in pasto. Agenti hitleriani furono, quelli sì, i capi dei partiti comunisti asserviti al governo di Mosca, i quali, finchè il nazismo e lo stalinismo rimasero attruppati e insieme si spartirono l'Europa, si mantennero neutrali nella lotta scoppiata tra gli occupanti nazifascisti e i partigiani dei partiti democratici antifascisti. Non che si voglia revocare la posizione di assoluto rifiuto, e di schifo, del cosiddetto mondo libero, della democrazia parlamentare, ma solo per seguire per un momento lo stesso modo di ragionare degli stalinisti, bisogna pur dire che mentre il gen De Gaulle, emigrato in Inghilterra, organizzava, fin dall'ottobre 1940, la cosiddetta resistenza all'occupante tedesco, Thorez esaltava la guerra russo-tedesca. Solo all'indomani dello scoppio della guerra tra le alleate Germania e Russia, Thorez diventerà amico e socio di De Gaulle! Prima agenti hitleriani, poi turiferari della democrazia...

Ad onta dei processi e delle fucilazioni ordinate da Stalin ed eseguite dal boia Viscinskj, la distruzione dell'opposizione interna allo stalinismo, non fu altro che l'aspetto russo della marcia mondiale del totalitarismo e della preparazione del secondo massacro imperialista. L'attuale stato totalitario russo non poteva che fondarsi sulla estirpazione di ogni opposizione interna, specialmente in quanto essa si riferiva al movimento rivoluzionario comunista che lo stalinismo aveva arrestato e capovolto.

La nessuna credenza che abbiamo nelle pretese capacità dei «grandi» uomini di funzionare come motori della storia, non ci esime dal detestare, anche personalmente, i nemici del comunismo. Viscinskj è morto com'era vissuto. Fra menzogne convenzionali ed ipocriti formalismi si svolse il film macabro della sua vita di funzionario dello stato sovietico, di riempitore delle fosse comuni di Stalin; fra le fredde e protocollari cerimonie della industrializzazione propagandistica del cadavere «illustre» si è concluso il suo tragitto post mortale, dal marciapiede di Park Avenue, a New York, ove ve lo inchiodava un repentino attacco cardiaco, fino alle feticistiche mura del Cremlino, nel cui spessore hanno depositato, con barbarico rito, le sue ceneri. Era un onorato boia messo in pensione, remunerato dei servizi resi ai padroni con cariche diplomatiche. L'ironia della sorte ha voluto che tirasse le cuoia proprio a New York, nel baluardo della democrazia, per la quale aveva combattuto da menscevico. Da giovane, contro il bolscevismo, aveva auspicato l'avvento in Russia della democrazia parlamentare, e solo rinnegò la democrazia per la dittatura, quando fu ben certo che non era più in piedi la dittatura del proletariato, fondata da Lenin e dai bolscevichi, ma stava prendendo il sopravvento la dittatura capitalista di Stalin. Di quanti Viscinskj sono pieni i partiti comunisti odierni! Come tutti i boia, è morto spargendo puzzo di carneficina e di sangue. Chi poteva commuoversene?

 

il programma comunista, n. 23, 13-30 dicembre 1954 e n. 1, 5-20 gennaio 1955