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archivio > Archivio sulla sinistra>Il rullo compressore... (Battaglia comunista, n. 12, 31 marzo - 6 aprile 1948)

aggiornato al: 22/05/2013

Battaglia comunista, n. 12, 31 marzo - 6 aprile 1948
Un bell'articolo del 1948 per i nostri lettori!
Il rullo compressore delle due democrazie
Antiproletarie per la prospettiva storica che fa di esse poli contrastanti del conflitto imperialistico e quindi della guerra, le forze politiche che muovono nel quadro della democrazia parlamentare e della democrazia popolare lo sono egualmente per l’opera concorde che sistematicamente svolgono per schiacciare sotto il loro modernissimo rullo compressore il proletariato. Al di sopra del contrasto imperialistico c’è fra loro una unità profonda, l’unità che si realizza nel contrasto stesso, per la difesa del dominio di classe.
Gli anni intercorsi fra la fine della guerra ed oggi hanno visto, a conferma schiacciante dell’inesistenza di un fondamentale contrasto fra democrazia e fascismo, il sistematico, metodico, inesorabile rafforzamento della macchina repressiva dello Stato. Lo Stato padrone dei fascisti ha subito, in regime di democrazia, un perfezionamento tecnico che ne fa oggi uno strumento perfetto di compressione e di stritolamento dei moti di classe del proletariato, uno strumento che ha la mobilità, l’efficienza e la spregiudicatezza dei più moderni ordigni di guerra. La democrazia di oggi, quella tal democrazia che avrebbe dovuto seppellire il fascismo come regime di violenza organizzata e totalitaria, passerà alla storia nella coscienza dei proletari come il regime degli sfollagente, dei reparti di carabinieri aerotrasportati, dei gas lacrimogeni, delle jeeps, quando, riprendendo ed ingigantendo le esperienze fasciste, non si farà ricordare come il regime dei campi di concentramento, delle deportazioni in massa, dell’eliminazione diretta od indiretta, violenta o cortese dell’avversario. E si sa che, in questa opera ricostruttrice e perfezionatrice degli strumenti di repressione a... difesa della libertà, tutti i partiti della costellazione democratica hanno una responsabilità solidale, che lega Scelba a Romita, Schuman a Thorez, i neo-dittatori dell’Europa orientale ai loro ex compari della democrazia d’occidente, Truman a Stalin e tutti insieme alle ormai pallide ombre dei loro cosiddetti avversari di ieri, Mussolini e Hitler.
Lo Stato democratico ha dotato delle sue armi migliori la polizia “popolare”, ha quasi dovunque, in America come in Francia, in Russia come negli Stati balcanici, cancellato dalle sacre tavole degli eterni principi il diritto di sciopero, ha fatto dei sindacati delle succursali delle prefetture e delle questure nella santa missione di mantenere l’ordine sociale, ha stretto nel suo pugno le leve dell’economia, ha trasformato in impiegati dello stato i lavoratori delle industrie nazionalizzate.
Su scala internazionale, la democrazia antifascista ha instaurato un regime accentrato di polizia che fa dei tre grandi i questori del mondo, dei loro eserciti i corpi di P.S. dei quattro continenti, delle nazioni satelliti le docili pedine di un gioco feroce di dominazione e di repressione; ha “protetto” amici e “liberati”, giusto come Hitler, mettendo un carabiniere davanti alla loro porta di casa.
Ha risolto il problema del salario con le tregue, quello della disoccupazione con lo sblocco dei licenziamenti, non ha dato pane ma ha dato in compenso la bomba atomica. Ha ripetuto agli operai: producete di più e consumate di meno; ed ha aggiunto: a consumare ci penserò io, giacché quello che produrrete non servirà per le vostre bocche, servirà per le bocche dei cannoni.
Ed anche in questo, le responsabilità di tutti i partiti della ricostruzione democratica è unica, perché tutti insieme, anche se oggi divisi, hanno portato la loro pietra alla costruzione della gigantesca prigione in cui langue oggi, all’insegna dell’Uguaglianza, della Fratellanza, della Libertà, il proletariato di tutti i Paesi.
Ma non hanno soltanto messo intorno alla classe operaia la camicia di forza di uno Stato ferocemente oppressivo. Hanno anche ottenuto di farne lo schiavo diligente che si scava quotidianamente la tomba cantando gli inni della sua redenzione. Hanno chiesto ed ottenuto dalla classe operaia che si lasciasse scannare per il trionfo della libertà di cui sopra; hanno chiesto ed ottenuto che ricostruisse, nell’illusione non ancora svanita di erigere la propria casa e di edificare il socialismo; che rinunciasse alle sue rivendicazioni di classe a vantaggio della patria; che producesse di più nell’unità di tempo perché le fabbriche dei suoi padroni rinascessero e le galere distrutte riaprissero i loro battenti.
Oggi, chiedono ed ottengono lo stesso risultato chiamando gli operai ad agitarsi perché trionfi il piano Molotov e perisca il piano Marshall, o viceversa. Tutto hanno falsato e distrutto: il sindacato, divenuto organo di incremento della produttività operaia; lo sciopero, divenuto arma di rincalzo dell’imperialismo; le organizzazioni politiche del proletariato, divenute strumenti di governo; il nazionalismo sostituito all’internazionalismo; la lotta contro lo “straniero” sostituita alla lotta contro lo sfruttatore; le rivendicazioni proletarie soppiantate dalle rivendicazioni patriottiche: Trieste, le colonie, Briga e Tenda gettate in pasto alla torbida demagogia dei ceti medi.
Questa è l’opera che i partiti della ricostruzione hanno svolto e continuano, in mutate condizioni, a svolgere: ed era giusto che si chiamassero “della ricostruzione”, perché ricostruire l’apparato produttivo e di governo del capitalismo non si può senza distruggere gli strumenti autonomi di classe del proletariato.
Essi, i ricostruttori dello Stato e delle chiese, gli amnistiatori dei fascisti, gli apostoli della Patria, i concorrenti nello sfruttamento delle più torbide passioni nazionalistiche, gli organizzatori di una pace da commissari di polizia e di una democrazia da manganellatori, possono ben stringersi la mano al disopra di tutte le frontiere e di tutti i temporanei contrasti, e insignirsi a vicenda dei supremi attestati di merito del progresso borghese.
Parlamentare o popolare, orientale od occidentale, la democrazia è passata come un gigantesco rullo compressore sul corpo del proletariato. Era la sua missione. Può ora, con tranquilla coscienza, pensare alla guerra.
Battaglia Comunista, n. 12, 31 marzo - 6 aprile 1948