Il Programma comunista, n. 2, 28 gennaio 1961
Inseriamo oggi due brevi articoli che riguardano, il primo, un anniversario della fondazione del P.C. d'Italia (che ci è stato richiesto da un lettore) e il secondo una nota, più o meno di colore, su Pietro Nenni presente nello stesso numero del giornale.
Buona lettura!
Insegnamenti del "Quarantennio"
Il nostro recente lavoro sull' Estremismo di Lenin, e ancora più particolarmente la finale Appendice sulle questioni italiane, sono venuti proprio in tempo a mettere le cose a posto circa l'attuale chiassosa «commemorazione» della fondazione del Partito Comunista d'Italia.
Noi non siamo commemoratori di professione, ma quanto scrivono i falsificatori discendenti di Livorno ribadisce il nostro metodo di trarre «sul filo del tempo» la documentazione dell'esperienza passata; e non decidere sulla storia di mesi, ma su quella di decenni e decenni.
Bene la documentazione dell'Unità e di Rinascita, salvo minori dettagli. Accettiamo i loro documenti e riferimenti sulla sinistra comunista e sulla preparazione di Livorno. Confermiamo tutti i testi della sinistra che essi, eseguendo acrobazie storiche da «slalom gigante» rimettono a denti stretti in circolazione. Ai compagni e ai lettori fare l'ampio confronto.
Rileviamo solo con quanto debole disagio Terracini cerca di replicare a Nenni. Questi rimastica la vecchia storia: che la scissione di Livorno divise il proletariato per avere il partito puro; e per tanto vinse il fascismo.
Terracini tenta di rispondere che la scissione fu necessaria ed utile. Ma non potrà mai spiegare come scissionisti ed antiscissionisti sono così ben d'accordo nell'esaltare la unità partigiana, antifascista e democratica su cui gloriosamente convergono oggi.
Nenni, che viene da quei primi gruppi di interventisti scontenti da cui uscì il fascismo, e che ha il toupet di ricordarli, è coerente come deprecatore di scissione quarant'anni fa ed oggi. Ma i comunisti fanno pena nel momento in cui qui tentano ancora di speculare sulla tradizione di Livorno, non morta nelle file proletarie italiane; e devono seguire le consegne del manifesto suino di Mosca per cui (come per Nenni) la scissione fu rovina e oggi occorre la unificazione dei partiti operai.
Tornando alla situazione di quarant'anni fa gli «ordinovisti» fanno ben tardiva ammenda dell'unitarismo ostinato, e del ritardo ad accettare la tesi del Soviet per la scissione; ritardo di due anni che rovinò la causa rivoluzionaria. Noi restiamo fermi sui testi di allora e di oggi; la vera lezione di quarant'anni di storia, contro la quale oramai male il partitone si contorce.
Nenni ricorda che, secondo Treves, veniva il fascismo prima della rivoluzione operaia. Treves conteneva cento volte più marxismo dei Togliatti, e mille volte più dei Nenni. La tesi fognosa e carognesca è che veniva il fascismo per far dopo luogo ad una rifrittura carognesca della rivoluzione borghese liberale, in cui gli avanzi dei partiti comunisti e socialisti sono naufragati in sconfinata vergogna.
il Programma comunista, n.2, 28 gennaio 1961
Botteghe in concorrenza
La celebrazione del 40° anniversario della fondazione del P.C.d'Italia ha rimesso in polemica Nenni e le Botteghe Oscure e viceversa.
La polemica non riguarda affatto le questioni di fondo: tanto Nenni quanto Terracini ritengono infatti che il «vero» P.C. cominci non da Livorno ma dalla negazione di Livorno, cioè dal 1926 del Congresso di Lione, dall'abbandono del programma comunista a favore di un programma democratico-antifascista, e sotto quest'aspetto don Pietro avrebbe ragione di dire che tanto valeva non essersi divisi e aver affermato decisamente quel programma nel 1921-22, agitando il tema della lotta «per la Costituente e la Repubblica». Coerente è lui, non loro: lui il patriota, il democratico, il legalitario; non loro, i pentiti d'essere stati, per breve ora, e per giovanile baldanza, rivoluzionari. Ciò che invelenisce i compari delle Botteghe Oscure contro il compare della bottega di fronte è la sua odierna navigazione nelle acque dell' «autonomismo», autonomismo che, per Nenni ha sempre significato agganciamento a qualcos'altro: la d.c. e il p.s.d.i. dopo il p.c.i. come, quarantacinque anni fa, l'irredentismo e, quarantadue anni addietro, il filofascismo. E' quindi facile profetizzare che, se l' «autonomizzazione» di Nenni proseguirà incancrenendosi, dalle Botteghe Oscure partiranno all'indirizzo dell'amico-per-la-pelle di ieri valanghe di ingiurie e si rispolvereranno gli archivi più o meno segreti per ricordare ai proletari le «strane vicende», come dice Terracini, del congresso socialista di Roma del 1923, lo «strano» arresto di Serrati e lo «strano» passaggio dell'Avanti! nelle mani abili e rapaci di don Pietro, e mille altri episodi (forse gli articoli sulla guerra liberatrice del 1915-18? o quelli di elogio agli squadristi dopo l'incendio all'Avanti!?) della vita del più camaleontico fra i camaleonti politici nostrani. E, di colpo, il corteggiatissimo Don Pietro, il Premio Stalin, il compagno delle mille «battaglie» (ma sempre per la patria e la democrazia) potrà ridivenire il «socialfascista».
Contrasti fra bottegai che vendono la stessa merce, ma pretendono ciascuno di offrire la più scelta! Ecco tutto, ahinoi...
il Programma comunista, n. 2, 28 gennaio 1961