Battaglia comunista,n. 4, 19 febbraio - 5 marzo 1952
Un altro bell'articolo di tempi passati.
Joliot Curie e C.
marxisti ... siderali
I rivoluzionari hanno sempre sostenuto sfidando la sicumera accademica degli scienziati borghesi, che il metodo materialista marxista è valido non solo ad interpretare le leggi della dinamica sociale ma anche a spiegare il mondo fisico naturale. Se le ideologie, le impalcature giuridiche, le istituzioni politiche sono viste come il prodotto della lotta fra le classi sociali per il possesso del predominio economico, ciò è materialismo. Cioè, è un modo di concepire, quando si riesce a farlo conseguentemente, le leggi dello sviluppo storico eliminando gli interventi esterni e trascendentali della Divinità, non importa se questa sia impersonata a volta a volta nel Dio personale cattolico dei teologi feudali, o nella Idea, nella Etica, nel Diritto dei liberi pensatori borghesi, illuministi e spesso atei, oppure nell'Individuo super-libero, che è, si voglia o non, la Divinità degli anarchici. Ma non basterebbe, ovviamente, essere atei in sociologia e in politica. Conseguentemente, i marxisti hanno sempre lavorato a combattere il fideismo e l'agnosticismo nel campo delle scienze naturali, proclamando apertamente il materialismo dialettico.
Perciò, accanto alle opere fondamentali economiche e storiografiche, noi possiamo vantare, come corrente di pensiero e movimento politico secolare, non meno importanti opere teoretiche, in cui si discutono dal punto di vista del materialismo dialettico i problemi cardinali delle scienze naturali. Abbiamo «L'Antiduhring» di Engels, la prefazione alla «Economia politica» di Marx, il «Materialismo ed empiriocriticismo» di Lenin, senza contare le opere minori, le volgarizzazioni e via dicendo. Ma i nostri autori, ripetiamo, non erano da considerarsi dei materialisti conseguenti, dei nemici militanti delle influenze idealistiche e della superstizione religiosa solo per quanto sostennero nel campo della «filosofia della natura». Il marxismo non ha mai affidato la vittoria della tesi materialista alla forza delle sue argomentazioni, alla inconfutabilità delle sue scoperte. La lotta non è stata mai fissata nei termini: ragione contro oscurantismo. Ciò fu fatto dai filosofi dell'illuminismo, che pretendevano mostrare che l'indefinito progresso della ragione avrebbe illuminato sempre le menti. Per i marxisti, la vittoria della tesi materialistica nel campo delle scienze è stata sempre subordinata alla vittoria della rivoluzione proletaria nel campo sociale e politico, essendo provato che l'idealismo non è un «errore» della classe dominante e della intellettualità ad essa legata, ma il pilastro fondamentale e insostituibile di tutta la sua difesa dottrinaria contro gli assalti della teoria rivoluzionaria. La borghesia non può essere materialista, perché non vuole e non può essere rivoluzionaria, perché non può abbracciare la dottrina della classe nemica che mira a seppellirla.
Questo non comprendono gli scienziati filostaliniani che credono di essere marxisti. E alludiamo agli scomparsi e ai viventi, ai Langevin, agli Haldane, ai Joliot Curie, per non parlare dei Lysenko, degli Iljin ecc. Costoro svolgono febbrili attività editoriali e politiche, per il cui contenuto credono di essere gli eredi del materialismo dialettico di Marx, Engels, Lenin. Non è da noi, essendo l'argomento non adatto ad un giornale di lotta politica, vedere come e fino a che punto questi scienziati sono in linea con la tesi materialista nel campo delle ardue indagini scientifiche. Però, colpisce subito il loro modo di concepire il futuro sociale. Prospettano problemi senza dubbio interessanti, come: che farà l'umanità di fronte al ripresentarsi sul pianeta di una nuova epoca glaciale? Sarà possibile un giorno dirigere la evoluzione biologica della razza umana creando dei nuovi esseri? Come si agirà nel futuro per imbrigliare le forze endogene del pianeta? La loro fede nelle possibilità di sviluppo della scienza e della tecnica si esprime, però, in un modo che non è del marxismo, che non è del proletariato rivoluzionario, il quale scorge lo sviluppo ulteriore delle scienze e, soprattutto, l'utilizzazione sociale, collettiva dei suoi ritrovati e scoperte, al di là della distruzione del potere borghese. Piuttosto, gli illustri scienziati di cui discorriamo, sono inclini alla dottrina staliniana della coesistenza e della emulazione pacifica delle classi sociali, portati come sono a considerare le accademie sovietiche come il faro destinato ad illuminare le menti.
Eh, no! illustri signori. Noi abbiamo molta stima dell'immenso numero di cognizioni di cui fate sfoggio, crediamo senza difficoltà che siate decisi a combattere l'idealismo nelle scienze, ma nutriamo seri dubbi sui vostri metodi. Non si può essere materialisti conseguenti nel campo delle scienze naturali, e nello stesso tempo bere beatamente tutti gli intrugli metafisici che si preparano nelle cucine del Cominform. Non si può essere dei materialisti dialettici, degli scienziati marxisti, e nello stesso tempo non riuscire a scorgere l'inganno prettamente idealistico che sta alla base di tutta la propaganda sovietica, che pretende di mostrare l'esistenza in Russia di un regime socialista, recando come argomento non i fatti del tessuto economico e sociale russo, ma solo le finalità cui lo Stato russo tenderebbe. E se l'indagine economica non vi interessa, come potete spacciarvi per materialisti marxisti? Non si può scacciare le cause finali dalla spiegazione dell'universo ed accettarle in pieno nella spiegazione della Russia di Stalin...
Il dato di fatto che gli Haldane, i Joliot Curie, i Laberenne non riescono ad applicare conseguentemente il materialismo nello studio dei fatti sociali, ci fa pensare che essi non debbano riuscirvi neanche nel campo delle scienze naturali. Dubitiamo insomma che gli scienziati stalinisti, che malamente vedono quel che succede sulla terra, possano ben scrutare negli spazi siderali o nei dominii dei nuclei...
Battaglia comunista, n. 4, 19 febbraio - 5 marzo 1952