Ripensare il 1956, Edizioni Lerici, 1987
Prometeo, dal nome della figura della mitologia greca, fu il nome di numerose riviste della sinistra comunista italiana. A cominciare dal Prometeo (rivista di cultura sociale) del 1924 per passare al Prometeo che dal 1928 al 1938, in lingua italiana ma in Belgio, usci come organo della Frazione di Sinistra del PCd'Italia prima, della Sinistra Comunista Italiana poi fino a giungere al Prometeo, giornale che uscì nella clandestinità come organo del Partito comunista internazionalista dal 1943 al 1945.
La testata dal 1946 divenne rivista teorica dello stesso partito e, nel 1952, all'epoca della rottura in campo internazionalista, seguì il troncone legato a Damen ed esce tutt'ora come organo della stessa formazione. Di questo Prometeo parla l'articolo di Giorgio Galli che qui presentiamo (estratto da un voluminoso volume sul 1956 apparso negli anni '80 del secolo scorso).
Buona lettura!
L'antistalinismo di sinistra:
«Prometeo»
La rivista «Prometeo» si colloca nel quadro di quello che, con Bruno Bongiovanni, può essere definito «antistalinismo di sinistra», anche se l'espressione accentua il «negativo» («anti») piuttosto che il positivo (il richiamo al programma della III Internazionale di Lenin; a questo proposito il giornale del gruppo che si richiama al pensiero di Amadeo Bordiga si intitola appunto «il programma comunista»).
Precisamente Bordiga è il maggior punto di riferimento teorico del partito comunista internazionalista legale del 1945, del quale «Prometeo» è espressione dal 1946 al 1952, allorché il piccolo partito si scinde per la secessione della corrente che fa capo a Onorato Damen, che conserva la titolarità della testata.
Nel 1956 questo gruppo (che conserva la denominazione di partito comunista internazionalista e che pubblica anche il periodico «Battaglia comunista») si differenzia dall'altro partito omonimo (che ha sempre come ispiratore Bordiga, mentre un ruolo organizzativo preminente svolge Bruno Maffi), per un tentativo di aggregare le forze della sinistra di ispirazione leninista in occasione della crisi che investe il Pci tra il rapporto Krusciov (febbraio) e la repressione della rivoluzione ungherese (novembre). Mentre il raggruppamento Bordiga-Maffi conferma una posizione di rifiuto alla cooperazione con altri gruppi, Damen e i suoi compagni tendono ad aggregare forze che vanno dagli anarchici dei Gaap (gruppi anarchici di azione proletaria, pubblicano il periodico «L'impulso») nei quali si va affermando la tendenza «leninista» di Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi (da qui il successivo allontanamento del leader "storico" Pier Carlo Masini), alla «Azione Comunista» di Seniga e Raimondi, ai trotzkisti della IV Internazionale (guidati da Livio Maitan, pubblicazione «Bandiera Rossa»).
Il tentativo non riuscirà, anche se questi gruppi organizzeranno alcune iniziative comuni nell'inverno 1956-1957. In seguito prevarranno tendenze centrifughe. Ma di questa situazione specifica del 1956 si ha su «Prometeo» un'eco limitata, perché la rivista pubblica il suo numero 8 nel marzo 1956, dopo il XX Congresso del Pcus, ma quando gli eventi più drammatici dell'anno (la rivolta di Poznan, la ribellione del partito comunista polacco conclusa con un compromesso, la citata vicenda ungherese) non hanno ancora avuto luogo, mentre i dissidenti del Pci (che pubblicano le lettere di «Azione comunista») usciranno allo scoperto solo in estate, trasformando le "lettere" in periodico e facendosi principali promotori dell'iniziativa di aggregazione.
L'analisi dell'influenza della rivista sugli avvenimenti dell'anno, non può dunque che riferirsi alla sua storia, che spiega il tentativo di aggregare le forze e che ha un passaggio cruciale nel 1952, allorché proprio «Prometeo» pubblica, nella sua II serie «5 lettere - 1 profilo del dissenso» testo che chiarisce le divergenze tra Bordiga e Damen.
«Prometeo» è, nel 1924, il titolo della rivista della tendenza bordighiana in seno al Pcd'I (partito comunista d'Italia) nel quale si sta affermando la leadership Gramsci-Togliatti, sostenuta dalla III Internazionale. In seguito il nome è ereditato prima dalla frazione dei comunisti esuli in Francia (in prima fila Ottorino Perrone, nome di battaglia «Vercesi»), poi dal periodico clandestino del partito comunista internazionalista (a Milano, 1944 - 1945) e infine dalla rivista teorica che comincia ad uscire nel luglio del 1946, con una prima serie che durerà sino alla citata scissione, dalla quale data (dall'aprile 1952) la seconda serie (dameniana).
In un sintetico e preciso saggio dedicato a «Prometeo», Danilo Montaldi così coglie le ragioni della scissione: «Le contraddizioni che si erano andate accumulando nel P.c.int. erano ormai giunte a maturazione. Il dissenso fu reso noto con la pubblicazione nel n. 3 della rivista di uno scambio di lettera tra Onorio (Damen) e Alfa (Bordiga). Damen presentava il 'cortese scontro polemico' avvenuto attorno ai problemi dell'interpretazione della lotta rivoluzionaria. La frattura tra le due tendenze veniva definita in un congresso tenutosi a Milano nei giorni 31 maggio, 1 e 2 giugno 1952».
Ecco la posizione di Damen per quanto riguarda i due punti maggiori di dissenso: il ruolo del partito e la valutazione dell'Urss e degli Usa. Sul primo: «Nello schema (di Bordiga) l'errata concezione della natura e della funzione del Partito si puntualizza in una concezione del tutto catastrofica con l'apparire improvviso, in una fase X della crisi del capitalismo, di un partito uscito chissà come dalla mente di Giove, per risolvere da solo il rovesciamento della prassi. Si distacca così dal complesso della classe e del suo sviluppo genetico il Partito verso il quale singoli lavoratori e la classe lavoratrice indirizzerebbero stimoli, coscienza e volontà, accumulazione di quel necessario potenziale rivoluzionario senza il quale... non sarebbe possibile una realizzazione rivoluzionaria della classe così distaccata dal Partito ».
Sul secondo punto, nell'ultima lettera di Onorio ad Alfa, datata 6 ottobre 1951: «Quel nostro metter gli USA e la Russia sulla stessa bilancia, tu non l'accetti e non da oggi. Non è possibile al partito rivoluzionario non praticare una politica di equidistanza, soprattutto se in periodo di guerra guerreggiata tra un paese a massimo sviluppo capitalistico come gli USA e la Russia ad economia che tu fai tendere al capitalismo... Il contrario verrebbe a turbare profondamente i termini della visione strategica del partito rivoluzionario nel corso della prossima guerra imperialista».
Questi assunti contribuiscono a spiegare la posizione di Damen nel 1956, solo in parte riflessa nel n. 8 di "Prometeo" per la ragione temporale indicata (esce in marzo). E' un numero che appare preparato prima del congresso del Pcus, perché i soli riferimenti all'attualità sono l'editoriale firmato dallo stesso Damen e un saggio sullo studio di Roberto Guiducci "Sulla dialettica politica-cultura" apparso su "Nuovi Argomenti" (firmato A. Monti). Gli altri scritti sono: "La psicologia e il problema delle classi" (firmato Rozzi Renato, che in seguito sarà psicologo molto noto); "Esperienze americane" (siglato F.); "XXXV anniversario della fondazione del Partito Comunista d'Italia" (siglato L.S.); "Benedetto Croce e la concezione materialistica della Storia" (firmato G.C. Porrone).
Nello scritto di Monti, "Nuovi Argomenti" è definita "la bella rivista diretta da Moravia e Carocci" (qui sta per apparire il celebre saggio di Togliatti sul movimento comunista che diventa "policentrico" dopo il XX Congresso); ma la posizione di Guiducci viene criticata. L'interpretazione politica di quanto sta accadendo nella sinistra italiana è così espressa da Damen, sotto il titolo "Krusciov, filosofo ameno": «Per giustificare l'ennesima svolta della politica russa si è fatto appello nientemeno a Marx e più precisamente al suo discorso tenuto alla sezione della Internazionale dell'Aja l'8 settembre 1872 col quale affermava che ' la rivoluzione è inutile là dove il proletariato abbia modo di far valere la propria voce con mezzi democratici', citando a titolo di esempio alcuni paesi (Stati Uniti, Inghilterra e probabilmente altri). E chi ha scritto queste righe aveva la piena coscienza di barare ai danni della serietà dottrinale del marxismo... Di tutta la vasta e complessa opera di Marx... i neo-revisionisti come Krusciov e Togliatti, come Nenni e Basso, vanno a tirar fuori il congresso dell'Aja per coprire nel nome di Marx la avariatissima merce della 'molteplicità delle vie al socialismo', che è poi in definitiva la sola via parlamentare del socialismo al posto della via rivoluzionaria al socialismo».
Poiché la stessa critica a questa interpretazione maturava in settori del PCI (influenzati da "Azione Comunista") e anche del PSI, oltre che nei GAAP e nella IV Internazionale, Damen traeva da questa constatazione e dalla sua visione del processo di sviluppo del "Partito" la possibilità di aggregazione di cui si è detto.
Egli infatti imputava alla corrente Bordiga-Maffi la concezione di gruppo chiuso, autosufficiente come portatore di programma, dal quale il "Partito" legato alla classe sarebbe uscito, "in una fase X, chissà come dalla mente di Giove". Damen pensava invece all'aggregazione di settori di classe espressi in fasi diverse da settori politici che si collegavano all'interpretazione rivoluzionaria del marxismo. E infatti mentre il "partito" di Maffi riteneva impossibile ogni convergenza, quello di Damen la tentò.
Va notato che dal punto di vista del giudizio sull'URSS le posizioni di "Prometeo" erano più lontane di quelle di Bordiga dagli altri gruppi. "Azione Comunista" era inizialmente legata alla valutazione dell'URSS come "socialista", la IV Internazionale a quella di Trotzky ("stato operaio degenerato", ma comunque operaio, non capitalista, da sostenere contro gli USA). Solo i GAAP (sia per il libertarismo di Masini, sia per il leninismo di Cervetto che metteva USA e URSS sullo stesso piano) erano vicino all'impostazione di Damen. Ma questa divergenza nella valutazione dell'Urss non impedì il tentativo di convergenza. In seguito "Azione Comunista", con alcuni allontanamenti, criticò aspramente l'Urss come non più socialista; ma intanto i trotzkisti avevano interrotto la collaborazione e l'aggregazione non si era avuta.
La sua difficoltà, per divergenze teoriche e diversità di esperienze, è espressa da questo fatto: se sin dai numeri 6 e 7 si erano pubblicati contributi individuali di Masini e Cervetto, (quest'ultimo dal n. 6 figura nel comitato di redazione), oltre a testi della rivista francese «Socialisme ou Barbarie» (di una sinistra che si può definire luxemburghiana per il motto della rivoluzionaria polacca adottato come titolo) e di Trotzky. Ma per tutto il 1956 non si riesce ad elaborare un numero che esprima la tendenza all'aggregazione. Quando nel n. 9 compare uno scritto di Bruno Fortichiari (già del primo esecutivo del Pcd'I del 1921 ed ora schieratosi con «Azione Comunista»), "l'indimenticabile 1956" (per usare una espressione di Pietro Ingrao) è ormai alle spalle e il processo di convergenza dei gruppi leninisti si è arrestato. Il tentativo di fare della rivista una pubblicazione diffusa (si era giunti nel 1956 a una tiratura di 4/5.000 copie) non riesce e «Prometeo» tornerà ad essere la rivista del minuscolo partito di Damen.
A giudizio di Danilo Montaldi «i limiti di "Prometeo" sono quelli stessi che ne condizionarono la nascita: i limiti di frazione: e non a caso è continuamente rivendicata una tradizione di frazione, nel Psi, nel Pci, nell'Internazionale Comunista, nello stesso partito ritrovato... il relativo allontanamento di "Prometeo" dai conflitti quotidiani ha soprattutto influenzato nei suoi redattori il lato scolastico ed accademico dell'esercizio dialettico. In queste condizioni si è andata accentuando l'usura di strumenti soltanto ereditati ma non rinnovati: così si assiste ad un marxismo della citazione abusato nei confronti di situazioni nuove che invece richiedono di essere osservate attraverso l'esperimento dell'errore e della verità; ...così si ripete "la storia già fatta" cadendo in un linguaggio "bolscevico" per cui gli avversari acquistano tutti un identico aspetto di "revisionisti"».
E' un giudizio complessivamente fondato, ma che si addice soltanto in parte alla specifica situazione del 1956. In quell'anno il tentativo di collegamento ai "conflitti quotidiani" (quelli dello scontro politico in atto nella sinistra storica in Italia) vi è stato; e l'esito negativo del processo di aggregazione può essere spiegato, piuttosto che sulla base dell'ideologia della quale "Prometeo" è espressione, con una analisi che si ricolleghi a quella sociologica dei piccoli gruppi e del ruolo che vi assume la leadership.
In questi gruppi - e l'esperienza si ripeterà nel "sessantottismo" - vi è di solito una personalità che ha un ruolo preminente: vale per Damen in "Prometeo", come per Maitan nella sezione italiana della IV Internazionale, per Masini nei Gaap, per Seniga con "Azione Comunista". Diversamente che nei grandi partiti, questo ruolo eminente non coesiste col processo di formazione di una elite relativamente diffusa (nel senso paretiano del termine). O la leadership non è contestata, ma rimane personale (è il caso appunto di Damen; e anche di Maitan); o porta ad un processo di contestazione da parte di componenti della elite potenziale, che entrano in conflitto col leader e se ne vanno prima che possa partire un processo di integrazione (è il caso della contestazione e poi del distacco di Cervetto e Parodi nei Gaap, di Luciano Raimondi e altri in "Azione comunista").
Nel 1956 ogni singolo leader dei quattro gruppi tendeva a riprodurre lo svolgimento di un "ruolo preminente" nel processo di aggregazione che si era tentato di avviare. E questa tendenza si rivelò incompatibile col processo di integrazione di una elite più vasta, anche se la piattaforma comune (o critica, da sinistra della III Internazionale al "revisionismo" di Mosca e dei partiti comunisti da essa orientati) costituiva una piattaforma comune potenzialmente atta a favorire la aggregazione stessa. Ciò prima che si manifestassero le divergenze potenziali sulla natura sociale dell'Urss, sulla scelta o non scelta di campo tra questa e gli Stati Uniti, questioni che già abbiamo visto essere state all'origine della rottura del 1952 tra Bordiga e Damen dalla quale nasce la nuova serie di "Prometeo".
In quell'occasione, immediatamente prima della frase citata sul partito nel "profilo del dissenso", Damen aveva scritto: «Il sorgere del partito non dipende, d'accordo, "dalla genialità o dal valore di un capo o di un'avanguardia"; ma è la esistenza storica del proletariato come classe che pone la necessità della esistenza, non episodica nel tempo e nello spazio, del suo Partito. Il proletariato tornerebbe al rango di plebe se perdesse le caratteristiche di classe antagonista al capitalismo...Va combattuto come estraneo al marxismo lo schema che nega l'esistenza del partito nella fase della controrivoluzione e affida ad un'avanguardia ristretta di rivoluzionari immalanconiti il compito studio... Non si sa per quanto tempo e per quale virtù magica il corpo (costituito dalla classe) dovrebbe rimanere senza la testa (il Partito della classe)».
Damen e Bordiga sono dunque d'accordo nel ritenere che l'esistenza del partito non dipende "dalla genialità o dal valore di un capo o di un'avanguardia". E' il riflesso della vecchia questione, in ambito marxista, del "ruolo della personalità nella storia" per usare il titolo di un vecchio saggio di Plekhanov. E il termine "avanguardia" può essere, sempre in linguaggio marxista, l'equivalente di quello di elite (Pareto) o di "classe politica" (Mosca), concetti che i due studiosi elaboravano nel periodo storico durante il quale Lenin teorizzava nel "Che fare?" i rivoluzionari professionali che dovrebbero costituire l'ossatura del partito (non solo nella Russia zarista ove era illegale o semi-legale; ma anche altrove: da qui le note critiche di Trotzky e di Rosa Luxemburg).
Ma in periodi controrivoluzionari che cos'è il partito? Non può che essere un'avanguardia ( o élite). Ma cosa fa questa avanguardia mentre "la classe" è organizzata da altri (nella fattispecie: il Pci e in parte il Psi)? Secondo Damen l'impostazione bordighiana la riduce a pochi rivoluzionari immalinconiti nello studio (i convegni del partito comunista internazionalista erano in effetti seminari di riflessione). "Onorio" ritiene invece possibile che questa avanguardia stabilisca un collegamento con la classe anche se essa è estremamente minoritaria; deve collegarsi con chi esprime la dinamica politica della classe (è il problema che il trotzkismo aveva tentato di risolvere con l' "entrismo", una sorta di attività clandestina nelle organizzazioni maggioritarie).
Damen non pensa, ovviamente, alla "clandestinità" della IV Internazionale (un nucleo esterno che guida gli "infiltrati"), ma a militanti che si presentano sempre e chiaramente con la propria posizione politica. Ma si pone l'altro problema: o questa posizione è tanto minoritaria da risultare puramente simbolica; e allora viene accettata ad orpello dell'egemonia "revisionista" (ad esempio nella CGIL); oppure è in grado di espandersi: e allora il militante viene rapidamente emarginato od espulso.
Tra il 1952 ed il 1956 "Prometeo" non è in grado di risolvere questo dilemma. Nel 1956 il suo superamento è visto nei termini della costituzione di uno schieramento abbastanza esteso da risultare non simbolico e non emarginabile. Damen, che si ritiene un teorico ed erede della tradizione leninista e della prima III Internazionale più ferrato dei leader dei gruppi coi quali punta all'alleanza. è probabilmente convinto di portare il suo "partito" all'egemonia nello schieramento. Ma ragiona in termini di "avanguardia" della classe; non entra nel suo marxismo il concetto di élite controcorrente (l'asse della riflessione paretiana). L'autosufficienza marxista non fa intravvedere a "Prometeo" altro rapporto dialettico che non sia quello tra "classe" e "partito". Il fatto che già nel primo dopoguerra Piero Gobetti ipotizzasse che l'utilizzazione convergente delle teorie di Marx, di Mosca e di Pareto potesse giovare alla lotta rivoluzionaria della classe operaia, non poteva non apparire che stravaganza liberale agli occhi dei teorici di impostazione bordighiana, convinti dell'invarianza del marxismo, quali rimanevano i redattori di "Prometeo" anche dopo la rottura con "Alfa" nel 1952.
"Prometeo" non divenne così, come il partito comunista internazionalista aveva tentato sin da subito prima del 1956, la palestra di idee rivoluzionarie nell'ambito delle quali avrebbe prevalso il tipo di marxismo che era stato all'origine del partito comunista d'Italia. Il marxismo delle citazioni, secondo l'espressione di Danilo Montaldi, non suggerì lo sbocco in un partito che non fosse "avanguardia ristretta di rivoluzionari immalinconiti (in) compito di studio". Quando studiano, le élites hanno più facilità a coesistere (anche se non mancano dispute assai aspre tra studiosi). Ma quando competono politicamente, entrano in gioco dinamiche che non possono essere tutte inquadrate nello schema classe-partito.
Che il marxismo sia una importante corrente di pensiero ma che non sia autosufficiente, non è posizione che "Prometeo" possa prendere in considerazione. Rimane il canone interpretativo bordighiano giunto alla conclusione che se entro gli anni settanta, non si fosse delineata la terza ondata , l'ultimo marxista avrebbe cessato di esistere.
L'esperienza di "Prometeo" può suggerire che un marxista può continuare ad esistere se non si ritiene "invariante" e "autosufficiente". Se si apre a nuove prospettive. Quali, può essere indicato proprio da una di quelle citazioni che -si è visto- appesantiscono la rivista come un'abitudine. A conclusione dello scritto già segnalato "Krusciov filosofo ameno" nell'unico numero del fatale 1956, Damen ricorda una lettera di Marx alla figlia Jenny dell'aprile 1881 per congratularsi della nascita di un figlio maschio:
«Preferisco il sesso maschile per i ragazzi che nascono in questo momento singolare della storia. Essi vivranno il periodo più rivoluzionario che l'umanità abbia mai attraversato». Ed ecco il commento del leader di "Prometeo":
«Marx non poteva prevedere in termini di realtà il determinarsi di altri momenti singolari della storia dell'umanità, in particolare non poteva prevedere la singolarità di questo nostro momento nel quale la 'metà migliore', quella dei maschi, è di fatto politicamente femmina e come tale dominata e manovrata dalle centrali russo-americane del capitalismo. Sono gli uomini cresciuti nel clima politico e morale dei Krusciov, dei Togliatti, dei Nenni con i quali tutto si potrà fare e osare meno... la leva rivoluzionaria auspicata da Marx».
Tra le molte citazioni marxiste di "Prometeo" questa merita certamente l'aggettivo marxiano e dameniano di "singolare". Il concetto di una rivoluzione che dovrebbe essere maschile in quanto espressione della "metà migliore" dell'umanità, esprime icasticamente il limite maggiore del pensatore di Treviri e dei suoi continuatori. E può essere l'ammonimento non ultimo del 1956.
Giorgio Galli
Ripensare il 1956, Edizioni Lerici, Roma, 1987, pp. 229-235