DemmeD' n. 3, luglio 2011
Pubblichiamo, al termine di questa calda estate, una recensione apparsa sul numero 3, del luglio 2011, di DemmeD', rivista dell'Istituto Onorato Damen, sul libro Né con Truman né con Stalin Storia del p.c.int. (1942-1952).
Dopo la recensione apparsa nel n. 5 (maggio 2011) di Prometeo ad opera di Fabio Damen è questo il secondo intervento della tendenza che si richiama alla esperienza di Onorato Damen e di chi continuò (opponendosi ad Amadeo Bordiga) a editare Battaglia comunista.
Dobbiamo dire che entrambe queste recensioni, pur evidenziando le scelte politiche di campo dell'autore del lavoro, manifestano una bella onestà intellettuale riconoscendo al lavoro i suoi non pochi meriti.
Sorprende invece, e forse meriterebbe una qualche considerazione, l'assenza di ogni presa di posizione da parte di chi all'insegnamento di Amadeo Bordiga si richiama e ci riferiamo a chi, ad esempio, pubblica il programma comunista, oppure il comunista, o ancora il partito comunista.
In ogni caso, buona lettura.
Né con Truman né con Stalin. Storia del P.c.Int.
Un libro da leggere, ma con qualche riserva...
Da qualche mese è in libreria il corposo volume di Sandro Saggioro Né con Truman né con Stalin. Storia del Partito Comunista Internazionalista (1942-1952) - Edizioni Colibrì. Come si evince dallo stesso titolo, il libro narra le vicende dei primi anni di vita del Partito Comunista Internazionalista a partire dallo studio delle varie componenti che diedero vita all'organizzazione fino alla fatidica spaccatura in due tronconi. Arricchisce il volume l'appendice documentaria che contiene tutta una serie di documenti - alcuni veramente di difficile reperibilità, considerato lo stato di abbandono in cui versano gli archivi delle organizzazioni, dirette eredi di quella esperienza - che testimoniano l'acceso dibattito teorico e politico che precedette la frattura, nel 1952, del Pcint. in due tronconi.
L'autore del libro ha il grande merito di aver finalmente rotto quel silenzio assordante che la classe dominante ha imposto tutt'intorno all'esperienza del Partito Comunista Internazionalista in quanto pochi e frammentari sono stati finora gli studi storici dedicati alle vicende internazionaliste e, in ogni caso, nessuno ha tratto l'argomento con la stessa organicità e con la dovizia di testi a corredo.
Come tutti gli storici anche Saggioro svolge un'attività interpretativa di documenti imponendo alle vicende, inevitabilmente, il proprio punto di vista tant'è che lo stesso autore, con molta onesta intellettuale, avverte che "Chi ha affrontato il presente lavoro non ha certo pretesa di imparzialità; sta tutto dalla parte della formazione rivoluzionaria di cui ha narrato e, su questa linea, ritiene impareggiabile e fondamentale il contributo di Amadeo Bordiga, contributo che però si dispiegherà compiutamente, soprattutto a partire dal momento in cui questa narrazione si conclude e proseguirà poi fino alla morte, nel 1970". (1)
Tuttavia, proprio il ritenere impareggiabile e fondamentale il contributo di Amadeo Bordiga - cosa, peraltro, per molti versi condivisibile - porta il nostro autore a dare all'intera esperienza internazionalista un'interpretazione che non ci sentiamo assolutamente di condividere. In primo luogo intorno alla fondazione dell'organizzazione internazionalista. Il Partito Comunista Internazionalista nasce alla fine del 1942 grazie al contributo di compagni che operavano in Lombardia e Piemonte ed erano rimasti fedeli ai valori del comunismo rivoluzionario. Pur non essendoci stato alcun congresso fondativo - cosa, in tutta evidenza, non fattibile in pieno regime fascista - un cospicuo numero di compagni si è aggregato per dare vita al Partito Comunista Internazionalista. Senza voler far torto a nessuno di quei compagni, è doveroso rimarcare come sia stato Onorato Damen colui che ha dato il maggior contributo (impulso) sul piano teorico e organizzativo. Il fatto che il partito si sia già costituito alla fine del 1942 (2) non costituisce ancora dato sufficiente per il nostro autore tant'è che il medesimo, a pagina 31, scrive "A queste forze che si erano aggregate al nord si aggiungeranno dal 1943 in poi, gli elementi della Frazione all'estero che rientravano alla spicciolata in Italia ed inoltre, nel 1945, ..., la Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti Italiani che si era sviluppata da Roma in giù. Dalla fusione di queste tre forze che andiamo ora ad esaminare, alla fine della guerra, si svilupperà il Partito Comunista Internazionalista".
Proprio il volere, a tutti i costi, dare accentuazione alla figura di Amadeo Bordiga, anche laddove ciò potrebbe essere pleonastico, considerato il tipo d'indagine condotta, porta l'autore a sottovalutare la fondazione del partito nel 1942, quasi fosse un fatto leggendario, e ad interpretare le successive vicende internazionaliste alla luce di quella che sarà l'esperienza bordighiana.
Il Partito Comunista Internazionalista è fondato alla fine del 1942 e ad ingrossare le proprie fila contribuisce il confluire dei compagni della Frazione all'estero e della Frazione di Sinistra, tant'è che l'adesione dei compagni avviene su base individuale e previo scioglimento delle due frazioni. Forse l'asserire questo, per il nostro autore, significa sminuire la figura di Amadeo Bordiga, per cui ne deriva il distinguo ermeneutico fra atto di fondazione o processo di fondazione del partito. Noi riteniamo sia più aderente alla realtà dei fatti parlare di atto di fondazione del Partito Comunista Internazionalista e nello stesso tempo riconoscere il merito a quei compagni che, in piena dittatura, hanno avuto il coraggio di organizzarsi per combattere il capitale nella versione fascista e stalinista e senza che tutto ciò abbia a sminuire la statura di Amadeo Bordiga. Ma un fatto ci sembra abbastanza chiaro: il partito nasce prescindendo dalla volontà di Bordiga ed in virtù dell'apporto assai fattivo di compagni come Onorato Damen. Bordiga - occorre porlo nel dovuto rilievo - non aderirà mai all'organizzazione internazionalista, avendo però modo, allo stesso tempo, di condizionare molti compagni per mezzo della sua spiccata personalità e Saggioro, pur essendo a conoscenza di tutto questo e scrivendone, ha commesso l'errore di interpretare le vicende internazionaliste alla luce delle successive elaborazioni del rivoluzionario napoletano. Nella densa descrizione delle vicende del partito comunista internazionalista, arricchita - come dicevamo - da un'ampia appendice documentaria, ci ha lasciato alquanto perplessi la notizia che il Saggioro riporta nella nota 13 a pag. 178 in cui scrive "Di Francesco Maruca abbiamo già parlato; responsabile della federazione di Catanzaro, all'epoca della rottura rimase a fianco di Damen, dalla cui organizzazione si staccò più tardi." Non sappiamo quale fonte abbia consultato Saggioro tale da indurlo a riportare tale notizia, ma Ciccio Maruca non si è mai staccato dal Partito Comunista Internazionalista, militando nell'organizzazione fino alla morte avvenuta a Bologna nel novembre del 1962. A testimonianza della sua ininterrotta militanza nel partito riportiamo quanto Battaglia Comunista nel numero undici del novembre 1962 scrive in occasione della sua morte "Ciccio Maruca è morto. Mentre il giornale va in macchina ci giunge inattesa e dolorosa la notizia della morte del nostro compagno. Parleremo ancora di Maruca per ricordare ai compagni e per illustrare ai più giovani che non lo hanno conosciuto, l'opera di questo combattente la cui milizia ha percorso per intero l'arco della milizia delle generazioni di Livorno, fino alla formazione del nostro partito, nella quale ha profuso generosamente le sue eccezionali doti di agitatore, di propagandista instancabile e di giornalista di partito incisivo e mordente. La morte di Maruca apre un grande vuoto nelle file del partito non facilmente colmabile; abbiamo tuttavia la certezza che altri e più giovani prenderanno il suo posto e faranno propria la sua eredità politica in cui il problema dell'unità delle forze rivoluzionarie sul piano ideologico, politico e organizzativo del partito comunista internazionalista ha un posto essenziale e non dilazionabile. Addio Ciccio." (3)
Per concludere questa nostra breve recensione ci sembra particolarmente interessante, da un punto di vista politico, quanto scrive, sempre il Saggioro, a pag.16 allorché illustra lo scopo del proprio libro "Quanto ci siamo prefissi con questo lavoro è di scrivere la storia del Partito Comunista Internazionalista dalla sua nascita, nel cuore stesso della seconda guerra mondiale, fino al 1951-52, quando le sue forze si separarono in due tronconi. Codesta storia nessuno l'ha mai scritta e quindi, ora che il ciclo di questa esperienza rivoluzionaria si è concluso, sarebbe quanto mai opportuno provvedere". La necessità di scrivere questa storia nascerebbe per Saggioro proprio dalla fine del ciclo di questa esperienza rivoluzionaria, ma lo stesso autore, in quanto storico, chiarisce che "Ovviamente chi continua questa esperienza non sarà proprio d'accordo con quanto diciamo: il Partito Comunista Internazionalista che fa capo a Battaglia Comunista esiste ancora, e la diaspora delle formazioni che si richiamano ad Amadeo Bordiga ha dato vita ad altri Partito comunisti internazionali." (4) Va da sé che quello che Saggioro non può dire in qualità di storico lo possiamo dire noi in qualità di militanti rivoluzionari: l'esperienza della sinistra comunista si è chiusa con una sonora sconfitta e occorre fare un bilancio dissacrante onde poter rilanciare il progetto dell'alternativa socialista. E' vero che Battaglia Comunista ancora esiste, così come i tanti gruppi che si rifanno a Bordiga, ma la loro esistenza organizzativa non nasconde il processo di sclerotizzazione che ha fatto di loro tante chiesuole rattrappite in se stesse a rimirarsi il loro ombelico. Battaglia Comunista è ormai un gruppo totalmente appiattito sulle posizioni dell'anarco-sindacalismo e del movimento antagonista, mentre per il variegato mondo bordighista essendo tutto già stato detto scritto ai rivoluzionari rimane solo il compito di mantenere vivo il Bordiga-pensiero. In realtà, è in quest'abbandono del metodo del materialismo storico che possiamo osservare la fine del ciclo di quell'esperienza rivoluzionaria. Saggioro ha assolto il compito di scrivere la storia di quell'esperienza con i limiti che sinteticamente abbiamo cercato di mettere in evidenza. Alle sparute avanguardie rivoluzionarie spetta un compito ben più gravoso: ricostruire il partito comunista che non potrà che essere internazionale e internazionalista.
Lorenzo Procopio
Note
1) Pagina 17 del libro Né con Truman né con Stalin. Storia del Partito Comunista Internazionalista 1942 - 1952.
2) A pagina 30 del libro è riportata la nota redatta da Bruno Maffi per il Dizionario di cultura politica in cui c'è scritto che "nato sulla fine del 1942 il partito comunista internazionalista è tuttavia il punto d'arrivo di un lungo processo di elaborazione ideologica..."
3) E' in una fase di avanzata elaborazione uno studio sulla figura di Francesco Maruca e sul movimento comunista nella provincia di Catanzaro, che l'Istituto Onorato Damen dovrebbe pubblicare nel corso del 2012 in occasione del cinquantenario della morte di Ciccio Maruca.
4) Vedi nota 5 a pagina 16 del libro Nè con Truman né con Stalin. Storia del partito comunista internazionalista.
DemmeD' Problemi del socialismo nel XXI secolo Rivista teorica dell'Istituto Onorato Damen, n.3, luglio 2011.