il programma comunista, n. 3, 10 - 24 febbraio 1966
Partiti che si richiamino al socialismo, anche a un socialismo di destra, oggi non ci sono più. Scomparso è quindi il sano anticlericalismo socialista di un tempo.
Non è quindi concepibile oggi pensare che vi sia una forza politica che possa proporre che la scuola in tutti i gradi deve abolire l'insegnamento del cristianesimo (come dovrebbe essere normale per chi si oppone alla religione).
Buona lettura!
Laicismo venale e chiercuto
Dopo la nostra nota sul Congresso di Napoli del Partito socialdemocratico in cui abbiamo ricordato la tradizione anticlericale della stessa estrema destra del socialismo tradizionale in Italia, la quale giustificava la tesi deforme dell'alleanza con una sinistra borghese e semiborghese con il grido d'allarme contro il pericolo di destra del cattolicesimo clerico-moderato, in vari altri episodi della commedia politica la questione o meglio la vuota parola del laicismo è ritornata fuori.
La crisi di governo è avvenuta per un solo voto contro la riforma della scuola materna, e sotto il pretesto che si doveva impedire che per oltre la metà restasse tra le tenaci mani delle monacelle cattoliche. Una sensibilità di sinistra? Ohibò!
Perfino al congresso del Partitaccio comunista è riecheggiata per la voce del prof. Lombardo Radice (o lombi venerabili!) la vecchia tesi della scuola pubblica e di stato che sarebbe un patrimonio della democrazia popolare, benché tanto non abbia impedito non solo di parlare a tutto spiano di dialogo con la sinistra cattolica, ma perfino di apologizzare il concilio ecumenico, che avrebbe condannato la Democrazia Cristiana, e di invocare «i valori religiosi» che si potrebbero volgere contro il capitalismo!!
Facendo il confronto col passato basta portarsi all'altezza del socialismo di sinistra anteriore alla prima guerra per ricordare che la politica scolastica socialista non consisteva nel togliere le scuole ai privati e nemmeno ai religiosi per darle allo stato borghese capitalista e parlamentare, in quanto si era allora abbastanza marxisti per sapere che la scuola nelle mani dello stato attuale, primo nemico della classe operaia, è uno strumento squisito di conservazione e di controrivoluzione.
Fa ridere quindi la crociata laica nelle urne di Montecitorio in combutta con monarchici e fascisti, quando solo scopo era l'apertura della crisi, fase di spaventosa euforia per quelli del Congressone, pronti ad offrirsi a Saragat per un gruppo di posti in un governo, sia pure di politica estera atlantica, con uno spruzzo di pace vaticana.
Il quadro desolante di un paese in cui tutte le mezze figure altro non sognano che la corsa a vendersi sul mercato dei posti direttivi, lo è per noi soltanto nella misura che è vergognoso il quadro della situazione di tutto lo schieramento che ha conquistato la possibilità di parlare per la classe lavoratrice e di dettare gli indirizzi, indecentissimi per tutta la gamma da sinistra a destra, che questa purtroppo sopporta ancora.
Se quindi non ha senso fermarsi ancora sulla nessuna preferenza che si può avere fra i tre o quattro partiti «operai» che sono in movimento verso il postulato di una unità, e se nemmeno vi è da commuoversi per le invocazioni al centro sinistra filocattolico in cui i cosiddetti comunisti sarebbero lieti di fare i ministri del signor Presidente, e l'equivalente invocazione ad una «nuova maggioranza» che è la stessissima cosa, nemmeno va degnato di commento il simulacro di una lotta di tendenze inscenato nel congresso del partitone non al fine di reprimere poi le velleità di qualche sottocapo arrivista, ma a quello solo di illudere una parte del proletariato che comincia a ribollire d'indignazione che si possa sperare in una evoluzione a sinistra anche di una sola parte di quel mostruoso movimento.
Nel seno di questo da quarant'anni si pasteggia ogni specie di democrazia esterna, ossia di collaborazione con la borghesia. La ridicola democrazia interna è una vecchia lustra da quando il principio della dittatura classista è stato tradito, e il prevalere di questo o quel capoccia resta a livello delle comuni porcherie.
Se si volesse fare un concorso di laicismo fra i tanti partiti in fregola, tutti programmatori, chiederemmo quale scriverà che la scuola in tutti i gradi deve abolire l'insegnamento del cristianesimo. E vedremmo una gara a farsi il segno della croce.
il programma comunista, n. 3, 10-24 febbraio 1966