Prometeo, n. 147, 5 agosto 1937
Siamo ora al n. 147 di Prometeo dell'agosto 1937. Ancora pochi numeri e Prometeo interromperà le sue pubblicazioni (ciò avverrà con il numero153 dell' aprile 1938).
La sconfitta del proletariato spagnolo è ormai palpabile e traspare nettamente negli articoli che riproponiamo e in quelli che seguiranno fino alla chiusura del giornale come pure si tocca con mano anche la sconfitta del proletariato mondiale e l'imminenza della soluzione della borghesia alle proprie contraddizioni e cioè lo scoppio della seconda guerra mondiale.
30
Diciannove Luglio 1936
Questa ricorrenza è stata commemorata quasi esclusivamente dai suoi profittatori e sabotatori. I veri artefici di essa sono in galera o peggio, fascisticamente soppressi.
«La controrivoluzione in marcia» è il titolo dell’ultimo articolo scritto da Berneri la vigilia del suo selvaggio assassinio. L’articolo così concludeva: «L’ombra di Noske si profila. Il fascismo monarchico-cattolico-tradizionalista non è che un settore della controrivoluzione. Occorre ricordarlo. Occorre dirlo. Occorre non prestarsi alla manovra di quella 5° colonna della quale 6 anni di repubblica spagnola ha dimostrato la tenace vitalità ed il terribile camaleontismo».
Queste conclusioni valgono per la commemorazione del 19 luglio. Il titolo può essere modificato: La controrivoluzione in atto. L’ombra di Noske non solo si profila, si è concretizzata nelle giornate del 3-7 maggio a Barcellona.
Il lato politico del corso degli avvenimenti è stato ampiamente sviluppato nel nostro giornale, il corso che ha condotto la lotta eroica del luglio 1936 all’odierna fase in cui la Spagna è teatro di un atto della guerra imperialista in cui i proletari lottano sui fronti militari facendosi trucidare per conto del capitalismo.
La preparazione per la rivolta si era intensificata dal febbraio al luglio, in modo palese. I generali che saranno i «faziosi» - nessuna epurazione è stata fatta nell’esercito «fascistizzato» durante il potere di Gil Robles – circolano liberamente per prendere gli accordi, per fortificare i punti strategici. Solo il governo di Fronte Popolare nulla sa, nulla vede. Cioè nulla vuol sapere, nulla vuol vedere.
La rivolta iniziata in Marocco serpeggia nella penisola. Ma il governo rifiuta ancora le armi ai proletari che le chiedono… per difendere il governo, per salvare la Repubblica. Il governo «antifascista» patteggia invece un compromesso coi generali ribelli. Sono le masse operaie che rispondendo al colpo di mano militar-pretesco colla sua arma classista, lo sciopero generale, coi pochi fucili di cui si impossessa, rintuzza a Barcellona, a Madrid il conato della reazione e difendendolo contro il suo volere, obbliga il governo a resistere. Ma Saragozza è consegnata dalle autorità del Fronte Popolare ai fascisti che schiacceranno lo sciopero generale eroico dei lavoratori. Ma nell’Andalusia la C.N.T. non lancia alcun ordine di resistenza. Siviglia cade così in potere di un pugno di ufficiali e di agrari.
Nei primi mesi il governo ha una schiacciante superiorità numerica. Non ne fa uso. La flotta è ancora quasi tutta nelle mani del governo di Madrid, compresi i quattordici sottomarini. Eppure Mori e mercenari sbarcano impunemente senza resta dal Marocco. Scarseggia il materiale bellico. L’oro è, fin dai primi giorni, fatto passare in Francia. Per metterlo al sicuro. Più per timore dei proletari che perché non cada in mano di Franco. Perché questi timori? A Barcellona gli anarchici montan la guardia alle banche della borghesia.
I disastri seguono ai disastri. E’ colpa del tradimento diranno gli strateghi del Fronte Popolare. Badajoz è caduta per il tradimento del governatore. Cadice per quello del comandante. Malaga è stata consegnata dal colonnello Villalba, Bilbao per opera del comandante del genio che era d’accordo con Franco. Ciò può esser vero.
Ma è ugual vero che Badajoz e Irun sono cadute in mano di Franco perché non aiutate. Toledo e Siguenza sono state occupate perché il governo di Madrid negò le armi alle colonne libertarie dell’Aragona anzi a Toledo le fece tagliar a pezzi. Sui fronti di Huesca e Teruel le milizie proletarie si sono dissanguate, impotenti davanti alle artiglierie nemiche. Ci si è curati del fronte di Madrid solo quando «Annibale era davanti le porte». Lo stesso sta avvenendo per quello di Cordova e Jaen che sarà la prossima meta dell’attacco a causa delle miniere di mercurio di Almaden.
Franco ha sempre potuto impunemente concentrar tutte le sue forze contro il fronte contro cui schierava l’attacco senza che gli avversari abbiano, secondo le più elementari nozioni di strategia, cercato di contrattaccare sugli altri fronti sguarniti. Al tradimento asserito dei comandanti locali fa degno riscontro quello provato delle supreme istanze del governo«antifascista».
Così poco a poco i «fascisti» di Franco si sono rafforzati, gli aiuti dell’Italia e della Germania si sono fatti sempre più copiosi ed efficienti. Allora è entrata in lizza Mosca per ristabilire l’equilibrio. Ed il massacro del proletariato continua e continuerà finché «fascisti» ed «antifascisti» troveranno il compromesso di cui sarà forze mezzana la «democratica» Inghilterra che ha sempre patrocinato questa politica dell’equilibrio tra le due parti in lotta.
Ad un anno di distanza si comincia a veder chiaro. Alla base, naturalmente. Ma si continua a gettar tutta la colpa su Mosca che non è che il braccio forte della controrivoluzione che fa capo a Valenza e a Barcellona. Il centrismo del resto era sempre stato una caricatura senza credito e senza seguito. Sovratutto a Barcellona. Sono stati proprio gli anarchici come hanno lasciato consolidarsi la borghesia a Barcellona – che essi volevano far passare come un semplice «paravento» - hanno nel tempo stesso covato il serpe centrista. Ed il serpe, appena divenuto velenoso, ha cominciato come tutte le serpi, a partire da quella della favola, col mordere chi l’aveva alimentato. E’ vero che l’attacco del 3 maggio alla Telefonica di Barcellona è avvenuto per istigazione di Ayguade della sinistra catalana -che il governo di Valenza ha in ricompensa nominato ministro del Lavoro- ed effettuato dal comunista Rodriguez Sala del P.S.U.C.
Ma la più lorda responsabilità dei novecento massacrati dal 3 al 7 maggio, della minaccia dello sterminio che incombe sul proletariato spagnolo divelto dai suoi binari di classe sul terreno dei «fronti militari» che non sono i suoi, non incombe forse agli anarchici, al P.O.U.M. che oggi pagano, a caro prezzo, la loro politica nefasta e quindi obiettivamente controrivoluzionaria?
La reazione in Spagna
Le notizie che pervengono sulla feroce repressione in Spagna diventano sempre più allarmanti. Siamo arrivati alla forma specificamente fascista o staliniana.
Sembra accertato che sia stato assassinato anche Nin. «Guerra di classe» riporta la notizia che «per le vie di Madrid sarebbero stati trovati abbandonati i cadaveri di alcuni militanti della F.A.I., della C.N.T. che si sapevano arrestati da qualche tempo e con loro anche Nin». Accusa del resto lanciata anche da un ex-ministro anarchico la Montseny al comizio del 21 luglio al Teatro Olimpia e finora non smentita.
Il «Populaire» ha ripreso la notizia con un commento di Tasca che esso pure invocava … la smentita.
Ciò non impedisce che il «Nuovo Avanti!» che esce pubblicando il patto d’azione tra socialisti e centristi pubblichi sotto il titolo: Contro i calunniatori (che sarebbero chi ha raccolto simili notizie) un comunicato poliziesco di Valenza che non smentisce nulla e informa solo che il processo contro il POUM segue il suo corso, gli arrestati riconosciuti innocenti sono stati liberati e contro gli altri si farà il processo con tutte le garanzie della difesa. Sarà pubblico, ma non saranno ammessi avvocati stranieri, nemmeno in qualità di osservatori.
Risulta anche che vari degli arrestati sono stati liberati in seguito ad intervento delle … rispettive ambasciate. Naturalmente ciò non è il caso per gli italiani ed i tedeschi, e sono proprio questi i più numerosi ed i più in pericolo.
"Adunata dei Refrattari", uno dei pochi giornali anarchici che conservano una certa libertà di apprezzamento sugli avvenimenti spagnoli annuncia l’arresto avvenuto a Barcellona di Eusebio Carbo. Carbo è il principale dei vecchi dirigenti della C.N.T. – non uno degli avventurieri dell’ultima ora che hanno fornito il tipo nuovo dell’anarchico-ministro – ed il suo arresto prelude, anche in Spagna, e la sorte di Nin potrebbe esser la conferma, allo sterminio della «Vecchia Guardia».
Perché, scrive Armando Borghi, essere arrestato oggi a Barcellona si sa che cosa vuol dire. Vuol dire essere nelle mani del nemico, del boia forse. E Borghi continua:
«Ora Eusebio Carbo è arrestato.
C’è tutto da attendersi. Dico tutto il peggio.
Naturalmente non succederà che egli confessi i suoi delitti controrivoluzionari. La medicina per ottenere questi miracoli pare non l’abbiano ancora trovata in Ispagna.
Ma laddove hanno sciolto il POUM; laddove ne hanno sottomessi ad accusa per tradimento gli esponenti; laddove gli amici di Durruti sono da tutti abbandonati; laddove le squadre di repressione per il ristabilimento dell’ordine proprietaristico fanno miracoli di Versaglismo (o Valencismo); laddove hanno soppresso un Berberi come non si sopprime un cane; laddove la censura tiene imbavagliati i rivoluzionari; laddove sotto specie di mandare tutte le armi al fronte si disarma il fronte per armare la polizia e si disarma il popolo per permettere alla polizia di restaurare l’ordine borghese; laddove succede tutto ciò e questo succede col tacito consenso dei socialisti della II Internazionale, memori delle loro prodezze berlinesi contro gli Spartachiani, e collo stesso consenso dei laburisti della Internazionale operaia, staffieri, ufficiali del capitalismo dal 1914 in poi; e coll’ausilio dei catalanisti sinistri e dei borghesi di ogni risma; laddove tutto questo succede c’è tutto da temere per la vita di militanti come Eusebio Carbo».
Ma il miglior documento sulla situazione oggidì in Spagna ce lo offre, ancora una volta «Guerra di classe».
E’ una fotografia con questa sintomatica scritta: «Il 19 luglio un gruppo di anarchici, spagnoli e italiani, resero il loro omaggio ad Ascaso sul luogo ove egli cadde combattendo. Alcuni di questi compagni sono stati arrestati.»
Se oggidì si arrestano diggià quelli che portano fiori al capo della risposta proletaria di luglio, vuol dire che quelli che stavano patteggiando coi generali «faziosi» mentre i proletari di Barcellona e di Madrid cadevano nella lotta armata, sono ormai ben piantati in sella…
Prometeo, n. 147, 5 agosto 1937