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aggiornato al: 02/03/2010

il programma comunista, n. 22, 12-28 dicembre 1959

Riproponiamo oggi un magnifico articolo di una cinquantina di anni fa dedicato alla stretta connessione e al connubio  tra regime politico borghese e Chiesa cattolica.

Dopo la seconda guerra mondiale il potere temporale della Chiesa, già rimesso sul suo piedistallo dal fascismo, è nuovamente tornato prepotentemente alla ribalta e si è preso con gli interessi la rivincita sulla borghesia che nei suoi momenti di gloria, nell'ottocento, lo aveva sconfitto.

Oggi l'una e l'altra (borghesia e chiesa) sopravvivono, minate da una decadenza inarrestabile e da scandali vari (pedofilia per la chiesa e corruzione, in primis, per i nostri politici) ergendo una barriera ideologica sempre più traballante per scongiurare quella che sarà la loro fine comune con la ripresa classista del proletariato.

Chiesa e potere capitalista sono intimamente legati e come si dice nell'articolo l'una non potrà sopravvivere alla caduta dell'altro.

 

 

 

La Chiesa del Patto Atlantico

 

Da quindici anni circa dura in Italia il regime «clericale». La sconfitta militare subita dalla borghesia italiana ebbe per effetto il crollo del regime fascista, ma quanto è accaduto in seguito ha provato che il vecchio servitorame politico del periodo pre-fascista non era più idoneo ai compiti attuali dello Stato capitalista. Il capitalismo, come era stato previsto dal marxismo, procede inarrestabilmente nel senso della concentrazione dei mezzi di produzione, per effetto delle leggi dell'accumulazione del capitale. In tali condizioni storiche, gli schemi dello stato liberale appaiono irrimediabilmente superati: la classe dominante ha bisogno di strutture politiche rigidamente accentrate, adeguate appunto alla struttura monopolistica assunta dalla macchina della produzione economica e dello sfruttamento di classe. Perciò, il fatto che il monopolio politico, poco importa se talvolta mimetizzato, sia passato dalle mani del fascismo in quelle dell'organizzazione altrettanto accentrata e autoritaria del cattolicesimo, non stupisce il marxista.

La borghesia dell'epoca imperialistica ha bisogno, per tenere soggette le masse sfruttate e neutralizzare i propri contrasti intestini, di regimi politici fondamentalmente assolutisti, anche se verniciati di colori democratici. E in Italia, alla caduta del fascismo, soltanto l'organizzazione ecclesiastica e laica controllata dalla Chiesa cattolica, organizzazione autoritaria, centralizzata, gerarchica e anti-democratica quante altre mai, rispondeva a tali requisiti. Ciò spiega il prepotere del partito cattolico. Non potendo continuare a servirsi del servitorame fascista, e dovendo ripiegare su un surrogato del fascismo, la borghesia non ha potuto trovarlo che nella organizzazione della Chiesa. Non certamente dal secondo dopoguerra datano tra Capitalismo e Chiesa Cattolica quegli stretti legami che oggi tutti osserviamo. E neppure tale convergenza si è avuta al momento della firma dei Patti Lateranensi, voluti dal fascismo e riconfermati dalla repubblica democratica. Anche quando Stato e Chiesa erano ufficialmente divisi, l'organizzazione cattolica, in quanto forza di conservazione sociale, era un pilastro dell'ordine borghese. Ma è soltanto dalla fine della seconda guerra mondiale che la Chiesa cattolica ha assunto, sia pure indirettamente, tramite le sue organizzazioni laiche, funzioni di governo.

Tale svolta, che si può definire storica, non ha segnato una tappa nella decadenza della sola borghesia italiana la quale, mettendosi sotto i piedi tutte le tradizioni antivaticane e anticlericali di cui andava fiera prima e dopo la «breccia di Porta Pia», ha rinnegato irrimediabilmente una gran parte delle sue ideologie. L'aperto connubio tra capitalismo e Chiesa cattolica, tra sfruttamento dei corpi e sfruttamento degli spiriti, ha denunciato anche la realtà di una profonda decadenza del cattolicesimo che non solo in Italia ma in tutta la coalizione del Patto Atlantico, si è posto apertamente al servizio del capitalismo e della guerra, svelando contro ogni affermazione contraria, le innegabili finalità sociali della religione.

Se ieri strumento politico del capitalismo era il fascismo, oggi lo sono le gerarchie ecclesiastiche manovranti quel  partito-marionetta che è la Democrazia Cristiana, e che neppure si preoccupano, tirandone i fili, di restare nell'ombra. Siamo allora tornati al «potere temporale» della Chiesa? Gli ordini religiosi si sono ripresi la rivincita sulla borghesia capitalista che divenne classe dominante sopprimendo appunto le vecchie strutture feudali? per dirla secondo il pregiudizio corrente in Italia «comandano i preti»? Non sono pochi coloro che danno a tali quesiti risposte assolutamente sbagliate, alimentando in se stessi e negli altri una confusione ideologica di cui soltanto il capitalismo può avvantaggiarsi. Non sarà inutile pertanto ribadire certe nostre posizioni.

1) A dispetto delle apparenze di forza e di prestigio della Chiesa Cattolica, che specie nelle sue sfere dirigenti sembra assumere i caratteri di una potenza sovrana, i rapporti tra essa e il capitalismo sono quelli che corrono fra padrone e mantenuta. La vera classe che detiene il potere effettivo è la borghesia, cioè la classe che gode del monopolio dei mezzi di produzione, della immensa macchina che da una parte spreme la forza di lavoro delle masse salariate e dall'altra accumula profitti. Se l'organizzazione della Chiesa Cattolica si taglia una larga fetta del profitto capitalista, ciò non prova affatto che sia la potenza economicamente dominante, ma solo che è uno strumento prezioso dello Stato capitalista e, in quanto tale, riceve un'aliquota del profitto che la classe capitalista accumula espropriando le classi lavoratrici.

La Chiesa cattolica, come del resto le chiese di tutto il mondo, riesce a durare, sotto il capitalismo, non per forza propria, ma perché lo Stato borghese stipendia le gerarchie ecclesiastiche, favorisce l'ingrandimento patrimoniale della Chiesa, protegge in mille modi le attività molteplici delle organizzazioni legate alla struttura chiesastica. Ma l'aiuto più possente che lo Stato borghese le fornisce garantendone la sopravvivenza, è costituito dal fatto che tutta la forza dello Stato capitalista e della classe che lo esprime è mobilitata ad impedire la propagazione delle dottrine atee. La prova determinante della soggezione completa della Chiesa cattolica allo Stato capitalistico è data appunto dal fatto che essa non dispone più direttamente di quello apparato repressivo di cui si valse attraverso i secoli per stroncare gli eretici e assicurare la propria sopravvivenza. Tale potere è nelle mani della classe borghese che dispone di tutti i mezzi di influenzamento delle coscienze (stampa, radio, cinema, televisione, ecc.), controlla l'organizzazione scolastica e - quel che conta - si giova di un apparato di repressione, ora scoperto ora ammantato di orpelli democratici, ma in ogni caso essenzialmente terroristico.

I sempre più stretti rapporti di dipendenza che la Chiesa Cattolica stringe col Capitale, stanno a dimostrare che le supreme gerarchie vaticane si rendono conto che il cattolicesimo non potrà sopravvivere al crollo del capitalismo. Esse sanno che la Rivoluzione Comunista segnerebbe insieme la fine del capitalismo e del cattolicesimo. Se il capitalismo ha bisogno dell'oppio della religione per intossicare le menti degli sfruttati ed educarle alla squallida filosofia della rassegnazione e della rinuncia, la Chiesa Cattolica ha non minore bisogno dell'aiuto dello Stato capitalista per proteggersi contro gli attacchi delle dottrine anti-religiose.

2) La patente subordinazione della Chiesa allo Stato capitalista favorisce potenzialmente meglio di mille argomentazioni la lotta rivoluzionaria contro la superstizione religiosa. I marxisti non disdegnano di usare nella lotta contro la ubriacatura religiosa certe armi ideologiche che furono foggiate dai rivoluzionari antifeudali del secolo XVIII. Ma badano soprattutto alle origini e finalità sociali della religione, preoccupandosi anzitutto di mostrare come essa, da stadio superiore dell'evoluzione della psicologia animale pervenuta al livello umano, sia divenuta,a mano a mano che la specie umana si divideva in classi sociali antagonistiche, uno strumento della dominazione di classe.

Il mondo fisico e psichico preesiste alla comparsa della idea di Dio. La stessa idea di Dio ha subito lungo i secoli un complicato processo evolutivo, partendo dal feticcio dei popoli preistorici, che a loro volta erano gli eredi biologici di specie ancora più rozze, per arrivare ai non meno assurdi dogmi cattolici. Ma in ogni tempo la religione è servita a governare i produttori, non certo le loro anime emigrate dopo la morte in un al di là la cui esistenza nessuno ha mai provato. E' vero che il timore di una potenza sovrannaturale può essere valso a frenare gli istinti antisociali dei primi uomini, salvaguardando la continuità dei vincoli tribali e, con essa, la sopravvivenza fisica della specie attorniata da mille nemici naturali. Ma è altrettanto innegabile che nelle società civili, divise in classi economicamente nemiche, la religione, assicurando la pace sociale, ha lavorato unicamente per la conservazione dei privilegi della classe dominante. E tale funzione ha svolto attraverso tutti i quattro o cinque millenni dell'epoca civile, benché i fondatori delle grandi religioni, come Cristo, Budda, Maometto, ispirassero la loro predicazione alle inobliabili tradizioni del comunismo primitivo.

Ponendosi al servizio del capitalismo, la Chiesa cattolica  ha fornito involontariamente le prove pratiche delle origini assolutamente terrene, sociali, delle credenze religiose. La religione appare oggi apertamente quello che, sin dalla scomparsa del comunismo primitivo, è sempre stata: uno strumento della dominazione di classe. Né le sue finalità sociali sono meno chiare; impedire che la sete di giustizia delle masse sfruttate le spinga a imboccare la strada della rivoluzione, a istruire il processo alla classe dominante, a condannarla spietatamente non nel fumoso regno dei cieli, ma su questa terra, nel quadro di nuove strutture sociali.

3) Se, ad onta del progresso scientifico che ha coperto di ridicolo le pseudo-dottrine della creazione dell'universo; se, ad onta della inequivocabile collusione tra Capitalismo e Chiesa, provata dai mille episodi di vita quotidiana che vedono il prete surrogare le stesse autorità civili dello Stato; se, ad onta della vulnerabilità della religione e della Chiesa Cattolica, questa e quella si perpetuano sfacciatamente, tutto ciò accade perché il proletariato, la forza storica che sola può, con l'attacco rivoluzionario, abbattere lo Stato borghese e i suoi molteplici strumenti di oppressione, resta immobilizzato dalle pastoie dell'opportunismo. Come si può concepire una liquidazione della superstizione religiosa «entro il capitalismo» quando si è costretti ad assistere alle infami politiche conciliazioniste dei sedicenti partiti operai, che ignobilmente appetiscono «dialoghi» e intrallazzi politici con le «sinistre» cattoliche? Quando accade che partiti che si  autodefiniscono marxisti non osano dichiararsi materialisti ed atei, perché temono la scomunica papale e, ancor più, la perdita dei voti delle beghine  e dei baciapile? In tali condizioni, la «crociata» della Chiesa cattolica contro l'ateismo è vinta in partenza.

Ma lasciate che il proletariato, finalmente liberatosi dalla piovra opportunistica, rovesci lo Stato capitalista e impianti la sua dittatura privando la Chiesa dell'appoggio finanziario e politico che ne assicura la sopravvivenza, e due millenni di vita non saranno sufficienti a impedire la morte per asfissia della superstizione religiosa e della superba Chiesa di Roma.

La religione non potrà sopravvivere all'ambiente da cui trae le sue linfe vitali: la società divisa in classi di cui il mondo ultraterreno diviso in inferno e paradiso è una fantastica copia a parti invertite.

Sottrarre le masse sfruttate all'oppressione religiosa è impresa vana in regime capitalistico. Soltanto una avanguardia della classe operaia, educata nel partito rivoluzionario, può formarsi una mentalità scientifica e liberarsi dell'intossicazione religiosa. I comunisti marxisti neppure per un istante accettano di occultare le proprie convinzioni anti-religiose e di sospendere la propaganda dei principi del materialismo dialettico; ma sanno che la estinzione della superstizione religiosa non è un fatto di mera educazione, essendo la lotta contro la religione legata indissolubilmente alla lotta rivoluzionaria contro lo Stato borghese.

 

* * *

 

Per quanto detto, noi, ben lungi dallo scandalizzarcene, come i falsi comunisti affittati a Mosca, salutiamo come un fatto positivo l'aperto e inequivocabile arruolamento della Chiesa cattolica nell'apparato statale del capitalismo. Tale svolta prova in concreto gli stretti rapporti tra sfruttamento e religione. Le ideologie liberaleggianti sulla separazione tra Stato e Chiesa non ci seducono affatto. Non perché le consideriamo prive di valore storico. La rivendicazione della separazione della Chiesa dallo Stato ha avuto la sua ragion d'essere all'epoca del trapasso dagli ordinamenti feudali a quelli borghesi. Oggi, nell'epoca dell'imperialismo, tale rivendicazione è, a dir poco, antistorica. Il capitalismo nella fase finale della sua storia contro il proletariato e la rivoluzione comunista, ha chiamato a raccolta tutte le forze della reazione sforzandosi di sottoporle ad un controllo unitario entro l'ambito dello Stato. Le organizzazioni chiesastiche non potevano sfuggire al processo di fascistizzazione dello Stato borghese se per fascismo si intende non questa o quella organizzazione di partito, ma l'essenza dello Stato borghese nella fase imperialistica che dovunque, anche nei pretesi paesi democratici, ha assunto il controllo totalitario di tutte le attività sociali, nulla lasciando alla sedicente libera iniziativa dei gruppi e tantomeno delle singole persone. D'altra parte è sommamente istruttivo il fatto che la completa sottomissione della Chiesa cattolica alla dittatura del Capitale non sia stata ottenuta con mezzi coattivi.

Le gerarchie cattoliche - che taluno ha giustamente definito Chiesa della NATO - si sono rese conto che la sottomissione ai massimi poteri dell'imperialismo capitalista era l'unica alternativa al disastro. La Chiesa , appoggiandosi allo stato capitalistico e accettando di divenirne un esecutore politico, non smentisce certo le sue innegabili doti di lungimiranza politica.

Nel cielo che diventa sempre più vuoto di divinità le gerarchie ecclesiastiche non possono trovare un sostegno altrettanto solido quanto quello offerto dallo Stato borghese. Ma lo Stato borghese non è eterno. Presto o tardi, la rivoluzione proletaria si leverà a distruggere la macchina infame di repressione che tiene inchiodata alla croce dello sfruttamento l'enorme maggioranza della specie umana.

I comunisti internazionalisti non sbagliano mira. La religione, triste retaggio della preistoria umana, e l'oppressione psicologica esercitata dalle chiese, si combattono non con le vuote tirate anticlericali, ma con l'oscuro lavoro tendente a forgiare un'avanguardia rivoluzionaria destinata a guidare domani l'assalto allo Stato borghese. Fa parte di tale compito anche il sostenere e difendere senza infingimenti la dottrina marxista del materialismo dialettico.

Il nemico da combattere è il capitalismo, il mostro da abbattere è lo Stato borghese, che, a dispetto delle vantate conquiste del pensiero ufficiale ha potenziato tutte le organizzazioni a finalità reazionarie non rifuggendo dal riesumare le folli e micidiali ideologie nate nelle epoche più oscure della storia.

 

il programma comunista, n. 22, 12 - 28 dicembre 1959