1945
L'unico motivo che ci spinge a presentare questo testo squallido, tratto dalla «Piccola enciclopedia del socialismo e del comunismo» è il fatto che il libro da cui è tratto, apparso nel 1945, continuò a conoscere nuove edizioni fino agli anni sessanta e fu uno dei testi di base per molti militanti del PCI.
Per la redazione di questa voce, oltre ad errori madornali (il Congresso di Lione è il III e non il IV e Bordiga fu espulso nel 1930 e non nel 1929), sono ancora adottati, sotto la penna di Giulio Trevisani che è conosciuto e passa come storico del movimento operaio e non, come è, gazzettiere dello stalinismo, fondatore, fra l'altro, di «Il Calendario del popolo», gli argomenti e lo stile tipici dello stalinismo.
Tralasciamo, per compassione, ogni altro commento.
Bordighismo
Posizione che nascose, sotto una parvenza estremista, un contenuto antimarxista ed opportunista. Questa posizione - che può essere considerata una variante italiana del troschismo - deve il suo nome all'ing. Amadeo Bordiga il quale fu a capo della frazione che dominò nel Partito Comunista d'Italia alla sua formazione e che fu battuta al IV Congresso di Lione, del gennaio 1926 (Bordiga fu espulso nel 1929).
Il bordighismo fu caratterizzato in Italia da una posizione settaria e nullista. Il Bordiga era partito, durante la guerra, da una posizione positiva (e cioè dalla divulgazione, per quanto approssimativa della Rivoluzione d'Ottobre, attraverso il settimanale napoletano Il Soviet) e aveva creato nel seno del Partito Socialista una frazione che, se pur basata sull'errore dell'astensionismo parlamentare, aveva, almeno, il merito di una decisa e battagliera critica a centristi e riformisti.
Ma quando, più tardi, costruito nel 1921, il P.C., si trattò di passare dall'azione negativa, critica, all'azione positiva, costruttiva, il bordighismo mostrò le sue falle.
I principali errori del bordighismo furono i seguenti:
1) Dogmatismo e meccanicismo: nessuna analisi delle singole situazioni e conseguente orientamento tattico; incomprensione, quindi, o negazione della fondamentale dottrina marxista-leninista, che non è dogmatica; non è meccanica; è una guida per l'azione; se fa tesoro delle esperienze passate, parte, però sempre dall'analisi di una situazione attuale. Accusando di «situazionismo» i compagni che sostenevano l'opinione avversa, i bordighiani si denunziavano antimarxisti, si classificavano come un gruppo di intellettualoidi schematici.
2) Nullismo e attesismo. Gli avvenimenti si sarebbero, secondo i bordighiani, maturati per forza propria. Incomprensione, quindi o negazione della lotta rivoluzionaria, del rapporto di forza tra le classi in lotta, dell'efficienza morale e organizzativa delle masse.
3) Isolamento dalle masse; incomprensione o negazione della natura delle funzioni del Partito che, per guidare le masse, non deve perdere il contatto con esse. Il Partito non può essere una setta o una élite di cerebrali; non può essere, fu detto, un sottomarino: deve essere l'avanguardia capace di guidare le grandi masse ed essere, a sua volta, sostenuta da esse.
4) Incomprensione della struttura e delle funzioni del partito, staticità e tradizionalismo organizzativo, come i bordighiani dimostrarono con la loro accanita opposizione quando il partito dovette passare dalla organizzazione per territorio a quella per cellule (di cui oggi si constatano i vantaggi).
5) Incomprensione del principio del centralismo democratica, accumulando tutti i poteri nel centro, condannando le organizzazioni di base all'inattività, rendendo impossibile la formazione dei quadri.
6) Incomprensione della lotta rivoluzionaria che non può essere considerata come la lotta armata di un giorno, ma deve essere una lotta quotidiana preparatoria; lotta politica, economica, propagandistica anche sul terreno elettorale e parlamentare.
7) Svalutazione del fattore «maggioranza» mediante l'affermazione che sono le minoranze a guidare le masse e, quindi, basta preparare le minoranze; negazione, quindi, della necessità che il Partito tenga contatti ideologici e politici con le masse lavoratrici.
8) Negazione assoluta del compromesso (v.), che i classici del marxismo dichiarano, invece, strumento di lotta di un partito rivoluzionaria nella misura in cui esso è, di volta in volta, inevitabile per il fine rivoluzionario del partito.
Tutti gli errori del bordighismo si rivelarono con maggiore evidenza all'avvento del fascismo: i bordighiani proposero di rinviare il lavoro di partito a miglior tempo, di lasciar andare le cose per il loro verso. Sia per l'inconsistenza ideologica (semplici manifestazioni verbali di estremismo) sia per la base sociale (intellettualoidi e piccola borghesia) il bordighismo finiva con l'essere il doppione del massimalismo quanto alla nullità della sua efficienza come partito della classe operaia.
Circa la lotta che, sotto la guida di Gramsci, fu necessario sostenere per la liquidazione del bordighismo, v. P.C.I. Quanto al Bordiga, mentre Gramsci, prigioniero di Mussolini, lottava fino all'ultimo in carcere sotto la bandiera comunista, egli viveva tranquillo in Italia, protetto dalla polizia e dai fascisti.
Erede delle posizioni bordighiane, durante il periodo fascista, ed oggi, può essere considerato il gruppetto dei cosiddetti «internazionalisti» (v.).
Giulio Trevisani, Piccola enciclopedia del socialismo e del comunismo, Edizioni «Il calendario del popolo», Milano, pag. 77-78 (in una edizione del 1963).