Cerca nel sito



 


archivio > Saggi e inediti>Roger Dangeville, Utopismo e comunità dell'avvenire (introduzione, 1976)

aggiornato al: 16/05/2010

Introduzione, 1976

Questo scritto di Roger Dangeville è inedito in italiano ed apparve, in francese, come introduzione ad una raccolta di scritti di Marx ed Engels,  nel 1976, nella  Petite collection Maspero (n. 160).

Roger Dangeville pubblicò e curò molte raccolte di Marx ed Engels che, a metà degli anni settanta, apparvero sia presso Maspero che presso l'Union Generale d'Editions (10/18). Speriamo un poco alla volta di poter offrire ai nostri lettori questi lavori.

Ad esempio, nel numero successivo a questo della  Petite colllection Maspero, cioè nel n. 161 apparve un'altra raccolta intitolata Les utopistes  che continua il discorso qui iniziato.

Precisiamo che in questa traduzione (di cui abbiamo corretto alcuni errori, ma che mantiene la bellezza e la forza del testo originale), non nostra e non sappiamo bene di chi,  sono omesse le note di cui si trova la traccia numerica.

Oggi, rispetto a quando, più di 35 anni fa, questo saggio fu scritto la Russia non si richiama più al socialismo e partiti operai ufficiali non ne esistono più: meglio così!  

 

 

Utopismo e comunità dell'avvenire

 

 

L'avvenire nel presente

Nell'attuale capitalismo che sopravvive a se stesso, le cose più naturali divengono disperatamente inesplicabili, come i rapporti tra giovani e vecchi. All'epoca della crisi del 1968 (1) - ripetizione generale della crisi attuale - esplose quello che noi chiamiamo il conflitto delle generazioni, che non è né un sostituto né una forma nuova della lotta di classe, ma il segno manifesto della senilità della società ufficiale, che si trova nell'impossibilità di concepire e di preparare le condizioni di vita materiale per le generazioni future.

I giovani sono posti in uno stato di disoccupazione cronica; sono sotto tutela e debilitati, poi sono inviati, per esempio, nelle scuole fino all'età adulta e così si impedisce loro di partecipare alla produzione (2). In breve, si spezza la loro vitalità, il loro impeto e le loro passioni dirette verso il futuro, facendone degli assistiti pubblici che sono obbligati a mendicare la loro partecipazione alla produzione e alla vita di una società monopolizzata dal capitale divenuto gerontocratico, che impedisce tutte le prospettive di uno sviluppo preliminarmente organizzato dell'avvenire dei giovani e può, a rigore, soddisfare i vecchi che domandano unicamente la stabilità, che sembra loro assicurare la ripetizione incessante del passato con i cicli di riproduzione del capitale.

I partiti operai ufficiali non danno più, ai giovani e anche ai numerosi meno giovani, delle prospettive d'avvenire nelle quali essi vedrebbero concretamente i loro sforzi e la loro vita prendere corpo. I social-democratici, chiusi nell'opportunismo immediatista, non possono parlare di una società comunista, senza denaro, senza mercato, dunque senza privilegi di classe, né Stato, come professarono Marx-Engels nel corso di tutta la loro vita, giacché ciò implica l'evidenza di una rivoluzione violenta. Lo stesso vale per i partiti comunisti ufficiali, collegati all'affarista e mercantile Mosca che - invece di abolire progressivamente il mercato, il denaro, i privilegi di classe e lo Stato - non fa, dopo più di cinquanta anni di esistenza, che svilupparli fino al parossismo. Il loro marxismo è divenuto senile, ma per questo essi hanno dovuto falsificarlo e rinnegarlo sopprimendo tutto il ... comunismo, questo elemento sovversivo che i  giovani hanno scoperto spontaneamente nelle manifestazioni per la strada quando gridavano "l'immaginazione al potere" e attribuendolo agli utopisti e considerando il marxismo per quello che dicevano i partiti operai ufficiali, senili e degenerati (3).

Ora questa parte anticapitalistica del movimento operaio è esattamente la ragione d'essere, il programma pratico del movimento comunista: è essa che fornisce gli impulsi che fanno agire i rivoluzionari. Il fatto che essa sia stata proclamata dagli utopisti, già da parecchi secoli, non l'ha resa vana, al contrario, poiché il marxismo ha fornito - come noi potremo constatare in tutti i testi di questa serie di raccolte - una base più ampia e solida, mentre gli operai  organizzati in sindacati e in partito, le forniscono una forza operante. In due parole, il socialismo utopistico sta al socialismo scientifico come i balbettii del bambino stanno alla forza e al pensiero dell' adulto, tutti e due sono della stessa carne e dello stesso sangue.

Ciò che vale per l'inimitabile bellezza dell'arte greca, per esempio, vale anche per i meravigliosi sogni del bambino utopista del socialismo moderno di classe: «Vi sono fanciulli rozzi e fanciulli saputi come vecchietti. Molti dei popoli antichi appartengono a questa categoria. I greci erano fanciulli normali. Il fascino che la loro arte esercita su di noi non è in contraddizione con lo stadio sociale poco o nulla evoluto in cui essa maturò. Ne è piuttosto il risultato, inscindibilmente connesso con il fatto che le immature condizioni sociali in cui essa sorse non possono mai più ritornare».

 

Istinto di classe e marxismo

Marx-Engels hanno la stessa posizione sia di fronte alle visioni fantastiche dell'intuizione degli utopisti, sia nei confronti dell'istinto di classe degli operai. Lontani dall'opporre la fredda Ragione del professorale "socialismo vero" con il suo "è giusto o è falso!", essi dimostrano che le aspirazioni degli uni e degli altri corrispondono a un bisogno sociale, la cui soddisfazione diviene una loro necessità storica non appena il movimento operaio si è ingrandito e si è moltiplicato. Engels sottolinea, certo, gli enormi vantaggi del moderno movimento operaio tedesco che è nato dopo i movimenti operai inglesi e francesi e non ha dovuto esso stesso passare per lo stadio infantile -utopico - del comunismo, né stagnare (il movimento operaio vi cade ugualmente a ogni deviazione o malattia, se non degenera ancora in maniera peggiore, impantanandosi nell'ideologia borghese, come è il caso odierno degli pseudopartiti operai dei paesi capitalisti sviluppati). Tuttavia, non di meno, riconosce i meriti incancellabili dell'utopismo socialista: «Il secondo vantaggio è che cronologicamente i tedeschi sono venuti al movimento operaio press'a poco per ultimi (è anche vero per i russi e per il partito di Lenin). Tuttavia il socialismo scientifico tedesco non dimenticherà mai che si è elevato sulle spalle di Saint-Simon, Fourier e Owen - tre uomini che, malgrado tutte le fantasie dell'utopismo della loro dottrina, si annoverano tra i più grandi spiriti di tutti i tempi e HANNO ANTICIPATO GENIALMENTE INNUMEREVOLI IDEE, DELLE QUALI NOI DIMOSTRIAMO OGGI L'ESATTEZZA SCIENTIFICAMENTE. Lo stesso vale anche per il movimento operaio tedesco pratico che non dovrà mai dimenticare che si è sviluppato sull'impeto degli operai inglesi e francesi, di cui ha potuto beneficiare direttamente delle esperienze che questi avevano ottenuto a caro prezzo, ed evitare oggi i loro errori, UNA VOLTA PER LA MAGGIOR PARTE INEVITABILI.» (5)

Agli occhi di Engels il socialismo utopistico ha giocato un ruolo decisivo nella genesi del marxismo, e tutti i testi di questa raccolta mostreranno che il socialismo scientifico non si collega in alcun modo alla ideologia borghese, ogni classe possiede una ideologia propria e opposta a quella delle altre classi, e ogni modo di produzione secerne le sue proprie strutture ideologiche. Di fatto, il marxismo sviluppa l'utopismo in scienza e collega il programma finale, descritto dai socialisti utopisti, alle rivendicazioni concrete e attuali del movimento operaio, impegnato nella lotta di classe contemporaneamente su tre punti, politico, economico (sindacale) e teorico.

 

Intuizioni utopiste e socialismo scientifico

L'utopismo è per il marxismo ciò che l'intuizione è per la scienza e la poesia per la ricerca scientifica, che non è fredda tecnica, né semplice deduzione sperimentale, ma coraggio intellettuale per dei sentieri non ancora esplorati, con delle prospettive smaglianti non per la sterile mente individuale, di cui le soddisfazioni sono irrisorie, ma per la vita materiale e il cervello collettivo della specie umana. La scienza nasce dall'istinto e dall'intuizione nell'azione, e il marxismo non ha la posizione limitata delle scienze borghesi che considerano - e più spesso con quali reticenze! - che il determinismo e la scienza non possono che applicarsi all'ambito fisico extra-umano. Innanzi tutto si lega, al contrario, ai fatti storici delle grandi masse (classi) della società umana, prima di dare oggi - con l'instaurazione del socialismo - un impulso insospettabile alle scienze della natura che, una volta unificate, comprenderanno anche quelle degli uomini.

Oggi la debilitante divisione del lavoro, che corrisponde alla divisione delle scienze, separa ogni attività manuale o intellettuale in un settore così ristretto per cui non è più possibile a chicchessia di avere una concezione umana, attiva e sintetica, cioè sociale. Quando sarà spezzata questa divisione, nascerà l'unione tra poesia e scienza, dal momento che il lavoro manuale non sarà più separato dal lavoro intellettuale.

E' allora che le aspirazioni oscure degli utopisti diventeranno realtà, elaborate coscientemente e sistematicamente dall'umanità, dominante la natura umana come pure l'ambiente, grazie all'opera collettiva in vista della felicità di tutti.

 

Intuizione e scienza

Le aspirazioni comuniste, teorizzate dagli utopisti, anche se non erano realizzabili nell'immediato, non erano "false". Nelle classi produttive, ingannate e sfruttate, esse hanno espresso nel loro tempo un bisogno materialmente determinato, ma soffocato ogni volta con successo, finché la società di classe è ancora una necessità storica, preliminare all'estensione a tutta la società umana del comunismo dei piccoli gruppi in seno ai quali sussisteva primitivamente. Il socialismo moderno non si pone esso stesso come scopo di sostituire «la produzione capitalista con la produzione cooperativa, cioè una forma superiore al tipo arcaico della proprietà collettiva del comunismo primitivo?». (6)

Una intuizione può essere più esatta della scienza "positiva", di cui la evoluzione delle conoscenze stesse ha rivelato così spesso la fragilità, perfino le deformazioni. E, infatti, l'inesatto percepisce il reale nella sua verità prima e meglio dell'esatto. Se il prodotto dell'arte non degenera così presto come quello della "scienza", è perché l'intuizione precede vittoriosamente la conoscenza e la pretesa scienza "esatta". Così nella dinamica umana che è una rivoluzione, l'arte segna una tappa, mentre la scienza ufficiale si crogiola nel conservatorismo - ed è ancora più vero quando essa si realizza nella tecnica, come è concepita oggi (7).

Se ha l'istinto di classe, il proletariato analfabeta possiede delle convinzioni inaccessibili alla scienza - si può ben tacciarlo con derisione di utopistico, ciò non ci preoccupa, finché i nostri avversari negano ogni determinismo nella vita sociale. Le nostre tesi si trovano ancora confermate, dal fatto che, ai nostri giorni i partiti comunisti degenerati osannano tanto il linguaggio della Tecnica, essendo tutto estraniato dall'arte vivente, cosa che non riguarda il venale e miliardario Picasso, la cui pittura  volge le spalle al preteso realismo socialista caro a Stalin, che basterà a smentirla.

L'evoluzione delle scienze dimostra che l'istinto e l'intuizione hanno ottenuto più di una vittoria sulla fredda e non dialettica Ragione, un altro feticcio del pensiero borghese. La fisica e le matematiche stesse non hanno fatto parte, per lungo tempo, della religione e della filosofia al tempo in cui la divisione non separava la conoscenza? Nel XVIII secolo ancora - come Marx ricorda - la metafisica faceva di nuovo avanzare la conoscenza e operava delle scoperte in matematica e in fisica.

Non si può evitare di paragonare i sapienti del passato e i loro schemi geometrici e metafisici di spiegazione del mondo, con i socialisti utopisti che illustravano la loro visione della società degli uomini con i loro fantastici piani. Questi avevano tutt'altra concezione che la visione che i nostri contemporanei hanno del mostruoso mondo attuale in generale e i loro porta-parola, scientifici o no, tutti racchiusi nei loro pregiudizi e nelle conoscenze sociali di paccottiglia.

Le visioni fantastiche del mondo dei saggi dell'antichità e degli utopisti - con tutta la loro ingenuità -  corrispondevano ai bisogni e al pensiero pratico della loro epoca. In più, esse hanno fatto progredire non solamente le condizioni di allora, ma hanno permesso degli sviluppi scientifici ulteriori, come mostra per esempio, l'astronomo Tolomeo. Nel sistema di questo ci si poteva ancora chiedere perché il sole non cadeva sulla terra. La risposta che ne davano gli antichi poteva sempre soddisfare Dante - cosa che mostra la sua solidità: ogni corpo è attaccato, per così dire fissato o incollato, ad una sfera che gira nel cielo ed avente come centro la terra. Nell'universo di Dante, l'ultimo e più grande girone è quello dell'Empireo, il cielo dalle stelle fisse che, grazie a Dio, gira attorno a se stesso in 24 ore nello stesso tempo di tutti gli astri che non sono dei pianeti o delle stelle erranti, ciascuno dei quali è collegato a un cielo di grado inferiore, fino a quello della luna, che è il primo.

Galileo, che aveva - come gli si attribuisce - il più profondo rispetto per Dante, non rise della sua costruzione ingenua, ma disse semplicemente: non sarebbe meglio domandarsi perché la terra non cada sul sole? Rovesciando in questo modo la questione (8), egli inaugurò una nuova tappa storica dell'uomo e del suo sapere, che diede la legge della gravitazione universale (newtoniana).

 

Interesse pratico dell'utopismo

E' fondato dire che gli utopisti si sono posti la stessa questione del marxismo, ma essi non potevano rispondere se non con i mezzi che forniva ai loro tempi lo sviluppo delle forze produttive. E' ciò che salta agli occhi dal momento in cui essi passano alla realizzazione pratica della loro intuizione comunista: i materiali usati sono gli stessi che essi trovano davanti a loro, alla loro epoca. Fourier, per esempio, visse all'epoca in cui l'agricoltura predominava e l'industria era ancora nel limbo. Fu quindi il socialista dell'epoca fisiocratica, i suoi piani si realizzano a livello agrario.

Il suo interesse è, ai nostri occhi, doppio e immenso: 1) Al livello allora raggiunto storicamente ed economicamente, Fourier proponeva una soluzione produttiva conforme agli interessi delle classi lavoratrici e non di una minoranza di privilegiati oziosi e sfruttatori. In questo senso, egli ha una posizione di "classe", comunista, anche se nega - e giustamente, data la passività delle masse all'inizio del XIX secolo - la lotta di classe. 2) Certe soluzioni proposte da Fourier ancor oggi rimangono valide, a titolo, per esempio, di misure generali di transizione al socialismo. E' il caso ad esempio del suo diritto al lavoro. Ciò può essere così ben applicato alle condizioni di un paese che si trova a uno stadio agrario arretrato come a quello di un paese industriale avanzato. Gli utopisti immaginano sempre delle soluzioni suscettibili di essere applicate a tutti gli individui e a ciascuno, non prima che alle forze produttive della società: le loro idee hanno grande attualità, perfino un immenso avvenire, poiché il capitalismo approfondisce appunto le differenze tra gli uomini e i paesi, poiché il suo sviluppo è altamente ineguale.   

Gli utopisti non facevano astrazione almeno dal mondo dei loro tempi e dalle condizioni reali che esistevano allora. Al contrario, tutto ciò che li caratterizza, è precisamente la loro acuta visione dialettica dello sviluppo concreto della storia, che non possiamo che attribuire che a quelli che sono l'espressione di tempi irrequieti dove la storia in movimento spezza i pregiudizi e permette una visione profonda in questa sua dinamica. Gli utopisti hanno così dato prova di un senso poco comune scoprendo gli sviluppi, non solamente della società comunista, ma anche del capitalismo. Fourier ha teorizzato lo stadio ultimo del mondo borghese, la fase della direzione dei "managers", e ha afferrato il meccanismo di sviluppo delle società primitive teorizzato poi da Morgan che si avvicina al comunismo nelle sue descrizioni delle tribù indiane (9).

Nei suoi schemi più fantastici, Fourier - come Owen - teneva in gran considerazione il debole sviluppo delle forze produttive nel periodo in cui il capitale non ha ancora proceduto alla sua accumulazione primitiva e il lavoro manuale prevale largamente sul lavoro meccanizzato. Così proponeva di estendere al massimo la giornata di lavoro attraverso "corte sedute" e "frequenti variazioni" dell'attività (10).

 

Intuizione utopista e realtà borghese

Engels difese dalle innumerevoli risate dei professori pretenziosi e superintelligenti, l'idea altamente stravagante dei futuri mari di gazzosa di Fourier, sottolineando che essa partiva da una concezione rivoluzionaria e feconda - quella della trasformazione della natura conformemente ai bisogni dell'uomo.

Giacché la borghesia è stata rivoluzionaria, sognò anch'essa di trasformare i continenti e la natura grazie alla tecnica scoperta di recente. L'apertura del canale di Suez fu l'opera grandiosa di Fernand Lesseps, un appassionato ammiratore dell'utopista Saint-Simon, e la idea di Suez passa, nel mondo del sec. XIX, come un'idea socialista. Entusiasmò tutti gli elementi progressivi di questo secolo: i marxisti stessi non consideravano la creazione del mercato mondiale, con i collegamenti e le comunicazioni intercontinentali come la premessa della trasformazione socialista del mondo?.

In ogni caso il progetto era già vecchio. Napoleone I l'aveva accarezzato, dopo aver fatto appello al filosofo Leibnitz, il grande matematico: Bonaparte non sognava forse di spezzare la supremazia marittima e imperiale inglese? (11). Delle civiltà ancora più antiche avevano concepito questo schema: il faraone Sesostri l'avrebbe pure intrapreso e secondo Erodoto, 120.000 lavoratori sarebbero morti durante il tentativo di un altro faraone. I califfi arabi vi rinunciarono, temendo di aprire la via alle flotte di Bisanzio. Dopo la scoperta della rotta per le Indie, nel XV secolo, i veneziani affrontarono il progetto, ma i turchi vi si opposero: una aspirazione può essere lunga ad essere realizzata, senza tuttavia essere sciocca.

Ma quando Lesseps volle rifare la sua impresa a Panama, essa degenerò in scandalo (finanziario), questo infangò il grande ingegnere stesso che fu condannato a cinque anni di prigione. Oggi il canale di Suez è chiuso ad ogni guerra "ciclica", in questa regione strategica mondiale, e la vita, nel Mediterraneo, sta per soffocare sotto la massa di merda accumulata dalla venale industrializzazione. Si è  lontani dal mare di gazzosa di Fourier!

 

Comunismo di ieri, oggi e domani

L'orientamento "oggettivista" della scienza borghese non fa di essa solamente un sapere parziale, ma le mette ancora un paraocchi di classe: «Accade nella storia dell'umanità quel che accade nella paleontologia. Cose evidenti non sono esaminate per una certa cecità dovuta a pregiudizio anche dalle menti più notevoli. Più tardi, venuto il momento, ci si stupisce che le cose non viste manifestino ancora dappertutto le loro tracce. La prima reazione della Rivoluzione francese e dello Illuminismo ad essa connesso, era naturale: vedere tutto medioevale, romantico; e persino gente come Grimm non ne va esente. La seconda reazione è - e corrisponde alla tendenza socialista benché quegli eruditi abbiano idea di esservi legati - di gettare lo sguardo, al di là del medioevo, sul primo evo di ogni popolo. Allora sono sorpresi di trovare nelle cose più antiche le cose più recenti, di trovarvi persino un  egualitarismo fino a un punto che farebbe inorridire Proudhon». (12)

Il marxismo è la teoria scientifica del movimento reale di tutta la società verso il comunismo, di un movimento che non si interrompe mai, dall'alba del comunismo primitivo alla fine del capitalismo (13). Questo movimento è ugualmente perseguito nelle aspirazioni e nei tentativi rivoluzionari delle classi produttive, al polo opposto dell'antagonismo sociale esistente, e cher si manifestano nel modo più vivo, quando la società si rimette in movimento, nel momento in cui si fanno sentire delle scosse, crisi e rivoluzioni (1525, 1646, 1793, 1848, 1871 e nel corso di questo secolo in molti paesi in rivoluzione contro le condizioni precapitaliste). Non è per caso che Fourier e Saint-Simon come pure Eraclito ed Hegel furono dei grandi dialettici; l'epoca storica nella quale vissero era al colmo delle sue contraddizioni e l'ondata tumultuosa della storia si metteva in movimento per cercare delle soluzioni nuove. Questa caratteristica prevalentemente materialista della dialettica spiega come Marx - contrariamente a tutti i professori di marxismo - non abbia mai scritto dei manuali sulla dialettica per affidare delle ricette già fatte ai suoi allievi (sebbene il bisogno si facesse sentire spesso assai crudelmente): la storia stessa insegna la dialettica come un dono, non nelle scuole, ma nella strada e nell'azione storica pratica.

Nel Manifesto Marx-Engels fanno una distinzione tra due utopismi: l'uno è reazionario, è rivolto verso il passato e vagheggia il comunismo primitivo - come le comunità cristiane primitive, prima nella comunione  della consumazione, poi nel cielo - e aspira all'uguaglianza primitiva; l'altro, rivoluzionario, critica le condizioni disumane degli albori della società borghese e ha l'intuizione del comunismo futuro, la cui base materiale nuova si sviluppa progressivamente in seno alla società capitalista attuale che, secondo la terminologia di Marx, partorirà il comunismo (14): «Le innumerevoli forme contraddittorie dell'unità sociale non si saprebbero eliminare con delle metamorfosi pacifiche. Del resto, tutti i nostri tentativi di farle esplodere sarebbero del donchisciottismo, se non trovassimo nascosti nelle viscere della società tale quale è, le condizioni materiali e i rapporti di distribuzione della società senza classi (15).»

 

Marxismo e utopismo

Il marxismo ha in comune con l'utopismo il fine: il comunismo superiore. Come risulta dalla prima parte di questa raccolta, non esistono delle divergenze tra essi su quest'ultima evoluzione dell'umanità - abolizione del denaro, delle classi, della divisione del lavoro, della contraddizione tra città e campagna, dello Stato. Certo, l'utopismo, data la immaturità delle condizioni sociali della sua epoca, non poteva avere che l'intuizione, e i suoi schemi pratici potevano - e persino dovevano - essere in contraddizione con lo scopo supremo. Tuttavia, la sua intuizione supera, ai nostri occhi, tutti i suoi elementi eterogenei ammissibili nella pratica fantastica.

Secondo la formula di Engels, il marxismo riprende questa intuizione e la fonda scientificamente sulla società comunista che esiste già in seno alla società capitalista, che il lavoro dei proletari ha creato a un polo delle contraddizioni che faranno esplodere il capitalismo - la socializzazione realizzata delle forze produttive.

Nell' Anti-Duhring Engels riassume come segue il corso del capitalismo (questa rivoluzione permanente delle forze produttive oggettive) e il suo sbocco al socialismo:

RIVOLUZIONE CAPITALISTA. Trasformazione dell'industria, in un primo tempo per opera della cooperazione semplice e della manifattura. Concentrazione in grandi officine dei mezzi di produzione sin qui sparsi, e quindi loro trasformazione da mezzi di produzione individuali in mezzi di produzione sociali: trasformazione che non tocca in complesso la forma dello scambio. Le vecchie forme di appropriazione rimangono in vigore. Appare il capitalista: nella sua qualità di proprietario dei mezzi di produzione si appropria anche dei prodotti e li trasforma in merci. La produzione è diventata un atto sociale; lo scambio e con esso l'appropriazione rimangono atti individuali, atti del singolo. Il prodotto sociale se lo appropria il capitalista singolo. Da questa contraddizione fondamentale sorgono tutte le contraddizioni tra le quali si muove la società odierna e che la grande industria mette chiaramente in evidenza.

A. Separazione del produttore dai suoi mezzi di produzione. Condanna dell'operaio al lavoro salariato vita natural durante. Antagonismo tra proletariato e borghesia.

B. Crescente rilievo e progressiva efficienza delle leggi che dominano la produzione mercantile. Sfrenata lotta di concorrenza. Contraddizione tra l'organizzazione sociale nella singola fabbrica e l'anarchia sociale nel complesso della produzione.

C. Da una parte perfezionamento del macchinario, diventato per opera della concorrenza legge coercitiva per ogni singolo industriale e che equivale ad un sempre crescente licenziamento di operai: esercito di riserva industriale. Dall'altra parte estensione illimitata della produzione e del pari legge coercitiva della concorrenza per ogni singolo industriale. Da una parte e dall'altra si assiste ad uno sviluppo inaudito delle forze produttive, una eccedenza dell'offerta sulla domanda, sovrapproduzione, ingorgo dei mercati, crisi decennali, circolo vizioso: qua eccedenza di mezzi di produzione e di prodotti, là eccedenza di operai senza occupazione e senza mezzi di sussistenza; ma queste due leve della produzione e del benessere sociale non possono andar insieme perché la forma capitalistica della produzione impedisce alle forze produttive di agire, ai prodotti di circolare, ove precedentemente non si siano trasformati in capitale: ciò che è precisamente impedito dal loro eccesso. La contraddizione si è sviluppata fino a diventare il controsenso per cui il modo di produzione si ribella contro la forma dello scambio.  E' provato che la borghesia è incapace di continuare ulteriormente a dirigere le proprie forze produttive sociali.

 D. Parziale riconoscimento del carattere sociale delle forze produttive, riconoscimento a cui è obbligato lo stesso capitalista. Appropriazione dei grandi organismi di produzione e di traffico, prima da parte di società anonime, più tardi da parte di trust e in ultimo da parte dello stato. La borghesia dimostra di essere una classe superflua; tutte le sue funzioni sociali vengono ora compiute da impiegati stipendiati.

RIVOLUZIONE PROLETARIA. Soluzione delle contraddizioni: il proletariato si impadronisce del potere pubblico e in virtù di questo potere trasforma i mezzi di produzione sociale che sfuggono dalle mani della borghesia, in proprietà pubblica. Con quest'atto il proletariato libera i mezzi di produzione dal carattere di capitale che sinora essi avevano a dà al loro carattere sociale la piena libertà di esplicarsi. Ormai diviene possibile una produzione sociale conforme a un piano prestabilito. Lo sviluppo della produzione rende anacronistica l'ulteriore esistenza di classi sociali distinte. Nella misura in cui scompare l'anarchia della produzione sociale, vien meno anche l'autorità politica dello Stato. Gli uomini, finalmente padroni della forma loro propria di organizzazione sociale, diventano perciò ad un tempo padroni della natura, padroni di se stessi, liberi.

Compiere quest'azione di liberazione universale è il compito storico del proletariato moderno. Studiarne a fondo le condizioni storiche e conseguentemente la natura stessa e dare così alla classe, oggi oppressa e chiamata all'azione, la coscienza delle condizioni e della natura della sua propria azione è il compito del socialismo scientifico, espressione teorica del movimento proletario.

In fin dei conti ciò che distingue l'utopismo d'altri tempi dal socialismo scientifico moderno (la cui concezione è strettamente materialista e si fonda sullo sviluppo storico ed economico), è che il secondo descrive il passaggio politico ed economico dal capitalismo alla fase inferiore del socialismo, prima di giungere al fine comune al quale aspirano gli utopisti, con l'abolizione del mercato, del denaro, del salariato, delle classi e dello stato.

Questo passaggio storico segue tre stadi principali: nel primo c'è la situazione del proletariato in lotta nella attuale società capitalista, nel secondo la conquista del potere e nel terzo la fase inferiore del socialismo.

Marx-Engels hanno imperniato tutta la loro opera su questa dinamica, prima nello studio della situazione della classe lavoratrice, l'analisi del capitale, le lotte sindacali e il loro sviluppo in lotte politiche e sociali; la conquista del potere dello stato (1848, 1871) e i programmi concreti di transizione del Manifesto, della Comune e del programma di Gotha.

In una parola, ciò che distingue fondamentalmente il marxismo dall'utopismo. è la dittatura del proletariato. Questo è ciò che Lenin spiega in maniera sintetica nella sua opera dal titolo evocatore Stato e rivoluzione, citando la lettera dove Marx riepiloga in tre punti ciò che fa l'originalità della sua opera e delle sue concezioni: «Ciò che ho fatto di nuovo, è di dimostrare 1. che l'esistenza delle classi non è legata che a delle fasi determinate di sviluppo storico della produzione; 2. che la lotta di classe porta necessariamente alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura stessa non costituisce che la transizione all' abolizione di tutte le classi e ad una società senza classi (17)».

Il marxismo rimette in piedi la posizione degli utopisti, secondo cui la descrizione della società comunista è essenziale, particolarmente ciò che tocca i dettagli della sua struttura di una ampiezza e fecondità infinite. Ciò che è considerato in primo piano è la descrizione della società passata e presente, così come la deduzione dello svolgimento della rivoluzione, che ne deriva, la determinazione precisa delle sue caratteristiche, i rapporti e le strutture che la forza rivoluzionaria dovrà spezzare.

Non si tratta più di dimostrare, come hanno fatto gli utopisti, che il comunismo è possibile, e superiore al sistema capitalista, ma di provare - ai lavoratori con la loro teoria di classe, e ai capitalisti con la forza delle armi che è sicuro, necessario, inevitabile.

 

Piano di questa raccolta

La questione degli utopisti è la più avvincente ed anche la più appassionante che esista, poiché essa solleva dei punti fondamentali come noi l'abbiamo visto per ciò che concerne il carattere di classe antagonista dell'ideologia borghese e marxista, avendo ciascuna di esse le sue radici di classe, e riallacciandosi a un modo di produzione sempre antagonista e successivo. Il socialismo utopistico ci fornisce la chiave di questo problema essenziale, poiché fa da ostacolo tra il razionalismo e il materialismo rivoluzionario dell'epoca borghese e il socialismo scientifico.

I testi di Marx-Engels forniscono un ampio materiale per seguire la genesi del socialismo scientifico: questo si riattacca, da una parte, al "partito comunista realmente attivo" (Munzen, Babeuf, ecc.), sorto accanto ai partiti borghesi della rivoluzione antifeudale, per ciò che concerne i mezzi di lotta anticapitalista, e, dall'altra parte, ai socialisti utopisti per la critica della società borghese e, a tutti e due, per la visione della società comunista superiore.

Per familiarizzare il lettore con i grandi utopisti, cominciamo da una prima raccolta di testi in cui Marx-Engels riprendono - prima nella propaganda, poi nell'elaborazione scientifica - le rivendicazioni dell'utopismo, per ampliarle e sistematizzarle (nella seconda parte di questa raccolta) in un insieme coerente di misure di transizione al comunismo finale. La diversità di metodo è evidente, poiché Marx-Engels fanno affidamento per questa evoluzione, sui mezzi materiali e teorici che derivano dal modo di produzione stesso esistente, sulla base del metodo storico del materialismo economico.

Dai discorsi d' Elberfeld, all'inizio di questa raccolta, Engels parte dalle idee e dalle realizzazioni delle colonie comuniste utopiste per far, prima, la critica delle condizioni di vita e di distribuzione della attuale società, poi per lodare, lui pure, il tipo di comunità previsto dagli utopisti per la società futura, come ripeterà nella maggior parte dei suoi scritti ulteriori. Da marxista, sostiene nell'economia, nella politica e nella storia le concezioni utopiste del lontano scopo comunista.

In questi due discorsi che abbiamo collocato all'inizio di questa raccolta, Engels descrive principalmente una realizzazione dell'utopista Owen, un palazzo quadrato di 500 metri circa di lato, contenente un grande giardino e in grado di alloggiare da due a tremila persone. In realtà, è un progetto più valido di molti altri persino dell'architettura più moderna: le case di oggi di 25 ettari non ammassano meno di diecimila persone, per loro sfortuna! 125 anni fa c'era una visione futurista cioè quella del riscaldamento centrale (nella Inghilterra tradizionalista, ancora ai giorni nostri, si è contro i progetti che non fanno caminetti individuali per ogni stanza!).

Il geniale Owen aveva calcolato tutto per realizzare delle economie immediate, ed Engels ne approfitta per fare il conto minuzioso dello spreco enorme di forza-lavoro che comporta la atomizzazione dell'umanità in cellule familiari private che Owen voleva appunto sopprimere.

La determinazione dello spreco permette più di una critica fondamentale della società capitalista, poiché si può dedurre la quantità di "scarti" che provoca tale sistema di produzione e di distribuzione stabilendo una specie di campione che misura il lavoro necessario per produrre un certo effetto utile a soddisfare un determinato bisogno. A suo tempo, la industria capitalista ha centuplicato - in rapporto all'artigianato feudale - la capacità produttiva della forza lavoro, prima di cadere nello stadio senile in uno spreco, questa volta, ancora più impressionante. Engels dimostra che la dilapidazione spudorata delle forze umane nel capitalismo, mozza le ali allo sviluppo dell'uomo sociale, sbocciato in tutte le arti, produzioni e scienze. L'uomo privato vive, separato e chiuso nel suo isolamento - ciò che provoca oggi più che mai uno spreco enorme per un risultato sociale e umano essenzialmente negativo. Estraniato dal suo lavoro, l'uomo moderno è sempre più incapace di diventare solidale, non è forse perché egli deve prima soddisfare i suoi bisogni e quelli -ancor più ammirevoli! - della sua famiglia. Tuttavia, fin d'ora, la vita moderna socializza sempre più le condizioni di esistenza degli individui e rende più tollerabile la vita degli uomini - e ciò moltiplica l'attrito nelle piccole celle familiari sempre più isolate nel loro interno.

Lo spreco è deleterio sia in economia che in politica. In questo testo, Engels dimostra inoltre che i due luoghi essenziali in cui avviene lo spreco nella società attuale sono la patria e la famiglia. Queste due comunità, l'una nana e l'altra elefantiaca, implicano la parcellizzazione e l'atomizzazione dell'individuo; la famiglia garantisce il suo mantenimento privato  e la sua  riproduzione biologica, e lo Stato, con le sue istituzioni parassitarie gigantesche, il suo mantenimento sociale.

La comunità del benessere le scalza tutte e due alla base, nello stesso momento in cui permette all'individuo di divenire un essere sociale, umano, non alienato: gli utopisti ne erano perfettamente coscienti e hanno voluto realizzare ciò senza aspettare.