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archivio > Saggi e inediti>In memoria di Amadeo Bordiga Morte di un compagno. (Le Fil du Temps, n. 7, novembre 1970)

aggiornato al: 22/09/2009

Le Fil du Temps, n. 7, novembre 1970

Questo scritto, che pochissimi conoscono, apparve nel n. 7 di «Le fil du temps» rivista in lingua francese che aveva iniziato ad uscire nel dicembre del 1967 e che finì con il numero 13 nel 1976; i primi otto numeri uscirono ciclostilati, i seguenti a stampa. L'autore dello scritto (e anima della rivista) fu Roger Dangeville. Militante del Partito Comunista Internazionale (il programma comunista) fin dagli anni cinquanta  ruppe con questa organizzazione insieme a Jacques Camatte a fine 1966. La successiva collaborazione fra i due fu di breve durata ed ognuno di loro si trovò, con pochi compagni, impegnato in un diverso lavoro militante. Jacques Camatte diede vita ad "Invariance" (che continua tuttora ed è presente anche in rete) e Roger Dangeville a "Le fil du temps".

Riproponendo questo articolo non giungiamo a parlare del suo autore, del suo impegno e delle sue posizioni (che si pongono, come lui stesso asserisce, in continuità con l'insegnamento di Amadeo Bordiga) e lo stesso dicasi per Jacques Camatte che seguì tutt'altra via.  

Speriamo di poterlo fare in qualche altra occasione.

Roger Dangeville è morto il 9 settembre del 2006 in Francia, nella sua casa nel dipartimento del Vaucluse, nella regione Provenza - Alpi - Costa Azzurra, nel Sud-est francese.

 

 

In Memoria di Amadeo Bordiga

 

Morte di un compagno

 

Tradizionalmente la nostra stampa riserva un posto nelle sue colonne alla vita del Partito e delle sue sezioni. Questa rubrica, non polemica né emulatrice, riflette i diversi aspetti della lotta della nostra organizzazione. Non conosce l'individuo e non esprime che idee e fatti che toccano tutta l'organizzazione e sarebbero inconcepibili senza di essa.

Per noi, il Partito è impersonale ed anonimo; è un organo di classe, non uno strumento o un raggruppamento di individui. E' in lui che troviamo l'incarnazione del "comunismo che salda il nostro cuore alla nostra intelligenza, la nostra passione alla nostra coscienza, e che conquista gli individui".

L'antipersonalismo è una caratteristica tanto importante da figurare tra i punti che distinguono il nostro partito. E' il corollario del nostro rifiuto della democrazia e dei valzer elettoraleschi. Bisogna sottolineare che noi intendiamo la "conquista" degli individui, come il Manifesto intendeva la "conquista della democrazia": non come il suo trionfo o la sua oppressione, ciò che implica la sua perennità, ma la sua abolizione.

 

Alfa, Orso e la spersonalizzazione del Partito

Subito dopo la guerra, meno che mai la rivolta e l'opposizione portavano, per loro propria dialettica, al comunismo: l'Internazionale comunista era stata battuta mercanteggiando e rinnegando, sotto la pressione dell'avversario, i suoi principi, ed aveva stravolto e confuso non solo la visione del mondo attuale, ma anche quella del socialismo agli occhi del proletariato mondiale.

I pochi compagni che avevano resistito alla tempesta e tenuto fermo sul programma rivoluzionario, erano sparpagliati dal nord al sud dell'Europa, ed era per caso che i giovani trovavano contatto. La stampa del Partito era mensile o trimestrale quando non subiva dei tempi di arresto più lunghi: in larga parte  nutrita di articoli vecchi o recenti firmati Orso o Alpha. Questi pseudonimi che avevano nascosto il militante che lavorava nella illegalità e nella clandestinità, esprimevano soprattutto l'anonimato del Partito impersonale di classe. Questo grande dirigente internazionale non reagiva solo contro il culto della personalità -che, sul piano politico è la replica del dispotismo di fabbrica-  perchè non ricalcava mai le sue posizioni su quelle dell'avversario che combatteva.

Infatti la sua maestria è sempre consistita nel non lasciarsi mai trasportare dalla situazione immediata contrariamente a quanto capita troppo spesso a brillanti polemisti che demoliscono il loro avversario perfino nei suoi difetti personali. Egli operò sempre al cuore del marxismo più puro che ignora gli scritti di circostanza e parla sempre alla faccia di tutta la società e di tutta la storia, per mostrare al proletariato, non solo quello che si deve fare, ma anche quello che non si deve fare, beffando certo l'avversario, nelle sue pretese teoriche o politiche, con asprezza. E' così che l'opera di Marx Miseria della filosofia del 1847 resta un'opera teorica perfettamente attuale. E' lo stesso per articoli e opere di Amadeo, dalla sua azione anticulturalista (1912) (1), alla sua polemica di carattere storico sull'astensionismo elettorale del Partito dei paesi sviluppati fino ai suoi studi sulle strutture economiche e sociali del mondo del dopo guerra. Un'opera non resiste ai tempi e non ha valore generale - detto in altro modo una azione efficace sul proletariato rivoluzionario - che se assicura la continuità, e anche l'invarianza, delle posizioni teoriche.

Come Lenin  ha dimostrato, l'opera di ricostruzione del marxismo non è possibile che se un gruppo - anche ristretto - ha saputo resistere, nella sbandata generale, sulle posizioni teoriche del marxismo, o detto altrimenti, se il filo non è stato interrotto. Ma c'è di più: non è possibile preparare lo schema e le condizioni della rivoluzione se, da una parte non si è dimostrato che si sapeva resistere nei periodi di riflusso dell'ondata rivoluzionaria, sapendo difendere le posizioni di ritirata e se, d'altra parte, non si sono sapute decifrare le condizioni storiche, economiche, politiche e sociali  della fase di rinculo. In effetti il marxismo è la dottrina non solo della rivoluzione, ma anche della controrivoluzione che deve spiegare e superare.

Questa opera, pienamente soddisfatta da Lenin e, dopo di lui, da Amadeo,non è tuttavia quella di un grande uomo, ma quella di un partito, bolscevico e sinistra italiana. Sarebbe sufficiente dire per esserne convinti che la loro azione riposava sulla rivendicazione dell'integralità del programma comunista di classe.

Se Lenin si è servito di uno stile considerato come poco entusiasmante per fustigare quelli che tradivano la rivoluzione permettendosi di innovare, anche se rivendicavano il 99% del marxismo, Amadeo si serviva alla "liberazione" di un tono giudicato apocalittico. L'epoca era quella in cui grandi e piccole teste del partito comunista degenerato si accaparravano dai ministeri ai piccoli comuni, dopo aver tenuto il mitra patriottico e controrivoluzionario, proprio prima di  brandire la bandiera della Pace (2) in Europa. I popoli terrorizzati dalla fame e le bombe erano dati in pasto dai rinnegati del comunismo ai loro sfruttatori; la società in rovina e sanguinante si trascinava verso la prosperità attraverso il cammino tortuoso della "guerra fredda" (in realtà, cupo periodo di ri-accumulazione del capitale e di imperialismo, dove l'occupante americano imponeva la sua legge all'Europa occidentale con il pretesto della minaccia sovietica e dove l'occupazione russa faceva legge all'Est, brandendo la minaccia americana).

Non era per lirismo, buono o cattivo, per profetismo del capo inacidito ed impotente, ma per semplice e rigorosa oggettività che Amadeo parlava di triviale inferno dantesco, dove trionfavano le menzogne e gli accordi solenni, il napalm  e la colomba, la tortura e la legalità, l'abbondanza e la fame, il buon borghese e il rinnegato comunista, l'uomo d'affari e il sapiente osceno, l'accoppiamento sterile e mostruoso di stalinismo e americanismo.

Nei suoi scritti di attualità storica ed economica, il rigore teorico sosteneva lo spirito teorico: contrariamente a quanto pensavano certi compagni, riportando meccanicamente la situazione del dopoguerra 1917-19 a quella del 1945, la guerra imperialista non si sarebbe trasformata in guerra civile mondiale; sulla base di questa previsione non bisognava lanciarsi a corpo perso nell' attivismo e nel proselitismo sotto il pericolo di affondare nel rivoluzionarismo e di sviare il movimento; d'altronde, non usciva nessuna guerra mondiale dalla "guerra fredda", ma piuttosto una degenerazione ancora peggiore del movimento di Mosca: il krusciovismo, con la dislocazione dei blocchi russo e americano, e la fiammata dei nazionalismi all'Est come all'Ovest. Si trattava a dispetto degli accordi internazionali della giungla e dell'anarchia borghese (3), nella produzione mondiale come nell'insieme della società. Il grande vinto della guerra imperialista era il proletariato,  anche se esso non aveva condotto la battaglia per suo conto: non dare battaglia è ancora peggio che subire una disfatta con le armi alla mano. Meglio la guerra della pace!

Tutt'altra cosa quindi che il "lirismo"! Questa visione catastrofica non è altro che la fredda decifrazione del corso della nostra società e l'analisi scientifica dei rapporti tra Stati e classi.

Applicando al rapporto di forze ben più maturo del 1955 lo schema di Marx che si chiedeva, nel 1853, se la borghesia, battuta dal proletariato in Europa, non andasse a rigenerare le sue forze nei continenti in cui il capitalismo era ancora un fattore progressivo, Programma Comunista (ormai il partito impersonale aveva la sua stampa che usciva regolarmente nella quale non figurava nessuna firma e nemmeno pseudonimo) vede nella lotta anti-coloniale dei popoli di colore il solo e più importante avvenimento rivoluzionario di questo dopo-guerra, movimento che, in ragione della degenerazione dell'Internazionale comunista, non potrà porsi oltre il livello borghese, ma che, dialetticamente, scuoterà le metropoli capitaliste e metterà in marcia il proletariato dei paesi sviluppati, schiacciato sotto il doppio dominio dell'imperialismo russo-americano e quindi sia materiale che ideologico.

Il "dogmatico" faceva prova di un senso dialettico incomparabile restando cieco a tutte le suggestioni dottrinali immediate dell'ambiente storico ed economico, per mantenere tutto il suo rigore teorico nella valutazione del rapporto di forza reale, in assenza di un partito forte per intervenire, cioè modificare l'evoluzione: "E quando denunziamo la falsificazione cremliniana del leninismo e del marxismo non dimentichiamo mai che il Cremlino lavora tuttora in senso rivoluzionario, allargando il quadro capitalista fino all'Himalaya e ai mari gialli." (4).

 

 

Il Partito marxista

Non è che si fosse trattato di sostenere l'azione di Mosca (progressiva nel solo senso capitalista) nei paesi di colore, dove la Russia si scontrava ancora con l'imperialismo americano nella successione coloniale dell'Europa, né di giustificare o di coprire indirettamente il suo anti-comunismo nei paesi sviluppati. Come ogni azione borghese, l'azione di Stalin in Russia e in Asia non era in alcun modo organizzata, ma derivava da situazioni e da rapporti di forza oggettivi, sui quali del resto il partito comunista internazionale dei paesi sviluppati non aveva di fatto alcuna azione concreta.

Se Marx ha chiamato Napoleone I il padre della borghesia tedesca (perché aveva spazzato via in Germania le strutture feudali) osservava subito che era imperialista e che le classi progressiste tedesche dovevano, per completare la rivoluzione borghese, iniziare la lotta contro di lui (1813-1815). Allo stesso modo, Marx non ha mai sostenuto il nazionalismo rivoluzionario di Bismarck che completò l'unità tedesca e con essa la rivoluzione BORGHESE, che si trascinava in Germania e che il marxismo chiamava ad ogni piè sospinto, ma che avrebbe realizzato in altro modo se avesse potuto prendere la testa del movimento.

Allo stesso modo contraddittoria era l'azione contemporaneamente rivoluzionaria e contro-rivoluzionaria, progressiva ed imperialista, detto altrimenti borghese di "Stalin" che, come Marx ricorda per Napoleone I non è che il prestanome di certe forze sociali ben determinate. E ciò vuol dire che era sottomessa a limiti storici e geografici, e Mao, che non ha mai cessato di lottare contro le usurpazioni staliniane, con la nostalgia che ha di Stalin, fa prova di inconsistenza storica.

Si tratta per il Partito di leggere nelle strutture sociali, economiche e politiche dell'attuale società quale è l'evoluzione, e di chiamare ogni cosa con il suo nome essendo il comunismo "il movimento reale della società e la coscienza di questo movimento". Di fatto, dalle sue tesi del maggio 1920, la frazione comunista astensionista aveva questa visione della funzione dirigente del Partito: "Il comunismo è la dottrina delle condizioni sociali e storiche dell'emancipazione del proletariato".

Con effettivi e mezzi più che ridotti,  il Partito di Marx-Engels, di Lenin e di Amadeo, ha saputo definire in ogni momento e in tutti i paesi del mondo, l'evoluzione storica, economica, politica e sociale delle forze in lotta e del comunismo, fondando materialmente le loro parole d'ordine rivoluzionarie.

Nessuna delle analisi di Amadeo è macchiata di personalismo, e i suoi biografi possono risparmiarsi di dipingere l'uomo per comprenderne e spiegarne le idee. E' esponendo per esempio le leggi capitaliste dell'agricoltura come sono definite da Marx nel III e IV libro del Capitale che in mancanza di ogni materiale elettronico, con una semplice penna e una piccola lampada per far luce dopo una giornata di lavoro, che Programma Comunista (con cui Amadeo si fonde) ha potuto prevedere dieci anni prima che la Russia, dato che seguiva uno sviluppo specificatamente capitalista, avrebbe dovuto comperare il suo pane dall'America in cambio del suo oro: il movimento dialettico della storia innesca fin da oggi il futuro ed incombe al partito di prevedere le condizioni della lotta di domani, se vuole giocare un ruolo dominante nella lotta rivoluzionaria del proletariato. Marx, Engels e Lenin non hanno mai dovuto la direzione che ebbero  a dei metodi di tipo parlamentare. Perché, è a ciò che si risolve in fin dei conti la scelta di un capo eletto o plebiscitario, in funzione della sua popolarità presso le masse o le istanze del Partito, a cui si aggiunge oggi l'erezione post mortem del mausoleo faraonico o un diluvio di piaggerie scritte e dette.

Marx diceva che il suo titolo di militante era contrassegnato dall'odio esclusivo che gli dedicavano i borghesi del suo tempo. Quando i suoi biografi dalla lacrima facile ci raccontano che Marx in tale o talaltra occasione non poteva uscire di casa perché aveva messo i pantaloni ad asciugare, o che i suoi figli morivano di fame davanti ai suoi occhi, cercavano semplicemente di sfruttare un nuovo genere letterario: la vita edificante dei nuovi santi "marxisti" e sapevano che il minimo ostacolo era sufficiente a far precipitare il santo in inferno. Non usciamo da questo semplice e fondamentale fatto: i borghesi odiano quelli che minacciano il mondo capitalista, hanno mille mezzi per esercitare la loro vendetta e non retrocedono di fronte a nulla. A queste violenze, come a tutte le altre, bisogna rispondere con una violenza ancora maggiore: maledizione a voi borghesi, quando sarà il vostro turno!

Marx aveva notato che il capitalismo invertiva ogni cosa. In termini "concreti": chi lavora più duramente ha il salario più basso, e alcuni che non lavorano del tutto vivono nella bambagia; o, in termini teorici: come nel capitalismo la forza lavoro è la sola fonte della ricchezza e il solo criterio del valore, è essa stessa senza valore, ed è il capitale che accumula ogni ricchezza.

Per riassumere, non c'è modello individuale di militante in una società dominata dal capitale, dall'Est all'Ovest. Il partito comunista non è nemmeno un partito formato unicamente di salariati o di operai. Marx ha mostrato  che il capitalismo poteva fare della forma salario un semplice involucro, una mistificazione: quelli che esercitano il potere borghese possono loro stessi percepire dei salari, all'uso di ogni funzionario del capitale. (La definizione di salariato è più sostanziale che la forma di remunerazione. E' di classe, alla scala sociale: una classe privata dei mezzi di produzione). E' a livello degli individui che tutto ciò che è chiaro diventa oscuro e che si operano più completamente le mistificazioni.

Per questo il partito di Amadeo non pone mai le condizioni di statuto economico all'individuo: il Partito accoglie uomini di ogni classe, senza alcuna discriminazione individuale; è il programma impersonale di classe che decide, poi le determinazioni economiche: il programma comunista attirerà soprattutto gli operai delle città e delle campagne. Marx ha già mostrato il carattere opportunista e demagogico dell'anarchismo che poneva delle condizioni economiche agli individui. Sotto pretesto di rifiutare di essere dei salariati e quindi di produrre plus-valore per ingrassare i borghesi, gli anarchici rimanevano dei piccoli produttori parcellari autonomi. E ciò era voler riformare, alla scala individuale, le condizioni economiche di classe senza sconvolgere in alcun modo, alla scala sociale, la vita politica e produttiva della società. Era voler realizzare su scala individuale (volontarista) la società comunista nelle condizioni generali del capitalismo: utopia. Il partito comunista è in tutt'altro modo anticipazione della società comunista.

E' ciò che spiega l' "indulgenza" quasi paterna di Amadeo di fronte agli altri. Ma non poteva non essere onesto e rigoroso con se stesso. Questa non è senza dubbio la definizione di capo proletario, ma il capo implica una forza e una intensità particolari che gli permettono di affermare il programma non solo nella lotta immediata nei suoi più diversi aspetti ma anche nella lotta teorica sotto i suoi aspetti più generali: il suo raggio d'azione è il più vasto. Nella visione borghese sarebbe, al contrario, uno specialista del comando,del maneggio di uomini, ad esempio.

La definizione del militante che proponeva Amadeo è essenzialmente negativa: prima, perché non esiste un modello positivo con una scala morale determinata; poi, perché il comportamento del militante si definisce essenzialmente in opposizione alla società borghese: ecco come non bisogna fare. In una parola, il militante è un disintossicato tanto in rapporto all'ideologia borghese quanto in rapporto alle pratiche del mondo borghese. Il capo più di chiunque altro deve essere capace di resistere alla corruzione e alle mille sollecitazioni, il più delle volte stupide e nauseanti, della società borghese. Il suo rifiuto dell'individualismo è il sunto di tutto il resto: l'uomo non è proprietario del suo corpo e non ha il "diritto" di farne ciò che vuole. Quanto vale per il  corpo vale anche per la terra che non è un capitale e non appartiene a nessuno, e che bisogna, secondo la formula antica. gestire come "un buon padre di famiglia". Così Amadeo aveva in orrore perfino la sigaretta, questa poppa ammorbante.

Amadeo ha sempre rifiutato l'idea  che il miglior comunista sia il rivoluzionario professionale, più o meno pagato dall'organizzazione. E' la socialdemocrazia che ha accreditato nel movimento operaio l'idea che data la complessità del compiti dei capi, fossero necessarie certe condizioni materiali particolari per poter compiere la loro funzione: ufficio, automobile, telefono, segretaria, casa per ricevere i compagni o i non-compagni in "affari" con il capo, ecc. L'opportunismo ha due argomenti per convincere la base della necessità di questo lusso "funzionale". Da una parte, i capi o sotto-capi hanno un compito di direzione particolare, e hanno bisogno dei mezzi per lavorare, rappresentare e negoziare nel mondo moderno. D'altra parte, i capi fanno violenza a se stessi per accettarli, ma è una necessità di stato. Al fondo di se stessi, restano semplici. e sono al servizio del popolo, la peggior formula borghese, la più fascista e corporativa: anche il calzolaio e il camionista, al loro posto nella gerarchia, lavorano per tutti. D'altra parte, i comunisti sanno utilizzare meglio del borghese il materiale esistente che vuol dire semplicemente che pretendono di essere dei migliori gestori del capitale.

Il mondo borghese è stato feroce nel suo odio contro Amadeo; tanto la democrazia quanto il fascismo. Entrambi lo hanno imprigionato, legalmente o illegalmente; entrambi lo hanno privato del suo lavoro, obbligandolo a guadagnarsi la vita con lavori subalterni,  ma la democrazia ha avuto il privilegio di farlo penare fino a 80 anni facendolo vivere, malato e senza risorse, al sesto piano, come un prigioniero. Più di ogni altro  militante è stato fatto segno alla delazione, alla falsificazione. Solo una roccia può resistere per tutta una lunga vita,  e restare nella mischia, alla testa, cioè in prima fila, della sua truppa piccola o innumerevole: la controrivoluzione eccelle nell'arte di demoralizzare  e di consumare in qualche settimana o qualche mese le energie rivoluzionarie.

E gli attivisti nel dire che non avviene niente!

Il 28 luglio il ripugnante giornale liberale, moderato e democratico consacrò un articolo a Amadeo Bordiga morto, quando non aveva scritto su di lui vivo una riga. Non una frase, non una riga vera; ogni riga una perfidia, una ingiuria, un falso. Così, Gramsci parlava del "particolarismo allucinato" del suo amico e compagno di prigionia:  i comunisti (siamo nel 1929) hanno veramente degli strani costumi!

Dopo gli avvenimenti di maggio, "Le Monde" si è accorto che il "gauchisme" (ancora una falsificazione del semplice comunismo) era il nemico della società nello stesso tempo in cui constatava che il partito comunista ufficiale era il solo vero baluardo dell'ordine borghese: non ha raccontato che De Gaulle aveva già fatto le valigie? Così difende allo stesso modo Marchais (e Garaudy, il suo eventuale successore liberale) che Pompidou stesso: "Le Monde" non giunge perfino a manifestare il suo cattivo umore agli esclusi del P.C., per timore senza dubbio che il partito si indebolisca, ma dimenticando che un buon giornale borghese deve far finta di rallegrarsi dei fastidi del partito comunista.

Questo conduce "Le Monde" ad assimilare due personaggi che hanno tanto in comune tra loro quanto una montagna e un topo: l'internazionalista Bordiga e l'ultra sciovinista Tillon che, ministro dell'aviazione del governo De Gaulle, diede l'ordine della repressione a Costantina, facendo mitragliare gli algerini insorti l'8 maggio 1945.

"Le Monde" - così oggettivo - cerca quindi di esorcizzare il rivoluzionario, riconducendolo all'ovile, come il P.C. italiano (il modello liberale di "Le Monde") che scopre anche lui che Amadeo è il "padre fondatore" del partito di "L'Unità", il partito comunista più putrido di questo dopo guerra, più puzzolente di un cadavere, secondo il giudizio stesso di Amadeo, che era conseguente con quello che diceva.

Il metodo di recupero di "Le Monde" e di "L'Unità", è quello che è applicato a Marx, Engels e Lenin una volta morti, che l'opportunismo prima, poi la borghesia di sinistra, ed infine la borghesia nazionale hanno ucciso una seconda volta, santificandoli, e facendone dei grandi uomini eccezionali, identificando il programma alla loro persona, spogliando il proletariato di quanto gli è proprio in quanto classe. Questo metodo riassume tutta l'ideologia borghese: culto dell'individuo e negazione della classe; idealizzazione del programma invece del materialismo del comunismo; personalizzazione dello spirito rivoluzionario invece delle situazioni rivoluzionarie sociali. E il pedantismo borghese di citare (testualmente, con riferimento al testo integrale) dei passaggi dell'opera del grande uomo o dei brandelli della sua vita, separati dal loro contesto storico, dalla loro base materiale e dal loro significato rivoluzionario, sono vuotati del loro stesso senso e possono essere esibiti dagli stessi nostri più feroci avversari.

Sarebbe non comprendere nulla della lotta del nostro Partito pensare che, rompendo il silenzio, "Le Monde" ci renda finalmente un sevizio facendoci della pubblicità la sola cosa di cui sia ancora capace la stampa detta di informazione. In fatti noi non siamo più sul nostro terreno e la lotta anti personale è stata troppo difficile e troppo essenziale perché possiamo vedere qualcosa di positivo nell'esibizione e nel sacrificio di un militante alla fama del partito. Giù le zampe, maiali!

 

Il partito leninista

 Si comprende quindi come nelle presenti condizioni storiche di corruzione, Amadeo abbia proposto di tirare un vero cordone sanitario attorno al partito, organo vivente della lotta del proletariato, per preservarlo per quanto possibile  dalla contaminazione e dall'intossicazione dell'ambiente pestilenziale e la cloaca del mondo borghese in decomposizione: e le false medaglie di chiamare "partito di elite", il partito che si difende energicamente dalla gangrena e dal revisionismo. Di fatto, la degenerazione e la decadenza generale della società capitalista non permettono nemmeno ai borghesi di mentire - è sufficiente girare una menzogna per ritornare al vero - ma solamente di insinuarsi e dissimularsi sotto la pelle dell'avversario. Non c'è più nessun contatto, discussione e coesistenza pacifica che sia possibile: solo la forza, la violenza e la dittatura del proletariato possono avere ancora un effetto reale sul mondo capitalista. Di conseguenza, il partito rivoluzionario dei paesi sviluppati riserva la sua attività in seno alla sola forza che abbia un avvenire: il proletariato delle città e delle campagne, di cui esprime le aspirazioni e gli interessi, stimolando le sue rivendicazioni immediate, in legame con le sue rivendicazioni generali (internazionali) e finali.

La forza di questo leone del comunismo era precisamente di trarre dalla realtà le lezioni semplici, evidenti da saltare agli occhi, con le quali tutti i furbi e i demagoghi a caccia del successo immediato tergiversano: la canaglia e il marciume (ed è ben questo una società decadente) si distruggono e se ne vanno, ecco tutto. La mentalità classicamente ultra-politica in Francia ha la più grande difficoltà a comprendere lo spirito di ricerca scientifica del marxismo: da sempre, ha interpretato il "socialismo scientifico" come una facciata, come un pedantismo un po' accademico, una specie di vernice "tedesca" a far data dal diciannovesimo secolo. Non vede l'unione o l'identità tra forza e teoria. Non comprende che il marxismo svela nella storia il divenire di forze sociali e i fatti essenziali, quantitativi, fisici e teorici, propri di grandi masse, in breve dei rapporti di forze gigantesche.

Lenin aveva ripreso, non per machiavellismo, ma per spirito scientifico la formula di Marx:: mi affiderei anche al diavolo, A CONDIZIONE CHE SIA IO E NON LUI IL PIU' FORTE. Questa formula Amadeo amava ripeterla: forza e teoria sono inseparabili e un capo marxista non perde mai di vista il rapporto di forze nell'applicazione del programma (quest'ultimo è prioritario), perché tradisce il proletariato rivoluzionario se lo svia: sbagliarsi è tradire (Blanqui).

Nella pratica (e già IN TEORIA) la determinazione del rapporto di forze è essenziale, non solo per l'analisi della situazione concreta dove il partito rivoluzionario agisce e manovra, ma ancora per la scelta (cosciente) delle azioni da intraprendere per il partito e le masse. Per questo, quando era alla testa del partito comunista leninista d'Italia, il partito aveva, oltre al suo cordone sanitario programmatico, una organizzazione militare e paramilitare, e, accanto al suo apparato legale, una organizzazione illegale e clandestina.

Chiunque sa che l'avversario retrocede più facilmente per paura che per senso di giustizia e di umanità.

Di fatto il più grande "insegnamento" attuale del marxismo, è che quando la società è più che matura per il socialismo (Lenin), è essenzialmente la forza che sostiene il capitalismo, e la corruzione che indebolisce il suo avversario: la più grande scoperta scientifica,  più difficile da cogliere di una equazione di Einstein, è che la vita delle masse si decide con la forza, essendo il marxismo vuotato di ogni suo contenuto e significato quando gli si toglie la semplice "piccola" parola di dittatura del proletariato (Lenin).

Tutta la forza e l'intelligenza teorica di Amadeo che raggiungono le vette luminose ma ingrate di cui parla Marx si sono applicate a decifrare - dalla fase di riflusso degli anni successivi ai 20 alla fase di flusso che si annuncia -  le condizioni materiali della lotta del comunismo, determinando dove, come e quando bisogna porre la leva (l'azione del partito) che si forgia in ogni periodo in una lotta che dialetticamente va dal maneggio della penna (teoria) alla strategia sui campi di battaglia internazionali.

Come non abbiamo cessato di ripetere, è una lotta di partito, tanto accanita sul piano teorico che su quello pratico, e questa lotta non si realizza nel grande uomo. Già Marx non incarnava nella sua persona il partito e il programma del proletariato non fosse che perché non era solo e aveva Engels per alter ego, e come successori Lenin e Amadeo. Quest'ultimo faceva notare che gli avversari del comunismo avevano utilizzato il nome di Marx e il termine di marxismo per mascherare il programma anonimo ed impersonale, proprio alla classe rivoluzionaria del proletariato, facendone l'opera di un individuo, legando al grande uomo le condizioni soggettive della rivoluzione di una classe che deborda di più secoli l'attuale generazione e comprende le masse di tutti i paesi. Certo, ciò non sarà evidente che quando le grandi masse si saranno appropriate, come carne ed ossa, del programma dopo una lunga lotta nel corso della quale avranno rivendicato e combattuto per il comunismo, il "marxismo", quando questo si sarà, per così dire, realizzato. Tuttavia, all'inizio non si può sostituire alla formula di Marx, quella secondo cui le idee di un grande uomo (in Marx: la teoria comunista impersonale) diventano una forza materiale  quando si impadroniscono delle masse.

I trotzkisti, non avendo compreso che il proletariato rivoluzionario non è solo stato battuto sul piano ideologico dallo stalinismo, ma anche e soprattutto dalla forza sui campi di battaglia di più continenti, e soprattutto della Germania, pensano che, essendo la società arcimatura sul piano sociale ed economico, manchino soltanto le "condizioni soggettive". Immediatisti ed attivisti impenitenti, trovano sempre che il proletariato è pronto alla rivoluzione e il capitalismo in piena crisi, ma che il partito manca di uomini, e gli uomini del partito. Uomo di partito più di ogni altro, Amadeo ha operato nel partito e per il partito rivoluzionario. Ed è su questo piano che si situa la sua azione e si iscrive il suo sforzo. Come Marx, Engels e Lenin, sapeva che per trionfare la rivoluzione socialista aveva bisogno del partito e poi dello Stato della dittatura del proletariato. Nella fase più nera della controrivoluzione trionfante, Amadeo ha dato un rilievo particolare al lavoro del partito, e in primo alla difesa e alla conservazione del programma comunista.

Il segreto del successo della rivoluzione dell'Ottobre 1917, è: 1° Ancor prima che il movimento antifeudale fosse maturo, c'era già in Russia il partito con la sua teoria che lo distingueva da tutti gli altri e con un'organizzazione anch'essa indipendente. Attraverso scissioni, epurazioni, confronti incessanti della teoria con l'evoluzione delle condizioni sociali ed economiche, il partito bolscevico ha sempre il legame internazionale ed il fine rivoluzionario; 2° Dal 1903, prima e dopo la prima rivoluzione del 1905, Lenin aveva una chiara visione delle strutture sociali della società russa e del movimento del suo sviluppo e aveva messo in campo sulla scacchiera del campo di forze le diverse classi, strati sociali e loro partiti, e determinato le loro possibilità di azione (5).

Ogni episodio della lotta doveva confermare la giustezza di questa previsione, che si imponeva progressivamente alle masse, ed eliminava, uno dopo l'altro i partiti che non erano in regola con il corso della storia. Solo questo rigore insegna l'arte della rivoluzione alle masse (la famosa "educazione") perché legava teoria ed azione: "l'elaborazione delle decisioni tattiche strettamente conformi ai principi ha la massima importanza per un partito che vuole dirigere il proletariato e non vuole essere al rimorchio degli avvenimenti." (Lenin).

Se la teoria diventa una forza impadronendosi delle masse, non è solo che sia semplicemente l'affermazione che il comunismo è una società senza classi, senza capitale e salariato, senza denaro, senza Stato e senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ma che è già una forza storica reale perché da ora indica le vie e i mezzi per realizzare questa società, lo schema della lotta per l'emancipazione dei lavoratori, il programma del partito comunista.

Per la fase storica attuale, con il suo ciclo di flusso e riflusso dell'ondata contro-rivoluzionaria, il partito di Amadeo ha già determinato il ruolo e il posto delle forze sociali che lotteranno tra loro, ordinandole su due campi irrimediabilmente ostili, secondo la gerarchia delle classi e dei partiti. Nel corso di più di un mezzo secolo questo partito ha difeso i principi di strategia, di tattica e di organizzazione, che sono stati confrontati alle brillanti ma infelici improvvisazioni della terza Internazionale in degenerazione e in autoliquidazione.

La storia ha confermato pienamente le sue previsioni negative sulla degenerazione del movimento internazionale diretto da Mosca e cominciato a confermare le sue previsioni positive con l'inizio della ripresa dell'ondata rivoluzionaria.

Il rendez-vous rivoluzionario è già preso, e la marea con le onde che avanzano e retrocedono, è ormai montante. Le condizioni "soggettive" sono chiaramente definite e stabilite con fermezza: la talpa ha ben scavato. Ancorato solidamente nella realtà storica attuale, il programma non è mai esistito al di fuori delle condizioni materiali. All'avvenire il dimostrarlo agli occhi di tutti.

 

Note:

 

1)- Negli articoli posteriori al 1945, Amadeo insorge anche contro la falsa scienza e la tecnica degenerata, davanti alle quali l'Est e l'Ovest pretendono di fare inginocchiare un proletariato ubriaco di ammirazione: gli operai insorti a Berlino di fronte ai carri russi, gli algerini di fronte alle armate francesi, i vietnamiti di fronte al mastodonte meccanico dell'America hanno confermato questa visione oggettiva e preparato la volontà di lotta del proletariato di domani.

2)- Per eseguire questi mutamenti, vere contorsioni, lo stalinismo doveva falsificare le nozioni più elementari del marxismo. Ad esempio, come si può pretendere di essere il partito della pace, quando un partito politico è il primo passo verso il potere di Stato, che è sempre dittatura di una classe. E' rompendo o fingendo di rompere con lo Stato russo che i partiti comunisti potevano farsi passare per partiti della pace, a meno che non facciano passare lo Stato russo per uno Stato pacifico o socialista, ciò che è una contraddizione in termini, perché il socialismo avrà messo l'apparato statale tra la ferraglia dopo la fase della dittatura del proletariato. Una nuova linea politica implica sempre un cambiamento di principi, della visione e della interpretazione del mondo.

3)- Il Mercato Comune e la costruzione dell'Europa ne sono un tipico esempio.

4)- Programma Comunista, 22.IV - 6.V. 1955 "Russia e rivoluzione nella teoria marxista", p. 4, punto 56.

5) - Si veda in questo stesso numero della rivista, il capitolo su "Lenin e la questione agraria".

 

Le Fil du Temps, n. 7, novembre 1970