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archivio > Saggi e inediti>Ostinati ed immobili marxisti (Paolo Pianarosa, Umberto Colla, 1980).

aggiornato al: 04/09/2009

Paolo Pianarosa, Umberto Colla, 1980 circa.

Quanto riproponiamo in questa occasione è l'introduzione a un libro mai apparso. Il libro, stampato attorno al 1980, non giunse mai nel comune circuito di distribuzione; non conosciamo, anche se forse lo possiamo immaginare, il motivo del suo ritiro dalla distribuzione una volta che era stato stampato.

Il libro riportava oltre al nome dell'autore Amadeo Bordiga, un titolo Superuomo ammosciati!, un sottotitolo Tu puoi sapere cosa ne pensa la scuola partenopea di marxismo, ed una prefazione di Paolo Pianarosa  ed Umberto Colla ed è questa che qui riproponiamo.

Componevano il volume i seguenti nove scritti ("Sul filo del tempo") di Bordiga: Coerenza di anziani contorsione di juniori, Le gambe ai cani, La legalité nous tue, Lebbra dell'illegalismo bastardo, Sbrindellata e conculcata libertà, «Politique d'abord!», Olimpiadi dell'amnesia, Il battilocchio nella storia, Superuomo ammosciati!

 Poco possiamo dire dei due prefatori e della casa editrice Multhipla che ne aveva curata l'edizione.

Paolo Pianarosa è già comparso nel nostro sito come coautore, con Diego Gabutti, di  Una merenda del cappellaio matto testo che comparve all'apertura del convegno bolognese su Bordiga del 1996; di Umberto Colla, bibliotecario torinese, germanista ed anche studioso della letteratura italiana, non abbiamo elementi sufficienti per tracciarne un ritratto.

La casa editrice Multhipla apparve alla metà degli anni 70, durò pochi anni e e pubblicò qualche testo di Guy Debord e di Gianni Emilio Simonetti; fu affiancata nel 74-75 da due riviste (di cui uscirono pochi numeri) Errata e ά-βeta "Laboratorio di critica della cultura visiva, della storia dell'arte, e".

Questo scritto risale alla seconda metà degli anni 70, quando nella cultura italiana egemonizzata dalla prevalenza dello stalinismo, si diffusero i testi di alcuni maîtres à penser francesi provenienti da un'area dove la dominazione stalinista era meno intensa.

Tale diffusione originò in ambito intellettuale il confronto fra essi e l' unica autonoma, coerente elaborazione teorica sul piano marxista maturata in Italia: quella della non locale Sinistra Comunista "Italiana" che l'interpretazione puramente intellettuale, non assorbendone il peso e le implicazioni politiche, si limitò a personalizzare in Bordiga smentendo con ciò i fondamenti  stessi della unica corrente che seppe rispondere sia nei fatti che nella teoria ai disastri dello stalinismo e del democratismo, rimanendo indefettibilmente sul piano del metodo e della teoria marxista.

Bordiga, come già era successo negli articoli di Diego Gabutti, non a caso amico di Paolo Pianarosa, diventa tutto ciò che proprio non era e cioè un personaggio caratterizzabile come lettore di Gazzette Sportive, amatore di caffè e babà, birichino polemizzatore con Stalin e occupatore di distinte poltrone fra eccellenti intellettuali in esemplare dibattito con creatori di scuole alla Lacan.

 Lo scritto che viene riproposto è complessivamente favorevole ed intriso di simpatia, nonostante i suoi tipici tic, alle posizioni della SCI e costituisce emblematicamente una documentazione del fascino che esercitò sugli intellettuali più sensibili la Sinistra Comunista interpretata in connessione con le elaborazioni culturali allora presentate in Italia

 Attratti dalla potente e permanente modernità della elaborazione della SCI, proprio nella sua "ostinata immobilità", si cercò di importarne i contenuti nel linguaggio dell'attualità culturale vigente ma ciò inevitabilmente portò l'elaborazione svolta in tale ambito ad essere altra cosa perché il riferimento ai testi ed alle battaglie teoriche e politiche del movimento non si collegava ad un lavoro universitario dispensatore di cattedre o pulpiti accademici, bensì ad un fondamentale radicamento in una teoria scientifica del divenire sociale riaffermata contro la sbandata dei movimenti rivoluzionari, le loro rinunce in ambito anche intellettuale e la loro finale sottomissione alle idee dominanti.

Rimane però di questo tentativo la  aura  di un discorso irriducibile alla riduzione tentata che  si impone con la sua perduranza alle velleità modernizzatrici degli autori.

Come sostenne Bordiga in ripetuti momenti il discorso teorico del Comunismo non è pane per il linguaggio accademico ed ad esso risulta inadattabile.

La privazione del proletariato non si pone solamente a livello del discorso e nella partecipazione alla sete del mancato godimento (da cui peraltro già secondo Marx è escluso anche il borghese in una società di classe), ma come scrisse Lacan stesso  il proletariato "est celui qui a été dépouillé de sa fonction de savoir" (Séminarie libro XVII), quindi in quel lavoro teorico comune e condiviso che produce coscienza in quanto conoscenza in quella posizione essenzialmente antiindividualistica ed antibattilocchiesca in cui come scrivono gli affascinati autori "il pensiero non riesce a riflettere consapevolmente nella propria compagine il primato dell'elemento oggettivo sul soggetto che lo pensa".

In questo mutevole ma immutabile mondo di danzatori al piffero del capitale, solo la sconvolgentemente moderna immobile ostinatezza del marxismo rivoluzionario può avere ragione della delirante psicosi autodistruttiva di quello che già decenni addietro venne definito il cadavere che ancora cammina. 

 

P. e S.

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