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archivio > Articoli su Bordiga>Pierluigi Battista, Napoli '44, un bidone stalinista (La Stampa, 25 giugno 1993)

aggiornato al: 12/02/2011

La Stampa, 25 giugno 1993

L'articolo che riportiamo questa volta si riferisce ad un episodio avvenuto a Napoli nel 1944 quando il pci usò la delazione nei confronti dei compagni della sinistra che operavano in quella città. Il pci era molto preoccupato di un eventuale ritorno in campo di Bordiga e si preparò contro una tale eventualità.

 

 

 

Napoli '44, un bidone stalinista

 

Dai diari di un ex ufficiale inglese: così i comunisti provarono a ingannarmi

«Cercavo fascisti, mi dettero quattro dissidenti»

 

Tempi di ferro e di fuoco, di sciuscià e di «segnorine». Tempi di autentiche scelleratezze. E' la Napoli del 1944 raffigurata nella Pelle  di Curzio Malaparte, la Napoli del trionfo del mercato nero e della prostituzione diffusa. E' la Napoli descritta nei taccuini di Norman Lewis, un giovane ufficiale inglese entrato in città con la Quinta Armata, che oggi vengono pubblicati da Adelphi con il titolo Napoli '44  nella traduzione di Matteo Codignola. Tempi bui e crudeli. Almeno quanto l'episodio che Lewis cita in una delle pagine finali. Tempi talmente efferati, stando alla testimonianza  dell'ex ufficiale inglese, da trasformare un galantuomo come Eugenio Reale, leader comunista napoletano dell'epoca, in un delatore dei suoi compagni.

Tutto accade alla fine del maggio '44. A Lewis, impegnato nei servizi segreti inglesi, viene affidata la missione di individuare cospiratori clandestini, legati al vecchio regime fascista, che sarebbero potuti uscire allo scoperto nel caso di un «rovescio militare» delle forze alleate. «Certi nostri strateghi delle alte sfere insistono ossessivamente sull'importanza di scoprire gruppi neofascisti», annota Lewis nei suoi taccuini. Disciplinatamente l'ufficiale inglese assolve il compito che gli viene assegnato e si reca da Eugenio Reale, il vero capo del partito comunista napoletano, il leader che accoglie Togliatti nei mesi in cui, appena sbarcato in Italia, «Ercoli» sta imprimendo al partito la «svolta di Salerno». Sulle prime Reale, antifascista di buoni sentimenti, scettico, lontano dalle ruvidezze del tipico dirigente duro e settario di conio terzinternazionalista, si mostra tutt'altro che collaborativo . Anzi, a voler essere più precisi, pare proprio che «non abbia la minima intenzione di aiutarmi».

Lewis insiste, ma Reale continua a non offrire la sua collaborazione. Finché un giorno, «con mio grande stupore», Reale «è parso cedere». Proprio così, il dirigente comunista ha cambiato atteggiamento. Tanto è vero che d'improvviso estrae dalla tasca un foglio «sul quale aveva scritto i nomi dei quattro uomini più pericolosi di Napoli». Lewis legge il biglietto non senza una certa emozione. I quattro nomi sono quelli di Enrico Russo, Antonio Cecchi, Libero Villone e Luigi Balzano. Missione compiuta: gli inglesi conoscono finalmente i più pericolosi cospiratori fascisti di Napoli.

Se non fosse per un inquietante dettaglio: i nomi suggeriti da Reale non sono di fascisti. Anzi, appartengono tutti all'ala dei trockisti e dei seguaci di Amadeo Bordiga che nel pc napoletano si oppongono alla linea togliattiana fissata nella «svolta di Salerno» e si stringono attorno al foglio Il Proletario. il giornale dei «comunisti di sinistra» che Reale aveva presentato a Lewis nientemeno che come un «notiziario fascista». «Tutta fatica sprecata», commenta l'ufficiale inglese, dopo aver scoperto l'inganno. Rimane la testimonianza sconvolgente e sinora inedita sull'inusitata asprezza dello scontro interno al pci, talmente spietato da indurre un uomo come Reale ad indicare, sia pur dopo una iniziale esitazione, i nomi degli oppositori interni del partito come fascisti da consegnare alle cure dei servizi segreti inglesi.

«Mi è davvero difficile pensare che un uomo così ammirevole come Reale possa essersi macchiato di una delazione così grossolana»: il dubbio proviene da Massimo Caprara, allora giovanissimo dirigente del comunismo napoletano che diventerà in seguito segretario di Palmiro Togliatti. Caprara, uscito dal pci nel 1969 con il gruppo del Manifesto e attualmente collaboratore del Giornale Nuovo, ricorda Reale con affetto e intatta stima, come un uomo libero di spirito, un dirigente che seppe rompere con il partito portando fino in fondo il dissenso sull'Unione Sovietica.

Tutta inventata allora la ricostruzione di Lewis? Non si direbbe perché Caprara conferma che attorno ai quattro nomi citati in Napoli '44 effettivamente il partito fece il vuoto, preoccupato da quell'autentica spina nel fianco rappresentata dai bordighisti ancora molto forti a Napoli. Enrico Russo, operaio tra i fondatori della CGL napoletana, e poi Libero Villone, professore di scuola, Antonio Cecchi, professore a Castellamare di Stabia e Luigi Balzano, operaio dell'Omf: sono loro i «trotckisti» che sarebbero stati vittime della delazione di Reale, i «reietti» da additare ai servizi segreti inglesi come «fascisti». Ed erano soltanto comunisti dissidenti.

 

Pierluigi Battista

 

La Stampa, 25 giugno 1993