Cerca nel sito



 


archivio > Articoli su Bordiga>Bruno Bongiovanni, Il rancido problema (recensione), (L'indice, luglio-agosto 2009)

aggiornato al: 26/03/2010

L'Indice dei libri del mese, luglio-agosto 2009

Tra le recensioni  a scritti di Bordiga (o articoli su Bordiga) che spesso ospitiamo, riproponiamo questa volta un recente testo di Bruno Bongiovanni, autore già presente, per altri scritti, nel sito.

Sono presi in esame in questa recensione due lavori di Bordiga recentemente riediti e cioè Mai la merce sfamerà l'uomo e Struttura economica e sociale della Russia d'oggi e lo studio di Luigi Gerosa sulla attività professionale di Bordiga pubblicato dalla Fondazione Amadeo Bordiga.

Sulla riedizione di  Struttura economica e sociale della Russia d'oggi ad opera di Lotta Comunista è già presente nel sito  un nostro articolo nella sezione saggi e inediti.

 

 

Il rancido problema

 

 

Amadeo Bordiga, Mai la merce sfamerà l'uomo  La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx

A cura di Rita Caramis, pp. 282. E. 24, Odradek, Roma, 2009

 

Amadeo Bordiga, Struttura economica e sociale della Russia d'oggi

E. 30, pp. 726. Edizioni Lotta comunista, Milano, 2009

 

Luigi Gerosa, L'ingegnere "fuori uso"  Vent'anni di battaglie urbanistiche di Amadeo Bordiga Napoli 1946 - 1966

Presentazione di Michele Fatica, pp. 349, E. 25, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2008

 

 

La personalità storico-politica dell'ingegner Amadeo Bordiga, fondatore nel gennaio 1921 del PCdI e membro del primo comitato esecutivo dello stesso partito (con Fortichiari, Grieco, Repossi e Terracini) è sufficientemente nota, nonostante abbia egli subito una damnatio memoriae negli anni del fascismo al potere in forma totalitaria e in quelli, ancora più lunghi quanto a durata, dell'italo-stalinismo egemone e incline, sino agli anni sessanta e agli studi di Paolo Spriano (preceduti dal placet di Togliatti), a oscurare, se non a mistificare, le origini del PCdI. Tale personalità era conosciuta, negli anni cinquanta, al di fuori dei piccoli partiti che a Bordiga si richiamavano, solo grazie alle ricostruzioni, in primo luogo, di un co-fondatore del PCdI come Angelo Tasca (su "Il Mondo") e poi di Giorgio Galli e Luigi Cortesi.

Non tutti sanno tuttavia che nel 1889 Amadeo nacque a Resina, presso Napoli, ed ebbe come padre l'illustre professore di economia agraria di Portici Oreste Bordiga, novarese quanto a origini, oltre che grande esperto di estimo rurale e dei problemi agrari del Mezzogiorno. Lo zio paterno, Giovanni, era inoltre professore a Padova e studioso importante di matematica e geometria. La questione agraria, così come quella edilizia, sempre rigorosamente collegate alle scienze - fatto raro nella prevalentissima formazione culturale umanistica (quando non idealistico-crociana) dei socialisti e dei comunisti italiani - furono così all'origine, sin dalla prima giovinezza, degli studi di Bordiga, nel 1912 laureato appunto in ingegneria al Politecnico di Napoli, ma già dal 1910 iscritto alla sezione socialista di Portici. E, proprio nel 1912, su "L'Avanguardia", Bordiga ebbe a scrivere che i socialisti credevano alla rivoluzione, ma non come i cattolici in Cristo, bensì come il matematico ai risultati delle sue ricerche. Il socialismo non era frutto del determinismo economico, o di un qualche slancio soggettivistico-volontaristico, ma di un teorema che aveva al suo centro l'irriducibile indipendenza sociale dei proletari e della correlata lotta di classe.

In nome proprio del monoclassismo, e dell'unicità globale e multiterritorializzata del capitalismo, lo stesso Bordiga al congresso di Ancona del Psi (1914), negò, allontanandosi dalle posizioni del padre Oreste, ogni autonomia alla questione meridionale e rifiutò il "meridionalismo" come specifico e scientifico punto di vista. Non vi erano tappe intermedie da effettuare. O pretesi feudalesimi da scavalcare. La rivoluzione socialista era una e una sola. Ovunque. Nel Sud maggioritariamente rurale come nel Nord estesamente industriale. Nel secondo dopoguerra Bordiga tornerà su questi temi. In particolare nel 1950, con un articolo dal più che significativo titolo Il rancido problema del Sud italiano. La questione agraria, con i suoi particolarismi, era comunque sempre restata al centro della sua attenzione. E nel 1921, non molti mesi dopo la fondazione del PCdI, Amadeo aveva dato alle stampe un opuscolo (costava una lira e venticinque centesimi) dal titolo La questione agraria (Elementi marxisti del problema), testo che descriveva le diverse componenti del mondo contadino, ivi comprese le forme molteplici della proprietà rurale, senza disconoscerne il rilievo.

Mai la merce sfamerà l'uomo è invece un lucido testo che comprende una raccolta di articoli sulla questione agraria, pubblicati in forma anonima tra il 1953 e il 1954 su "il programma comunista", organo del piccolo partito di cui Bordiga faceva parte. Era già stato pubblicato come volume, per le edizioni Iskra nel 1979. Ora felicemente ricompare con l'ottima curatela di Rita Caramis. Ed è particolarmente utile perché riprende la teoria della rendita marxiana, ricavata dalla poco conosciuta sesta sezione del III libro del Capitale, montato da Engels ed ora a Berlino in corso di ricomposizione filologica. Come sottolinea la curatrice, viene soprattutto trattata la "lentezza dell'aumento di produttività nell'agricoltura rispetto all'industria", "ostacolo insormontabile per le classi i cui consumi sono soprattutto alimentari". Ci si deve insomma emancipare dal meridionalismo in Italia. Ma la questione agraria, con il vulcano della produzione frenato dalla palude del mercato, resta insuperabile in un mondo in cui il capitalismo rappresenta l'epoca della soddisfazione dei bisogni artificiali e dell'insoddisfazione di quelli primari. Nessun "terzomondismo", nessuna retorica sulla fame nel mondo, in tutto ciò. Resta però intatta la denuncia della "miseria" mai placata, e anzi accresciuta, dal capitalismo.

Il formidabile Struttura economica e sociale della Russia d'oggi raccoglie a sua volta scritti apparsi anonimi dal 1955 al 1957, proposti per la prima volta in volume nel 1966 (con il nome dell'autore in copertina), e una seconda volta, nuovamente in forma anonima, nel 1976. Ora, con un'infelice prefazioncina che si può evitare di leggere, compare in volume una terza volta. E' in gioco l'intera storia della Russia e dell'URSS. E della sua rivoluzione: politicamente socialista, socialmente contadina e operaia, economicamente, come aveva sostenuto lo stesso Lenin, capitalistica. La struttura economica capitalistico-statale dell'URSS si era però prestissimo rivelata più forte della sovrastruttura politica socialista, presto abbattuta. E lo stalinismo controrivoluzionario si era dimostrato la cifra istituzionale di questa superiorità. Ma quale era la classe dominante di una forma definita "capitalismo di Stato"? In un primo tempo, poco dopo la seconda guerra mondiale, Bordiga, a cui ripugnava marxianamente definire la burocrazia  "una classe", aveva parlato di borghesia internazionale e poi di un processo ove chi reggeva la società era la meccanica stessa, per certi versi robotica, del capitalismo statale. Ora, emerso un dirigente "contadino" come Chruscev, era, a suo avviso, dall'ambito dei colcos semiprivati che stava scaturendo la classe dominante dell'imminente futuro.

Il mondo contadino, così duramente represso anni prima, e la stessa questione agraria, restavano ben dentro il cuore del problema sovietico; tanto che si può affermare, a partire da queste considerazioni, ma Bordiga non lo fa, che il capitalismo di stato sovietico era meno statale di quel che si poteva supporre. Lenin aveva del resto sostenuto che il capitalismo di stato sarebbe stato un progresso enorme per la repubblica dei soviet.

La vicenda tecnica e professionale dell'ingegner Bordiga non si arresta comunque qui. Gerosa mette in luce l'altra faccia, non meno legata alla scienza, dell'attività di Amadeo, indirizzata, in seno al Collegio degli ingegneri e degli architetti di Napoli, a una radicale denuncia, soprattutto negli anni dominati da Achille Lauro, del disastro urbanistico. La città, svettante con i grattacieli verticalmente, diveniva ora il simbolo dell'aspetto più imbecille, e più ostile alla specie umana e alla crosta terrestre, di un capitalismo incapace di essere sociale.

 

Bruno Bongiovanni

L'INDICE dei libri del mese, luglio/agosto 2009