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archivio > Lettere di Bordiga>Lettera del padre di Bordiga (Roma, 13 ottobre 1928)

aggiornato al: 20/09/2012

Roma 13 ottobre 1928
Sul periodo di confino di  Bordiga, prima a Ustica e poi a Ponza, (con l'intermezzo di dieci mesi a Palermo per la denuncia, rivelatasi poi senza fondamento, di tentata evasione - da Ustica -  «in collegamento con gruppi politici italiani e stranieri») parla ampiamente il libro Amadeo Bordiga La sconfitta e gli anni oscuri (1926-1945) (Milano, Colibrì, 1998).
Nell'agosto del 1928 Bordiga sarà inviato a Ponza dove, dopo Ustica e Palermo continuerà il confino fino al novembre del 1929 quando ritornerà a Napoli (una volta scaduta la sua condanna a tre anni).
Quanto riproduciamo qui è la lettera, proveniente dall'Archivio di Stato di Roma, che il vecchio padre di Bordiga scrisse a Mussolini per chiedere la grazia per il figlio. La lettera rimase senza risposta anche se diede luogo ad alcune informative di polizia di cui daremo conto nel prossimo inserimento.
La lettera è interessante anche perché dà notizia della morte, nella prima guerra mondiale, di un fratello di Amadeo Bordiga, Augusto, di cui si trova traccia solo nel lavoro di Michele Fatica: Il comunismo rivoluzionario di Amadeo Bordiga (presente nel nostro sito). Oltre al fratello Augusto, Amadeo Bordiga aveva anche una sorella Amalia che gli sopravvisse di qualche anno.
A noi pare che far conoscere queste cose sia utile e importante per la comprensione dell'ambiente e quindi anche del rivoluzionario Amadeo Bordiga. Tra lo stretto anonimato che tutto confonde nella... specie e il battilocchio il passaggio non è così immediato!
 
 
A sua Eccellenza il capo del Governo e Ministro per gli Interni
 
Eccellenza,
impetro dalla E.V. per mio figlio ing. Amadeo Bordiga confinato all'isola di Ponza, la grazia del condono della rimanente pena do un anno per le ragioni che seguono.
Confinato nel Nov. 1926/V° all'isola di Ustica, venne il 10 ottobre dello scorso anno arrestato per complotto e tentativo di fuga - secondo l'accusa - poi prosciolto dopo una detenzione durata per quasi dieci mesi fino all'Agosto del corrente anno. Ebbe così a subire, senza sua colpa, un non lieve aggravamento di pena, per il quale meriterebbe anche speciale indulgenza. E ciò ancor meglio che, per esser stato prosciolto, dopo lunga e minuta istruttoria, vi sarebbe una maggior prova che egli si astiene da ogni politica attività colposa. Io poi fo fede che egli se ne asterrà nell'avvenire e me ne rendo personalmente garante.
Ragioni di umanità vorrebbero poi che si avesse per lui la indulgenza ora invocata.
La sua salute è alquanto scossa dalle condizioni di vita anormale, specialmente nel periodo di detenzione, quella della moglie che pure contribuisce col suo lavoro a mantenere la famiglia, non è in migliori condizioni. Il secondo dei figlioli ha necessità di una speciale assistenza e di una operazione, come ebbi già a prospettare in una istanza precedente, che solo la calda stagione e il trasferimento a Ponza hanno fatto differire.
Se tutte queste considerazioni non sembrassero sufficienti, io chiederei alla magnanimità della E.V. che si voglia tener conto dell'opera prestata per il paese nel pubblico insegnamento non solo da me, ma anche da due miei stretti congiunti. Fino ad un anno fa appartenevo all'istruzione superiore, a cui avevo dedicato ben cinquantatre anni di vita e tuttora, malgrado l'età, continuo a servire il paese in diversi uffici, in modo che parmi non del tutto inutile e senza pregio. Ho sempre professato sentimenti di devozione alla patria, alle istituzioni, ai principi dell'ordine e ne ho date prove numerose e ripetute e così anche al presente regime.
Durante la guerra, in cui cadde il mio terzogenito Augusto, ho fatto del mio meglio, come cittadino e come insegnante, per rafforzare il fronte interno, specialmente quando fui chiamato a reggere, con non lieve incomodo il commissariato agricolo della Sicilia. E di ciò potrebbero far fede i ministri per l'agricoltura di allora on.li sen. Raineri e Miliani. Ancora oggidi la mia casa è in Portici un modesto ma attivo centro di aiuti per gli orfani di guerra. Ho visto con viva simpatia il trionfo del regime fascista e ne ho date e ne do ripetute prove.
Io confido perciò che V.E: vorrà favorevolmente accogliere questa mia domanda coll'impegno formale da me assunto che mio figlio si asterrà da ora un poi da ogni attività di partito come del resto si astiene da tanto tempo. La E.V. può benissimo accertarsi che egli è oramai un solitario fra i suoi e ha lasciato ogni contatto colla compagnia trista e rea, così poco degna di lui, colla quale si era imbracato. Reso alla famiglia, mi rendo garante che egli non si occuperà che del lavoro per sostentarla.
Io confido adunque che la E.V. vorrà favorevolmente accogliere questa mia domanda, tenendo presente l'impegno che assumo ed altresì che da un lato vi è una famigliola che attende sia reso interamente il suo capo e dall'altra un vecchio genitore che, dopo aver dato un figlio alla patria, domanda gli si lasci l'altro superstite, perché lo assista in questi ultimi anni.
Mi auguro che l'E.V. voglia accordarmi tanta grazia ed in tale fiducia rinnovo i miei sentimenti di devozione alla patria e al regime ed alla E.V. quelli di particolare ossequio e di anticipata riconoscenza.
Dell'E.V. dev.
Prof. Oreste Bordiga
Ordinario emerito del R. Istituto Sup. Agrario di Portici
 
Roma 13 ottobre 1928 anno VI