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archivio > Lettere di Bordiga>Lettera di Bordiga a Marvasi (Napoli 23 marzo 1913)

aggiornato al: 11/11/2007

Napoli 23 3 1913

Era nostra intenzione ospitare in questa sezione solo lettere di Bordiga posteriori al 1945. Se ora ne inseriamo una di quasi un secolo fa dipende solo dal fatto che essa non è contenuta nel primo volume degli «Scritti» di Amadeo Bordiga  ( a cura di Luigi Gerosa, Graphos, Genova, 1996), opera pregevole anche se secondo noi pecca di una eccessiva attribuzione a Bordiga di molti testi anonimi.

Questa lettera è presente nel numero del 27 aprile 1913 di «Scintilla...» sotto il titolo «Il movimento socialista di Napoli» (Nel numero del 13 marzo 1913 dello stesso giornale, sotto lo stesso titolo, è presente un'altra lettera di Bordiga contenuta questa nel volume citato).

«Scintilla...» fu il giornale di Roberto Marvasi (1863-1955) personaggio poco catalogabile, quasi a margine del movimento socialista, nella Napoli dell'inizio del secolo scorso.  Roberto Marvasi ospitò le prese di posizioni del Circolo Carlo Marx contro le tendenze bloccarde e massoniche del socialismo napoletano. Bordiga ebbe ancora nel 1915 uno scambio di lettere con Marvasi quando questi di fronte alla prima guerra mondiale assunse una posizione di "neutralismo relativo".

In seguito Marvasi fu un acceso oppositore al fascismo, espatriò clandestinamente nel 1927 e si stabilì a Marsiglia; ritornò in Italia nel 1945 e riprese la pubblicazione di «Scintilla...» il cui ultimo numero sarà del 30 settembre 1955.

 

 

 

Dal compagno Amedeo Bordiga, del circolo Carlo Marx riceviamo:

 

Napoli 23 - 3 - 1913

 

Egregio compagno Marvasi,

La sincerità e la lealtà con la quale avete dato il vostro appoggio al movimento svolto dal Circolo C. Marx mi inducono a chiedervi un altro poco di spazio della vostra «Scintilla». Poiché  la situazione del partito socialista a Napoli si presenta di difficile soluzione, occorre insistere sui lati salienti di essa, e sarebbe bene che tutti lo facessero con eguale sincerità e desiderio di chiarire il proprio atteggiamento; ciò che sarebbe possibile se fosse in tutti comune il sentimento di collaborare al miglior avvenire del socialismo tra noi, pur restando ferme le eventuali pregiudiziali teoriche del pensiero di ciascuno, come quelle che anche voi avete esplicitamente e bruscamente affermate di fronte alle nostre stesse vedute.

Ma vi è disgraziatamente chi specula sull'equivoco, ed è quest'equivoco che bisogna ad ogni costo rompere. In questa opera noi chiediamo l'ausilio di quanti sono a Napoli socialisti sinceri e convinti.

Si tratta dell'equivoco scaldato nell'ambiente massonico, pernicioso quant'altro mai alla diritta chiarezza che dovrebbe caratterizzare la politica delle classi lavoratrici. E' l'equivoco della transazione elettorale con la democrazia borghese, che si svolge apertamente sul terreno amministrativo, ma non potrà mancare di riflettersi sulle fisonomie della lotta politica. Noi avremmo piacere se i fautori del blocco popolare dicessero chiaramente di voler accordarsi con i partiti democratici anche per le prossime elezioni politiche.

Faccio appello a quanti conoscono la vita politica napoletana perchè giudichino se è ammissibile conservarsi seriamente intransigenti nella lotta politica quando si fa parte del blocco amministrativo. Il «Roma» chiama già apertamente all'accordo i socialisti suoi amici. Questi risponderanno che - in omaggio al deliberato del Partito socialista - non possono che restare isolati.

Ma è facile prevedere ciò che avverrà: i socialisti scenderanno in lotta in due o tre collegi e negli altri appoggeranno più o meno segretamente gli amici democratici. L'elezione al IV collegio fu la prova di ciò. Ed è per questo che la Dir. del P.S. ha richiamato l'Unione Socialista Napoletana ad una maggiore sincerità politica. Ma l'U.S.N. non vuole confessarsi bloccarda, e si dice rivoluzionaria, intransigente, sindacalista e chi più ne ha più ne metta. Ecco dove è l'equivoco.

Noi invece amiamo le posizioni nette. Da una parte ci sono quei socialisti che simpatizzano colla democrazia e tengono a rovesciare l'amministrazione clericale anche a costo di ingoiare qualunque rospo; dall'altra il nostro modesto mezzo, veramente rivoluzionario, che è contro i clericali, contro la massoneria e per la intransigenza sul serio. Non v'è dubbio che è questa seconda tendenza che ha il diritto di rappresentare l'atteggiamento attuale di splendido isolamento del Partito Socialista Italiano.

Ogni altra interpretazione del presente dissidio non può essere data che da chi vuole giocare sull'equivoco.

Le conseguenze di tattica elettorale sono più intricate. Ma ne discuterà il congresso provinciale socialista che si terrà il 30 corrente, e c'è da sperare che i compagni sapranno mantenersi sulle linee fondamentali di quella divergenza politica da noi chiarita, smascherando chiunque abbia interesse a travisarla.

 

Amadeo Bordiga

 

P.S. Le note che precedono erano già scritte quando ho letto un trafiletto della «Propaganda» che cerca di ingiuriarci grossolanamente.

Quel linguaggio volgarmente triviale non andrebbe raccolto se non per trovarvi la prova della impotenza di chi lo adopera a rispondere nel merito delle nostre accuse, la cui forza, chiarezza ed evidenza politica e morale viene accresciuta da questi tentativi inani e velenosi che vorrebbero spostare la questione dal terreno della  obbiettività dei fatti, che è troppo scottante perchè essi vogliano restarci, e perchè noi ci prestiamo al gioco di abbandonarlo.

 

a.b.

 

Scintilla... 27 aprile 1913