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archivio > Lettere di Bordiga>28. Articoli di "Prometeo" sulla guerra di Spagna (Prometeo, n. 146, 4 luglio 1937)

aggiornato al: 26/05/2010

Prometeo n. 146, 4 luglio 1937

Continuando la presentazione degli scritti di Prometeo sulla guerra di Spagna siamo giunti al luglio del 1937.

Il primo articolo che presentiamo ci ha posto parecchi problemi nella sua trascrizione dato che la copia del giornale in nostro possesso è parecchio mal ridotta e si troveranno quindi alcuni dubbi di trascrizione, che per correttezza segnaliamo ponendo tra parentesi quadra la parola non ben comprensibile.

Speriamo comunque che la lettura sia ugualmente utile e interessante.

 

28

 

 

 

La violenza degli avvenimenti attuali e la loro significazione

 

 

Bilbao è caduta nelle mani dei militaristi. Il governo di Fronte Popolare francese a direzione socialista è stato messo in minoranza al Senato ed ha dato le dimissioni. Italia e Germania si sono ritirate dal controllo militare, senza però abbandonare il “Comitato di non intervento”. In Russia, alle esecuzioni sommarie [parola non comprensibile] otto sui dodici componenti del supremo Consiglio dell’Armata Rossa, in seguito a un’ondata di esclusioni, destituzioni, condanne e nuovi processi sono in preparazione. Tali sono i fatti salienti degli ultimi giorni.

Cerchiamo di dare una spiegazione a questi avvenimenti che, per il fatto stesso della loro simultaneità, rivelano una forte tensione sociale che è d’altronde impossibile di localizzare a dei paesi circoscritti [parola non comprensibile] investe la situazione internazionale nel suo insieme. Questa breve analisi la faremo per dedurne degli insegnamenti quanto all’attività politica dei militanti dell’avanguardia proletaria.

Innanzitutto, sul terreno limitato agli interessi della classe capitalista, è evidente che ciascuno di questi avvenimenti, non può essere spiegato. Perché dunque era necessario che Franco entrasse a Bilbao. O che il suo compagno Aguirre, il separatista basco e presidente dei ministri, non aveva già fatto la prova di poter reprimere selvaggiamente ogni reazione proletaria, sulle tracce dei governi di Valenza e di Barcellona? O che era davvero indispensabile, per il capitalismo, di rimpiazzare un governo di Fronte Popolare a direzione radicale al precedente di Leon Blum? O che Italia e Germania non potevano continuare a partecipare al controllo navale, tanto più che l’accordo intervenuto con Francia ed Inghilterra non limitava affatto la possibilità di continuare il loro intervento in Ispagna. Giacché persino il diritto di rappresaglia era stato riconosciuto in caso di legittima difesa, e tutti sanno che è estremamente facile di provare che si era stati minacciati. Chi ha attaccato: l’aeroplano spagnolo ad Ibiza o il “Deutschland”? A chi spetta la responsabilità della guerra del 1914, chi fu l’aggressore? Queste questioni sono dei milioni di proletari che hanno dovuto liquidarle con il loro massacro da un lato e dall’altro delle barricate imperialiste e per il grande bene della società capitalista. Infine, Tukacevskj e gli altri generali russi rappresentavano davvero una tale minaccia per Stalin che la necessità si era presentata di liquidarli in qualche giorno? E se questo potesse anche essere concesso, il fatto stesso che i due terzi del consiglio supremo dell’Armata era al servizio della Germania, può forse essere considerato come un segno della solidità del regime sovietico?

Quando noi esaminiamo le conseguenze delle soluzioni intervenute dopo gli avvenimenti che abbiamo ricordato, ci rendiamo conto che queste soluzioni, se pure incomprensibili dal punto di vista limitato degli interessi del capitalismo, se pure dunque inspiegabili da questo punto di vista ristretto, acquistano per contro tutta la loro significazione reale se si mettono in rapporto con lo sviluppo delle situazioni, quello che riviene in definitiva a dire che esse sono considerate dal punto di vista di classe e della lotta di classe.

A Bilbao, Parigi, Londra e Mosca, non è il dilemma Franco-Azana, Blum-Caillaux, regimi democratici-regimi fascisti, Stalin-Trotsky, quello che imprime il corso delle situazioni, ma l’altro di classe. Dovunque si assiste al fatto che il capitalismo ha consumato una certa riserva, un certo personale governativo, un espediente e che è costretto a liquidarlo il più sovente per via violenta alfine di parare ad una situazione più complessa che si apre.

A Bilbao, l’ora delle repressioni scaglionate deve fare posto all’ondata del terrore. Il solo fattore che poteva opporsi a questo cambiamento di forma del dominio del capitalismo, il proletariato era stato consumato da mesi e mesi di Unione Sacra; il governo di Fronte Popolare della località aveva iniettato, per un lungo periodo, tutti i bacilli della smobilitazione del fronte di classe ed è questa sola considerazione sociale che ha fatto cadere una città che dal punto di vista strategico pareva imprendibile. Le ripercussioni della caduta di Bilbao si fanno di già evidenti: a Barcellona i dirigenti del POUM sono condotti in Consiglio di Guerra e non è escluso che saranno passati per le armi. Nel contempo la reazione antioperaia si sviluppa accanita ed a questa bisogna particolare viene chiamato un governo da cui sono espulsi gli anarchici i quali si aggrappavano al ministero malgrado che questa collaborazione abbia comportato la corresponsabilità degli avvenimenti del 4 maggio e l’assassinio di Berneri e di Barbieri. La caduta di Bilbao la si spiega dunque in relazione alla necessità in cui si trova il capitalismo spagnolo di accentuare, sia nei settori fascisti che negli altri repubblicani ed antifascisti, l’azione di repressione violenta contro gli operai.

In Francia, Chautemps continua Blum. Non vi è alcun dubbio quanto alla situazione immediata. Ma il capitalismo ha tastato il polso ed ha avuto una risposta che lo riconforta. Il dilemma fra Blum e Cailloux non portava affatto sulla questione finanziaria e la prova ne è data dal fatto che Chautemps od un altro otterranno l’approvazione del Senato per fare esattamente quello che Blum avrebbe potuto fare e voluto fare. La questione era un’altra: Caillaux si è detto che il momento di debilitazione delle masse era arrivato forse ad un punto tale che era possibile al capitalismo di rimpiazzare l’equilibrio stabilito dopo il giugno 1936, con un altro equilibrio più solido, giacché la minaccia non esisteva più dei grossi scioperi che era stato possibile canalizzare unicamente attraverso Matignon ed il Fronte Popolare diretto da Blum. Le ultime battute della polemica Blum-Caillaux alla seduta del Senato sono estremamente suggestive a questo proposito. E se domani non bastasse la formula Chautemps, si passerà all’altra Sarraul di un governo appoggiatesi sul centro, se infine ogni soluzione parlamentare diventasse impossibile; ma, allora, si farà ricorso ad un nuovo 6 febbraio: il ministero di sinistra dimissionerà e Blum, che non è al potere , criticherà quegli che farà come lui, che ha dato le dimissioni senza che nemmeno fosse messo in minoranza, su un ordine del giorno contenente il problema della fiducia. In Francia dunque, se non ancora per attaccare direttamente il proletariato, è per meglio parare ad eventuali nuove manifestazioni di classe degli operai che Blum è montato al primo piano del palazzo Matignon, lasciando al pianterreno Chautemps.

L’uscita dell’Italia e della Germania non si spiega affatto come lo abbiamo detto in relazione con gli  avvenimenti spagnoli e del controllo navale del non intervento. Si tratta di altra cosa. La situazione interna dei due paesi non può arrestarsi a punti intermedi come avviene in Francia ed in Inghilterra. Occorre andare oltre e questo malgrado Mussolini e Hitler che anelano quanto Blum e Chamberlain, a gestire in pace gli interessi della borghesia. Gli avvenimenti spingono alle soluzioni estreme ed i sosia di Eden e Delbos, Mussolini ed Hitler, non possono prendere dal rosario capitalista gli stessi grani: alle litanie della pace fra i popoli essi devono sostituire le altre per la vittoria di Franco contro l’anarchia ed il comunismo. E questa psicosi di guerra è necessaria non solamente per rispondere alla tensione della situazione, per impedire che le masse sbalzino sull’arena sociale, ma altresì per rispondere alla tensione in cui si trova il processo economico nel suo insieme: come attrarre i capitali nelle casse dello Stato onnipossente se non si mette in evidenza la prospettiva di una modificazione favorevole della situazione in seguito alla vittoria di Franco? Ma tutto il problema consiste in questo: dopo che Caballero ed Azana saranno diventati degli “emigrati politici” del tipo del Negus, con casse d’oro a loro disposizione, il capitalismo italiano e tedesco non si troveranno di fronte a condizioni ben più gravi di quelle del principio degli avvenimenti spagnoli? In questi due paesi la più grave tensione dell’attività capitalista rivela una più alta prospettiva delle lotte del proletariato.

Quanto alla Russia, le esecuzioni sommarie che si sviluppano a ritmo sempre più accelerato, manifestano chiaramente, da un lato l’impossibilità delle masse di uscire dalla cappa di piombo che pesa su di esse – come lo prova il fatto che sopportano tutte le manifestazioni –, dall’altro lato prova che Stalin, malgrado una vittoria totale su tutte le opposizioni, a causa stessa della riuscita completa dei piani quinquennali, si trova nell’impossibilità di risolvere i problemi sociali che ne risultano. Può non esservi, come non vi è in realtà, la minaccia di un movimento di rivolta delle masse, questo non toglie che la situazione sociale impone il ricorso alle forme più atroci della repressione e questo per rispondere, per accordarsi con il ritmo della funzione feroce che il centrismo ha assunto in Russia ed in tutti i paesi: sorpassare lo stesso fascismo per prevenire e strangolare ogni movimento rivoluzionario delle masse. In Russia si agisce nel senso di prevenire, in Spagna e dovunque dovessero scoppiare movimenti sociali di grande importanza, si agirà direttamente rivalizzando con Hitler e Mussolini.

È quindi unicamente in funzione dell’accumulazione del potenziale rivoluzionario dal punto di vista internazionale, che noi possiamo spiegare la rapidità e la violenza con cui si sviluppano gli avvenimenti attuali.

Questi elementi concreti dell’evoluzione politica attuale devono guidare l’azione delle frazioni di sinistra. È la stessa violenza degli avvenimenti che spiega l’asfissia nella quale si trovano i comunisti nel seno di tutte le organizzazioni di massa che i traditori hanno potuto incastrare nel piano capitalista del massacro proletario. Uscire dall’asfissia non è possibile che ad una sola condizione: stabilire un compromesso con le forze dirigenti e traditrici del movimento proletario. Entrare ad esempio nel Fronte Popolare, od in una delle sue succursali collaterali. Là vi sarebbe la possibilità di ricollegarsi con degli operai e si avrebbe l’illusione di fare un lavoro rivoluzionario giacché questo “frasario” vi è tollerato. Non è la prima volta che delle energie preziose si perdono così. I marxisti sanno a perfezione che, per sviluppare un’azione di classe occorre essere in un’istituzione di classe, giacché tutte le relazioni che sorgono da istituzioni di collaborazione di classe sono inevitabilmente portate non a raggiungere il cammino della lotta proletaria, ma a rassodare i legami che attaccano gli sfruttati al capitalismo. Prova, per convincersene ancora una volta: in Ispagna, anche dopo il 4 maggio, POUM ed anarchici sono in prima linea per la guerra antifascista; in Francia, dopo la caduta di Blum, la sinistra socialista manifesta al grido di “Blum al potere” ed i centristi rispondono “Thorez al potere”.

I marxisti sanno che degli avvenimenti come quelli attuali sono possibili perché è al punto estremo che si trova il processo di decomposizione ideologica e politica del proletariato e che quindi non vi è alcuna meraviglia se essi sono asfissiati nell’isolamento. I marxisti sanno altresì che la violenza stessa estrema degli avvenimenti feconda la ripresa delle lotte di domani e che la condizione per potervi sviluppare tutta la loro attività in favore del proletariato consiste nella comprensione la più perfetta possibile della natura delle situazioni in cui viviamo per costruire le armi della vittoria. È su questa strada che marcia la frazione, è in questa direzione che essa si appresta a tenere il suo Congresso.

 

 

 

 

 

La reazione antioperaia in Spagna

 

Come in Italia. Come in Germania. Il governo repubblicano di Valenza e di Barcellona picchia nel mucchio. La riconoscenza non è né può essere nelle regole di vita del capitalismo. I proletari hanno risposto con entusiasmo nel luglio 1936 all’appello alle armi per la guerra antifascista: oggi il governo antifascista mitraglia gli operai malgrado essi non abbiano cessato di voler continuare a combattere contro Franco. Perché? Perché gli operai continuano ad illudersi ed a credere che sia la loro guerra quella che è l’affare dei loro nemici, come lo provano tutti gli avvenimenti militari: dalla vittoria come dalla sconfitta è sorto un accanimento più grande del capitalismo contro le masse, ed oggi i frutti della guerra si manifestano più chiaramente ancora giacché con un terrore più selvaggio ancora di quello di Franco, Negrin e Companys si gettano contro gli operai.

Analogamente. Nessuna riconoscenza ha il capitalismo verso POUM ed anarchici che, dopo aver permesso al capitalismo di restare in sella nel luglio 1936, ancora oggi proclamano la necessità della più grande concentrazione per la guerra. Come in Italia ed in Germania i socialisti che avevano salvato il capitalismo e volevano prendere il posto del fascismo per continuare a difendere gli interessi della borghesia, in Ispagna, POUM ed anarchici non possono sottrarsi alla legge inesorabile della storia che vuole che con la violenza siano spacciati dal capitalismo quelli che furono i servitori di ieri e che non convengono più.

La nostra frazione ha combattuto POUM ed anarchici con estremo vigore. Essa continua a combatterli ancora oggi perché la loro politica già carica di responsabilità è foriera di nuovi massacri proletari. Ma la nostra frazione è al suo posto per fare fronte al nemico anche quando questi minaccia i suoi ex nemici del POUM e della C.N.T.

Sono centinaia e centinaia i proletari esposti alla peggiore repressione da parte del governo antifascista. Questi proletari sono i fratelli degli altri che combattono nei paesi fascisti e nella Russia sovietica.

La nostra frazione che si trova nell’impossibilità di partecipare ad iniziative provenienti da tutte le altre formazioni politiche per il fatto che esse sono state associate alla manovra capitalista che ha sfociato nella guerra imperialista, che a causa di questo si trova costretta all’isolamento anche in questo campo, solleva di fronte ai proletari di tutti i paesi, la necessità di opporsi con estrema energia al massacro di Barcellona, al processo contro il POUM, agli altri che dovessero susseguire, la necessità di determinare un movimento di solidarietà per arrestare l’ascia antifascista che abbatte la sua lama per conto e negli interessi del capitalismo mondiale.

 

 

Prometeo, n. 146,  4 luglio 1937