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archivio > Lettere di Bordiga>6. Dibattito nella Frazione sugli avvenimenti di Spagna (Prometeo, n. 136, settembre 1936)

aggiornato al: 22/02/2009

Prometeo, n. 136, 20 settembre 1936

Continuando la riproduzione degli scritti di  Prometeo sulla guerra di Spagna presentiamo ora il materiale del dibattito nella Frazione che sfociò  nell'espulsione della minoranza (che partecipò, nella« Columna Internacional Lenin» del POUM, alla guerra).

Testi della discussione furono ospitati anche su Bilan (e sono, in parte, conosciuti). Questi di Prometeo invece vengono ripresentati, a quanto ci consta, per la prima volta.

Per una miglior comprensione di quanto andiamo ripubblicando consigliamo la lettura cronologica dei testi (altri cinque precedenti puntate precedono l'attuale inserimento).

Per facilitarne la lettura sciogliamo gli pseudonimi presenti in questi articoli: Vercesi è Ottorino Perrone, Candiani è Enrico Russo, Gatto è Virgilio Verdaro, Pieri è Ferdinando Borsacchi e Piero molto probabilmente Piero Corradi.

Altro materiale del dibattito nella Frazione sarà presentato in ulteriori prossimi inserimenti.

 

6

 

La nostra Frazione

di fronte agli avvenimenti di Spagna

 

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Comunicato della C.E.

 

Gli avvenimenti di Spagna hanno aperto una grave crisi nel seno della nostra organizzazione. Le condizioni attuali non hanno permesso una discussione approfondita delle divergenze, tanto più che una parte di compagni non si trova attualmente nella possibilità di apportare il concorso della sua opinione.

In questa situazione la C.E. non ha potuto che registrare la prima delimitazione delle posizioni politiche e constatare che esse pongono ineluttabilmente il problema della scissione della nostra organizzazione. Scissione evidentemente dal punto di vista ideologico e non organizzativo alla condizione tuttavia che la chiarezza più completa si faccia sui problemi fondamentali dove il contrasto si è manifestato.

A parte la concezione che è difesa pubblicamente dalla frazione ed a proposito della quale nessuna spiegazione è necessaria,  altre opinioni si sono affermate e che si trovano attualmente – come lo abbiamo detto – nella impossibilità di concentrarsi intorno ad una posizione generale, o di dividersi, precisando i loro contorni rispettivi. L’idea centrale che domina fra i compagni che non condividono l’avviso della maggioranza attuale dell’organizzazione, è nella [posizione]  che considera possibile l'affermazione  della classe operaia, in Catalonia soprattutto, senza passare al capovolgimento radicale di tutta la situazione, senza opporre ai fronti attuali che noi consideriamo imperialisti, i fronti della lotta di classe nella città e nelle campagne.

La C.E. ha deciso di non forzare la discussione per permettere alla organizzazione di beneficiare della contribuzione dei compagni che non si trovano nella possibilità di intervenire attivamente nel dibattito ed anche perché l’evoluzione ulteriore della situazione permetterà una più completa chiarificazione delle divergenze fondamentali apparse. In virtù di queste considerazioni, è evidente che i compagni della minoranza attuale hanno, come gli altri, la possibilità di separare pubblicamente le loro responsabilità e, rivendicandosi della loro appartenenza alla frazione, proseguire la lotta in Ispagna sulla base delle loro posizioni tendenti a determinare una posizione autonoma della classe operaia anche nel quadro della situazione attuale.

Ci prefiggiamo di pubblicare, in uno dei prossimi numeri di “Bilan” tutti i documenti relativi alle divergenze sorte nel seno della nostra organizzazione.

 

 

ATTI DEL COMITATO ESECUTIVO

 

Dal primo esame della situazione spagnola nella riunione della C.E. del 26-7-36 delle prime divergenze dovevano manifestarsi. In succinto eccovene la ricapitolazione.

 

VERCESI – Afferma che la situazione attuale non è caratterizzata da un semplice colpo di mano dei militari, ma da un profondo sconvolgimento sociale nel quale entrano in campo la borghesia sotto le due forme di dominio, fascista ed antifascista, in vista del trionfo definitivo dell’una o dell’altra, ed il proletariato che rappresenta l’unica forza capace di risolvere i problemi sociali che si pongono in Ispagna.

La frazione, coerente a tutto il suo passato, non può che rivendicare la sola base di classe che è l’opposta di quella dove sono stati attratti gli operai spagnoli.

CANDIANI – Vedo gli avvenimenti così in due fasi. L’attuale che si risolverà in favore del fronte popolare nella misura in cui gli operai svilupperanno la loro lotta o nella vittoria della destra nell’ipotesi inversa. La susseguente nella quale si tratterà di disarmare gli operai e nella quale se la classe proletaria non resterà unità assisteremo a degli episodi di resistenza eroica che saranno annegati nel sangue. Anche se il capitalismo riesce a sorpassare questo momento particolare difficile per esso, questo non toglie che delle possibilità di lotta resteranno anche per l’avvenire … Il tutto sta a profittare della circostanza favorevole che consiste nell’armamento proletario in una direzione suscettibile di portare la classe operaia su posizioni più avanzate.

Sulla base di queste considerazioni, presento la triplice proposta di un manifesto della Frazione, di disposizione ai gruppi dell’organizzazione per un’azione nei confronti degli altri partiti dell’emigrazione ai quali si devono proporre delle manifestazioni di solidarietà sulla base delle organizzazioni sindacali e di classe, di una presa di contatto coi gruppi dell’opposizione comunista dei diversi paesi per l’invio di una delegazione in Ispana al fine di aiutare i gruppi comunisti di quel paese.

GATTO – Date le situazioni obbiettive in Ispana, l’assenza del partito di classe, l’influenza deleteria dell’anarco-sindacalismo, dobbiamo escludere la possibilità che il proletariato possa passare ad un intervento diretto per cercare di imporre la sua soluzione proletaria.

PIERI – è inconcepibile porre il problema sullo schema astratto di augurare la vittoria dell’uno o dell’altro dei due fronti. È al capitalismo che riviene questa scelta. Il proletariato inteso come classe, cioè quando ha la coscienza di lui stesso, interviene indipendentemente per la propria vittoria. E se nella Spagna come nel 1917 in Russia al tentativo di Kornilov vi fosse un partito di classe, esso direbbe agli operai di armarsi per battere la minaccia fascista nello stesso tempo che dichiarerebbe che Azana-capitalismo aveva partorito Franco-capitalismo e che, se il proletariato vorrà sconfiggere il fascismo, dovrà abbattere il capitalismo che partorisce gli Azana ed i Franco, i Kerenski ed i Kornilov. Non dunque blocco interclassista ma indipendenza rigida che permette e non compromette lo sviluppo ulteriore della lotta.

 

Come conclusione, vengono approvate le tre proposte Candiani e viene deciso di trasmettere ala Federazione i processi verbali della riunione per permettere la più ampia discussione sui punti divergenti manifestatisi.

 

Riunione della C.E. dell’8-8-36.  

Accordo unanime:

I. – La funzione contro-rivoluzionaria del Fronte Popolare.

II. – Assenza di un indirizzo di classe ai movimenti attuali.

III. – Sviluppo per un’azione di solidarietà di classe fra l’emigrazione.

IV. – Incontro con gruppi di opposizione di sinistra comunista degli altri paesi.

V. – Presa di contatto con invito di una delegazione con gli elementi di opposizione di sinistra comunista in Ispagna, per contribuire alla formazione di un Partito comunista. Presa di contatto sul fronte sindacale con tutte le forze politiche agenti nel campo proletario al fine di orientare i movimenti attuali su un piano rivoluzionario di classe.

Punti divergenti:

I. – L’assenza di un partito di classe rende impossibile la maturazione di una situazione rivoluzionaria. Il proletariato non può improvvisare il suo partito di classe nemmeno al fuoco degli avvenimenti attuali (due voti favorevoli).

I. – Nessuno può negare che l’assenza del partito di classe pregiudichi qualunque situazione favorevole agli sviluppi rivoluzionari, ma l’esperienza vissuta dal proletariato in questi ultimi anni e la tendenza sia pure confusa di una parte di militanti verso la formazione di nuovi organismi, possono costituire nel corso della lotta gli elementi di base verso la costruzione del Partito (tre voti).

II. – L’armamento del proletariato sotto la direzione del Fronte Popolare (fronte popolare imposto e non voluto dal proletariato) non rappresenta una condizione favorevole per lo sviluppo delle lotte proletarie. Il proletariato politicamente disarmato già da oggi si troverà nella impossibilità di opporsi al disarmo materiale di domani (tre voti).

II. – Se l’armamento del proletariato avesse fatto parte del programma del Fronte Popolare si potrebbe ammettere che l’azione attuale delle masse si trova sotto la direzione incontrollata del governo del Fronte Popolare, ma essendo appunto le condizioni che hanno imposto una direttiva contraria è prevedibile che dopo una eventuale vittoria sul fascismo sorgano delle serie opposizioni nel giorno in cui si vorrà procedere ad un disarmo delle masse operaie. Per quanto riguarda al conflitto fra due correnti della borghesia non si può e non si deve dimenticare la posizione presa da Lenin e dai bolscevichi nel 1917 contro Kornilov e Kerensky. Ora, se è vero che in detta circostanza esisteva in Russia un partito e dei Soviet, è purtroppo vero che gli elementi oggettivi della situazione spagnola (disgregazione della superstruttura del regime capitalista), pongono le premesse per l’apertura di una fase più elevata della lotta (2 voti).

III. – L’anarco-sindacalismo che non si pone il problema della presa del potere e nega la necessità del partito di classe, ha giocato, gioca e giocherà una funzione controrivoluzionaria (1 voto).

III. – L’anarco-sindacalismo, poiché nega il partito di classe, rappresenta un fattore negativo dell’evoluzione rivoluzionaria. Nel seno delle masse da esso controllate ed attraverso una lotta politica vigorosa contro le posizioni dell’anarco-sindacalismo, può svilupparsi – in preferenza che nelle altre organizzazioni – l’opera di costruzione del partito di classe (4 voti).

Nella seduta del 17-8-36, la C.E. approva contro il voto di Pieri, il quale si riafferma sui punti presentati nella seduta dell’8-8-36, la mozione Vercesi presentata alla federazione parigina.

Decide che le sue posizioni pubbliche dovranno soprattutto tener conto degli elementi comuni alle due tendenze e stabilisce di fare il manifesto su questa base.

Infine, nella riunione del 3-8-36 viene approvata all’unanimità la risoluzione che contiene fra l’altro le seguenti disposizioni:

La frazione ha stabilito una delegazione ufficiale per applicare le direttive su esposte. Essa non può ancora passare al riconoscimento dell’organismo che hanno creato i suoi membri in Catalogna ed attende prima di pronunciarsi di conoscere le basi politiche definitive su cui si è costituito. In ogni modo essa domanda di rompere ogni intesa col POUM, di sciogliere la “colonna” giacché i comunisti non possono formare una “colonna” in un’armata borghese e debbono invece disseminarsi fra i proletari per svolgere nel loro seno un’azione di risveglio in corrispondenza con i movimenti di classe nelle città e nelle campagne. Mantenere la colonna, il comitato politico misto, l’intesa con il POUM, significa ammettere la possibilità di un’evoluzione dell’antifascismo verso la rivoluzione, significa rompere con le posizioni fondamentali  della frazione.

La frazione afferma che le divergenze attuali pongono il problema della scissione e nello stesso tempo in cui afferma di non voler risolvere il problema attraverso misure disciplinari essa afferma di voler superare la crisi sulla linea di un’evoluzione che permetterà di mantenere intatti i quadri della organizzazione. Per questa ragione essa cercherà di determinare un’attività uniforme dei compagni residenti in Ispana e della sua delegazione. Nel caso in cui questa uniformità non fosse possibile di stabilire, una prima separazione si renderà indispensabile attraverso l’affermazione pubblica che i compagni che si oppongono alle direttive su indicate non impegnano la responsabilità della frazione. È unicamente dopo il loro ritorno che la discussione politica potrebbe risolvere la crisi nel caso in cui questa dovesse manifestarsi attraverso il rifiuto delle concezioni  politiche fondamentali contenute nella presente risoluzione.

 

 

IL PRIMO VOTO DELLA FEDERAZIONE PARIGINA

 

MOZIONE PIERO (a maggioranza di un voto).

La Federazione, discussi gli avvenimenti di Spagna, preso conoscenza del processo verbale della C.E.:

Considera che non si possa considerare semplicemente che la lotta sia ingaggiata fra due frazioni della borghesia e che essa non dovrebbe interessare il proletariato. È vero che la borghesia di sinistra (Fronte Popolare) ha cercato di trattenere il proletariato nella sfera della conservazione borghese. La lotta è stata scatenata dagli elementi militaristi , non contro il governo del Fronte Popolare ma contro il proletariato spagnolo. La risposta del proletariato che, se abbandonato  a se stesso, avrebbe ingaggiato la lotta contro le forze reazionarie cercando di darsi un proprio organo di lotta che avrebbe assunto una fisionomia nettamente di classe e rivoluzionaria. La borghesia del Fronte Popolare ha visto questo pericolo ed ha accettato la lotta lasciando al proletariato la possibilità di armarsi, sperando di mantenerlo nei quadri della borghesia di sinistra.

L’esistenza di un raggruppamento rivoluzionario lo mette nella condizione di entrare nella lotta cercando di liberare il proletariato dall’impresa del Fronte Popolare,  dando il carattere di classe e rivoluzionario, cercando che organi genuini del proletariato prendano la direzione della lotta e sbarazzandosi della borghesia di sinistra che non avrebbe mancato di fare blocco con quella di destra contro una minaccia rivoluzionaria. La vittoria delle forze militariste significa lo schiacciamento completo  e totale del proletariato spagnolo.

La vittoria del Fronte Popolare lascia la possibilità di una seconda lotta fra il proletariato ed il Fronte Popolare che assumerà il compito di schiacciare qualsiasi velleità rivoluzionaria del proletariato. In questa seconda lotta sarà una lezione al proletariato spagnolo ed internazionale del carattere reazionario del Fronte Popolare che non avrà nulla da invidiare alle forze di destra.

Dai processi verbali della C.E. ne deduce che le due posizioni che esprimono meglio il nostro pensiero sono quelle di Enrico e di Pieri.

La mancanza di un partito di classe ha impedito che il proletariato acquistasse la sua visione di classe che la lotta doveva ingaggiarsi immediatamente contro gli elementi di sinistra allo stesso titolo che contro quelli di destra e condurre questa lotta su di un terreno nettamente rivoluzionario. Non possiamo accettare l’impostazione che consiste a dividere la lotta in due tappe: prima, lotta contro Franco per poi passare alla lotta contro Azana, ma partiamo da questa convinzione che la lotta impostata sul terreno sociale, metterebbe contro il proletariato le due frazioni della borghesia. Non possiamo però partire dalla considerazione che la lotta è male impostata per mettere la pregiudiziale che noi ci batteremo alla sola condizioni che si accettino le nostre posizioni. Pensiamo che nel corso della lotta potremo assistere ad una modificazione delle posizioni su un terreno rivoluzionario.

Non facciamo la questione dell’intervento numerico, ma pensiamo che i compagni che già si trovano sul posto possono rappresentare l’intervento ufficiale della frazione. Se questi compagni richiedessero l’andata di altri elementi dell’organizzazione, questa dovrebbe fornire i mezzi a questi compagni. Quelli che si trovano sul posto devono mettersi in contato con l’organizzazione ed agire di comune accordo.

 

MOZIONE VERCESI:

1. Il duello non è fra Franco e Fronte Popolare, ma la lotta si svolge in Ispagna fra il proletariato e la borghesia che si serve della sua destra e della sua sinistra solidali nell’opera di massacro della classe operaia. La guerra civile è guerra sociale e non militare ed il proletariato non può difendersi e vincere che sulla base di un sistema di parole d’ordine (sconquasso e non mantenimento dell’organismo economico anche a costo di smantellare il fronte militare) stabilito su una serie progressiva tendente a porre successivamente il problema capitale del potere.

2. Uno dei piani del capitalismo internazionale e spagnolo è di incorporare la classe operaia del paese ed internazionale nel fronte militare che è la tomba delle rivendicazioni sociali del proletariato. Per questa ragione la frazione si opporrà alla partenza di proletari che “vanno per combattere” ed imposterà il problema opposto della lotta solidale del proletariato mondiale sulla base di una lotta di classe contro il capitalismo rispettivo.

3. La frazione dà incarico alla sua delegazione, ai compagni che sono partiti come a quelli che fossero incaricati di partire, di agire in Ispagna per determinare sovratutto il capovolgimento della situazione attuale, per tendere allo scoppio di movimenti sociali nei territori occupati dalla destra, come in quelli controllati direttamente o indirettamente dalle organizzazioni governative. Su questa base unicamente è altresì possibile di preparare la fondazione del partito di classe in Ispagna.

 

 

 

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Dichiarazione sulla posizione ufficiale della frazione

sugli avvenimenti di Spagna

 

 

Dall’inizio della lotta scatenatasi in Ispana fra borghesia e proletariato, due posizioni si sono manifestate nella nostra organizzazione. L’una, quella cui appartengo, che parte dalle considerazioni che l’attacco di Franco non fu un attacco alla borghesia di sinistra di Azana ma un attacco contro il proletariato. Il proletariato spagnolo non lotta per difendere la repubblica borghese, , ma lotta per difendere la propria vita, le sue organizzazioni di classe, considera che la lotta contro Franco è la lotta per la sua emancipazione, è la lotta per la rivoluzione sociale. Certo che la borghesia di sinistra, Azana o Caballero, con il partito cosiddetto comunista, fanno tutti gli sforzi per mantenere il proletariato nell’orbita della legalità borghese e della difesa della proprietà privata. Ma non è detto che vi riusciranno. La lotta sui due fronti – contro Franco e contro Azana-Caballero – non vuol dire che il proletariato debba cominciare a tirare su tutti e due nel medesimo tempo, ma significa che, mentre conduce la lotta contro Franco, deve cercare che la direzione di questa lotta passi sempre più sotto il suo controllo, di modo che quando vedrà che il rapporto di forze sia in suo favore, possa passare alla eliminazione della borghesia di sinistra, sostituendo ad essa i propri organismi di classe, i consigli operai, comitati rivoluzionari, ecc.. Poco conta la denominazione, l’essenziale è che tutta la gestione passi nelle mani del proletariato e che questo possa procedere alla trasformazione della società verso la società socialista.

Il P.O.U.M., la F.A.I., la C.N.T., sono gli organi dove si raggruppa il proletariato rivoluzionario. Con questo non voglio affermare che questi organismi siano gli organi ideali, ma sono le uniche organizzazioni rivoluzionarie del proletariato spagnolo, anche se mancano di chiarezza nelle loro posizioni, anche se manchevoli dal punto di vista rivoluzionario. È per queste considerazioni che un gruppo di compagni parti per la Spagna per portare il suo contributo, non come semplici critici, ma come combattenti convinti che le critiche hanno maggiore peso se sono accompagnate dalla critica delle armi..

Considero che sia falso impostare la lotta sul: prima abbattiamo il fascismo, poi vedremo quello che si può fare. Si casca così in un antifascismo puerile che porterebbe ad annegare ed aggiogare il proletariato alla borghesia che vuole oggi chiamarsi antifascista, come domani fascista. Un partito rivoluzionario deve dire che la lotta antifascista deve essere la lotta per la rivoluzione sociale; è nel corso di questa lotta che si può influire in questa direzione. Se si dice invece che si tratta di due frazioni della borghesia che si battono e che questa lotta non interessa il proletariato, ci si mette su una posizione negativa che permetterà lo schiacciamento del proletariato. La vittoria di Franco è la disfatta del proletariato, la sua disfatta non è sicuro che sia la vittoria di Azana. Potrebbe essere la disfatta di tutti e due e la vittoria del proletariato. Il tutto dipenderà dagli anarchici e dal P.O.U.M. il sapere indirizzare il proletariato in questa direzione strappandolo dall’influenza di tutte le forze della conservazione sociale.

Tutta la mia solidarietà è per i compagni che sono partiti e che lottano sul fronte di Saragozza.

Dissolidarizzo con l’ultimo numero del giornale e non condivido affatto la manchette che dice che chi va in Spagna “sia pure sotto il controllo tecnico di G.L.”, significhi incatenarsi al carro capitalista.

Non voglio certo solidarizzare né difendere G.L., ma non ammettere che quei compagni, quei rivoluzionari che sono partiti con G.L., si siano incatenati alla borghesia.

Il giornale avrebbe dovuto scagliarsi contro la speculazione nazionalista che questo organo fa, affermando come fa, che la Colonna Internazionale vuole con questa salvare l’onore dell’Italia. Quell’onore che l’Italia avrebbe perduto in Abissinia. Smascherare questa immonda speculazione è nostro dovere.

Con questa dichiarazione intendo scindere ogni responsabilità su quanto il giornale potrà pubblicare sulla questione spagnola.

 

PIERO