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archivio > Lettere di Bordiga>Corrispondenza Bordiga - Fiori (1967)

aggiornato al: 30/05/2008

lettere inedite

Di Giuseppe Fiori (1923-2003) abbiamo già pubblicato due articoli su Bordiga. Il primo (Il vecchio Bordiga oggi,  La Stampa 16 maggio 1970) fu l'ultima intervista a un Bordiga molto malato e le cui condizioni  si stavano rapidamente aggravando, il secondo (Bordiga, un combattente coraggioso e dogmatico, La Stampa 27 luglio 1970) fu invece scritto dopo la sua morte.

Fiori, biografo di Gramsci e di molti altri personaggi, conobbe Bordiga nel dicembre del 1966. «Amadeo (...) ha soddisfatto la insistente richiesta di tal Giuseppe Fiori (...) ed ha avuto una sua lunga visita».

 Allora Fiori, giornalista e dipendente della RAI, propose a Bordiga di partecipare al progetto, per l'anno seguente, di un programma  per la commemorazione, al trentesimo dalla morte, di Gramsci. Bordiga rifiutò, «Amadeo ha osservato che non gli sorride questo duetto e duello postumo tra il morto e il vivo che non sembra né serio né generoso», ma rimase in contatto con  Fiori con cui mantenne buoni rapporti.

Ci fu una breve corrispondenza tra loro di cui qui ripubblichiamo una lettera di Fiori e la risposta di Bordiga; entrambe le lettere sono manoscritte.

 

 

 

1 febbraio

 

Caro ingegnere,

                         La ringrazio molto della Sua cortese lettera (vedo che è datata 27 gennaio: quel giorno io compivo 44 anni: comincio ad invecchiare).

Ricevo sempre "programma comunista", che seguo con interesse. Spero di avere l'occasione di venirla a trovare a Napoli (e mi auguro di trovarla in salute; ma già ebbi l'impressione di una Sua eccezionale vigoria: ho conosciuto l'uomo che mi aspettavo, ancora ribollente di umori giovanili).

Ho anche constatato che, nel rievocare anni lontani, Lei è di una lucidità e di una precisione impressionanti. Uomini più giovani non conservano un così grande ordine intellettuale (e sì che nel mio itinerario gramsciano ho avuto l'occasione di conoscerne tanti). Allora voglio chiederLe una cortesia. Lei nel novembre del 1922, subito dopo la marcia su Roma, ebbe un incontro con Lenin, già malato, che volle informarsi delle vicende italiane. Sull'incontro c'è la versione di Camilla Ravera, che vi partecipò. Può ora Lei darmi la Sua versione, dettandola alla signora Antonietta? Dove furono ricevuti? Lenin era a letto? Parlava con difficoltà o no? Quali domande fece e quali risposte ebbe su Mussolini, sul fascismo eccetera? So che, a 45 anni di distanza, non è facile ricostruire l'incontro. Ma fido nella Sua eccezionale memoria, che francamente Le invidio.

Un caro saluto a Lei e alla signora Antonietta,

suo

Giuseppe Fiori

 

 

Formia 21 marzo 1967

 

Carissimo Fiori,

                          alla gradita sua del 1 febbraio rispondo da Formia ove mi sono trasferito insieme a mia moglie il giorno 19 marzo per trascorrervi una quindicina di giorni che conto completeranno il mio ristabilimento.

Sono in una casetta molto accogliente e riparata a pochi passi dal mare. Conto di ritornare a Napoli ai primi di aprile. Per chi passasse in macchina sono al km. 145 dell'Appia statale 7 Roma Napoli.

Circa la visita a Lenin, che la interessa,  mi pare che non ci fosse la Ravera ma solo la moglie, e senza medici. Lui parve invecchiato con lo sguardo quasi spento e la voce malsicura. Dissi in termini irripetibili a giovani compagni che aspettavano, tra cui D'Onofrio e Tranquilli siamo belli e fregati ragazzi! Allora credevo che le grandi persone fossero tutto. Ora so che non è vero. Del soggetto Mussolini non avevamo nulla da dire, ma solo ci premeva il nostro partito. Articolò con disagio: "c'est vous, camarade Bordiga" e, con un certo sforzo: "vous etes contre la conquete de la majorite". Risposi che ero per la totale distruzione di tutti i borghesi fino all'ultimo da parte dei proletari comunisti.

Sui fatti italiani non mostrò di avere curiosità, ne riferii al congresso cui in seguito lui intervenne in quella ripresa che fu l'ultima della sua vita. Questi nostri testi sul fascismo li pubblicheremo.

Auguri per i 44 anni, con il monito inesorabile, che è l'età precisa per l'ultima sigaretta della vita, come mi ha insegnato una triste esperienza. Se gradisce anche per l'onomastico e cordiali saluti da mia moglie e da me. Non [parola incomprensibile] a chiudere affermando che la sigaretta è il vero nemico della buona memoria.