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archivio > Archivio sulla sinistra>Frazione di Sinistra salernitana, democrazia antifascista (marzo-aprile 1945)

aggiornato al: 22/01/2008

marzo-aprile 1945

L'articolo che presentiamo è tratto da un foglio a stampa intitolato «Frazione di sinistra salernitana»; in esso non  è riportata alcuna data ma venne pubblicato e diffuso nel marzo-aprile del 1945. Sempre dello stesso periodo è un altro foglio, intitolato questo «La frazione di sinistra» con vicino il simbolo della falce e del martello, dove veniva spiegato: «La Frazione di Sinistra Salernitana ha chiesto invano da oltre sei mesi alla competente Commissione ministeriale l'autorizzazione a stampare un proprio foglio quindicinale. Nonostante le continue assicurazioni date, finora la predetta Commissione non si è benignata neppure di rispondere».

Ovvia quindi la scelta della diffusione illegale della stampa. Quando l'autorizzazione verrà data nel maggio del '45 sarà subito revocata dopo l'uscita di un solo numero del quindicinale della frazione di sinistra dei salernitani  «L'avanguardia».

La «Frazione di sinistra di Salerno» si affianca quindi come organo della «Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti italiani» al gruppo romano (che pubblicava «La sinistra proletaria») e a quello napoletano (che pubblicava «Il proletario»).

Anima dell'attività della frazione a Salerno fu Ippolito Ceriello da sempre legato alla sinistra e a Bordiga; fu lui il proprietario-amministratore (insieme a Michele Bianco) della rivista Prometeo del 1924.

Nel 1943 Ceriello, al ritorno dal campo di concentramento di Istonio Marina (Vasto) dove erano stati reclusi anche Onorato Damen e Bruno Maffi, viene eletto segretario della Federazione provinciale del PCI a Salerno. La Federazione di Salerno pubblicherà nel dicembre del 1943 un foglio dal titolo inequivocabile: «Il Soviet», giornale che sarà sequestrato dalle forze anglo-americane (con Ceriello e Mannucci condannati a un mese di carcere). Nel luglio del 1944 però, al I° Congresso della Federazione di Salerno (del PCI), Mannucci e Ceriello verranno espulsi dal partito. Ceriello verrà definito: «un ex bordighiano, bacato anche dal punto di vista morale» ed Amendola, inviato dalla direzione del partito, rincarerà poi la dose. Ai due rivoluzionari non rimarrà che continuare la loro attività come Frazione.

Al Sud, dal 1944 al 46-47 nel PCI è presente una situazione di grande confusione: la linea nazionale del partito comunista non viene né compresa né applicata; spesso è presente un richiamo alla sinistra comunista in particolare dove chi dirige le Federazioni è qualche compagno ancora legato alle posizioni di Bordiga. Ad esempio, a Catanzaro la Federazione è egemonizzata da Francesco Maruca che nel 1944 espellerà gli elementi seguaci della linea "ufficiale" del pci; in seguito sarà Maruca ad essere espulso. Maruca avrà però la forza dei pubblicare  dal luglio del 1946 un giornale (inizialmente settimanale) «L'Internazionale Comunista» organo del Partito Comunista Internazionalista.

La «Frazione di Sinistra dei comunisti e socialisti italiani» presente nel centro-sud, a differenza del partito Comunista internazionalista del nord con il quale si riunirà nell'estate del 1945, aveva dei  militanti presenti sia nel P.C.I. che nel P.S.I.U.P, praticava cioè l'entrismo in questi due partiti. Per quanto riguarda il PCI abbiamo già pubblicato, in questa stessa sezione, l'articolo «La Frazione di sinistra ed il partito comunista» («Il Proletario» 15 settembre 1944) e pubblicheremo prossimamente «Il partito socialista italiano e la rivoluzione marxista» («Il Proletario» 30 luglio 1944) dove viene ancora precisato: «... i militanti della nostra frazione che lavorano all'interno del Psiup nel momento in cui le condizioni oggettive lo richiederanno, ne usciranno per entrare nel nuovo partito...».

Diciamo subito, per evitare errori e confusioni, che Bordiga cui la Frazione si ispirava,e che pur partecipò a qualche sua riunione, non fu mai membro dell'organizzazione.

Non esistono, al di là del lavoro di Arturo Peregalli («L'altra resistenza», Graphos 1991) e di quello di Maurizio Lampronti («L'altra resistenza, l'altra opposizione», Lalli, 1984) studi che prendano in considerazione la genesi e i primi anni di attività del partito comunista internazionalista. Ci sembra sia giunto il momento di farlo, di doverlo e di poterlo fare. Se qualcuno che ci legge ha qualcosa da dirci su ciò sarà il benvenuto.

Ma, ritornando all'articolo che qui riproponiamo, ci piace far notare come sia presente negli stessi termini e con le stesse parole un concetto chiave che sarà ribadito successivamente nelle "Tesi della Sinistra" che costituiranno l'ossatura del partito comunista internazionalista e cioè che «la guerra è stata perduta dai fascisti ma vinta dal fascismo».

 

 

 

FRAZIONE DI SINISTRA SALERNITANA

 

Democrazia antifascista

 

Dal 25 luglio 1943 in Italia non si parla che di «democrazia» e di «antifascismo», come se fosse stata data da un personaggio invisibile una parola d'ordine. Il personaggio, però, non è invisibile che a chi non lo vuol vedere, ma a chi sa guardare  appare questo personaggio con tutti i suoi inconfondibili contorni: il capitalismo. Perfettamente, il capitalismo o, se più vi piace, la borghesia capitalistica. La quale, dalla caduta del fascismo, non ha fatto che cambiare di vestito, rimanendo tuttavia in possesso di tutti gli organi vitali del potere, dei cosiddetti gangli vitali dell'apparato statale. In un primo tempo dimessamente nascosta all'ombra degli eserciti che ci hanno, ahimè, liberati, poi apertamente attraverso un governo che man mano si è andato e si va impadronendo della forza di polizia necessaria ad assicurarle l'esercizio effettivo del potere.

Ora si strepita contro ogni forma di dittatura e si conclama la «immanenza» addirittura dei principi democratici. Democrazia è governo di popolo, però; e noi non sappiamo proprio che c'entri il popolo in tutto questo fracasso democratico...

La democrazia non è una forma di governo che si può adattare a tutti i tempi a piacimento, ma è la società stessa che assume quella forma di governo che più risponde alle esigenze del periodo storico che attraversa. Vi fu la democrazia ateniese che sboccò nell'oligarchia più sfrenata, così come vi fu la democrazia romana a cui seguì l'impero, così come vi è stata la democrazia capitalistica, che è tramontata per sempre e che ha dato luogo a quella forma che oggi tutti dicono di aborrire, ossia al fascismo. Il che vuol dire che ogni epoca si atteggia, in un suo particolare momento, democraticamente. Questo particolare momento coincide per lo più col periodo di massimo splendore di un tipo di civiltà o di un ciclo storico.

Vien da ridere a leggere tutte le sciocchezze che si vanno scrivendo sulle varie democrazie e sul neoliberalismo, mentre in effetti trionfa il metodo fascista in ogni branca della umana attività e lo stato interviene a regolare tutti i rapporti scaturenti da tale attività, tal che, può dirsi che la guerra è finita con la sconfitta dei fascisti, ma con la vittoria del fascismo. Ed era naturale che ciò accadesse, poiché il liberalismo o è liberalismo o è niente o, meglio diventa fascismo quando interviene nei rapporti di produzione.

Tutto questo beninteso per intenderci sui concetti liberale e democratico ai fini di una discussione che, per noi, può dirsi superata ed esaurita fin dal suo nascere, perchè per i marxisti questi concetti non hanno alcuna importanza o ne hanno una del tutto esteriore e secondaria, costituendo per essi ogni tipo di stato, per il solo fatto che si tratta di stato borghese, niente altro che un mezzo di oppressione nelle mani della classe dominante.

Non vi è dubbio che noi attraversiamo lo stadio finale del capitalismo, quello che Lenin definiva «capitalismo imperialistico, capitalismo monopolistico, capitalismo parassita o decadente, capitalismo agonizzante», nel quale lo stato strumento di dominio della classe borghese ha dovuto per necessità abbandonare le forme di reggimento democratico per chiudersi in una ferrea dittatura che ha lo scopo di conservare il più a lungo possibile tale dominio attraverso una forma di controllo di ogni attività privata e la conseguenza di dividere il mondo in due gruppi che si son dato e si daranno battaglia. In questa sua evoluzione lo stato borghese avverte le sue contraddizioni, si rende conto della crisi mortale che lo attanaglia attraverso una serie interminabile di crisi economiche, e, come un toro furente che sente imminente la sua fine nel chiuso cerchio di un'arena, si scaglia ciecamente contro ogni ostacolo con la speranza di uscire dal chiuso per vivere ancora. Di qui le guerre imperialistiche - che non hanno avuto e non avranno mai un contenuto idealistico in una delle quali il capitalismo troverà la sua tomba: quando il proletariato mondiale avrà compreso che esso non è che uno strumento di distruzione e di morte nelle mani della classe dominante e rivolgerà le armi che gli vengono date contro questa classe per la sua definitiva affrancazione. Solo allora avranno termine le sciagure umane e sulla martoriata umanità si schiuderà un a nuova aurora di civiltà e di progresso.

Questo quadro degli avvenimenti potrebbe sembrare apocalittico se non si svolgesse sotto i nostri occhi. Siamo alla fine della seconda guerra imperialistica che tanti maggiori guasti e devastazioni della prima ha portato. Perchè sono scoppiate queste guerre? Vi può essere ancora un semplicista che creda all'attentato di Serajevo o all'aggressione della Polonia come cause determinanti i due conflitti? Non sono forse i due gruppi imperialistici che si sono dato battaglia nella speranza di trovare una via di scampo alla crisi mortale che li paralizza. Possono queste guerra ripetersi periodicamente per mantenere in auge il capitalismo? Sono queste delle domande a cui ciascuno è in condizione di dare delle risposte approssimativamente esatte.

Ebbene, il giorno in cui tutti i proletari avranno compreso che non è possibile assistere allo sterminio periodico dell'umanità e di tutte le ricchezze che si vanno accumulando negli anni di sosta, alla guerra si sostituirà la rivoluzione, che non avrà per meta la distruzione indiscriminata ma il sorgere di un nuovo mondo di pace e di grandezza umana!

Dopo questa affrettata analisi del momento storico che attraversiamo è facile argomentare che la borghesia italiana tenta di salvarsi - e l'esperimento pare riuscito per la complicità dei partiti di sinistra particolarmente - dopo il collasso subito, gettando le parole d'ordine, «Libertà» «democrazia» «non più dittatura di destra o di sinistra» e via dicendo.

Vedremo nei prossimi mesi il valore che esse avranno.