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archivio > Archivio sulla sinistra>Tramonti e crepuscoli - Nenni la paix, (Battaglia comunista, n. 14, 1 - 31 agosto 1952)

aggiornato al: 15/06/2013

Battaglia comunista, n. 14, 1 -31 agosto 1952

 Due notarelle da un giornale che giunto al n. 16 cambierà titolo e diventerà Il Programma comunista. Due notarelle che riguardano prima due eroi europei della guerra da una parte e poi il sempre celebrato Nenni dall'altra.

Avvertiamo i nostri lettori che probabilmente in questa estate 2013 si assisterà a un rallentamento nell' immissione di materiale nel sito di cui ci scusiamo già da ora.
 
 
Tramonti e crepuscoli
 
Vogliano scusarci gli interessati ser osiamo parlare allo stesso proposito di De Gaulle e di Anna Pauker. Dopo tutto, non sono stati tutti e due degli «eroi della resistenza»? Non nascono tutti e due dallo stesso ceppo: la guerra di liberazione? Ed è forse colpa nostra se questa, dopo di aver invaso di eroi tutto il mondo, si diverte, uno per uno, a ridurli a fantocci?
Nel declino di De Gaulle e nella morte politica di Anna Pauker c'è, in effetti, un elemento comune che interessa molto più del loro destino personale. Sono, nel rispettivo ambito territoriale, due nostalgici della indipendenza e della sovranità nazionali; in altre parole, due nostalgici di ciò per cui si disse (mentendo) che la seconda guerra mondiale era combattuta. Entrambi devono le loro fortune all'accanimento con cui si fecero paladini di quegli «ideali» nel corso del conflitto; devono entrambi la loro sfortuna alla cocciutaggine con cui, a guerra finita e a liberazione sepolta, si sono ostinati a rivendicare dai due centri mondiali dell'imperialismo un'indipendenza, un'autonomia, una sovranità nazionale, che proprio la seconda guerra mondiale aveva, per ferrea dialettica, potentemente contribuito a distruggere a favore dei due rulli compressori internazionali, America e Russia. I due avevano creduto – sinceramento o no importa poco o nulla – di combattere ( o meglio di far combattere gli altri ) per la Francia e la Romania; è ora venuto qualcuno – o la mano vellutata ma non perciò meno ferrea del dollaro, o la mano rude della ghepeu – a ricordargli che si è combattuto solo per Washington e per Mosca.
L'imperialismo di oriente e di occidente ha dovuto creare il fantoccio delle indipendenze nazionali per poterlo poi distruggere quando il suo fine era raggiunto. Ha dovuto attizzare quel fervore sciovinista e nazionalista che, terminata la commedia, doveva riuscirgli fastidioso e ingombrante non meno che a quei nazisti e fascisti contro i quali era stato usato. Non c'è come gli eroi della guerra di liberazione per dimostrare l'inganno cinico e furfantesco che sta alla base delle guerre «liberatrici».
 
 
Nenni La Paix
 
Pietro Nenni è stato insignito del premio Stalin per la pace. Nessuno più di lui poteva aspirare, in effetti, alla massima onorificienza picassiana.
Interventista della prima guerra mondiale, fascista nel primo dopoguerra, commissario politico nella guerra spagnola, ispiratore – dal quartier generale di un convento – della crociata liberatrice del secondo macello, pronto a far imbracciare agli altri il fucile in un terzo carnaio, Pietro aveva tutti i titoli per divenire il gran maestro dell'ordine imperialista della pace.
E, come dall'altra sponda, è giusto che sia l'anima di Nobel, il padre della dinamite, a insignire i benemeriti del pacifismo, così era giusto che l'incoronazione di Pietro avvenisse fra il tinnire delle medaglie meritate sui campi...della pace dai marescialli sovietici, per mano di un generalissimo, Giuseppe Stalin. Fratelli nel massacrare il marxismo, fratelli nel far massacrare proletari.
Di questi due massacri è fatta la pace borghese.
 
Battaglia comunista, n. 14, 1 – 31 agosto 1952