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archivio > Archivio sulla sinistra>A chi il merito se le ruote dell'imperialismo... (Battaglia comun., n. 2, 21 genn. - 3 febbr. 1952)

aggiornato al: 28/03/2013

Battaglia comunista, n. 2, 21 gennaio - 3 febbraio 1952
Un bell'articolo tratto da Battaglia comunista della metà del secolo scorso.
 
A chi il merito se le ruote dell'imperialismo girano in pieno
 
A sette anni dalla liberazione e a nove dall'inizio della guerra cosiddetta di liberazione, qual è il bilancio che la classe operaia può fare della politica e dei partiti staliniani e della Russia. Sul piano interno, continuo rafforzamento del potere statale, peso sempre più opprimente della dominazione di classe, logoramento delle energie proletarie, smarrimento nelle file un tempo compatte degli operai, polverizzazione pacifica ma non meno radicale delle organizzazioni sindacali, peggioramento delle condizioni generali di vita, corsa affannosa al riarmo, soffocante atmosfera di guerra. Sul piano internazionale, continua, regolare, inesorabile corsa all'accentramento di tutti i Paesi della zona occidentale intorno agli Stati Uniti e lento ma costante sgretolamento del fronte orientale, uno scoppiettare d'incendi militari ora in questo ora in quel Paese, l'esaltazione senza veli e senza tregua dello sfruttamento della forza-lavoro. Non solo, per limitare lo sguardo all'Italia, la vantata politica della democrazia progressiva non ha recato nessun tangibile vantaggio alla classe operaia, ma ha obiettivamente consolidato il fronte della conservazione. Il P.C.I. può vantare sui muri di tutte le città la sua invincibile forza; ma è una forza che, anche ammessa in chi ne conserva il timone la volontà di servirsene per la difesa di interessi proletari (anche ammessa questa volontà, che noi neghiamo), non ha saputo in sette anni che cedere un metro di terreno dopo l'altro al diretto nemico della classe operaia. Neppure c'è stata battaglia, quelle battaglie che hanno gli stessi effetti delle vittorie: il rafforzamento dello Stato, la ricostruzione del tessuto economico, il controllo delle molteplici istituzioni su cui fa perno il dominio borghese sul proletariato, hanno avuto nel P.C.I:-P.S.I. non un nemico anche debole, ma un partigiano fervente. In modo analogo, se la stampa nazionalcomunista celebra la potenza crescente della Russia e la dilatazione dell'influenza staliniana nel mondo, specie in Asia, il proletariato si chiede: «a che pro', se il controllo americano sul mondo è sempre più ferreo, se la guerra si fa sempre più vicina, se il riarmo procede indisturbato, se il dollaro fa breccia perfino nel presunto monolite dell'Oriente?».
Il bilancio è esatto: se l'imperialismo può oggi far girare a pieno ritmo i suoi ingranaggi, il merito è essenzialmente dello Stato e delle forze politiche che hanno obiettivamente aiutato, servito, favorito il dominio del centro mondiale più forte del capitalismo e le sue filiali in tutti i Paesi. Dal giorno che il capitalismo internazionale è riuscito ad assorbire nel suo girone economico e politico la Russia da una parte, i partiti già comunisti dall'altra, esso non ha certo potuto né eliminare né risolvere la crisi che lo corrode in tutte le sue fibre, ma ha ritardato l'esplosione delle forze proletarie che al suo corpo malato dovevano e dovranno dare il colpo di grazia.
L'America, centro imperialistico dominante e, come tale, colonna della difesa borghese contro il proletariato, avanza col seguito dei suoi partiti, perché la classe operaia è imprigionata nel carcere dei partiti del tradimento verniciato di rosso, e quella Russia in cui ancora crede si muove nell'orbita dell'imperialismo. Capitalistiche ed imperialistiche entrambe, America e Russia hanno due «missioni» da compiere: l'America di dilatare la sua più potente macchina economica e politica là dove la Russia ha fatto piazza pulita delle forze proletarie di ripresa.
E tuttavia né la Russia può distruggere inquinandola e perseguitandola la classe operaia, né l'America può costruire un dominio capitalistico al riparo delle sue storiche crisi. Né il becchino sarà ucciso, né il male cronico sarà guarito; dalla vitalità dell'uno e dall'acuirsi dell'altro scoccherà la scintilla della rivoluzione proletaria mondiale.
 
Battaglia comunista, n. 2, 21 gennaio - 3 febbraio 1952