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archivio > Archivio sulla sinistra>Rancidume romantico, (il programma comunista, n. 13, 8 - 22 luglio 1960)

aggiornato al: 20/12/2009

il programma comunista, n. 13, 8 - 22 luglio 1960

Un bell'articolo del 1960, anonimo come tutti gli altri apparsi su questo giornale.

Alla fine dell'articolo si parla di quanto successe a Genova nell'estate di quell'anno che qui riepiloghiamo: nell'aprile del 1960 si forma il governo Tambroni che ottiene la fiducia con i voti determinanti del MSI. Tambroni, a mo' di ringraziamento concede al MSI di tenere il suo congresso a Genova. La reazione della classe operaia (sotto direzione di PCI e sindacato) è immediata; una grossa manifestazione dà luogo a violenti scontri con la polizia nel centro di Genova, scontri che trascendono le stesse intenzioni degli organizzatori.

Il congresso neofascista viene quindi revocato e così pure lo sciopero generale indetto dal sindacato.

Buona lettura.

 

Rancidume romantico

 

Grandemente espressiva è la teorizzazione di Lenin che abbiamo di recente tratta dal suo commento all'opuscolo di Junius contro il tradimento 1914 del socialdemocratismo tedesco.

Essa rinnova la linea classica marxista, nata ben più di un secolo fa quando la borghesia si drogava col suo quarantottismo romantico.

Sotto certe condizioni  di luogo e di tempo dovevamo seguirla. Ma fin da allora avevamo fatto strame della sua bolsa ideologia.

La borghesia era allora rivoluzionaria e civil-guerriera come noi siamo. E dietro di lei le mezze borghesie, i contadini semigrassi, i bottegai, gli intellettuali, e beati sempre loro gli studenti.

Gli operai di un secolo e  più fa sapevano dai comunisti che si poteva dare una situazione in cui avremmo insieme a quelli fatto le schioppettate. Contro nemici che erano allora, i feudali, e gli stati despoti su nazionalità non loro. Bastiglia, Cinque giornate, Mille in Sicilia, mettete tutto dentro, e suonate il can can romantico. Gli operai autentici andarono dentro, e dove faceva più caldo.

Ma vi erano una serie di condizioni. Nulla da fare con la ideologia  di quelle classi e sottoclassi, col loro libero democratismo e patriottismo da eterno amplesso dei poveri coi ricchi. Teoria critica che già, mentre si sparava insieme, smantellava tutto il bagaglio di menzogne di Liberté, Egalité, Fraternité, e tutto il pacifismo sociale ed internazionale anche; ogni cretinismo umanitario parlamentare.

Certezza storica e politica di partito  che in una successiva fase storica, a seconda dei paesi e di date aree geografiche, si sarebbe denunziata la passeggera alleanza e passato a sparare addosso agli alleati di prima, fino alla loro distruzione come partiti, che sola condizionava, nella dittatura del solo proletariato la sconfitta del capitalismo, l'altra faccia della democrazia.

Preparazione quindi in quegli stessi operai che si mandavano ad affiancare le formazioni volontarie romantiche di intellettuali e studenti, anche se generosi e ingenui, al futuro cambiamento di fronte e alla guerra di classe per la dittatura del solo nostro partito proletario e comunista.

Questo è lo schema di Marx; della circolare sulla rivoluzione tedesca del 1848; degli indirizzi sulle lotte francesi e sulla Comune; è la rivoluzione permanente che da quei testi fece rivivere Trotsky; è la linea storica della rivoluzione russa di Ottobre che dopo aver aiutato a buttare giù lo zarismo, stritolò uno dopo l'altro gli ignobili partiti piccolo borghesi e opportunisti, fino a farli sparire.

Abbiamo quindi osato chiudere in uno schema la storia, e in esso la massa mista democratica di varie classi doveva precipitare, e uscirne diritta come una spada di fiamme l'azione del solo proletariato, violenta e terrorista.

Nel 1871, dopo che la Comune di Parigi tanto osò terribilmente, ma fu battuta, sembrò che lo schema, almeno per l'Europa industriale, escludesse il ricomparire dei partiti interclasse liberalnazionali; avendo noi tra la disfatta del 1848 e il 1871  consentito di aiutare (sempre sul terreno delle armi) a sistemare in quel senso «romantico» (per gli alleati ma non per noi) Italia Germania ed altre nazioni.

Del resto, senza compromettere la linea teorica, lo abbiamo auspicato per altre come Polonia, Boemia, perfino Irlanda (Marx) di fronte alla industrialissima Granbretagna. Nessuna contraddizione.

Tra il 1871 e 1914 vi furono guerre locali, le più imperialiste già, poche ancora forse nazionali nei Balcani. Nel 1914 fu ancora una volta, la terza, applicato lo schema storico. Ma una teoria non è lo stesso di una profezia.

Lenin dice nel 1914 che la guerra imperialista deve volgersi nella dittatura del proletariato internazionale. Ma, ed ecco perché in principio lo abbiamo ricordato, teorizza anche la ipotesi della sconfitta in questo compito del proletariato. Allora stabilisce che seguiranno altre guerre imperialiste, e abbiamo vista l'altra. Ma dice perfino che vi potrebbero essere altre guerre nazionali, particolarmente fuori di Europa.

Ora il proletariato dovrebbe di nuovo, fino a che si tratta di maneggio di armi, e salva la sua ideologia di classe, e la sua preparazione di partito alla successiva fase dittatoriale, battersi in queste guerre, di cui un esempio di massima poteva essere quella cinese contro il Giappone.

 

* * *

 

Procediamo a grandi balzi, dopo aver notato che Lenin disse: la storia avrà perduto ventenni; e col ruinare di Mosca li ha perduti. Ma se la Cina perdeva  contro il Giappone, la storia avrebbe perduto secoli.

Bene ecco il balzo. E' una di queste guerre la possibile del Giappone contro l'America, invocata dagli studenti nel respingere Ike da Tokio?

La risposta è forte, ma non si deve dimenticare nel darla che socialmente il Giappone era andato molto avanti, e somiglia alla Germania più che alla Cina...

Ed era una di queste guerre insurrezionali quella di Budapest contro la Russia? Nenni ha stabilito questo parallelo, ma noi a suo tempo dicemmo che, data la struttura e la storia della Ungheria, è particolarmente rinculatorio il blocco di studenti con proletari.

Nenni ha detto ai togliattiani che anche Mosca è un despota imperialista; ha detto di più, che le manovre del partito comunista, che gradisce voti anche dai missini, sono il più alto intrallazzo italiano. Un vero primato, farsi cogliere in intrallazzo dal principe intrallazzatore che fregò di frodo l'Avanti! al fuorviato dall'errore teorico, ma non pagato per tradire, Serrati! Complimenti; e un altro balzo.

Un partito che conducesse gli operai giapponesi in una insurrezione nazionale, grata non solo agli intellettuali, ma perfino ai loro padroni che sfruttano il sotto salario di quei proletari sul mercato internazionale, ma subiscono la camorra di New York, questo partito potrebbe essere in regola col marxismo rivoluzionario solo se proclamasse (senza nasconderlo, come stabilimmo fin dal romantico 1848!) che passerà a tagliare i garretti agli industriali giapponesi e agli intellettuali che li difenderanno coi loro partiti a mezza faccia, immancabilmente.

 

* * *

 

Facciamo l'altro balzo, un vero lancio, fino a Genova in questi giorni. Il più feccioso romanticismo che si possa riesumare è quella parodia del 1848 che si è avuta nel «secondo risorgimento», blocchi partigiani, comitati di liberazione nazionale, la nota idiota dell'antifascismo che non capisce che il mondo uscito dalla guerra è tutto fascista.

Bene, intrallazzatori o no coi missini, si sono uniti tutti nella affermazione che il congresso di questo partito, sebbene parlamentare, non doveva essere permesso, e con un'azione di piazza lo hanno impedito.

E' questo il terreno di una intesa proletaria con altre forze in armi? Sia per un momento concesso. Dimentichiamoci che la maggiore speculazione  ce l'hanno fatta i convinti di intrallazzare con i missini, perché partito elettorale. Il vivente fascismo non è in questo partito ma in tutti. Quel partito vive sulla stupida contraddizione di lavorate sul piano costituzionale, e adopera la sua «tradizione» in modo osceno, senza osare di promettere che se vince butta giù la democrazia. La sua sorte non ha importanza alcuna.

Ma la manovra di blocco in Piazza de Ferrari potrebbe essere giustificata per un partito proletario? La domanda stessa è ridicola; in ogni modo tracceremo la risposta: i gruppi di giovani operai che andavano contro le camionette dovevano essere preparati ad una pubblica posizione politica; oggi  impediamo il congresso missino, domani impediremo, sulla traccia storica nostra di classe, quello democristiano, liberale, repubblicano e massimalista nenniano - che è una specie dell' esserre  russo.

Ma questi di Genova vogliono solo vietare quel congresso, per salvare la costituzionalità borghese e democratica: la loro posizione storica e politica è tuffata nel conformismo capitalista, e quindi fascista; fanno ancora una volta manovra di intrallazzo, captare un poco più di voti nella non lontana sozza vergogna che saranno le elezioni italiane.

Tutto, fesserie, soldi per cui si batte cassa, false verginità antifasciste e medaglie partigiane di princisbecco, tutto è pensato e lanciato al fine unico di questo superlupanare: la campagna elettorale.

 

il programma comunista, n. 13, 8 - 22 luglio 1960