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archivio > Archivio sulla sinistra>Tempo di abiuratori di scismi, (il programma comunista, n. 22, 20 dicembre 1965)

aggiornato al: 06/10/2008

il programma comunista, n. 22, 20 dicembre 1965

Il Concilio vaticano II, ultimo dei Concili della Chiesa cattolica,  fu aperto da papa Giovanni XXIII nell'ottobre 1962 e chiuso poi, dopo la morte di questo nel 1963, dal suo successore Paolo VI nel dicembre 1965.

Bordiga dedicò all'apertura del Concilio un magnifico articolo «La stolta era "frontista"» (il programma comunista, n. 19, 20 ottobre 1962) che ripresenteremo prossimamente e, alla sua conclusione, questo articolo altrettanto bello della fine del 1965.

 

 

Tempo di abiuratori di scismi

 

Il Concilio Ecumenico Vaticano II si è chiuso, se si volesse dirlo in gergo profano, regolando questioni di teoria  di tattica e di organizzazione. Il Papa stesso ha chiarito che i testi che promulgava come volontà della assemblea si dividevano in costituzioni e decreti. Le costituzioni derivano direttamente dalla teoria che per la chiesa è unica, immanente e sancita in testi immutabili rivelati da Dio stesso, la Bibbia e l'Evangelo. La Chiesa di Pietro è stata costituita dallo stesso Cristo, e le sue linee di dottrina non possono mutare nel tempo. I decreti possono seguire i tempi perché riguardano rapporti con altri organismi umani nel mondo non ecclesiastico e l'organizzazione della comunità religiosa e della sua gerarchia rappresentata dai Pastori locali, e dal Concilio dei vescovi. Sono le varie quistioni di organizzazione di questa bimillenaria comunità, che su una base dottrinale intangibile ha tuttavia traversato la storia subendo anch'essa crisi di tendenza, divisioni e scissioni.

Quale senso reale va dato al tentativo di questa grande organizzazione, che vuole restare elettiva e monarchica nel suo fondamentale centralismo, e vorrebbe ritornare ad essere internazionale ed interrazziale, dunque universale e cattolica, di risolvere in una unità mondiale gli scismi che hanno spezzato la cristianità?

Inserito questo problema nella storia delle classi sociali e dei modi economici di produzione, evidentemente non è uno scisma sanabile senza violare la stessa dottrina quello iniziale col mondo pagano, perché quella rottura coincideva con un reale superamento umano, quello dello schiavismo greco romano e politeista. Ma con lo stesso svolto coincide un'altra guerra di religioni con la condanna degli ebrei monoteisti primi, che Roma ha maledetti come uccisori del figlio di Dio. Il mito del calvario simboleggia anche una reale lotta contro ceti storici conservatori, gli scribi, i farisei, i teocrati reazionari dell'oriente, e Gesù è la figura del Capo di una rivoluzione.

La Chiesa attuale vuole risolvere questo scisma e redimere i massacratori del suo fondatore. La posizione è criticata dalla parte dei farisei del marxismo, i falsi comunisti russofili, perché troppo tardiva; in quanto l'antipenultimo pontefice, Pio XII, avrebbe nell'ultima guerra tenuto dalla parte di Hitler e della sua sanguinosa crociata antiebrea.

Più comprensibile è la inscenata saldatura dello scisma con la Chiesa di Costantinopoli, avvenuto nove secoli addietro, e di cui è meno facile classificare la posizione tra gli svolti storici classisti, in quanto Occidente e Oriente erano allora ordinati secondo il sistema feudale e la dominante nobiltà era dovunque vicina alla Chiesa. L'annullamento di questo scisma, di natura secondaria nella dottrina e nella organizzazione, sembra non impossibile in quanto i due pontefici si sono scambiati un abbraccio; oggi tutto si combina tra i vertici!  In grave ombra storica resta però la soluzione del ben più tragico dissidio tra Roma e le varie Chiese riformate, che esplose nell'epoca in cui la moderna borghesia capitalista si preparava alla sua guerra storica contro i regimi feudali.

Questo scontro che ha riempito di sé le storie d'Inghilterra di Francia e d'Europa, non si limitò a teorizzare se stesso come uno scontro tra teoremi della scolastica teologica, ma andò molto oltre anche nei paesi in cui come in Italia non ruppe con Roma, ma si manifestò nel mondo della cultura e dell'arte.

L'attuale Papa ha evidentemente mostrato di voler dialogare (secondo il termine di moda) non solo con le chiese non cattoliche, ma altresì con quello che chiama il mondo moderno, in cui trova gravi difetti spirituali, ma che sembra considerare molto più avvicinabile dei dichiarati anticattolici del tempo borghese eroico, da cui ci separa ormai un secolo almeno.

E' mancato poco che non dichiarasse di voler accettare, ricambiandolo, l'invito al dialogo dei comunisti farisaici! Sembrerebbe potersi accettare il gergo opportunista dei politicanti odierni secondo cui la Chiesa conterebbe una corrente di destra che avrebbe dominato fino a papa Pacelli, e dopo una prevalente corrente di sinistra, che si nutre della posizione antitedesca nelle due guerre mondiali e della simpatia per i miti di democrazia e libertà ovunque adorati.

Noi marxisti rivoluzionari, pur negando il metodo della scelta tra avversari più vicini e più lontani, possiamo tuttavia, non fosse che per distinguerci da questa zona marcia di rinnegati,. mandare piuttosto un saluto a certi potenti apostrofi del papa Pacelli che sembravano identificare la forza diabolica del male negli eccessi sfruttatori delle classi plutocratiche e nella dilagante religione di Mammona, a cui si sono votati tutti i loro servitori nei luridi mezzifondi della società e della politica e della cultura. Il papa attuale ha formulata la sua sostanziale approvazione alle repugnanti caratteristiche del mondo moderno quando si è posto di fronte esplicitamente  quello che ha chiamato «umanesimo laico profano».

Questo papa non meno abile e preparato forse, ma meno coraggioso del suo predecessore Pacelli, ha voluto andare incontro al secolo non solo ripetendogli l'offerta di lasciare a Cesare politico quello che è suo, come Cristo avrebbe detto, ma ritirando la grande tesi scolastica del doctor seraficus Tommaso, secondo cui la Chiesa doveva fornire l'autorità ad ogni potere civile perché la sua autorità non è nell'uomo ma in Dio. Con una squisita destrezza del tutto clericale ha voluto prendere per sé un umanesimo cristiano, stendendo le braccia protettrici di Roma sulla cultura, la letteratura, l'arte (fino ai cineasti), la ricerca scientifica e perfino il mondo del lavoro cui già ben altri papi avevano sorriso.

Tutto ciò per colpire l'umanesimo laico profano della giovane borghesia radicale e massonica di un secolo addietro che, spingendo l'autonomia della persona umana fino a renderla autonoma «da ogni trascendentalismo», aveva eretto quell'ateismo oggi da tutti rinnegato, sulle rive del Potomac come a Ginevra, a Yalta e alle N.U. e indubbiamente anche nel prossimo mentito Congresso della Internazionale «operaia» e «comunista», così come parimenti detestato alle Botteghe Oscure e dentro i portici del Bernini. Ha detto con aria di sfida il papa Paolo: questo vostro ateismo (egli lo considera già liquidato) è sempre una religione, la religione dell'Uomo fatto Dio, mentre la nostra religione cristiana è quella del Dio fatto Uomo.

Noi che non abbiamo la religione e che neghiamo che la storia sia fatta da Dio attraverso i Profeti ed i Dottori o Uomini Insigni e che la vediamo fatta dall'uomo nel gioco delle sue collettività sociali e della catena delle loro forme, domandiamo a questo mondo moderno, depravato e repugnante, se si alza una voce a difendere questa formula non nostra dell'Uomo che si fa Dio. Essa è quella dei borghesi rivoluzionari idealisti e la si può esprimere come la sostituzione al trascendentalismo dei deisti dell'immanentismo insegnato da Hegel. I traditori ed i trafficanti politici che hanno disertato il marxismo materialista storico che non scrive Dio né alla partenza né all'arrivo, getteranno essi a mare il loro Hegel ed il loro originario idealismo filosofico? Facciano anche questo salto, e passino al seguito della tiara di Paolo VI.

Gli scismi nacquero dal rispetto della dottrina da una parte, e dall'altra dalla rottura rivoluzionaria con essa. Sono i traditori che li rinnegano e li abiurano. Ben può accadere che nel mondo moderno, restando peccaminoso ed orgiastico, il capitale rinneghi il puritanesimo della riforma di Lutero raccogliendo la mano che non da oggi gli tende la gerarchia della Chiesa.

Impostando un parallelo con la lotta della classe proletaria e con la sua dottrina storica, il comunismo, che non attinge da Dio o da profeti individuali, che non ha il doctor seraficus, ma quello che i borghesi di Londra occhiuti chiamarono red terror doctor o quello che i democratici di ogni banda chiamarono erede di Tamerlano e di Gensis Kan, noi infamiamo nel campo proletario gli abiuratori dello scisma dai socialpatrioti e dai socialdemocratici, che fu proclamato da Mosca e da Livorno.

La via della nuova umanità è nella rivoluzione. La rivoluzione nasce dallo scisma.

 

 

Il programma comunista, n. 22, 20 dicembre 1965